lunedì 29 giugno 2015

E mo' son cavoli amari!

Ilva, per il crac sono attesi 20mila creditori: "Nemmeno per la Parmalat furono così tanti"

Ventimila potenziali creditori, fra cui migliaia di dipendenti, potrebbero presentarsi, attraverso i loro avvocati, davanti alla sezione fallimentare di Milano per richiedere il dovuto al gruppo Ilva. Gruppo gravato da un passivo di quasi 3 miliardi di euro e finito in amministrazione straordinaria, lo scorso gennaio, dopo la gestione della famiglia Riva travolta dalle inchieste fra il capoluogo lombardo e Taranto. Un caso che, per numero di istanze di insinuazione al passivo, potrebbe addirittura superare quello del crac Parmalat del 2003.
Il giudice del tribunale fallimentare Caterina Macchi ha spiegato ai legali di alcuni creditori che hanno già presentato istanza - tra cui fornitori e dipendenti dell'Ilva, ma anche professionisti e istituti di credito - che si era reso necessario un rinvio della cosiddetta 'adunanza dei creditori'. Così per "ragioni organizzative", atteso un numero di istanze che potrebbe "superare la cifra di 20mila", l'inizio del procedimento con la maxiadunanza è stato aggiornato al 27 novembre prossimo.
Una "verifica su potenziali creditori di queste dimensioni", è stato spiegato dalla sezione fallimentare agli avvocati, "non c'è mai stata qui a Milano: probabilmente nemmeno per il caso Parmalat". Sul sito www.gruppoilvainas.it, fra l'altro, il gruppo, in amministrazione straordinaria con i commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, ha già realizzato "uno strumento di informazione sullo stato della procedura" per gestire il "flusso informativo", che crescerà da qui a novembre, a favore dei potenziali creditori che hanno fatto o devono ancora presentare domanda di insinuazione al passivo.
Sono stati gli stessi commissari straordinari dell'Ilva, che presenta una "esposizione debitoria complessiva pari a circa 2,9 miliardi di euro", a chiedere il "differimento dell'adunanza" e del "termine di deposito delle domande". E il collegio di giudici (Macchi-D'Aquino-Macripò) ha accolto la richiesta, come si legge nel provvedimento, vista "la particolare ampiezza del ceto creditorio". Basta, come scrive il collegio, "considerare l'elevatissimo numero di avvisi da inoltrarsi a mezzo raccomandata, essendo oltre 15mila i dipendenti destinatari della predetta comunicazione, e molto numerosi i creditori esteri".
Ciò comporta, secondo i giudici, una "situazione di sovraccarico gestionale" per l'Ilva, che nel frattempo deve proseguire anche con "l'attività di impresa". E' molto probabile che l'udienza di novembre dovrà tenersi in una maxiaula al piano terra del tribunale. (Rep)



Potremmo definirla la carica dei 20mila. Superiore persino alla madre di tutti i processi per crac finanziario, quello per Parmalat, dove le istanze furono circa 14mila. Stavolta le richieste di «insinuazione al passivo» da parte di altrettanti creditori sono pari a quelli di una media città di provincia. Sul banco dei debitori l’Ilva di Taranto in amministrazione straordinaria, che ha accumulato un «rosso» da quasi tre miliardi di euro. L’esercito di chi vanta dei crediti nei confronti del più grande impianto siderurgico d’Europa è talmente imponente che ha costretto il tribunale fallimentare di Milano a posticipare al 27 novembre l’adunanza dei creditori prevista originariamente per ieri.
«Ragioni organizzative», questa la motivazione addotta da Caterina Macchi, il giudice della sezione fallimentare del foro milanese, agli avvocati di alcuni creditori che hanno presentato istanza per avere quanto spetta loro. Non solo fornitori e dipendenti. Tra la platea degli aventi diritto ad esigere crediti dal sito di proprietà della famiglia Riva (con una quota in carico anche alla famiglia Amenduni) anche professionisti e diversi istituti di credito che in questi anni hanno finanziato progetti e capitale circolante del polo di Taranto. Una «verifica sui potenziali creditori di queste dimensioni non c’è mai stata qui a Milano», è stato risposto ai legali accorsi per l’adunanza dei creditori. Tecnicamente una mancata ricognizione degli aventi diritto, che ora verrà effettuata tramite il portale www.gruppoilvainas.it, sito elaborato dal gruppo siderurgico nel quale sarebbe stato realizzato un non precisato «strumento di informazione sullo stato della procedura» per gestire «il flusso informativo» che aumenterà da qui a novembre. Sul sito i potenziali creditori saranno chiamati a presentare «domanda di insinuazione al passivo».
La richiesta di «differimento» dell’adunanza (e del termine di deposito delle domande) è stata chiesta dai tre commissari straordinari dell’Ilva (Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi). Istanza accolta dal collegio dei giudici Macchi-D’Aquino-Macripò motivandola con «la particolare ampiezza del ceto creditorio». A suffragare il rinvio anche l’elevatissimo numero di avvisi inoltrati a mezzo raccomandata, considerando che sono quasi 15mila gli addetti del gruppo siderurgico e al netto dei «numerosi creditori esteri». La giornata di ieri ha fatto registrare anche un’altra importante decisione di tipo giudiziario. Il giudice per le indagini preliminari di Taranto, Martino Rosati, ha confermato il sequestro dell’altoforno 2 dell’Ilva di Taranto. Altoforno al quale furono messi i sigilli dopo la morte di un operaio, Alessandro Morricella, l’8 giugno scorso. Si tratta pertanto di un rifiuto alla richiesta di «facoltà d’uso» presentata dai commissari straordinari dell’impianto. Una doccia gelata per l’Ilva soprattutto perché il fermo all’altoforno 2 significa un vero e proprio stop al funzionamento dell’impianto che non può marciare con un solo altoforno in uso (il numero 4). Soprattutto perché gli altoforni 1 e 5 sono ora in manutenzione per gli interventi dell’Aia, autorizzazione integrata ambientale, come previsto dalle autorità competenti. Interventi finanziati anche attraverso delle obbligazioni di scopo emesse dalla società in amministrazione straordinaria (e intestata al Fondo Unico di Garanzia) della stessa entità della somma custodita in Svizzera dai Riva messa sotto sequestro dai giudici.(corsera)

Nessun commento: