lunedì 21 dicembre 2009

In Puglia, petrolio al posto del turismo

Vocazione turistica? Provate voi a promuovere le spiagge sterminate sulle quali si affaccia il promontorio del Gargano o le acque cristalline del Salento mentre sul destino della regione con l’esposizione costiera più estesa d’Italia incombe la minaccia del petrolio. Il passo tra la Puglia perla del turismo e la Puglia pattumiera è davvero breve. E le popolazioni già si mobilitano per dire no a questo possibile scempio. Al loro fianco anche l’amministrazione regionale che proprio ieri, attraverso l’assessore all’Ecologia, Onofrio Introna, ha annunciato di voler affiancare l’azione di rivendicazione di quanti «si oppongono alle ricerche petrolifere in una delle più belle zone costiere d'Italia».
La ricerca del petrolio sui fondali di fronte al litorale di Puglia promette di portare solo danni. L’esiguità dei possibili giacimenti, la cui portata si esaurirebbe, secondo alcuni, in poco più di un anno e mezzo, non giustifica affatto il costo ambientale richiesto alle popolazioni in termini di interferenze deleterie con l’attività di pesca, di sconvolgimenti inevitabili degli ecosistemi marini (nelle aree interessate affacciano riserve marine protette, parchi regionali e zone umide di assoluto pregio), di compromissione dell’industria turistica (stabilimenti balneari e strutture ricettive) che negli ultimi due anni proprio in Puglia ha mostrato segnali in controtendenza rispetto al generale calo registrato ovunque.
Il primo a lanciare l’allarme, un paio di settimane fa, il deputato di Monopoli, città a 40 km da Bari, Pierfelice Zazzera. Proprio nel mare di Monopoli e nella zona Sud tra le province di Bari e Brindisi (a una distanza che varia tra i 10 e i 37 km al largo) si segnalano tre punti di potenziale perforazione. Al momento, il ministero dell’Ambiente ha autorizzato solo le prospezioni sismiche (a colpi di proiettili ad aria, tecnicamente air gun) per la caratterizzazione delle aree oggetto dell’interesse delle società petrolifere (tutte con sede all’estero anche se in almeno in case partecipate da società italiane). Ma quei tre punti di prospezione sono diventati, nel frattempo, 7. Sui tavoli delle Capitanerie di porto competenti, infatti, sono arrivate richieste per l’avvio di attività in mare anche a Molfetta (20 km a nord di Bari) e poi a Gallipoli e a Taranto. Nel comprensorio della Capitaneria di Termoli, invece, ricadono i punti di interesse al largo delle isole Tremiti, sede di una delle più estese riserve marine di Puglia. E da Monopoli, i Verdi annunciano per bocca del portavoce Giuseppe De Leonibus: «I punti complessivi di possibile perforazione, in prospettiva sono addirittura 15, 5 dei quali nell’arco jonico».
Gli elementi per rendere inquiete le popolazioni locali e le amministrazioni (compresa quella monopolitana che è retta da un sindaco di centrodestra, quindi affine al governo nazionale) ci sono tutti. Non ultimo il fatto che Regione e enti locali sostengono di aver saputo di questa campagna di ricerca del petrolio ormai a cose fatte, quando cioè ormai non era più possibile esprimere alcun parere. Una lettera, in realtà, risulta inviata dal ministero dell’Ambiente alle amministrazioni delle città costiere (compreso il capoluogo di regione, Bari) a gennaio. Ma gli uffici competenti di ciascuno dei Comuni in indirizzo sostengono di non averla mai ricevuta. In più, tra i due quotidiani scelti per rendere pubblica la procedura avviata ne è stato scelto uno («Il Giorno» di Milano) che non ha alcuna diffusione in Puglia. E così la protesta si sposterà molto presto in strada. Il comitato di cittadini cui già hanno dato la propria adesione Italia dei valori e Verdi si costituirà ufficialmente la prossima settimana, il 28 dicembre, e già si annunciano una serie di manifestazioni.
Decisamente duro l’attacco dell'assessore Introna al ministro Stefania Prestigiacomo: «Mentre sta rappresentando l'Italia al vertice di Copenhagen - dice Introna - sul clima, dal suo ministero arrivano bordate che renderanno la Puglia la pattumiera d'Italia e di Europa. I più grandi scienziati e i più eminenti statisti cercano modi per ridurre le emissioni di gas serra in Danimarca. Mentre il ministro si fa bella con discorsi sul Bel Paese, ci viene reso noto che risultano depositate alle Capitanerie di porto ben 7 nuove richieste di prospezioni geologiche per ricerche di gas e petrolio. La Regione non può neppure restare inerte. La Prestigiacomo sta a Copenaghen e i suoi uffici dicono che per il rigassificatore di Brindisi a due passi dalla case va tutto bene. Il Ministro parla al vertice Onu sull'ambiente, ma con una mano nascosta firma il raddoppio della centrale Eni di Taranto. Si tratta di scelte scellerate. Appena arriveranno i decreti, stia pur sicura il ministro che saranno impugnati dalla Regione». (G Armenise, Gazzetta del Mezzogiorno)

"La Regione Puglia, nel ribadire la propria posizione di diniego, chiede ai ministri competenti di non procedere alle concessioni delle relative autorizzazioni"
L’assessore all’Ecologia, Onofrio Introna sulla conclusione della valutazione governativa riferita alla compatibilità ambientale dei progetti inerenti il rigassigicatore di Brindisi (proponente British LNG) e il raddoppio della centrale Enipower di Taranto (Eni): “Apprendo della conclusione degli iter tecnici di valutazione della compatibilità ambientale, la Regione Puglia, su entrambe le istanze, a seguito delle valutazioni tecniche operate dal Comitato regionale VIA, che ha tenuto conto tra l’altro che le aree interessate risultano “a rilevante rischio ambientale”, ha espresso, con delibera di giunta, il proprio parere negativo. La Regione Puglia, nel ribadire la propria posizione di diniego, chiede ai ministri competenti di non procedere alle concessioni delle relative autorizzazioni e si riserva di adire il competente TAR per la difesa degli interessi del territorio e dei cittadini”. (Sudnews)

2 commenti:

max ha detto...

Voi che siete degli eccellenti economisti, degli scienziati in materia di ambiente e territorio, mi dite voi qual'è lo sviluppo per taranto se non quello eco-sostenibile come può essere una centrale a gas metano? Lo so che mi risponderete c'è l'energia rinnovabile, ma se dite ciò significa che non sapete neanche di cosa state parlando ( 3 ettari di terreno per fare un MW)
...Mantova è stata eletta quest'anno la città piu vivibile d'italia, andate a vedere che potenzialità ha lì la centrale enipower (ve lo dico io 800 MW, 3 volte piu grande di quella si vuol fare a taranto). Mi dite voi perchè lì invece di fare la centrale turbogas non hanno fatto una centrale fotovoltaica?
Quindi deduco che Taranto non meriti di avere una centrale costruita secondo le migliori tecnologie perchè non è una città vivibile come Mantova. Diciamo che andrebbe in conflito cultural-tecnologico con quella che è l'arretratezza tarantina.
E' giusto... vi meritate solo l'ILVA, finchè morte non vi separi!

coxta ha detto...

Noi chi? Il comitato per taranto è il blog dei cittadini tutti che vogliono partecipare.
Cercherò di risponderti con la tua stessa ironia, sperando che non ti offenda, così come non mi sono sentito offeso il tuo commento.
La risposta la racchiuderei in 3 consigli:
Primo consiglio: prima di scrivere, potresti informarti sul significato della parola eco-sostenibile che tu hai riferito ad una centrale turbogas? Sai, le bestemmie sotto Natale non si dovrebbero dire...
Secondo consiglio, una centrale elettrica a gas brucia metano e immette energia nella rete nazionale: il lavoro di 10 tecnici me lo chiami sviluppo? Allora, dall'alto della nostra eccellente scienza (come dici tu), ti consigliamo di documentarti anche sul significato della parola "sviluppo" e particolarmente sul concetto di economia endogena virtuosa.
Terzo consiglio, prima di paragonare le città e le classifiche, dovresti studiare anche un pò di macroeconomia, di statistica, diritto ambientale e gli effetti cumulativi delle emissioni (ovviamente solo dopo aver studiato e capito che una centrale a turbogas non emette petali di rose...).
In alternativa, se credi che le chiacchiere dei politici e dei dirigenti delle multinazionali portino sviluppo e benessere (scusa, dopo 50 anni di grande industria e grandi promesse, ti sembriamo tutti ricchi e in salute?), allora, forse, non sarebbe il caso di prendersi una casa ai Tamburi o alla Croce e tenere sempre le finestre ben aperte e rimirare la nuova centrale con le sue margherite nelle ciminiere?