La famiglia Riva (ex di Ilva) è inondata di dividendi
La famiglia Riva, titolari dell'omonimo gruppo siderurgico, ha ancora un tesoro di quasi 640 milioni di euro chiuso in un forziere lussemburghese mentre in Italia festeggia a suon di dividendi. Il capitale è rappresentato da 104,3 milioni di riserva sovraprezzo azioni, da 6 milioni di riserve e da quasi 480 milioni di utili portati a nuovo segnati nei conti 2014 appena depositati della Stahlbeteiligungen Holding (Stahlb) basata nel Granducato e controllata dall'italiana Riva Forni Elettrici.
In Stahlb che vanta un totale di attivo di 820 milioni, figurano 121 milioni di liquidità e 410 milioni di immobilizzazioni finanziarie che rappresentano le quote di controllo della canadese Les Industries Associées de l'Acier Ltée, delle belghe Thy Marcinelle e Tréfilerie de Fontaine l'Eveque, della spagnola Siderurgica Sevillana, della tedesca Riva Stahl Gmbh, della francese Parside nonché il 22,7% dell'italiana Muzzana Trasporti che lo scorso anno ha incorporato Riva Energia. Stahlb, che funge da tesoreria di gruppo, ha finanziato Riva Forni Elettrici per oltre 287 milioni e ha distribuito alla controllante una maxicedola di 458,1 milioni durante lo scorso anno.
Dalla fusione con la controllata Centre de Coordination Siderurgique, realizzatasi lo scorso anno, ha incassato un sovrapprezzo di 283,1 milioni mentre dalle partecipate Riva Stahl e Thy Marcinelle ha beneficiato di dividendi per rispettivi 127,5 e 24 milioni.
La controllante Riva Forni Elettrici se la passa bene. Ha infatti appena incassato un'altra cedola di 50,5 milioni, questa volta riveniente dalla controllata Riva Acciaio, capogruppo industriale italiana dei Riva. La operativa, di cui amministratore unico è Cesare Federico Riva, uno dei figli del defunto patron Emilio, occupa mille e 400 addetti e ha segnato nel 2014 un utile di 32,3 milioni rispetto alla perdita di 41,5 milioni dell'esercizio precedente. Anno su anno i ricavi sono saliti da 743 a 788 milioni, vendendo oltre 1,3 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici.
Banca Fideuram, quattro ricapitalizzazioni
Quattro ricapitalizzazioni per portare Banca Fideuram a un capitale di 300 milioni di euro e realizzare così l'integrazione con Intesa Private Banking (Intesa Pb) dalla quale nascerà, dal prossimo 1 luglio, la prima private bank italiana. La complessa operazione di accorpamento, al termine della quale sarà operativa la nuova Fideuram Intesa Private Banking, in breve Fideuram spa, è dettagliata nel verbale dell'assemblea straordinaria dello scorso 22 giugno di Banca Fideuram, ancora presieduta dal presidente uscente Enrico Salza. Le ricapitalizzazioni sono tre, mediante conferimento di rami d'azienda da parte della controllante Intesa Sanpaolo e l'ultima a titolo gratuito.
Le motivazioni dell'operazione sono spiegate da Salza ai consiglieri: con l'integrazione «si rafforza il gruppo Intesa sui segmenti private e high net worth individuals, incrementando la dimensione, la quota di mercato e la redditività», inoltre «si migliora e allarga il portafoglio prodotti e si incrementa il livello di servizio offerto ai clienti». La nuova banca private è stata autorizzata da Banca d'Italia e dalla Bce dopo, con una lettera del 17 giugno scorso firmata dal numero uno dell'Eurotower Mario Draghi. Il presidente di Fideuram spa sarà Matteo Colafrancesco, fino a ieri a.d. e d.g. di Banca Fideuram, e l'amministratore delegato sarà Paolo Molesini, fino a ieri a.d. di Intesa Pb. (Italiaoggi)
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