venerdì 28 maggio 2010

Promesse e realtà

Da una nota di P.F. su facebook

Verba volant, scripta manent....(il programma politico del nostro Sindaco)

Tanti meriti vanno riconosciuti alla indiscutibile moralità della azione politica che caratterizza questa amministrazione.
Il difetto più grande, sicuramente, aver perso completamente la memoria sulle questioni ambientali.
Sembra impossibile, ma il Sindaco diceva queste cose in campagna elettorale e lo scriveva nel Programma Politico che tutti quanti possono visualizzare seguendo questo link
....
Riporto alcuni passaggi, quelli che oggi appaiono i più drammaticamente esilaranti se osservati con la impietosa memoria storica che la rete consente.........
Verba volant, scripta manent......eppure i medici il latino lo studiano!!!

--------------------------

Il Comune di Taranto deve recuperare l’autorevolezza necessaria per rinegoziare il suo ruolo di interlocutore privilegiato nei confronti della grande industria, degli enti, delle istituzioni, della Marina Militare; deve dimostrare grande attenzione alla diversità dei bisogni della gente; deve saper cogliere e concretizzare tutte le occasioni di sviluppo; deve, con la sua azione di governo, ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini.
Queste saranno le caratteristiche dell’amministrazione che dovrà ridare alla città la dignità, la dimensione ed il ruolo di città europea.
E’ fondamentale oggi un ritorno alle passioni della politica intesa come partecipazione vera, che scaldi i cuori della gente semplice dando loro la speranza e la volontà di cambiamento.
Il dr. Stefàno è la persona giusta, con la sua storia umana, professionale e politica che non ha oggi eguali nella nostra città. Egli può determinare la svolta indispensabile e noi che lo sosteniamo impegneremo tutte le nostre forze.

--Taranto, l’Ilva e il sistema delle grandi industrie

a)
dall’emergenza ambientale allo sviluppo ecocompatibile
L’ambiente, come parametro del cambiamento di una comunità che non deve più inseguire i problemi ma anticiparne e governarne i processi di trasformazione, è qualità della vita ma anche inevitabile passaggio del nostro territorio da una dimensione macroindustriale ad un grande terziario complesso, che per un lungo periodo dovranno convivere. Ambiente e sviluppo si incrociano e il governo di questa convivenza ed i tempi e i modi di questa trasformazione saranno il banco di prova della nuova classe dirigente cittadina e del suo buon diritto a rappresentarne gli interesi.
Noi ci troviamo oggi a dover convivere con una doppia realtà: da un lato quella macroindustriale, rappresentata principalmente dall’Ilva e dall’Agip, dall’altra quella del macro-terziario, rappresentato dallo sviluppo della portualità e retroportualità. Una situazione questa che nei prossimi anni tenderà a creare una conflittualità che avrà bisogno di essere governata. Noi rifiutiamo con forza di prendere in considerazione l’unico, obbligato futuro che ci propina Riva: acciaio, più acciaio e sempre ancora solo acciaio.
-----omissis-----
Di converso per avere solo un’idea di quanto sia drammatica ed in piena emergenza ambientale la nostra situazione basti sapere che dai camini dell’Ilva viene fuori il 10% di tutto l’ossido di carbonio diffuso nell’atmosfera dell’intera Europa, il 9% di piombo, il 9% di diossina, l’8% di idrocarburi policiclici aromatici. A comporre un quadro ancora più preciso, oltre a questa miscela micidiale di emissioni, c’è la collocazione dell’Ilva di Taranto al vertice della classifica per la quantità e qualità di fumi dannosi per la salute e l’ambiente che esce da un solo impianto.
Sono dati questi che, per l’autorevolezza della fonte, rapporti dell’Eper (il registro europeo sulle emissioni inquinanti) devono costringerci ancora una volta a stare con i piedi per terra evitando di lanciare improvvidi quanto assolutamente strumentali messaggi di inversione della tendenza in atto che abbiamo sentito riecheggiare proprio alcune settimane orsono in occasione del tavolo di verifica sull’atto di intesa. Questi sono dati che internet fa viaggiare in tutto il mondo e contribuiscono ad ingenerare nell’immaginario collettivo come conseguenze: una città ed un territorio poco accogliente e non salubre e con scarsa capacità attrattiva di investimenti esterni.

b) Un presidio forte ed autorevole al servizio esclusivo di una comunità indifesa.

