Confindustria Taranto: non si risana l’Ilva chiudendo l’altoforno 2
«Risanare un’azienda diventa impossibile se l’unica risoluzione da adottare rimane la sua chiusura». E ancora: «Recuperare il valore dell’impresa come bene su cui costruire la dignità, il lavoro e il benessere dei cittadini non è immaginabile se a fermarsi è la sua stessa produzione».Con queste due frasi, inserite in un ampio documento, Confindustria Taranto manifesta la sua preoccupazione per la situazione dell’Ilva dove nei giorni scorsi la Procura ha sequestrato senza facoltà d’uso l’altoforno 2 a seguito dell’incidente costato la vita al 35enne Alessandro Morricella.
Il momento è critico perché se dovesse essere confermato lo stop dell’altoforno 2, l’Ilva fermerebbe anche l’altoforno 4 in quanto un solo impianto, per motivi di sicurezza, non può reggere uno stabilimento delle dimensioni del siderurgico. Per questo Confindustria Taranto parla di «delicatissimo passaggio». Perché il sequestro dell’altoforno 2, «una volta convalidato, decreterebbe il punto di “non ritorno”, oltre il quale ogni dibattito non avvrebbe più motivo di essere. La fermata dell’altoforno oggetto di sequestro – dice ancora Confindustria Taranto – porrebbe l’azienda in una condizione di impossibilità, con il solo altoforno 4 in funzione, nel far proseguire la marcia degli impianti».
Secondo Confindustria Taranto, «il terribile incidente dell’8 giugno scorso insegna purtroppo che non si può e non si deve abbassare la guardia sui sistemi di sicurezza» ma «allo stesso tempo non si può innescare un penalizzante atteggiamento di rinuncia rispetto agli obiettivi di ambientalizzazione che si stanno faticosamente portando avanti».
La Procura ha ordinato il sequestro perchè ritiene che l’altoforno 2 sia fonte di rischio, considerato che, dopo l’8 giugno, quando Morricella fu investito da una fiammata e dalla ghisa ad alta temperatura, ci sono stati altri, analoghi episodi, anche se meno gravi. L’Ilva risponde sottolineando che lo Spesal dell’Asl non ha ordinato il fermo immediato dell’impianto dopo il sopralluogo, ma imposto delle prescrizioni di sicurezza. Da attuare in 60 giorni.
L’azienda, invece, le ha attuate a strettissimo giro e quanto ha indicato lo Spesal – sottolinea l’Ilva –, è stato già fatto. (Sole24h)
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