Riva si arrende alla Magistratura. Oggi si consegna alla GdF di Taranto
Fabio Riva oggi si consegnerà alla magistratura italiana che con le Procure di Taranto e Milano ha per due anni e mezzo inutilmente tentato di ottenerne la cattura dai colleghi di Londra. Il 60enne numero due dell’omonimo gruppo proprietario dell’Ilva di Taranto, fu scovato il 22 gennaio del 2013 dagli agenti dell’Interpol vicino all'aeroporto intercontinentale di Heatrow, ad una decina di chilometri da Londra. Fabio Riva tornò subito in libertà, ma senza passaporto, dopo aver pagato sull'unghia 100mila sterline (circa 120mila euro) di cauzione.
I militari del Gruppo di Taranto della Guardia di
Finanza, erano da giorni sulle sue tracce. Latitante dal 26 novembre del
2012, giorno nel quale i militari delle Fiamme Gialle bussarono
inutilmente alla porta della sua abitazione di Milano per arrestarlo e
condurlo nel carcere di Taranto, in esecuzione dell’ordinanza di
custodia cautelare firmata dal gip Patrizia Todisco, Fabio Riva si è
sempre opposto alla procedura di estradizione avviata prima dalla
Procura di Taranto e successivamente da quella di Milano (che procede
nei suoi confronti per truffa aggravata ai danni dello Stato).
A tradirlo furono le visite, costanti nel tempo,
ricevute dai suoi familiari. Proprio seguendo i suoi parenti sulla
tratta Milano-Londra, i militari delle Fiamme Gialle, agendo in stretto
contatto con l'Interpol a seguito del mandato di arresto europeo firmato
dal gip Patrizia Todisco il 10 dicembre del 2012, riuscirono a
individuare il luogo in cui Fabio Riva si nascondeva. Il lungo lavoro,
fatto di pedinamenti, appostamenti e rilievi fotografici, è passato
anche attraverso la Francia, con una perquisizione eseguita subito dopo
Capodanno, assieme alla gendarmeria, a Beaulieu sur mer, vicino Nizza,
dove era ormeggiato lo yacht di Fabio Riva. Perquisizione che diede però
esito negativo. Le attenzione si concentrarono così su Londra, sino al
blitz del gennaio 2013. Era stato lo stesso Fabio Riva, agli inizi di
dicembre del 2012, a far sapere di trovarsi a Londra, con una lettera
che i suoi avvocati Nerio Diodà e Stefano Goldstein avevano consegnato
sia alla Procura che al gip.
Pesantissime le accuse formulate nei suoi confronti.
Fabio Riva è imputato, assieme tra gli altri al fratello Nicola
(sottoposto ai domiciliari il 26 luglio 2012 con il padre Emilio, morto
il 30 aprile del 2014) per associazione a delinquere finalizzata al
disastro ambientale, all’avvelenamento delle sostanze alimentari,
all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, corruzione, falso e
abuso d’ufficio, accuse che gli sono valse una richiesta di rinvio a
giudizio sulla quale deciderà il gup Vilma Gilli a luglio.
Sono decine di migliaia le telefonate di Fabio Riva
intercettate dai finanzieri e finite agli atti dell’inchiesta, colloqui
dai quali sono emersi i rapporti che l’Ilva, tramite proprio Fabio Riva,
aveva intessuto con il potere politico tarantino, pugliese e nazionale
allo scopo di ricevere autorizzazioni per i propri impianti e ottenere
un trattamento di favore da parte degli organi di controllo. Notissima è
la telefonata di Fabio Riva ad un consulente del gruppo nella quale,
commentando i dati sull’emergenza sanitaria a Taranto, il vicepresidente
di Riva Group si lascia andare ad un poco edificante: «Due casi di
tumore in più all'anno… una minchiata».
Fabio Riva, stando a quanto si è appreso, arriverà alle
20 all’aeroporto di Fiumicino con un volo Alitalia. Sarà preso in
consegna dai finanzieri di Taranto che gli notificheranno i mandati di
arresto internazionali firmati dai giudici di Taranto e Milano e poi lo
trasferiranno nella casa circondariale di Taranto dove entro 5 giorni
comparirà dinanzi al giudice per le indagini preliminari Patrizia
Todisco per l’interrogatorio di garanzia. Successivamente la sua
posizione, e dunque le scontate richieste di attenuazione o revoca della
misura cautelare, saranno di competenza del giudice per l’udienza
preliminare Vilma Gilli, titolare del fascicolo, almeno sino alle
decisioni riguardanti i rinvii a giudizio dei 52 imputati nel
procedimento «Ambiente svenduto».
Proprio i rapporti col mondo politico pugliese e romano
saranno al centro delle domande che saranno prevedibilmente poste a
Fabio Riva, con due anni e mezzo di ritardo, dai magistrati tarantini:
ma il figlio del patron Emilio risponderà? La decisione di consegnarsi
alle autorità italiane in anticipo rispetto alla decisione finale
sull’estradizione della magistratura inglese, attesa per l’autunno
prossimo, può essere letta come un segnale di collaborazione. Un segnale
da verificare quanto ad ampiezza. (GdM)
Nessun commento:
Posta un commento