La nuova amministrazione comunale marcherà chiari segnali di discontinuità con il comportamento assunto dalle passate amministrazioni ma anche con l’inazione che fin dal suo insediamento sta caratterizzando la gestione della Provincia. La scelta di rinuncia alla costituzione di parte civile nei recenti procedimenti giudiziari da parte di Comune e Provincia è stata scellerata e sciagurata poiché ha privato la comunità tarantina di un forte potere di condizionamento verso la grande industria in direzione di interventi ben più incisivi e significativi che non quelli prodotti con gli atti di intesa, assolutamente poco rilevanti rispetto alla complessità della problematica..
Spetta alla nuova amministrazione erigere un presidio forte, autorevole e non condizionato, sul piano sia politico che economico, né dal ricatto occupazionale, erigere un presidio al servizio esclusivo di una comunità indifesa.
-----omissis ...
Intanto vogliamo provare a rompere il silenzio imbarazzante che ha avvolto l’entrata in funzione delle batterie 3/6. Come è noto dopo le ordinanze del 2001 ed i decreti di sequestro disposti dal Magistrato da diversi mesi quegli stessi impianti sono tornati in marcia. Anche chi non è esperto di siderurgia sa ben quale sia la differenza fra gli impianti sottoposti a revamping (operazioni che sono state effettuate) e realizzazione di nuovi impianti con tecnologie innovative. Viene da chiedersi a cosa sia servito tutto questo tempo se non a sopportare la sequela di lamentazioni e la diffusione di quella specie di leggenda metropolitana con contorno di ricatti occupazionali periodici sulla mancanza di coke.
Dopo ordinanze e sequestri, a garanzia della tutela ambientale ci dobbiamo accontentare delle prescrizioni della Regione a firma dell’ex governatore Fitto che accompagnano il provvedimento autorizzatorio alla ripresa delle attività di queste batterie ovvero: “la ditta è tenuta a mantenere le emissioni sotto i limiti imposti dalla normativa vigente ed a contenere, in ogni caso, le emissioni stesse ai livelli più bassi possibili a seguito dell’utilizzo cui è tenuta dalla migliore tecnologia man mano disponibile”. Chi si era illuso che al posto delle batterie 3/6 una volta spente dovessero essere realizzate una o due batterie completamente nuove e tecnologicamente avanzate dal punto di vista dell’ecocompatibilità si è sbagliato. Nulla sappiamo né alcuno chiede ai tavoli di verifica sull’applicazione dell’atto d’intesa del tipo di lavori che sono stati fatti ed in particolare se, e quali sono le caratteristiche, siano stati installati efficienti dispositivi di captazione ed abbattimento polveri e fumi in particolare durante le operazioni di sfornamento. Dispositivi che erano assenti nelle vecchie batterie e che, peraltro è abbondantemente noto, non funzionano o funzionano male nelle altre. Il controllo secondo queste prescrizioni è affidato all’installazione dell’impianto di monitoraggio in continuo di polveri, anidride solforosa e ossido di azoto secondo i parametri indicati dall’assessorato regionale all’ambiente e alla trasmissione dei dati on-line al dipartimento Arpa di Taranto. Ovviamente di tutto questo non c’è traccia. Questa del monitoraggio è un’altra farsa che ci trasciniamo da anni. Le batterie ripristinate sono ormai in funzione da quesi due anni ma nessuno ci dice se l’impianto di monitoraggio funziona e quali dati abbia finora prodotto. Nessuno lo dice semplicemente perché non si è fatto assolutamente nulla.
Continua la farsa che da ben oltre 8 anni dalle prescrizioni della Giunta regionale del luglio 1998 non uno solo dei 6 camini annessi alla cokeria e lo stesso camino E312 dell’impianto di agglomerazione è stato collegato per il monitoraggio in continuo. Continua quella presa in giro nei confronti della comunità secondo cui l’organo di controllo oggi l’Arpa, si limita ad acquisire i certificati analitici relativi ad analisi in autocetrtificazione sugli oltre 200 punti di emissione convogliata senza che mai ci sia stata alcuna campagna di riscontro sia pure a campione sugli impianti più critici dal punto di vista della tipologia e quantità delle emissioni inquinanti. La verità, la scomoda ed inquietante verità è che i controlli non si fanno pur essendoci ormai leggi e prescrizioni che ne dettagliano le modalità.
