lunedì 31 maggio 2010

12 giugno per le vittime del (datore di) lavoro!


ISRAELIANI ASSASSINI!


"La Flotilla si trova in linea retta a 145 chilometri da Gaza". E' l'ultimo aggiornamento su Twitter 1 del Free Gaza Movement, prima dell'attacco israeliano alla "Freedom Flotilla", il convoglio di navi in missione umanitaria. Pochi minuti dopo questo tweet - sono passate le 4 di mattina - inizia, da parte degli attivisti della Ong che si batte per "rompere l'assedio a Gaza", la cronaca dell'assalto del commando inviato da Israele. Una cronaca che è anche la denuncia di un attacco contro civili disarmati, alcuni dei quali colpiti da proiettili mentre stavano dormendo.

"Gli israeliani stanno sparando contro civili disarmati", recita uno status sul sito di microblogging, mentre pochi minuti dopo viene fornito un link per seguire in streaming 2 i feriti presenti su una delle navi. Lo streaming continuerà a funzionare anche dopo che gli israeliani avranno preso controllo dell'imbarcazione turca. "I commando dell'esercito israeliano stanno sbarcando da un elicottero sulla barca turca - continuano gli attivisti di Free Gaza Movement - La barca è circondata da navi. Sulla barca hanno iniziato a sparare contro civili disarmati". Sempre su Twitter viene subito smentita la versione degli israeliani, secondo la quale i soldati avrebbero risposto al fuoco partito dalle navi del convoglio diretto a Gaza: "E' una bugia. Un video dimostra che i soldati sbarcano in coperta e iniziano a sparare. Non c'è stato nessun fuoco da parte nostra. Gli israeliani hanno sparato contro dei civili che stavano dormendo". Sempre su Twitter si racconta che molte ore prima dell'attacco, gli israeliani avevano già stabilito alcuni contatti, sia via radio che visivamente, con la Flotilla: "Due navi israeliane stanno venendo verso di noi. Ci hanno chiesto chi fossimo, e poi sono sparite".
Poco dopo l'attacco, sul blog Tales to Tell 3, scritto da un'attivista australiana, compare il primo post: "Sono disarmati e si trovano in acque internazionali - scrive intorno alle quattro di mattina, riferendosi al convoglio umanitario - Sto pensando a cosa potrei fare. Sono le quattro e non posso neanche prendere un treno. Per favore, guardate, parlate e agite, adesso". Poche ore dopo, pubblica un video 4 attraverso Youtube, nel quale si vede la bandiera bianca fatta sventolare dagli attivisti su una delle navi: "Nonostante ciò, Israele continua a sparare". Nell'homepage di Witness Gaza 5 un video messaggio denuncia: "Il governo israeliano sta violando diversi articoli della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare", mentre nei commenti viene rilanciato l'appello delle Ong alla comunità internazionale, perché Israele "interrompa il suo attacco brutale contro i civili intenti a consegnare aiuti umanitari ai palestinesi imprigionati a Gaza". Su una mappa viene anche riportata una richiesta di aiuto lanciata da una delle navi attaccate dagli israeliani.

Il blog Window Into Palestine 6 pubblica un video-messaggio che era stato registrato, in via cautelativa, prima dell'attacco degli israeliani, da parte della volontaria Caoimhe Butterly: "Se state vedendo questo video, significa che la Flotilla è stata attaccata oppure bloccata in mare. Se questo è accaduto, abbiamo bisogno del vostro aiuto per una mobilitazione che traduca la solidarietà emotiva in azioni concrete". Il blog "Live From occupied Palestine" 7 lascia intendere, già prima della partenza della Freedom Flotilla, che le intenzioni degli israeliani non sono delle migliori: "Israele - si legge in un post datato sabato 29 maggio - ha annunciato che bloccherà le navi, e ha avviato un blitz di propaganda, per sottolineare che gli aiuti non sono necessari, visto che a Gaza non c'è nessuna crisi umanitaria". Il blog dell'italiano Stefano Arrigoni è fermo alla partenza del convoglio umanitario. In un pezzo scritto per Peace Reporter, dal titolo "In riva al mare, mentre le navi della solidarietà provano a salpare verso la Striscia", Arrigoni ricorda i precedenti attacchi degli israeliani contro gli attivisti che volevano portare aiuti a Gaza. "Nient'affatto arresi, quegli attivisti ci riprovano in questi giorni uniti in una coalizione internazionale denominata Freedom Flottila: 9 navi, tonnellate di aiuti umanitari necessari per una popolazione ridotta allo stremo, circa 800 passeggeri". Nei commenti al post c'è chi, appresa la notizia da Helsinki, sottolinea la necessità di azioni concrete: "Troviamoci con le bandiere e il sangue di bue di fronte alle ambasciate israeliane di tutto il mondo. Questa strage non verrà mai dimenticata". Una mobilitazione che corre anche sulla pagina italiana di Free Gaza 8, sulla quale vengono già riportate le varie manifestazioni organizzate in Italia a partire da queste ore. (La Repubblica)

Manco la sagra delle cozze...

Scoprire Genova per ripensare Taranto
Il confronto tra due città simili che hanno scelto – finora – percorsi opposti


Scoprire Genova per ripensare Taranto. Il confronto tra queste due realtà, così apparentemente lontane, è inevitabile per chi conosce la storia (industriale) di entrambe. Ci penso mentre attraverso il Porto Antico della città ligure, abbagliata dal sole e da una moltitudine di stimoli visivi. La mia attenzione viene subito catturata dall’immagine del “Neptune”, un antico galeone realizzato come scenografia principale del film “I pirati” di Roman Polanski, ormai da tempo aperto al pubblico. È ormeggiato accanto al secondo Acquario più grande d’Europa, un museo vivente che ospita circa 6.000 esemplari di 600 specie marine diverse (pesci, crostacei, rettili, piante). La fila di visitatori all’ingresso fa intuire che gli affari vanno più che bene.
Pochi attimi dopo il mio sguardo va a posarsi su due originali e imponenti creazioni dell’architetto Renzo Piano: la Sfera e il Bigo. Nella prima è stato ricostruito l’ambiente tropicale con numerose piante, piccoli animali e farfalle; il secondo è un monumento moderno in metallo. Riproduce in scala ingrandita una grande gru da carico, simile a quelle montate sulle navi. La sua struttura sorregge un grande ascensore rotante che offre una vista panoramica dell’intero Golfo.
Sempre nella zona del Porto Antico ci sono altri importanti centri di attrazione turistica: il Galata, il più grande museo marittimo del Mediterraneo; la piazza delle Feste, palaghiaccio d’inverno e location di manifestazioni sportive e musicali d’estate; il Museo Nazionale dell’Antartide, grande vetrina del continente bianco; la Città dei Bambini, il più grande e completo spazio esistente in Italia per bambini e ragazzi dai 2 ai 14 anni.
Il fermento che si respira sul lungomare genovese è inebriante. Non è soltanto una sensazione personale affidata alla suggestione del momento. La conferma arriva dai numeri. Oltre 1 milione di persone, ogni anno, si reca in visita all’Acquario. Gente proveniente da ogni dove, che poi si riversa nelle strutture ricettive adiacenti e nei vicoli del centro, lasciando moneta sonante nelle casse di trattorie e negozi. Un business pulito, vantaggioso per l’intera comunità. In termini di fatturato, l’Acquario, La città dei bambini e il Museo del Mare incassano circa 25 milioni di euro all’anno.
Ad ogni passo Genova mi fa immaginare la Taranto che vorrei. Ad ogni passo, mi ricorda che il nostro presente è ancora troppo simile al suo passato. Un passato fatto di veleni e cieli opachi, di gente che si ammala e quartieri ingrigiti, archiviato con la chiusura delle cokerie Ilva nel 2002 e con quella dell’altoforno nel 2005. Una svolta epocale seguita da un radicale miglioramento delle condizioni ambientali. Ma i genovesi non hanno aspettato la chiusura dell’area a caldo del siderurgico per rimboccarsi le maniche. Hanno cominciato ad investire in progetti alternativi alla grande industria almeno un decennio prima.
Nel 1995, infatti, il Comune ha affidato alla “Porto Antico di Genova SpA” la concessione (fino al 2050) dei 130.000 mq di spazi del Porto Antico. La società – partecipata al 51% dal Comune, al 39% dalla Camera di Commercio e al 10% dall’Autorità Portuale – è nata con l’obiettivo di restituire l’area alla città rendendola vivibile e godibile tutto l’anno. Nel corso degli ultimi anni, è stata perseguita una politica di riempimento e di occupazione degli spazi graduale e ponderata, all’insegna della qualità e della coerenza delle concessioni. Molto si è fatto anche in periferia: Cornigliano, il quartiere che ospitava l’area a caldo è interessato da una serie di interventi di bonifica e riconversione tesi a salvaguardare l’occupazione dei lavoratori.
Una realtà consolidata per Genova, un sogno ad occhi aperti per Taranto. Viene spontaneo chiedersi (ma è solo un esercizio retorico) cosa faceva la nostra classe dirigente mentre gli architetti liguri gareggiavano tra loro per presentare i progetti più originali e i politici elaboravano formule in grado di valorizzare al meglio il loro territorio. Quanto tempo abbiamo perso e quante occasioni abbiamo mancato? Basti pensare al destino dell’Isola dei Delfini o al Teatro dell’Innovazione: tramontati ancor prima di sorgere.
Eppure seguire l’esempio della città ligure, duplicare il suo “fare sistema”, è ancora possibile. L’Area Vasta Tarantina può rappresentare un’occasione di riscatto per una classe politica che ha l’obbligo di mostrarsi più lungimirante e combattiva, soprattutto per ottenere tutti i finanziamenti necessari al cambiamento. Solo così potremo vedere – con qualche decennio di ritardo rispetto ad altre realtà – i frutti di progetti ambiziosi come il Polo Museale Marittimo e l’Acquario.

L’ultima, clamorosa, opportunità è sfumata di recente. Tra il 9 e il 13 giugno, infatti, il Mar Piccolo avrebbe dovuto ospitare il Festival Internazionale della Marineria “I Miti del Mare”, una manifestazione popolare di primo livello che punta alla riscoperta della cultura del mare come risorsa economica, turistica e di sviluppo, con uno sguardo alla salvaguardia dell’ambiente. Un evento che avrebbe attirato nel porto ionico velieri e vascelli provenienti da tutta Europa e due navi scuola della Marina italiana: “Vespucci” e “Palinuro”.
Oltre a prevedere gare di off shore, raduni di idrovolanti, catamarani ed altre imbarcazioni, il programma includeva molte attività collaterali: un’intera area dedicata alla pesca, l’apertura di diverse zone del Castello Aragonese e una mostra a tema del fotografo Renato Balsamo. Il modello di riferimento scelto era quello delle grandi manifestazioni nordiche, con afflussi di pubblico eccezionali. In Liguria una manifestazione simile aveva attirato circa 300.000 visitatori. A noi sarebbero bastati molti meno per brindare al successo.
Il miraggio di vivere in una città diversa, almeno per cinque giorni, è svanito lo scorso 3 maggio, quando gli organizzatori hanno comunicato la decisione di spostare la manifestazione altrove fornendo la seguente motivazione: “Dopo sette mesi dalla presentazione ufficiale, che riscosse un notevole gradimento, nessun segnale concreto e positivo è pervenuto da parte degli enti istituzionali ospitanti; in particolare la Provincia di Taranto, interessata già dal mese di ottobre 2009, non ha a tutt’oggi concesso il patrocinio”.
La Provincia, attraverso l’assessore al turismo Giovanni Longo, ha risposto così: “Gli organizzatori ci hanno chiesto 300.000 euro e noi non possiamo assolutamente permetterci di sborsare una cifra così elevata”. Una spiegazione confermata anche da altri rappresentanti del Tavolo per il Turismo di Taranto, a partire dalla Camera di Commercio. A detta degli organizzatori, invece, la quota richiesta agli enti locali era inferiore. Il resto doveva essere coperto attraverso il coinvolgimento di altri soggetti, sia pubblici che privati.
Ma non è tanto la carenza di fondi a stupire, quanto il fatto che si sia parlato dell’entità del contributo solo alla fine di aprile, quando l’evento era già stato programmato da tempo e pubblicizzato su diversi siti internet dedicati al turismo. Approssimazione? Superficialità? Disinteresse? Resta il fatto che “I miti del Mare” sono andati persi, come tutti quei turisti che avrebbero approfittato dell’occasione per conoscere la nostra città, per soggiornare nei nostri alberghi, per mangiare nei nostri ristoranti e spendere nei nostri esercizi commerciali. E ora come pensiamo di recuperarli? Forse con qualche sagra della cozza?

Alessandra Congedo

domenica 30 maggio 2010

Il sit-in sul giornale

Sit-In Altamarea_Gazzetta Del Mezzogiorno

Il petrolio scarseggia... cosa propone la politica?

Lettera ASPO Italia ai presidenti Regioni Provincie EELL 2010

Meno sicurezza sul lavoro con i tagli di Tremonti!

(FONTE: ISPESL) L’accorpamento dell’ISPESL all’Inail previsto dalla manovra finanziaria approvata dal Consiglio dei Ministri segna un salto indietro di 30 anni e pone il nostro Paese ai margini dell’Europa in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. In nessun paese europeo le ragioni della crisi hanno portato allo scioglimento degli Enti di ricerca che si occupano di salute e sicurezza sul lavoro: INRS Francia, HSL Inghilterra, gli Enti tedeschi, che hanno competenze tematiche, e quelli nordeuropei vengono mantenuti se non rafforzati. Soltanto Austria, Grecia e Portogallo non hanno un istituto autonomo di ricerca sulla sicurezza del lavoro. L’inserimento dell’ISPESL nel novero degli “Enti inutili” e l’accorpamento con l’Inail trasferisce le professionalità presenti nell’Istituto in un Polo sicurezza lontano dai modelli organizzativi e gestionali europei che basano la salute dei lavoratori sulla ricerca e la cultura della prevenzione, piuttosto che su un approccio attuariale e assicurativo. Ad oggi l’Agenzia Europea stima il costo per infortuni e malattie professionali pari tra il 2,6% e il 3,8% del PIL nell’UE. L’esperienza appresa dalla chiusura dell’Istituto svedese, NIWL, nel 2005 mostra un peggioramento di tutti gli indicatori di infortuni e malattie professionali e la diminuzione della partecipazione e competitività nei progetti di ricerca europei, al punto che sono in corso proposte di ricostituzione dell’istituto.

In questi 30 anni di attività il personale dell’ISPESL insieme alla dirigenza ha saputo costruire delle competenze nell’ambito della tutela dei lavoratori riconosciute dagli Enti locali, dalle parti sociali e a livello internazionale. Ricordiamo che l’Istituto è centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, focal point dell’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, fa parte delle principali reti internazionali di istituti omologhi, e partecipa correntemente a progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea; un patrimonio di competenze, relazioni e capacità che pongono al centro la cultura della prevenzione, con la consapevolezza che i costi sociali degli incidenti sul lavoro sono maggiori di quelli della prevenzione, e che andrebbe irrimediabilmente perduto.

Forte è la ricaduta di queste attività a livello nazionale; l’ISPESL dà supporto tecnico ad organismi nazionali e regionali e contribuisce al sistema informativo nazionale della prevenzione nei luoghi di lavoro come previsto dal Decreto 81/2008; dà assistenza ai Ministeri del Lavoro, della Salute e alle Regioni e Province autonome per l’elaborazione dei piani sanitari nazionali e regionali, contribuendo ad adeguarli alle linee guida europee. La sicurezza dei lavoratori non può uscire dall’Europa.


COMUNICATO STAMPA

ISPESL: l’Istituto non è un “ente inutile”, ma indispensabile per la sicurezza e la salute dei lavoratori italiani. Con il provvedimento del Governo si chiude l’unico Ente di ricerca del Paese.
In relazione alle notizie di stampa si apprende che l’Ispesl (Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza del Lavoro), unico Ente di ricerca del nostro Paese con vastissime competenze nel settore della prevenzione e della sicurezza dei lavoratori, nell’ambito della manovra finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri del 25 maggio, risulterebbe soppresso.
Rimaniamo stupiti dalle notizie della soppressione e della definizione di ente inutile per l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL).
L’etichetta, da alcuni attribuita, all’istituto di “Ente inutile” è offensiva per tutti i lavoratori, oltreché priva di fondamento.
L’Ispesl non solo non è ente inutile, ma nel silenzio del suo trentennale lavoro quotidiano, attraverso l’impegno e il sacrificio delle molteplici professionalità (ingegneri, medici, chimici, fisici, biologi, ecc) pur nella scarsità di mezzi, garantisce un apporto insostituibile di conoscenze, esperienze e formazione al sistema produttivo del nostro Paese nel delicato settore della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, fornendo un know how, patrimonio per l’Italia, apprezzato e riconosciuto non solo in ambito scientifico nazionale e internazionale ma da tutte le organizzazioni datoriali e sindacali.
Se è vero che gli infortuni mortali annui sono diminuiti da 1600 a 1200 (per parlare solo delle cosiddette morti bianche) ciò è ascrivibile anche a tutte le innumerevoli iniziative dell’Ispesl, messe in campo attraverso il suo personale.
L’Ente che soffre dall’anno 2000 una costante e vertiginosa riduzione di fondi, dimezzati nel corso di questi anni, da 110 a 58 milioni di euro, oltre ad un altrettanto drastica riduzione del personale per raggiunti limiti di età (senza possibilità di un fisiologico turn over, per il blocco delle assunzioni), non ha mai ridotto il proprio impegno per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. Nonostante ciò l’Istituto si è costantemente adoperato nel corso di questi anni per avere mezzi e disponibilità per esercitare al meglio le proprie funzioni.
L’Istituto ha, infatti, accresciuto e ampliato tutti i possibili servizi che la legge gli consente di fare, riuscendo persino ad incrementare notevolmente le entrate proprie.
L’Istituto oggi è in grado di autofinanziarsi (35 milioni di euro) per più del 60 % dello stanziamento che perviene dallo Stato.
E’ questo lo si può considerare un “ente inutile”?
Chi si è impegnato e chi si impegna per conto del Governo e delle Autorità territoriali, per le aree di Taranto, Civitavecchia, Casale Monferrato, ovvero per i gravissimi problemi del terremoto a l’Aquila, in Abruzzo?
Chi è intervenuto per la sicurezza degli insediamenti a rischio di incidente rilevante o degli impianti energetici più complessi?
Chi ha fronteggiato le emergenze nazionali al fianco delle istituzioni territoriali e nazionali (incidente Monte Bianco, nave G. Montari, Gran Sasso, ThyssenKrupp, Camere iperbariche, ecc…)?
Riteniamo in conclusione che non solo l’Ispesl non sia “ente inutile”, ma che sia “utilissimo” per il nostro sistema produttivo che si finanzia per gran parte da solo.
A questo punto sarebbe utile sapere in quale logica e con quali procedure sia stata disposta la “soppressione” dell’Ispesl con lo “scioglimento” nell’Inail.
Aspettiamo una risposta.
Il personale dell’Ispesl ce la chiede. Ce lo chiedono anche i lavoratori e i familiari delle vittime sul lavoro (Reset)

Uilm vince all'Ilva

ILVA: UILM VINCE ELEZIONI RSU DI TARANTO. ORA RIAPRIRE SU INTEGRATIVO

(ASCA) - Roma, 29 mag - "La Uilm ha vinto le elezioni per il rinnovo delle Rsu nello stabilimento dell'Ilva di Taranto e si e' riconfermata la prima organizzazione sindacale nella fabbrica piu' grande d'Italia che e' anche il sito siderurgico piu' vasto d'Europa. Qui lavorano circa 12.000 addetti".
Lo annuncia Rocco Palombella, il Segretario generale della Uilm dopo lo scrutinio delle schede terminato nella tarda serata di ieri.
Le liste della Uilm hanno ricevuto 4.259 consensi (pari al 44,82% dei voti), conquistato 39 seggi delle Rappresentanze sindacali unitarie ed accresciuto di un paio di delegati la rappresentanza degli eletti rispetto alla precedente consultazione elettorale.
Nella fabbrica tarantina dell'Ilva, di proprieta' della famiglia Riva, si sono recati per votare nei 45 seggi, aperti per la consultazione tenuta tra mercoledi' e venerdi' scorsi, 9.869 lavoratori che hanno trovato sulle liste ben 350 candidati distribuiti nelle liste di sette collegi elettorali: i voti validi sono stati 9.755 e 100 le schede bianche e nulle.
Alle spalle della Uilm, la Fiom con 3.063 preferenze (29,88% dei consensi) e 26 seggi Rsu conquistati; ancora dietro la Fim con 25,28% dei consensi (25,28%) e 22 seggi Rsu.
"E' stato un grande momento democratico- sottolinea Palombella- e la Uilm ha conseguito un grande successo.
L'azienda nel corso della 'campagna elettorale' ha mostrato un atteggiamento avverso nei confronti della prima organizzazione sindacale in fabbrica e Fiom e Fim hanno alzato il livello della competizione nei confronti dei nostri candidati. Sforzi vani rispetto ad un esito del voto che premia un gruppo dirigente metalmeccanico di qualita' come quello guidato da Antonio Talo'. Ora aumenta ancor di piu' l'impegno verso la citta' e nei confronti dei lavoratori che hanno permesso una nuova vittoria delle nostre liste a Taranto. La Uilm ora onorera' quanto contenuto nella propria piattaforma elettorale: l'apertura della vertenza sul contratto integrativo scaduto da 2008, perche' le imprese siderurgiche stanno faceno utili col mercato dell'acciaio che tira ed i lavoratori vanno premiti. Poi, e' bene che i 500 lavoratori somministrati dell'Ilva vengano stabilizzati e che gli impianti della fabbrica completino le procedure di ammodernamento".
Il leader della Uil, Luigi Angeletti "stata la prima persona che mi ha chiamato- conclude Palombella- al termine dello scrutinio. E' rimasto un metalmeccanico come noi, sindacalisti che stanno tra la gente e continuano a confrontarsi sempre coi lavoratori".

E chi li mangerà?


Ecco le foto impressionanti di una "normale" frode alla tarantina.
Un pescatore con muta, maschera e pinne raccoglie frutti di mare o pesca sotto il Lungomare, a pochi metri dagli scarichi maldepurati del borgo e dell'ospedale! (clicca qui per vedere le foto degli scarichi)
Secondo voi sarà lui a mangiare queste "delizie", o finiranno sulla tavola di qualche buongustaio, attraverso la vendita abusiva?
Buon appetito!

sabato 29 maggio 2010

Sit-in per l'ambiente: il sindaco non è tarantino!


