L'Aia assegnata all'Ilva grazie al ritardo delle BREFs, mentre a Taranto si continua a morire...
BRUXELLES. La notizia positiva è che recentemente l'Ilva di Taranto (la più grande acciaieria d'Europa e tra le più grandi al mondo) ha ricevuto dal ministero dell'Ambiente l' Aia (Autorizzazione integrata ambientale), il provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto secondo i requisiti garantiti dal decreto legislativo 18 febbraio 2005, n.56, di recepimento della direttiva comunitaria 96/61 CE, relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC).
La notizia negativa è che a Taranto ci si continua ad ammalare per inquinamento dell'aria e delle acque. L'area metropolitana, insieme a Brindisi, è stata definita "ad elevato rischio ambientale" dal Consiglio dei Ministri: «Gli ambiti territoriali e i tratti marittimi prospicienti sono caratterizzati da gravi alterazioni degli equilibri ambientali nei corpi idrici, nell'atmosfera o nel suolo, che comportano rischio per l'ambiente e la popolazione».
Questa condizione di rischio per la popolazione è stata accertata da indagini epidemiologiche condotte dal Centro europeo ambiente e salute dell'Organizzazione mondiale della sanità.
A Taranto vivono circa 280.000 abitanti (circa il 39% dei residenti della provincia). Nel capoluogo risiede circa l'83% della popolazione dell'intera area a rischio.
Il rapporto sui dati ambientali pubblicato a novembre 2009 da ARPA Puglia ha riscontrato una mortalità generale per gli uomini del 10,6% in più della media regionale e dell'11,6% sui casi tumorali.
Riscontrato un eccesso di mortalità significativo per:
• malattie del sistema cardiocircolatorio (eccesso del 7%),
• dell'apparato digerente (eccesso del 17%),
• del sistema nervoso (eccesso del 48%),
• per tumore del polmone (eccesso del 33%),
• per mesotelioma (rischio più di 4 volte superiore ai dati regionali).
Nel 1998, per la presenza di imponenti insediamenti industriali nella zona, è stato istituito il Registro tumori dell'area ionico-salentina sotto la responsabilità scientifica del prof. Giorgio Assennato, direttore Generale ARPA Puglia, e in collaborazione con le AASSLL di Brindisi e Taranto
Un'ulteriore conferma del rischio è data da uno studio condotto dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con l'Azienda sanitaria locale di Taranto. I siti considerati sono l'impianto e il deposito Ip, il cementificio, le acciaierie, il deposito minerario e i cantieri navali.
Per il tumore del polmone è stata evidenziata un'associazione con la distanza della residenza dei casi di 58 malati dalle acciaierie (numero di casi tanto maggiore quanto la residenza era prossima al sito) e dai cantieri navali.
Elementi critici anche per quanto riguarda le patologie non associate direttamente all'inquinamento atmosferico, come le malattie respiratorie e le broncopneumopatie cronico-ostruttive.
Secondo Arpa Puglia, la qualità delle acque è preoccupante. La presenza di elevati valori di ammoniaca durante l'anno evidenzia l'impatto generato da scarichi civili ed industriali. La situazione peggiora se si analizzano i dati dei sedimenti di idrocarburi ed altre sostanze organiche.
Ma allora, com'è possibile che allo stabilimento Ilva sia stata accordata l' Autorizzazione integrata ambientale?
L'Aia è il provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto imponendo misure tali da evitare oppure ridurre le emissioni nell'aria, nell'acqua e nel suolo per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente nel suo complesso. L'autorizzazione integrata ambientale sostituisce ad ogni effetto ogni altra autorizzazione, visto, nulla osta o parere in materia ambientale previsti dalle disposizioni di legge e dalle relative norme di attuazione. Sono fatte salve le disposizioni relative al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose.
Affinché venga rilasciata l'AIA, un dato impianto industriale si deve dotare delle cosiddette BREFs (Best Available Techniques Reference Document) che, a loro volta, contengono le BAT (Best Available Techniques) volte a limitare al massimo l'impatto ambientale. Queste BREFs vengono stabilite a livello europeo da un gruppo di lavoro internazionale composto dalle autorità ambientali dei 27 Paesi membri, industrie, università, NGOs, istituti di ricerca e tecnici specializzati, il tutto coordinato dall'Institute for Prospective Technological Studies (IPPC Bureau) dipendente dalla DG Environment della Commissione europea e con sede a Siviglia (Spagna). Le BREFs sono in totale 33, ognuna per ogni settore industriale produttivo. Le Best Available Techniques vengono stabilite per un periodo che va dai 5 ai 10 anni. Nel caso degli stabilimenti siderurgici, una nuova "lista di tecnologie" era attesa per i primi mesi del 2008, ma ad oggi - Novembre 2009 - siamo ancora in alto mare.
Questo vuol dire che l'ILVA, nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, sarà tenuta ad adeguarsi a delle tecnologie che sono "datate".
Di chi è la colpa di questo ritardo? A quanto pare non dell' IPPC Bureau, che non può fare altro che lavorare sui dati forniti dai componenti del panel di esperti (Stati membri, industrie, NGOs....). A quanto pare, a qualcuno fa comodo ritardare la messa a punto e, quindi, l'entrata in vigore, delle nuove BREFs. Inutile sottolineare che il mercato siderurgico, e di conseguenza le lobbies e gli interessi che ci stanno dietro, sono tra i più potenti d'Europa. (Greenport)
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