lunedì 10 maggio 2010

I medici e il San Raffaele

LETTERA APERTA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'ORDINE PROVINCIALE DEI MEDICI
CHIRURGHI E ODONTOIATRI SUL PROGETTO DI REALIZZAZIONE DELL'OSPEDALE “SAN
RAFFAELE DEL MEDITERRANEO” NELLA CITTÀ DI TARANTO
(documento approvato all'unanimità nella seduta consiliare del 27 ottobre
2009)

Onorevole Presidente, Onorevoli Assessori,

desideriamo in primo luogo ringraziarVi per l'opportunità di confronto con autorevoli esponenti del Governo e dell'Amministrazione regionale sul progetto di realizzazione a Taranto dell'ospedale San Raffaele del Mediterraneo.
Non possiamo tuttavia non rimarcare la tardività di questo confronto, e la sconcertante circostanza che persino il Consiglio Comunale, massima espressione della cittadinanza, non sia stato coinvolto se non nell'imminenza della fase attuativa del progetto.
È mancata del tutto altresì un'interlocuzione con gli attuali responsabili apicali degli stabilimenti ospedalieri che confluirebbero nella nuova struttura, quanto meno per verifica ed elaborazione dei dati statistici di partenza, oltre che per un doveroso coinvolgimento delle risorse interne che ogni azienda in crescita dovrebbe promuovere.
Probabilmente un dialogo più tempestivo avrebbe prodotto risultati migliori sia in termini di rilevazione dei bisogni e implementazione degli appropriati strumenti di intervento, sia soprattutto sul piano di una maggiore e più universale condivisione dell'iniziativa, evitando alla radice apparenti contrapposizioni talora sfociate, non certo per nostra intenzione, in aperte polemiche.

Vogliamo scuoterci di dosso l'immagine, da taluni inopportunamente enfatizzata, di partito del “no” acritico e pregiudiziale, magari in nome di un corporativismo che non appartiene né mai è appartenuto a questo Consiglio, mentre di sicuro siamo da sempre accanitamente sostenitori, e come tali riconosciuti dalla opinione pubblica di nostro riferimento, di una sanità universalistica e solidale, equa ed efficiente, nel pieno adempimento dei compiti istituzionali che la legge ci assegna.
Sarebbe stato anche utile, ed in tal senso avremmo potuto farci parte diligente per un'ampia e oggettiva rilevazione di dati, acquisire notizie sugli aspetti positivi o problematici di analoghe esperienze di sperimentazione pubblico-privato già in essere in altre realtà territoriali ad opera della medesima Fondazione, alla quale peraltro riconosciamo da sempre un'autorevolezza scientifica indiscutibile e di primissimo piano.

Dunque, il progetto “S. Raffaele” per la Città di Taranto.

Il documento, sottoposto da questo Consiglio ad attento esame, ci è parso di notevole spessore sul piano della puntuale rilevazione dei bisogni, ed è sicuramente encomiabile e condivisibile l'impostazione delle scelte strategiche a partire dalle esigenze di salute del territorio, ed ancor più apprezzabile la dichiarata disponibilità all'interlocuzione in itinere, alla quale volentieri aderiamo con spirito di costruttiva collaborazione.
Su quello che dovrebbe essere l'assetto organizzativo dell'erigenda struttura nutriamo tuttavia alcune perplessità, che nei punti fondamentali ci sforzeremo di seguito di chiarire con sintetica analisi, volutamente tralasciando aspetti sindacali, finanziari ed amministrativi che non rientrano nel nostro ambito di competenza.