Ed ecco, a caldo, un primo bilancio del sit-in organizzato da Altamarea sotto il palazzo di città per ottenere risposte e impegni concreti da parte dell'amministrazione comunale sulla terrificante questione ambientale.
Dopo ore trascorse da centinaia di persone sotto il sole, impegnate a discutere, a cantare, a sensibilizzare passanti ed amministratori, la primadonna comunale s'è negata come una zitellina "cuntignosa" trovando scuse ridicole: matrimoni, impegni inesistenti, scappa la pipì, ed altro...
Si affaccia in piazza giusto il tempo per ricevere un discutibile ironico lupino.
Dopo che la gran parte della gente era andata via, pochi minuti dopo lo svenimento di un manifestante per insolazione, la principessa sul pisello dei debiti fa chiamare qualcuno per esporgli a quattr'occhi quanto di "meraviglioso ed unico" fatto dalla sua giunta per la questione Ilva... Un mare, anzi una palude di chiacchiere confuse...
La contessina Stefano, forse terrorizzata dai suoi stessi concittadini (ricordate il dispiegamento di forze dell'ordine per inaugurare l'inceneritore dei veleni?), si sarebbe voluto assicurare l'appoggio di un rappresentante di Altamarea che poi rappresentante non era, dal momento che non era solo Altamarea a manifestare e che la stessa Altamarea non ha un rappresentante ufficiale!
L'espediente serviva a dividere i manifestanti e a cercare di imporre una logica da concerazione sindacale. Mentre chi ha accettato lo ha fatto per convincere il nostro coniglietto a trovare il coraggio di parlare con la gente...
Verso le dodici e mezza, mentre le spose aspettavano senza bouquet e i loro parenti ancora tenevano il riso nei sacchetti, madame stefano si presenta in completino grigio-piccolo-borghese della domenica, con i soliti sorrisi da circostanza e prova a sfoderare tutta la solita tiritera della tesi degli anni '70 sull'Ilva, dei dati mancanti, dei limiti delle sue responsabilità... roba vecchia e poco utile ormai a parargli la credibilità...
Viene coperto di insulti e crediamo abbia ringraziato il cielo per la dabbenaggine dei tarantini che non prevedevano un simile copione di presa in giro e non si erano attrezzati con uova e frutta marcia!
Come si risolve il problema benzo(a)pirene? come si abbatte l'inquinamento? e la diossina? "boh? noi abbiamo già fatto tanto... anzi, ora proporremo persino che le auto a metano non circolino sui Tamburi per non inquinare...!!!"
Per non parlare della follia di affidare l'inchiesta a Liberti (clicca sul nome per sapere chi è).
E via con le urla della gente.
Per schermirsi, Stefàno dice che dipenderà tutto dal tavolo tecnico con la regione in programma il 7 giugno, cui parteciperanno anche le associazioni (su richesta formale delle associazioni stesse, non di certo sua!), come se lui non contasse niente. Promette che se non si smuovono le cose (quali cose? ha capito di cosa si stava parlando?), firmerà la diffida inviata dai cittadini alla regione.
Intanto, si innervosisce, cerca di evitare le domande, si nasconde sotto la coltre della stampa, con la scusa delle interviste. Ad un cittadino che gli ricorda il suo programma elettorale e la sua amarezza per averlo votato, Stefàno risponde urlando sfacciatamente: "Non ho bisogno dei suoi voti né tantomeno di elettori come lei"!
Alla fine, mentre le domande si moltiplicano e uno dei manifestanti comincia a mettere ordine per ottenere risposte, ecco che finge di perdere la pazienza e, dopo soli 10 minuti di apparizione mariana, corre come un bimbo offeso tra le braccia dei municipali, dietro la porta del palazzo di città... Ormai ridotta più a casa rifugio del sindaco e dei suoi "amichetti" che casa dei cittadini.
Il "sindaco dei lupini", ha dato il meglio di sè!
La strategia di dividere e confondere oggi è emersa con tutto il suo più squallido sistema di frasi a metà, promesse e rimandi, sorrisi e strette di mano false.
La confusione al potere, già tristemente nota per le soluzioni raffazzonate d'emergenza, per l'urbanistica (si pensi alla variante Salinella o all'area vasta), per la salute (San Raffaele), per i rifiuti (inceneritori, raccolta indifferenziata), fa il gioco delle lobby e dei soliti arricchiti che si vendono la città e fanno burattiname di questa giunta incompetente sul viale del tramonto di credibilità.
Maturano i tempi per una cittadinanza critica e disillusa. Presto alla Procura giungerà un esposto sul malgoverno ambientale e sanitario della città di Taranto!

Stefàno: magrissima figura!

Stefa

venerdì 28 maggio 2010

ILVA DI TARANTO UNA STORIA DOLOROSA...

Un bellissimo articolo pubblicato su Meteoscenze.it

Oggi Meteoscienze vuole raccontarvi una storia, per raccontarla mi avvarrò di un ottimo articolo scritto di Giovanni Acquaviva da cui ho preso gli spunti storici per raccontare la lunga vicenda dell’acciaio a Taranto. Tutto, spiega Giovanni Acquaviva, iniziò nel 1954 quando ad un congresso nazionale della Democrazia Cristiana, che si svolse a Napoli, l’allora ministro delle Finanze, Ezio Vanoni, ottimo economista, affermò che in prospettiva nel mondo si profilava un grande consumo di acciaio per cui, se si voleva, pensare concretamente allo sviluppo del Mezzogiorno, così come si era iniziato a fare con la riforma fondiaria, con la Cassa del mezzogiorno con il risanamento dei Sassi di Matera,si poteva prevedere l’impianto di una grande acciaieria. In quello stesso periodo, spiega lo storico tarantino la città bimare stava passando uno dei suoi periodi più bui dal punto di vista occupazionale l’arsenale e i cantieri navali – superato il periodo prebellico e bellico, durante il quale avevano lavorato a pieno ritmo con maestranze di alta specializzazione - licenziavano a tutto spiano, il Cantiere Navale Tosi minacciava di fallire, tanto che tutte le componenti civili economiche e sociali della città di Taranto videro la prossima costruzione di un grande polo siderurgico nel capoluogo ionico, decisa nel 1958, una grande occasione di sviluppo e di uscita dalla crisi economica e sociale che attanagliava la città.

L’ubicazione scelta per la costruzione di questa faraonica struttura fu decisamente singolare come vedremo, allora, infatti anche se non si parlava ancora di ambiente (la prima legge sull’inquinamento atmosferico fu emanata nel 1966), la materia era regolamentata da un regio decreto del 1934 (art.216 n.1264 e 217 n.1625) in cui si regolamentava la possibilità dell’insediamento di un’azienda in una zona abitativa e la responsabilità demandata al sindaco. A tal proposito riportiamo la parte più significativa dell’articolo 217 (Testo Unico sulle leggi sanitarie) in cui si evincono già all’epoca delle gravi responsabilità da parte di quelle vecchie amministrazioni locali che permisero uno scempio inaudito.
Quando vapori, gas o altre esalazioni, scoli di acque, rifiuti solidi o liquidi provenienti da manifatture o fabbriche possono riuscire di pericolo o di danno per la salute pubblica, il Sindaco prescrive le norme da applicare per prevenire o impedire il danno o il pericolo e si assicura della loro esecuzione ed efficienza. Nel caso di adempimento il Sindaco può provvedere d’ufficio nei modi e termini stabiliti nel testo unico della legge comunale e provinciale.
Purtroppo per Taranto questi minimi vincoli furono ignorati, come abbiamo avuto già modo di dire, il problema occupazionale superò di gran lunga le ancora poco considerate esigenze di salute pubblica e quindi, si permise di erigere il “mostro d’acciaio” ad un chilometro dal Cimitero della città bimare e da uno dei più popolosi quartieri di Taranto (Rione Tamburi). Il 9 luglio fu posta la pietra al IV Centro siderurgico; un anno dopo, nel ’61, partivano i primi tubi destinazione Unione Sovietica, dall’ingresso della via per Statte (allora quartiere di Taranto). Da quel giorno in poi la storia di Taranto non fu più la stessa, anni di grande espansione economica e di indubbio sviluppo seguirono, con il Polo Siderurgico che divenne il fiore all’occhiello del meridione d’Italia e ben presto la più grande acciaieria a caldo d’ Europa. Le cose cambiarono alla fine degli anni ottanta, quando la spinta alle privatizzazioni e una prima forte crisi dell’indotto dell’acciaio portarono alla crisi della siderurgia italiana con la liquidazione di Italsider e Finsider. Con la nascita della "nuova" Ilva che fu smembrata alla vigilia del processo di privatizzazione, con la chiusura dell’ l'impianto di Cornigliano e di quello di Bagnoli, con la vendita dell’acciaieria di Piombino al gruppo bresciano Lucchini, e l'attività più significativa, il grande polo siderurgico di Taranto, ceduto nel 1995 al Gruppo Riva. Da quel momento in poi il Polo Siderurgico tarantino si destreggiò fra una imponente azione di ristrutturazione al fine di dare vita ad un impianto moderno e la sempre più pressante ostilità di un montante movimento ambientalista volto al superamento della siderurgia a caldo nel territorio ionico, troppo obsoleta per essere ristrutturata efficacemente dal punto di vista ambientale, troppo vicina al cuore pulsante della città per non essere profondamente nociva. Oggi alla vigilia di un’importante appuntamento domani a Taranto, ultima di una serie d’iniziative a livello territoriale, questo sito vuole appoggiare vivamente il tentativo del popolo di Taranto di svincolarsi definitivamente dal giogo occupazionale dell’impianto industriale più inquinante d’ Italia, secondo l’ultimo rapporto di Lega Ambiente, la nostra testata vuole da oggi con video e approfondimenti rendere nota alla più grande platea possibile il grande scempio che ogni giorno si consuma di uno dei più bei territori della nostra penisola. Domani a tal proposito Meteoscienze dedicherà l’intera giornata al sit-in presso palazzo di Città a Taranto “Subito un ordinanza per la Chiusura della Cokeria dell’ILVA” volto a convincere il sindaco di Taranto ad emanare una ordinanza per la chiusura di uno dei reparti più inquinanti del Siderurgico di Taranto, la Cokeria, dove il carbone viene distillato per arricchirlo in carbonio, e renderlo utile a generare la Ghisa, producendo benzoapirene (che fa parte degli idrocarburi policlici aromatici, tra i principali imputati dell’inquinamento atmosferico), il biossido di azoto e il biossido di zolfo; le polveri sottili, che nell’aria si annidano impercettibilmente, depositandosi infine nei polmoni con effetti devastanti. Non perdete dunque domani i video del sit-in.

Promesse e realtà

Da una nota di P.F. su facebook

Verba volant, scripta manent....(il programma politico del nostro Sindaco)

Tanti meriti vanno riconosciuti alla indiscutibile moralità della azione politica che caratterizza questa amministrazione.
Il difetto più grande, sicuramente, aver perso completamente la memoria sulle questioni ambientali.
Sembra impossibile, ma il Sindaco diceva queste cose in campagna elettorale e lo scriveva nel Programma Politico che tutti quanti possono visualizzare seguendo questo link
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Riporto alcuni passaggi, quelli che oggi appaiono i più drammaticamente esilaranti se osservati con la impietosa memoria storica che la rete consente.........
Verba volant, scripta manent......eppure i medici il latino lo studiano!!!

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Il Comune di Taranto deve recuperare l’autorevolezza necessaria per rinegoziare il suo ruolo di interlocutore privilegiato nei confronti della grande industria, degli enti, delle istituzioni, della Marina Militare; deve dimostrare grande attenzione alla diversità dei bisogni della gente; deve saper cogliere e concretizzare tutte le occasioni di sviluppo; deve, con la sua azione di governo, ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini.
Queste saranno le caratteristiche dell’amministrazione che dovrà ridare alla città la dignità, la dimensione ed il ruolo di città europea.
E’ fondamentale oggi un ritorno alle passioni della politica intesa come partecipazione vera, che scaldi i cuori della gente semplice dando loro la speranza e la volontà di cambiamento.
Il dr. Stefàno è la persona giusta, con la sua storia umana, professionale e politica che non ha oggi eguali nella nostra città. Egli può determinare la svolta indispensabile e noi che lo sosteniamo impegneremo tutte le nostre forze.

--Taranto, l’Ilva e il sistema delle grandi industrie

a)
dall’emergenza ambientale allo sviluppo ecocompatibile
L’ambiente, come parametro del cambiamento di una comunità che non deve più inseguire i problemi ma anticiparne e governarne i processi di trasformazione, è qualità della vita ma anche inevitabile passaggio del nostro territorio da una dimensione macroindustriale ad un grande terziario complesso, che per un lungo periodo dovranno convivere. Ambiente e sviluppo si incrociano e il governo di questa convivenza ed i tempi e i modi di questa trasformazione saranno il banco di prova della nuova classe dirigente cittadina e del suo buon diritto a rappresentarne gli interesi.
Noi ci troviamo oggi a dover convivere con una doppia realtà: da un lato quella macroindustriale, rappresentata principalmente dall’Ilva e dall’Agip, dall’altra quella del macro-terziario, rappresentato dallo sviluppo della portualità e retroportualità. Una situazione questa che nei prossimi anni tenderà a creare una conflittualità che avrà bisogno di essere governata. Noi rifiutiamo con forza di prendere in considerazione l’unico, obbligato futuro che ci propina Riva: acciaio, più acciaio e sempre ancora solo acciaio.
-----omissis-----
Di converso per avere solo un’idea di quanto sia drammatica ed in piena emergenza ambientale la nostra situazione basti sapere che dai camini dell’Ilva viene fuori il 10% di tutto l’ossido di carbonio diffuso nell’atmosfera dell’intera Europa, il 9% di piombo, il 9% di diossina, l’8% di idrocarburi policiclici aromatici. A comporre un quadro ancora più preciso, oltre a questa miscela micidiale di emissioni, c’è la collocazione dell’Ilva di Taranto al vertice della classifica per la quantità e qualità di fumi dannosi per la salute e l’ambiente che esce da un solo impianto.
Sono dati questi che, per l’autorevolezza della fonte, rapporti dell’Eper (il registro europeo sulle emissioni inquinanti) devono costringerci ancora una volta a stare con i piedi per terra evitando di lanciare improvvidi quanto assolutamente strumentali messaggi di inversione della tendenza in atto che abbiamo sentito riecheggiare proprio alcune settimane orsono in occasione del tavolo di verifica sull’atto di intesa. Questi sono dati che internet fa viaggiare in tutto il mondo e contribuiscono ad ingenerare nell’immaginario collettivo come conseguenze: una città ed un territorio poco accogliente e non salubre e con scarsa capacità attrattiva di investimenti esterni.

b) Un presidio forte ed autorevole al servizio esclusivo di una comunità indifesa.