----omissis-----
L’intesa con l’Asl per realizzare un luogo fisico (inagibili i locali in cui è attualmente la sezione Arpa di Taranto) dove legare ricerca e didattica per un sistema integrato dei controlli ambientali non basta. Nel riscrivere l’atto d’intesa, che è obiettivo prioritario della prossima amministrazione, va posto con forza la necessità di realizzare un luogo fisico all’interno dello stabilimento siderurgico ove far operare una adeguata task-force formata da tecnici e ricercatori dell’Arpa, dello Spesal aperta a ricercatori delle facoltà universitarie di Scienze Ambientali ed Ingegneria Ambientale.
-----omissis -----
Rispetto alla situazione attuale il Piano a regime prevede praticamente stabilmente in marcia n.4 altiforni al max della loro capacità produttiva, le 10 batterie di forni a coke, gli impianti di agglomerazione, le due acciaierie. E’ naturale che l’intensificazione dei processi di combustione e/o di trasformazione delle materie prime (altiforni, cokerie e agglomerazione), o di trasformazione della ghisa in acciaio (acciaierie) determina conseguentemente la liberazione da queste attività di una maggiore quantità di inquinanti sia sotto forma di gas che di particolato sottile oltre che allo stato liquido. Uno scenario assolutamente incompatibile con l’attuale situazione ambientale del territorio i cui strati bassi dell’atmosfera, non va mai dimenticato, sono già saturi di inquinanti allo stato gassoso tanto che per alcuni di essi, in particolare gli idrocarburi policiclici aromatici, il loro diradamento necessita mediamente di oltre 50-60 anni.
D’altro canto questo scenario è assolutamente incompatibile anche con le recenti prescrizioni comunitarie conseguenti alla cosiddetta accelerazione degli impegni legati alla Conferenza di Kyoto e che prevedono l’abbattimento di oltre il 20% come prima tranche iniziale nei prossimi anni di CO2. Uno scenario che vanificherebbe gli stessi risultati, tutti da verificare, attesi dall’introduzione rigorosa e puntuale delle BAT.
-----omissis
Proporremo la creazione di un tavolo permanente costituito da un comitato tecnico-politico cui demandare il compito di valutare periodicamente i dati dei diversi monitoraggi ambientali, a partire da quelli relativi alla qualità dell’aria, già sufficientemente disponibili, e predisporre una sorta di protocollo di azioni da intraprendersi e a cui devono attenersi le grandi imprese quali ad esempio periodiche riduzioni di marcia di alcuni impianti. Il comitato potrebbe essere formato dal Presidente della Regione, dal Presidente della Provincia, dal Sindaco di Taranto, dal Direttore generale dell’Arpa, dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione, dai Presidi delle facoltà di Ingegneria Ambientale e di Scienze Ambientali.
-----------------------------------------------------------------------------

ma udite....udite....il pezzo forte è questo:


Al fine di non far gravare indiscriminatamente su tutte le fasce sociali i costi del risanamento verranno riviste tutte quelle misure adottate dal commissario straordinario di incrementi ai massimi livelli di imposte e tariffe, senza le riduzioni, le graduazioni e le agevolazioni pure previste a favore delle fasce più deboli. In particolare per l’incremento dell’addizionale comunale dallo 0,4 allo 0.8% dovrà essere definito in reddito minimo da esentare. Anche in considerazione dell’emergenza determinatasi con l’incremento dell’Ici nella misura massima occorre rapidamente porre mano alla revisione degli estimi e delle rendite catastali degli immobili del quartiere Tamburi sui quali si abbatte devastante l’azione di degrado e di svalutazione patrimoniale a seguito dell’inquinamento da parte della grande industria, ponendo a carico di Ilva la differenza del mancato introito nelle casse comunali.

Caro SIndaco,
ci avevo creduto........e per questo avevo scelto Lei.


Nessun commento: