Ilva, ghisa fusa su un operaio. Ustioni su 90 per cento del corpo. Lavoratori in sciopero: "L'incidente non è fatalità"
Nel documento con cui è stato annunciato lo sciopero di stabilimento per la giornata di oggi, le Rappresentanze sindacali unitarie sottolineano che ''quel che è accaduto, per la sua portata, non ha precedenti e questo richiede tutti gli approfondimenti del caso per individuare le cause e valutarne i rischi. Certamente non è attribuibile alla fatalità e, senza voler cercare il capro espiatorio, è evidente che l'accaduto non potrà rimanere senza risposte''. Il nuovo ''corso dell'Ilva - aggiungono le Rsu - non può iniziare con un gravissimo incidente. Per questo occorre accelerare tutta la fase di risanamento e di messa in sicurezza degli impianti a tutela della salute e della vita dei lavoratori''.
Un getto di ghisa incandescente, fuoriuscito durante la lavorazione da uno dei giganti dell’acciaio Ilva, l’altoforno numero 2. Come una lingua di fuoco. Una fiammata che ha avvolto il volto e il corpo di un operaio che era lì, vicino a quell’impianto per svolgere un compito di routine: il controllo della temperatura, prima della colata dell’acciaio. Un infortunio inspiegabile e inaccettabile quello avvenuto ieri sera all’Ilva di Taranto. Intorno alle 19, un operaio è rimasto gravemente ferito. Le ustioni, di terzo grado, sono state estese.
Pare che la ghisa abbia bruciato il 90% del corpo del giovane lavoratore. Trent’anni, di Martina Franca, è in condizioni critiche. Nella tarda serata di ieri è stato disposto l’immediato trasferimento alla Rianimazione del Policlinico di Bari. I colleghi e i sindacalisti Ilva hanno infatti raccontato che il quadro clinico appariva così compromesso da indurre i medici a non disporre il ricovero al centro Grandi Ustioni del “Perrino” di Brindisi ma direttamente nel reparto dell’ospedale barese. Quello che preoccupa maggiormente è l’estensione delle bruciature. Il getto di ghisa anomalo infatti lo avrebbe investito quasi completamente.
Alessandro Morricella, questo il nome della vittima dell’incidente, stava svolgendo l’abituale controllo della temperatura dal foro di colata. Un’attività che conosceva perfettamente, raccontano i rappresentanti per la sicurezza che hanno parlato con gli operai accorsi all’altoforno 2 per soccorrere il ferito. Un controllo che non dovrebbe comportare, dunque, alcun rischio per chi lo effettua. Sebbene di rischi ce ne siano sempre quando si ha a che fare con l’area a caldo di un’industria siderurgica. Il lavoratore indossava il casco e la tuta ignifuga. La quantità di materiale, tuttavia, sarebbe stata così elevata, hanno riferito sempre alcuni testimoni dell’accaduto, da rendere inefficaci gli strumenti protettivi in dotazione.
Sembra anche che il giovane abbia provato a scappare, a mettersi al riparo, ma quando la ghisa incandescente fuoriuscita in modo incontrollato, purtroppo, lo aveva già avvolto. L’operaio è stato soccorso dai colleghi del reparto e in Ilva è arrivata immediatamente l’ambulanza del servizio d’emergenza “118”. Con un codice rosso, massima urgenza perché già in pericolo di vita, l’operaio trentenne è stato portato via dallo stabilimento e trasferito all’ospedale del capoluogo regionale. La prognosi è riservata. Completati i soccorsi, all’altoforno 2, sono scattate le indagini. La produzione di ghisa avviene secondo precisi protocolli operativi. E il controllo tecnico della temperatura va realizzato con piccole quantità di campioni.
Non si riesce a comprendere quindi come sia possibile che il flusso della ghisa sia fuoriuscito in modo così imprevisto ustionando gravemente il lavoratore. Le prime ipotesi farebbero pensare ad un guasto tecnico, forse impiantistico, ma è ancora troppo presto per fare conclusioni sulla dinamica. Al lavoro, per accertare i fatti, da ieri sera ci sono i tecnici dello Spesal e i carabinieri tarantini. Sono scattate le verifiche sul grave infortunio di ieri sera, a partire proprio dalla fase di colata.(Quotidiano)
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