domenica 16 maggio 2010

Armi, acciaio e malattie... Un approfondimento per riflettere

In questi ultimi decenni molti studiosi hanno richiamato l’attenzione sui problemi ecologici e sui limiti e le contraddizioni inerenti al nostro sistema. Tra questi un posto di rilievo merita sicuramente il vincitore del premio Pulitzer Jared Diamond, biologo e evoluzionista americano oggi docente di geografia e scienze ambientali all’Ucla. L’impatto avuto dalle sue opere più note “Armi, acciaio e malattie: breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni” (Einaudi, 1997) e “Collasso: come le società scelgono di morire o di vivere” (Einaudi, 2005), sulla cultura mondiale e in particolare in tutta l’area “verde”, è notevole.
Il tema centrale di “Armi” è quello dello sviluppo delle disuguaglianze tra le società e delle cause della crescente complessificazione delle civiltà, con natura 1particolare riferimento alla civiltà europea. “Collasso” tratta prevalentemente delle cause di quelle cadute verticali di complessità delle società che l’autore chiama “collassi” e di cui l’infausto destino dell’isola di Pasqua rappresenta un simbolo nell’immaginario collettivo. Sintetizzando, questi lavori, apprezzati tra l’altro da importanti capi di stati come Bill Clinton e Nicolas Sarkozy, affrontano la questione della grandezza e della decadenza delle società umane adottando un’ottica neodarwiniana in virtù della quale l’autore attribuisce alle sue tesi uno statuto scientifico puro.

La tesi più centrale afferma che a determinare lo sviluppo o il collasso delle civiltà sarebbero i fattori geografici e ambientali che possono avvantaggiare o meno certi popoli, assieme al cattivo uso delle risorse naturali e al deterioramento delle loro relazioni. La novità di peso introdotta da Diamond consiste nel proporre una analisi razionale e determinista dello sviluppo delle società e al tempo stesso di concepire l’umanità come necessariamente integrata ad una realtà ecologica che la trascende e che può di ritorno rimetterla in causa oppure distruggerla. Per cui, alla fine, sopravvivono e si sviluppano maggiormente quelle civiltà che si adattano meglio al loro ambiente e che fanno il miglior uso delle risorse ambientali.
Diamond smuove dunque le frontiere della disciplina storica integrando le scienze naturali nel cuore della logica dello sviluppo delle civiltà. Tuttavia, egli relativizza oltremodo il ruolo della cultura in questo sviluppo, finendo per attribuire una importanza di gran lunga preminente ai fattori ambientali. In un’epoca in cui, purtroppo, i problemi ecologici sono sempre più all’ordine del giorno, una simile tesi assume certamente un peso particolarmente rilevante dal punto di vista culturale, prima ancora che scientifico.
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