La nuova amministrazione comunale marcherà chiari segnali di discontinuità con il comportamento assunto dalle passate amministrazioni ma anche con l’inazione che fin dal suo insediamento sta caratterizzando la gestione della Provincia. La scelta di rinuncia alla costituzione di parte civile nei recenti procedimenti giudiziari da parte di Comune e Provincia è stata scellerata e sciagurata poiché ha privato la comunità tarantina di un forte potere di condizionamento verso la grande industria in direzione di interventi ben più incisivi e significativi che non quelli prodotti con gli atti di intesa, assolutamente poco rilevanti rispetto alla complessità della problematica..
Spetta alla nuova amministrazione erigere un presidio forte, autorevole e non condizionato, sul piano sia politico che economico, né dal ricatto occupazionale, erigere un presidio al servizio esclusivo di una comunità indifesa.
-----omissis ...
Intanto vogliamo provare a rompere il silenzio imbarazzante che ha avvolto l’entrata in funzione delle batterie 3/6. Come è noto dopo le ordinanze del 2001 ed i decreti di sequestro disposti dal Magistrato da diversi mesi quegli stessi impianti sono tornati in marcia. Anche chi non è esperto di siderurgia sa ben quale sia la differenza fra gli impianti sottoposti a revamping (operazioni che sono state effettuate) e realizzazione di nuovi impianti con tecnologie innovative. Viene da chiedersi a cosa sia servito tutto questo tempo se non a sopportare la sequela di lamentazioni e la diffusione di quella specie di leggenda metropolitana con contorno di ricatti occupazionali periodici sulla mancanza di coke.
Dopo ordinanze e sequestri, a garanzia della tutela ambientale ci dobbiamo accontentare delle prescrizioni della Regione a firma dell’ex governatore Fitto che accompagnano il provvedimento autorizzatorio alla ripresa delle attività di queste batterie ovvero: “la ditta è tenuta a mantenere le emissioni sotto i limiti imposti dalla normativa vigente ed a contenere, in ogni caso, le emissioni stesse ai livelli più bassi possibili a seguito dell’utilizzo cui è tenuta dalla migliore tecnologia man mano disponibile”. Chi si era illuso che al posto delle batterie 3/6 una volta spente dovessero essere realizzate una o due batterie completamente nuove e tecnologicamente avanzate dal punto di vista dell’ecocompatibilità si è sbagliato. Nulla sappiamo né alcuno chiede ai tavoli di verifica sull’applicazione dell’atto d’intesa del tipo di lavori che sono stati fatti ed in particolare se, e quali sono le caratteristiche, siano stati installati efficienti dispositivi di captazione ed abbattimento polveri e fumi in particolare durante le operazioni di sfornamento. Dispositivi che erano assenti nelle vecchie batterie e che, peraltro è abbondantemente noto, non funzionano o funzionano male nelle altre. Il controllo secondo queste prescrizioni è affidato all’installazione dell’impianto di monitoraggio in continuo di polveri, anidride solforosa e ossido di azoto secondo i parametri indicati dall’assessorato regionale all’ambiente e alla trasmissione dei dati on-line al dipartimento Arpa di Taranto. Ovviamente di tutto questo non c’è traccia. Questa del monitoraggio è un’altra farsa che ci trasciniamo da anni. Le batterie ripristinate sono ormai in funzione da quesi due anni ma nessuno ci dice se l’impianto di monitoraggio funziona e quali dati abbia finora prodotto. Nessuno lo dice semplicemente perché non si è fatto assolutamente nulla.
Continua la farsa che da ben oltre 8 anni dalle prescrizioni della Giunta regionale del luglio 1998 non uno solo dei 6 camini annessi alla cokeria e lo stesso camino E312 dell’impianto di agglomerazione è stato collegato per il monitoraggio in continuo. Continua quella presa in giro nei confronti della comunità secondo cui l’organo di controllo oggi l’Arpa, si limita ad acquisire i certificati analitici relativi ad analisi in autocetrtificazione sugli oltre 200 punti di emissione convogliata senza che mai ci sia stata alcuna campagna di riscontro sia pure a campione sugli impianti più critici dal punto di vista della tipologia e quantità delle emissioni inquinanti. La verità, la scomoda ed inquietante verità è che i controlli non si fanno pur essendoci ormai leggi e prescrizioni che ne dettagliano le modalità.
----omissis-----
L’intesa con l’Asl per realizzare un luogo fisico (inagibili i locali in cui è attualmente la sezione Arpa di Taranto) dove legare ricerca e didattica per un sistema integrato dei controlli ambientali non basta. Nel riscrivere l’atto d’intesa, che è obiettivo prioritario della prossima amministrazione, va posto con forza la necessità di realizzare un luogo fisico all’interno dello stabilimento siderurgico ove far operare una adeguata task-force formata da tecnici e ricercatori dell’Arpa, dello Spesal aperta a ricercatori delle facoltà universitarie di Scienze Ambientali ed Ingegneria Ambientale.
-----omissis -----
Rispetto alla situazione attuale il Piano a regime prevede praticamente stabilmente in marcia n.4 altiforni al max della loro capacità produttiva, le 10 batterie di forni a coke, gli impianti di agglomerazione, le due acciaierie. E’ naturale che l’intensificazione dei processi di combustione e/o di trasformazione delle materie prime (altiforni, cokerie e agglomerazione), o di trasformazione della ghisa in acciaio (acciaierie) determina conseguentemente la liberazione da queste attività di una maggiore quantità di inquinanti sia sotto forma di gas che di particolato sottile oltre che allo stato liquido. Uno scenario assolutamente incompatibile con l’attuale situazione ambientale del territorio i cui strati bassi dell’atmosfera, non va mai dimenticato, sono già saturi di inquinanti allo stato gassoso tanto che per alcuni di essi, in particolare gli idrocarburi policiclici aromatici, il loro diradamento necessita mediamente di oltre 50-60 anni.
D’altro canto questo scenario è assolutamente incompatibile anche con le recenti prescrizioni comunitarie conseguenti alla cosiddetta accelerazione degli impegni legati alla Conferenza di Kyoto e che prevedono l’abbattimento di oltre il 20% come prima tranche iniziale nei prossimi anni di CO2. Uno scenario che vanificherebbe gli stessi risultati, tutti da verificare, attesi dall’introduzione rigorosa e puntuale delle BAT.
-----omissis
Proporremo la creazione di un tavolo permanente costituito da un comitato tecnico-politico cui demandare il compito di valutare periodicamente i dati dei diversi monitoraggi ambientali, a partire da quelli relativi alla qualità dell’aria, già sufficientemente disponibili, e predisporre una sorta di protocollo di azioni da intraprendersi e a cui devono attenersi le grandi imprese quali ad esempio periodiche riduzioni di marcia di alcuni impianti. Il comitato potrebbe essere formato dal Presidente della Regione, dal Presidente della Provincia, dal Sindaco di Taranto, dal Direttore generale dell’Arpa, dal Direttore del Dipartimento di Prevenzione, dai Presidi delle facoltà di Ingegneria Ambientale e di Scienze Ambientali.
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ma udite....udite....il pezzo forte è questo:


Al fine di non far gravare indiscriminatamente su tutte le fasce sociali i costi del risanamento verranno riviste tutte quelle misure adottate dal commissario straordinario di incrementi ai massimi livelli di imposte e tariffe, senza le riduzioni, le graduazioni e le agevolazioni pure previste a favore delle fasce più deboli. In particolare per l’incremento dell’addizionale comunale dallo 0,4 allo 0.8% dovrà essere definito in reddito minimo da esentare. Anche in considerazione dell’emergenza determinatasi con l’incremento dell’Ici nella misura massima occorre rapidamente porre mano alla revisione degli estimi e delle rendite catastali degli immobili del quartiere Tamburi sui quali si abbatte devastante l’azione di degrado e di svalutazione patrimoniale a seguito dell’inquinamento da parte della grande industria, ponendo a carico di Ilva la differenza del mancato introito nelle casse comunali.

Caro SIndaco,
ci avevo creduto........e per questo avevo scelto Lei.


Cloro Rosso, verso la soluzione?

Nella mattina di venerdì 28 Maggio 2010, presso l’assessorato ai servizi sociali del Comune di Taranto, si è avviato ufficialmente l’iter burocratico che porterà:
1) alla messa in sicurezza e in agibilità della ex-scuola Martellotta da parte delle ditte comunali congiuntamente al Cloro Rosso
2) all’affidamento dello stabile di via scoglio del tonno al Cloro Rosso
3) all’immediata assegnazione provvisoria del Teatro Mignon per lo svolgimento delle importanti attività che il Centro Sociale ha portato avanti in questi anni.
Consci della volontà di ambo le parti di rispettare gli impegni presi e sottoscritti durante l’incontro avvenuto a Palazzo di Città lunedì 24 Maggio, il Cloro Rosso e i suoi legali continueranno comunque a monitorare che tutto vada secondo gli accordi e i tempi stabiliti.
Taranto ha dimostrato di esigere uno spazio sociale e di saperselo conquistare. Passa ora alle istituzioni il compito di assecondare la volontà della città e dei suoi cittadini.
L’ ”illegalità” dei diritti ha di fatto dimostrato che una legalità asettica, quella degli spazi abbandonati al degrado e delle istituzioni impermeabili ai conflitti e ai movimenti sociali che attraversano le metropoli non ha ragione di esistere. E' la storia che ce lo insegna.
CENTRO SOCIALE OCCUPATO AUTOGESTITO CLORO ROSSO TARANTO.

mercoledì 26 maggio 2010

L'acqua DEVE essere pubblica: lo vuole la gente!

COMUNICATO STAMPA
680mila firme raccolte. Adesso si punta al milione. Savona maglia rosa.

Seicentottantamiladuecentosettantotto firme raccolte in poco meno di un mese. L'obiettivo che il comitato si pone è adesso quello del milione di firme entro luglio. Un risultato che sorprende lo stesso comitato promotore dei 3 referendum per l'acqua pubblica e che vede la costante crescita della raccolta settimana dopo settimana. Non ci sono flessioni, ogni aggiornamento dai territori è una sorpresa. Solo questa settimana sono state raccolte oltre 154mila firme.
Savona è la maglia rosa del Giro d'Italia dell'acqua pubblica, la giocosa competizione che i promotori dei referendum avevano promosso tra i comitati provinciali. La città ligure ha più che raddoppiato l'obiettivo provinciale delle firme da raccogliere entro luglio.
I numeri della raccolta firme sono da record, mai una campagna referendaria aveva raccolto tante firme in così poco tempo nella storia della Repubblica. Il merito di questo successo va ai comitati territoriali e a tutti quanti si stanno impegnando per la riuscita della raccolta firme: migliaia di volontarie e volontari che, da un mese, sacrificano ore di tempo libero e di riposo per la campagna referendaria.
Avanti tutta, verso il milione di firme.

Roma, 26 maggio 2010

martedì 25 maggio 2010

Ilva: Migliori tecnologie in assoluto!

COMUNICATO STAMPA DI LEGAMBIENTE TARANTO
INACCETTABILE LA PRETESA DELL’ILVA DI FERMARE IL MONDO AL 2005

In una nota al Ministero dell’Ambiente datata 16 aprile 2010 l’ILVA ripercorre alcune fasi della complessa vicenda – ancora non giunta all’epilogo – dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
In particolare viene ricordato che il 15 gennaio 2005 un Decreto del Ministero dell’Ambiente istituiva una segreteria tecnica composta da esperti dello stesso Ministero, della Regione Puglia della Provincia di Taranto, dei Comuni di Taranto e Statte, dell’APAT (attuale ISPRA), del CNR, dell’ARPA Puglia e della ASL di Taranto.
Il 5 dicembre 2006 tale segreteria presentava il proprio Rapporto Tecnico avente per oggetto gli “interventi per il miglioramento dell’impatto ambientale e l’adeguamento degli impianti dello Stabilimento IlVA di Taranto alle Migliori Tecniche Disponibili”.
L’Ilva, secondo quanto dichiarato nella nota del 16 aprile, ha già realizzato molti degli interventi previsti nel Rapporto Tecnico e ha già speso circa l’85% dei 472 milioni di euro investiti allo scopo.
Nella stessa nota l’Ilva chiede pertanto al Ministero che l’AIA sia concessa con riferimento alle indicazioni contenute nel Rapporto Tecnico (vecchio ormai di tre anni e mezzo!) e delle BAT (migliori tecnologie disponibili), così come enunciate nel D.M. 31/5/2005 e non tenga conto delle BREF successivamente intervenute (anche se in bozze non definitive).
La posizione dell’Ilva risulta a nostro parere inaccettabile perché non tiene conto di numerosi, importanti elementi:

1. nel lungo periodo intercorso dalla presentazione del Rapporto Tecnico il quadro conoscitivo dell’inquinamento ambientale di Taranto si è ampliato enormemente grazie soprattutto ai controlli, alle indagini e ai monitoraggi dell’ARPA Puglia e della ASL di Taranto e l’origine industriale di gran parte delle emissioni inquinanti è stata sostanzialmente accertata;

2. i livelli di alcuni inquinanti – ultimo arrivato agli onori della cronaca il benzo(a)pirene – non rientrano certamente nei limiti previsti dalle normative vigenti e dunque occorre prevedere la rapida attuazione di misure atte a riportarli nella norma;

3. tra il 2005 (data del DM sulle BAT) ed il 2010 le conoscenze nel campo dell’inquinamento ambientale e delle tecnologie per il suo contenimento hanno fatto considerevoli progressi;

4. in considerazione della presenza a Taranto di un apparato industriale tra i maggiori nel Paese per dimensioni e tra i più inquinanti per lavorazione, le prescrizioni non possono che essere di ordine eccezionale, commisurate alla gravità dello stato di crisi del territorio come espressamente indicato in alcuni fondamentali principi contenuti nel D.Lgs 59/2005 ed in generale nella normativa in materia di A.I.A. e M.T.D. che prevedono si possa:
a) incidere sui processi produttivi piuttosto che sui sistemi di depurazione per ridurre i livelli di inquinamento in applicazione del principio della prevenzione
b) adottare, per gli impianti maggiormente inquinanti, misure di adeguamento più incisive e supplementari rispetto a quelle previste dalle M.T.D. (D.Lgs 59/05, art. 8)
c) prevedere prescrizioni che impongano limiti di emissione molto più rigorosi rispetto a quelli previsti dalle legislazioni nazionale e regionale (- 20% di quella nazionale in base alla L.R. 7/99) e mirare a “ridurre al minimo l’inquinamento” ( (D.Lgs 59/05, art.7 comma 4 )

Alla luce di quanto osservato, chiediamo con forza che:

- l’ILVA e le altre aziende industriali del polo tarantino adeguino rapidamente i loro impianti più inquinanti alle migliori tecnologie in assoluto (e non solo alle migliori tecnologie disponibili) per far fronte all’emergenza ambientale che attanaglia la città.
- gli Enti Locali definiscano nella riunione del Tavolo tecnico che si terrà il prossimo 28 maggio presso la Prefettura di Taranto misure urgenti e cogenti per affrontare le emergenze più pressanti pretendendo dalla grande industria rispetto per la nostra salute ed il nostro territorio
- il Ministero dell’Ambiente e la commissione IPPC adottino prescrizioni rigorose e tempi rapidi e certi per la concessione delle AIA alle aziende tarantine.

Ecolevante: i cittadini chiedono trasparenza



Per la data del 30.05.2010 presso il Castello Episcopio di Grottaglie, l’associazione “Sud in Movimento” ha organizzato un incontro dibattito il cui tema sarà “Discarica: arriva il 4°lotto?”.
L’evento rientra nel calendario di eventi denominato “ Percorsi informativi”, lo scopo è quello di dibattere ed affrontare con la comunità le problematiche del territorio, coinvolgendo direttamente i cittadini, rendendoli protagonisti, ciò al fine di scardinare quel meccanismo che li rende sudditi.
Con la presente, Vi invitiamo formalmente a partecipare al suddetto incontro, preavvisandoVi che Vi rivolgeremo delle domande precise relativamente alle vicende politico-amministrative che hanno riguardato la nascita e la gestione delle due discariche già in essere e sull’eventuale rilascio di nuove autorizzazioni per la realizzazione del 4° lotto o di ulteriori ampliamenti.
Ci pare opportuno precisare che la posizione politica assunta dall’amministrazione comunale, relativamente alla vicenda discarica Ecolevante, è oggetto di forte ed irreversibile disapprovazione da parte Ns., tuttavia riteniamo opportuno aprire un dibattito cittadino su quanto accaduto e sulle determinazioni che l’amministrazione intenderà adottare in ordine alle future richieste da parte della Ecolevante S.p.a o altra azienda interessata a tale attività.

È nostra intenzione chiederVi:

1. Dei chiarimenti sulle modalità con le quali l’amministrazione calcola l’ammontare delle royalty che la Ecolevante è obbligata a versare ?
2. Quali sono gli elementi di verifica utilizzati per accertare il corretto ammontare delle royalty ed anche quali sono gli strumenti utilizzati per recuperare le somme non versate o le differenze non versate?
3. Come mai nessuna azione di verifica è stata sinora posta in essere e nessuna azione giudiziale è stata intrapresa per recuperare le somme sinora non versate?
4. La disponibilità a domandare all’ARPA Puglia di effettuare dei carotaggi nei primi due lotti di discarica ed anche nel cosiddetto 3° lotto, l’analisi del percolato, l’analisi dell’acqua di falda a monte e a valle delle discariche, l’analisi dell’acqua corrente all’interno della condotta cantagallo ubicata sotto il III° lotto di discarica;
5. Se è Vs. intenzione autorizzare una nuova discarica o un ulteriore ampliamento, in caso di risposta negativa, la possibilità di far approvare dal Consiglio Comunale un atto di indirizzo con il quale si dichiari la indisponibilità del territorio ad ospitare altre discariche.
6. Le motivazioni per le quali l’amministrazione non si è costituita parte civile nel processo penale contro la Ecolevante ed il dirigente della provincia di Taranto, ed essendocene i termini se ritiene di farlo.


La presenza all’evento presuppone la Vs. disponibilità a rispondere alle suddette domande ed a quelle ulteriori che i cittadini intenderanno porre, in caso di assenza o diniego dell’invito, saremo liberi di interpretare le risposte alle suddette domande.
Riteniamo dunque opportuna la Vs. partecipazione al fine di aprire un dibattito democratico con la cittadinanza, precisando che non intendiamo retrocedere rispetto alle nostre posizioni che sono e resteranno in conflitto con l’esistenza della discarica sul Ns. territorio.
Ci pare opportuno informarVi che abbiamo provveduto ad invitare il signor Giuseppe Settanni al quale mediante l’invito abbiamo anticipato le domande che gli saranno rivolte.
Infine, rendiamo noto che la presente missiva sarà oggetto di divulgazione così come le successive comunicazioni che dovessero intercorrere.
In attesa di riscontro, distinti saluti

Grottaglie, li 11.05.2010, Il Presidente Avv. Ciro D’ALO’

lunedì 24 maggio 2010

Donne contro l'Ilva: il film

Da un lato, la più grande acciaieria d’Europa che con l’aumento annuale dei profitti vanta il primato nazionale di morti sul lavoro e d’inquinamento ambientale.

Dall’altro, donne combattive (lavoratrici, mogli, madri) che vogliono spezzare il bastone dell’arroganza, dell’impunità che mortifica la propria dignità, uccide i propri mariti e figli, che mina la propria salute. Donne che si ribellano contro quella che a Taranto è stata sempre considerata una salvezza, oggi il peggiore dei mali. L’Ilva.

