Ilva, «Lavorare qui è insicuro». La protesta degli addetti Afo 2
All'Ilva l’altra notte i due altiforni in marcia, il 2 e
il 4, hanno rischiato di essere fermati dall'azienda a causa
dell'astensione dal lavoro degli addetti all'altoforno 2, l'impianto
dove lunedì sera si è verificato un grave incidente con un operaio
ustionatosi e tutt'ora in pericolo di vita nella rianimazione del
Policlinico di Bari. In nottata è poi intervenuto un chiarimento tra i
delegati sindacali e il personale dell'altoforno 2 e quindi, intorno
alle 2, il lavoro è ripreso. Fonti sindacali segnalano che in seguito
non ci sono stati problemi e che ieri mattina si è svolto un nuovo
incontro per fare il punto della situazione.
Sessanta giorni di tempo all'Ilva per attuare le
prescrizioni di sicurezza sul piano di colata dell'altoforno 2 dopo il
grave incidente di lunedì nel quale è rimasto coinvolto il 35enne
Alessandro Morricella, dipendente Ilva di Martina Franca, che, investito
da una fiammata mista a ghisa ad elevata temperatura, ha riportato
ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Le prescrizioni sono
state fissate dai tecnici dello Spesal, il servizio dell'Asl che si
occupa di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro. Le misure
imposte prevedono lo spostamento della postazione, da frontale a
laterale, per il prelievo della ghisa al fine di controllarne la
temperatura e la predisposizione di un'ampia copertura di protezione per
evitare che il lavoratore addetto al prelievo - la funzione che lunedì
stava esercitando Morricella quando è stato colpito - possa esser
investito dal getto pericoloso di materiale incandescente. Nel fissare
questi adempimenti e nel dare all'Ilva due mesi di tempo per attuarli,
lo Spesal, rilevano fonti sindacali, ha detto che l'altoforno 2, nel
frattempo, può stare in marcia. L'impianto era stato fermato subito dopo
l'incidente. Ma mercoledì sera, apprese le prescrizioni dello Spesal,
il personale addetto all'altoforno 2 si è rifiutato di lavorare restando
in sala mensa. Troppo elevato il rischio, secondo loro, ma soprattutto
tanta la tensione accumulata, anche sul piano emotivo, dopo l'incidente
occorso al loro compagno di lavoro. In pratica, si sarebbe ripetuto
quanto verificatosi a fine novembre 2012 quando un tornado provocò la
morte di un gruista dell'Ilva, Francesco Zaccaria, e per alcuni giorni i
compagni di lavoro si rifiutarono di salire sulle gru degli sporgenti
portuali dello stabilimento.
È quindi partito prima un confronto tra Ilva e
sindacati, poi tra i sindacati e i lavoratori dell'altoforno 2, al fine
di chiarire la situazione. Secondo fonti sindacali, l'Ilva avrebbe
paventato la possibilità di fermare non solo l'altoforno 2 ma anche il 4
se l'attività sull'impianto non fosse ripresa regolarmente. L'Ilva si è
appellata al fatto che lo Spesal non ha bloccato l'impianto ma ha
ordinato degli interventi fissando un arco temporale entro i quali
eseguirli. Stesso concetto i delegati sindacali hanno poi riportato ai
lavoratori dell'altoforno 2 incontrati subito dopo l'azienda. «Sul piano
di colata di solito ci sono quattro addetti, ma l’altra notte - dicono i
sindacalisti - se ne sono presentati in sei. Abbiamo parlato, chiarito,
e alla fine, verso le 2, in quattro hanno deciso di tornare al lavoro».
L'Ilva, dicono i sindacati, pur comprendendo lo stato
d'animo del personale dell'altoforno 2 per quello che era successo, è
stata altrettanto ferma nel dire che avrebbe fermato i due altiforni
rimasti in marcia se la situazione non si fosse sbloccata. E questo,
aggiungono i sindacati, avrebbe causato ripercussioni in tutto il
siderurgico. L'Ilva, inoltre, ha comunicato ai sindacati che le
prescrizioni di sicurezza imposte dallo Spesal per l'altoforno 2, adesso
verranno estese anche agli altiforni 1 e 4 (l'1 è attualmente fermo per
i lavori di risanamento ambientale dell'Aia). All'altoforno 5, invece,
anch'esso fermo per i lavori di adeguamento, alcuni dei dispositivi
prescritti dallo Spesal dell'Asl ci sarebbero già. Oggi infine è
previsto l’arrivo nel siderurgico di un tecnico tedesco incaricato sia
di esaminare l’altoforno 2 per chiarire i motivi dell’incidente, sia di
assistere l’azienda nell’attuazione delle prescrizioni dello Spesal. (GdM)
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