sabato 13 giugno 2015

Tamburi: altro che bonifica!



Questa mattina, assieme a liberi cittadini, associazioni e movimenti del territorio, durante la conferenza stampa al quartiere Tamburi, abbiamo reso pubblica la denuncia fatta agli organi competenti circa le “bonifiche” che si stanno eseguendo.
E’ corretto parlare di bonifiche? No, questo è un intervento spacciato inizialmente per bonifica, in seguito ridotto ad azzeramento del rischio sanitario per poi arrivare all’attuale versione di abbassamento o riduzione del rischio sanitario.
Questo siamo riusciti a scoprire grazie alla pressione della cittadinanza attiva e dei cittadini del quartiere sul Comune di Taranto e sulla ditta esecutrice dei lavori.
Vogliamo quindi stigmatizzare anche l’opera d’informazione che si sta provando a fare nei confronti della cittadinanza cercando di far passare un messaggio non del tutto vero.
Stamane, a seguito dell’intervento dei Vigili Urbani e degli ispettori dello Spesal, sono stati sospesi i lavori nel cantiere di via Deledda poiché probabilmente pericolosi per la sicurezza dei lavoratori e per gli abitanti della zona.
Chiariamo in modo definitivo: le “bonifiche” che sta eseguendo l’Axa, seguendo il progetto stabilito da Comune, Provincia, Regione e Arpa, non sono vere e proprie bonifiche, ma un tentativo mal riuscito di far credere ai Tarantini che le istituzioni stanno facendo qualcosa di risolutivo per preservare la salute degli abitanti del quartiere Tamburi. Il progetto in questione, lo ripeteremo fino alla nausea perché sia chiaro a tutti (professori e studiosi compresi) raggiungerà, forse, l’obiettivo di ridurre il rischio sanitario. Come dimostrano le foto non è così che si lavora, non è così che si preserva la salute dei cittadini, non è così che si bonifica.

A.P.S. Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti


L’Axa continua a vantarsi di informare i cittadini del quartiere tamburi ma ieri pomeriggio, al secondo incontro informativo tenutosi presso l’ex Circoscrizione Comunale, abbiamo anche scoperto che chi è impossibilitato a uscire da casa è escluso da questo “programma d’informazione capillare” in violazione della direttiva Seveso. I tanti cittadini del quartiere presenti e visibilmente stanchi di essere presi in giro, sono riusciti finalmente a far dire ai relatori presenti che il lavoro che l’Axa sta eseguendo consiste non in bonifiche vere e proprie, bensì in una limitazione del potenziale danno sanitario, per contatto o inalazione. Possiamo affermare quindi, che anche il secondo incontro si è risolto in un altro nulla di fatto poiché chi ha il dovere di dare delle risposte continua a scaricare le responsabilità su altri enti e istituzioni: ieri per esempio era il turno dell’Arpa che, per amore di verità, non è stata invitata da nessuno degli organizzatori dell’incontro informativo. Abbiamo chiesto un terzo incontro che includa la presenza dell’Arpa, ma siamo sicuri che, in questo gioco dello “scarica-barile” mancherà sempre qualcuno che conosce le risposte. Ciò di cui siamo sicuri, è che quest’Amministrazione, per il bene della città, non può far altro che dimettersi.
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti



Taranto, dubbi sulle bonifiche: il cantiere si blocca


Un progetto che non convince, l’esecuzione tanto meno. Il comitato dei “liberi e pensanti” si scaglia contro i lavori di bonifica che stanno interessando alcune zone del quartiere Tamburi e il cantiere in via Deledda si blocca. Difformità e anomalie che il comitato dell’apecar ha racchiuso in un documento-denuncia inviato ad Arpa Puglia, al Noe e ai custodi giudiziari dell’Ilva.

Sul banco degli imputati ci sono non solo l’azienda esecutrice del progetto, Axa, ma anche le istituzioni locali che hanno ideato posto le basi per questi interventi. Una macrodomanda anticipa tutte le sfaccettature contenute nella denuncia: ha senso bonificare, al di là delle modalità tecniche, con la fonte inquinante ancora aperta? E la risposta principale, i “Liberi e Pensanti” la pretendono da un assioma contenuto nella nostra Costituzione e da cui si muove l’accusa: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”, articolo 32.
Nel merito delle contestazioni - i firmatari sono Cataldo Ranieri, Nicola Ordini, Massimo Battista, Gianluca Casamassima, Aldo Schiedi, Bartolomeo Lucarelli e Teresa D'Amato - si parte dalle modalità operative: si è scelta la rimozione di soli 30 centimetri di suolo contaminato «quando invece le analisi hanno dimostrato l'esistenza di rischio non accettabile anche a profondità maggiori vanificando di fatto lo scopo del progetto che appare essere annullare il rischio sanitario che, con queste modalità operative, sembra comunque persistere».
Secondo il comitato non sembra evitabile la dispersione di polveri nell’ambiente e la conseguente messa in pericolo per i cittadini e per gli stessi lavoratori dell’impresa appaltatrice. Il cantiere, inoltre, insiste nelle vicinanze di abitazioni private costituendo potenzialmente un pericolo in quanto «si potrebbero creare le condizioni di esporre la cittadinanza e gli stessi lavoratori alle sostanze presenti all’interno dei terreni da bonificare».
Sempre a proposito di distanze, la tensostruttura che raccoglie i rifiuti è collocata nei pressi di civili abitazioni e al deposito/officina di mezzi delle Fse, nonché nelle vicinanze di strutture sensibili quali la scuola “G.B.Vico”. In aggiunta, nel luogo in cui attualmente risiede il capannone adibito al deposito di rifiuti «potrebbe rilevarsi nel sottosuolo la presenza di un tronco di rete idrica potabile».
I “liberi e pensanti” interrogano e si interrogano sull’ubicazione, sulle autorizzazioni, sulle possibili contaminazioni per suolo e falde. Al di là delle operazioni tecniche, poi, pongono un problema concettuale: le operazioni di bonifica previste da queste lavorazioni riguardano solo alcune delle porzioni dei terreni e quindi «ci saranno aree del quartiere Tamburi che rimarranno comunque inquinate, sia di proprietà del Comune che private. Appare evidente la valutazione che non è ancora consigliabile permettere ai bambini di ritornare a giocare nelle aiuole».
La chiosa è sul principio di “chi inquina paga” poiché i soldi utilizzati per le operazioni di bonifica provengono dal pubblico e non dal privato inquinatore. Se questa iniziativa non dovesse avere riscontri, i “Liberi e Pensanti” hanno già in mente il passo successivo, ossia la denuncia alla Procura della Repubblica. Ieri, infine, era presente anche l’europarlamentare Rosa D’Amato. La pentastellata jonica ha affermato la volontà di istituire una commissione speciale d’inchiesta per fare luce sui reati ambientali e sull’uso improprio dei fondi europei.(Quot)

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