Nell'ottica dichiarata di garanzia dei livelli professionali ed occupazionali attuali per il personale proveniente dal SS. Annunziata e dal Moscati, l'organizzazione dipartimentale, sebbene auspicabile sul piano dell'efficacia ed efficienza degli interventi, rischia di mortificare le aspettative di molti operatori, innescando con molta probabilità una fuga verso gli ospedali satelliti di energie lavorative che sicuramente potrebbero esprimersi con valore nell'ambito della nuova azienda.
In questo quadro, alcune strutture complesse o semplici, attualmente in funzione a pieno regime, parrebbero ridursi in futuro a semplici servizi ambulatoriali o, nella migliore delle ipotesi, a day hospital multi-specialistici allocati funzionalmente all'interno di macro-aree di complessità probabilmente troppo vasta per garantire una coerente regolazione dei processi assistenziali.
Sarebbe pertanto opportuno rivedere e progettare già in avvio, partendo anche qui da un'attenta analisi dei bisogni, il dimensionamento dei vari DH multi-specialistici, tra cui particolare interesse assumono, per la rilevanza sociale delle patologie trattate, le branche di Endocrinologia, Gastroenterologia, Reumatologia, Allergologia, Medicina del Lavoro, Dermatologia.

Manca del tutto nel progetto il riferimento alla struttura di Farmacia. Riteniamo, in questo confortati dalle dichiarazioni ad horas dei nostri autorevoli interlocutori, si sia trattato di una semplice, per quanto grave, svista in fase di stesura del piano. La struttura di Farmacia non solo incide pesantemente sugli aspetti economici della gestione, ma soprattutto entra nelle scelte di politica assistenziale dell'azienda, ed interagisce virtuosamente con tutte le strutture dipartimentali e con la medicina territoriale secondo le linee guida regionali di programmazione sanitaria e di contenimento della spesa.

L'intero processo andrebbe peraltro accompagnato sin d'ora ad un'analoga, tempestiva ed irrinunciabile progettazione riguardante l'offerta di assistenza sul territorio, atteso che la ineccepibile parametrazione del numero di posti letto per acuti impatterebbe, rebus sic stantibus, con la medesima oggettiva e talora insormontabile difficoltà (allo stato attuale all'origine di molti dei c.d. “ricoveri inappropriati”) che incontrano le strutture ospedaliere attualmente in esercizio a procedere a dimissione di pazienti ai quali non si è sicuri di garantire un'adeguata assistenza extra-ospedaliera e domiciliare, né è pensabile che a tale procedura si possa mettere mano dopo l'apertura del nuovo ospedale, con il rischio così di vanificare una mission aziendale cui la Regione dedica non poche risorse.
In questo processo andrebbe di pari passo ridisegnata anche una mappa strutturale e funzionale degli ospedali satelliti, per evitare il rischio di inutili duplicazioni o ancor peggio carenze assistenziali, atteso che ad essi dovrebbe afferire la quota di ricoveri in elezione di cui l'erigenda struttura, al di là dell'offerta in day hospital, non dovrebbe più farsi carico.
Qualche perplessità desta la scelta del sito di allocazione della nuova struttura, apparentemente decentrata rispetto ad un affollatissimo bacino di utenza, afferente alle zone di Taranto Est, Talsano-S.Vito-Lama, Leporano e Pulsano, questi ultimi caratterizzati da un cospicuo incremento residenziale nei mesi estivi.
Ferma restando l'opportunità della scelta di una zona periferica, stupisce che non si siano esperite soluzioni più baricentriche rispetto agli indici di residenzialità, sia relativamente alla facilità di raggiungimento da parte degli utenti, sia soprattutto per i tempi di percorrenza dei mezzi di soccorso nei casi in cui sia vitale raggiungere velocemente una struttura di Medicina e Chirurgia d'urgenza, tempi che per le zone anzidette sarebbero più che raddoppiati rispetto agli attuali, a meno di una radicale e contestuale rivisitazione del sistema viario.
Non convince l'idea, da taluni avanzata, di mantenere un presidio di Pronto Soccorso presso il SS. Annunziata, in quanto non è possibile ipotizzare una simile struttura senza un minimo di attività clinica ad essa direttamente collegata.
Più opportuna sembrerebbe una deroga alla normativa regionale che regolamenta la creazione di Dipartimenti di Pronto Soccorso presso le strutture accreditate, almeno le maggiori, attualmente insistenti in prossimità delle aree considerate.
Sempre in tema di allocazione della nuova struttura, stupisce che in merito non vi sia stato un preventivo coinvolgimento del Consiglio Comunale, massimo organo competente in materia, e dell'Amministrazione provinciale.
Andrebbe meglio chiarito, a nostro avviso, il capitolo riguardante gli aspetti formativi e di ricerca legati alla nuova struttura, con particolare riferimento ai rapporti con l'Università di Bari, atteso che da quanto è dato di comprendere proprio a quest'ultima sarebbe delegata ogni iniziativa e proposizione in tal senso.
È' invece da sottolineare come su questo terreno il costruendo Ospedale S. Raffaele potrà rappresentare per gli operatori e per gli utenti un'opportunità di crescita sicuramente appetibile, e sarà in grado di dispiegare tutte le proprie prerogative di attrattività, purché si scelga la strada della ricerca applicata alla pratica clinica e di una didattica, di qualunque livello, intimamente legata alle esigenze del territorio, cosa che dalle proposte formative enunciate non sembra trasparire.
Proprio nell'ambito di un percorso formativo e di ricerca sarebbe probabilmente più fruttuoso ipotizzare una virtuosa e collaborativa “concorrenza” con l'Ateneo barese, nella prospettiva di una sempre maggiore promozione di percorsi di qualità nell'assistenza e nella cura, analogamente a quanto già avviene in altre realtà in cui il S. Raffaele opera.
Inoltre, in previsione del travaso nella nuova struttura, sono stati correttamente previsti percorsi formativi finalizzati per gli operatori; in proposito è opportuno che Ordini e Collegi professionali, nell'ambito delle mansioni istituzionali ad essi assegnate per legge, siano considerati attori e non spettatori, come sinora è purtroppo accaduto, di questo processo. In tal senso, L'Ente scrivente offre sin d'ora la più ampia disponibilità a collaborare.

Eccede le nostre prerogative e l'intento di questo documento la discussione sull'opportunità di conferire ad un privato la gestione manageriale di quello che diventerà l'unico ospedale a proprietà pubblica della città.
Ci sentiamo tuttavia di raccomandare che tale gestione sia davvero improntata, come è nella tradizione del S. Raffaele, a criteri di managerialità e a scelte orientate alla qualità e alla soddisfazione dei bisogni, emarginando alla radice ingerenze e pressioni di natura clientelare, da qualunque parte provengano, che tanto hanno nuociuto alla sanità di questo territorio.
Con assoluta fiducia nella Vostra trasparente onestà d'intenti, preferiamo con estrema schiettezza esplicitare dubbi e riserve con spirito propositivo e costruttivo, come qui abbiamo cercato di fare, piuttosto che unirci ad un coro osannante nel quale non è difficile ipotizzare la presenza anche di chi affida le proprie personali mire ad una gattopardesca visione del cambiamento.
Resta l'amarezza, onorevole Presidente, onorevoli Assessori, di dover constatare come questa vicenda, pur con tutti gli aspetti positivi che in nuce contiene, sia emblematica, per Vostra stessa implicita ammissione, del fallimento delle scelte di politica sanitaria precedentemente operate per la città di Taranto.
Per molti di noi medici, per quei tantissimi che hanno quotidianamente lottato contro inefficienze e sprechi, sforzandosi di mantenere comunque un profilo alto della professione pur nella inadeguatezza del contesto in cui operavano, resta il rimpianto di non aver saputo o voluto far fronte comune, per tempo, contro una pur tangibile, progressiva discesa verso un degrado strutturale dal quale probabilmente non c'è altra via d'uscita, se non il ricorso ad una misura straordinaria come quella che il Governo regionale si assume ora la responsabilità di intraprendere in favore di questa città e a tutela della salute della sua comunità.

Cordialmente.
Per il Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Taranto
Il Presidente: Cosimo Nume

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