Venerdì 28 maggio 2010 - ore 21.00 - Taranto, presso il Cantiere Maggese, in via Cava 90-Largo San Gaetano,proiezione del documentario "La Svolta. Donne contro l'Ilva"di Valentina D'Amico. Per info: http://lasvoltadonnecontroilva.wordpress.com

L'ho visto nascere ed affermarsi

Era bello il panorama che si godeva dalla mia abitazione quasi trenta anni fa quando entrai in una cooperativa ai confini della Salinella. Il golfo di Taranto, da Capo San Vito sino alle propaggini del porto mercantile, le isole Cheradi, i monti della Calabria nelle giornate terse, tanto verde intorno, alcune abitazioni a due piani, il “muraglione” di Viale Virgilio sino alla sua fine, uno strano palazzone proprio sorto lì, a volte era visibile la lunga scia di un fumo che si perdeva all’orizzonte. Quest’ultimo particolare per me era cosa normale vista la sua provenienza a me familiare, nasceva nei pressi di quello che fu il luogo del mio trentennale posto di lavoro: il centro dell’area a caldo del più grande stabilimento siderurgico d’Europa. Quel “paesaggio” straordinario si completava sotto casa, dove ogni mattina un brulicare e vociare di bambini di una scuola elementare rendeva il tutto più gradevole. In tutti questi anni è tanto cambiato ciò che mi stava intorno e con esso la società, l’economia, la politica, le istituzioni, l’ambiente diremmo oggi, perché li comprende tutti. Una città nel frattempo impoveritasi nel suo “reddito procapite”, ricca solo per le sue grandi aziende ed il loro Pil ed oggi tra tante difficoltà economiche e qualche ripresa. Il saccheggio delle casse pubbliche della città da parte di una banda di manigoldi ha reso tutto terribilmente più grave. Ho anche visto sorgere e realizzarsi, in questo periodo, il nuovo Arsenale Militare, un raccordo stradale importante, due altre scuole che hanno sostituito quella piccola, originaria. Quest’ultima abbandonata si avviava in modo fatale a divenire con gli anni l’emblema delle contraddizioni di questa città…come tante altre. La sua piccola ma significativa storia, però, cambia nel marzo di due anni fa quando un gruppo di ragazzi nel primo mattino si introduce in essa attraverso un varco prodotto e poi subito da loro ricomposto. Sembrava all’inizio poter finire, come per tanti altri luoghi, il rifugio di molte solitudini, invece quei ragazzi cercarono ed ottennero uno spazio per stare insieme per socializzare per creare e ricrearsi. Quel luogo “fisico” divenne rapidamente “politico” nel senso vero, alto del termine. Tantissime iniziative culturali, spettacoli, ricreazioni, una palestra attrezzata, assente da sempre nel quartiere. Nacque "Il Cloro Rosso". Ragazzi di ogni parte del territorio trovavano lì occasione di incontrarsi, di discutere e divertirsi, la possibilità di ampi parcheggi che solo la periferia offre. Quella zona esterna della città in determinati momenti diveniva centrale, essenziale per molti giovani, alternativo al centro cittadino o a ritrovi lontani. Si era distanti fisicamente ma al tempo stesso al centro dell’attenzione dei riflettori dei mezzi di comunicazione. Una novità assoluta da valorizzare o cancellare. Alcuni hanno usato politicamente la vicenda e lo rifaranno puntualmente in questi giorni. Quale soluzione? Il terreno della legalità è fondamentale, ma questo deve valere per tutto e per tutti. Loro affermano che “ Lo stato di occupazione non è una rivendicazione identitaria ma un passaggio obbligato verso la conquista di spazi di autogestione e autorganizzazione, è per questo motivo che da 2 anni abbiamo intavolato una trattativa, complessa e sfiancante, con l’amministrazione comunale, una trattativa fatta di promesse, conferenze stampa risonanti e annunci pubblici ai quali però non è mai seguito un impegno concreto; fino ad arrivare all’epilogo beffardo di conoscere, tramite carta stampata, di essere sotto sgombero.” Questa vicenda ci insegna che essa è parte della più grande questione che un territorio possa avere, quella ambientale, cioè l’insieme di tanti fattori che interagiscono tra loro, quello economico, sociale, politico, culturale, morale, istituzionale. Se ne esce dando una svolta che leghi indissolubilmente la legalità alla politica alta, non quella dello sfratto senza garanzie certe che renderà tutto più difficile per la nostra città. Taranto ha già sperimentato amaramente l’uomo forte, prima e successivamente la donna della Provvidenza, non vogliamo che si ripetano quelle storie con il sindaco che voleva essere invece quello della speranza e della sua rinascita. Non uno ma cento di questi luoghi sono auspicabili, necessari, la nostra povertà culturale è, forse, peggio di quella materiale che stiamo vivendo, essa porta alla visione di una vita grama in cui il consumo resta l’unico obiettivo comune, la solitudine dell’individuo così tornerebbe ad essere la condizione, funzionale, per il governo del più forte di turno. (giancarlo g.)

domenica 23 maggio 2010

NO ALLO SGOMBERO DEL CLORO ROSSO!

Comunicato stampa

Spiegare cosa è il Cloro Rosso in poche parole non è facile..
Siamo ragazzi e ragazze, studenti, precari, lavoratori in nero, universitari fuorisede, invisibili;
figli della città più inquinata d’Europa e con il più alto tasso di malattie legate all’inquinamento ambientale, dove a 11 anni ci si può ritrovare con la sindrome da fumatore incallito e dove è stata rilevata presenza di diossina nella catena alimentare, figli di una città vittima del più grande dissesto economico della storia della Repubblica Italiana, ultimo atto di un sistema che nel corso di 30 anni ha tenuto insieme malavita, blocchi di potere, lobby locali e sindaci sceriffi; il tutto inserito nel contesto sociale di un meridione sempre più dimenticato.
Taranto è tutto questo. Una terra spogliata dei suoi diritti.
Sfidare la legalità e le istituzioni era l’unica arma a nostra disposizione per riportare al centro del dibattito politico cittadino il problema dell’assenza di spazi sociali.
L’occupazione della ex scuola Martellotta, avvenuta più di 2 anni fa, ha consentito ai ragazzi e alle ragazze di Taranto di creare quel primo laboratorio culturale, sociale e politico di cui la città necessitava. Il Cloro Rosso è ad oggi parte propulsiva e creativa di un processo di cambiamento reale dal basso che vede in prima linea il protagonismo delle nuove generazioni.
Riqualificare una struttura abbandonata ad anni ed anni di degrado (totalmente a proprie spese), creare una palestra popolare ormai indiscutibile punto di riferimento per tutto il quartiere, una sala di registrazione musicale, un laboratorio teatrale, offrire servizi come un internet point e una free-copyright zone, sono solo alcune delle tantissime attività che ogni giorno rendono vive le mura dello stabile di via scoglio del tonno.
Più di 200 iniziative tra concerti, rappresentazioni teatrali, presentazione di libri, dibattiti e seminari, attraversate da migliaia di persone, sono la risposta a quelle forme di cultura, condivisione, partecipazione e democrazia di cui Taranto tanto necessita.
Sono proprio i sogni e l’entusiasmo di questa nuova generazione precaria e senza diritti che hanno portato a rianimare i conflitti che stanno attraversando Taranto in questi anni, dalla questione ambientale alle tematiche relative al lavoro e al welfare, e a iniziare così a ridefinire una nuova idea di città e municipalismo che passa dalla riappropriazione dei beni comuni a una ipotesi di uscita dalla crisi svincolate da logiche di mercato e profitto.
La nostra partecipazione alle giornate di critica al COP 15 di Copenhagen va proprio in questo senso.
Sin dal primo giorno, il Cloro Rosso si è dunque caratterizzato come una risorsa per la città di Taranto. Risorsa tuttavia precaria, in quanto la realizzazione di questo percorso passa indissolubilmente dalla questione relativa alla sua stabilità. Per noi lo stato di occupazione non è una rivendicazione identitaria ma un passaggio obbligato verso la conquista di spazi di autogestione e autorganizzazione.
E’ per questo motivo che da 2 anni abbiamo intavolato una trattativa, complessa e sfiancante, con l’amministrazione comunale, una trattativa fatta di promesse, conferenze stampa risonanti e annunci pubblici alle quali però non è mai seguito un impegno concreto; fino ad arrivare all’epilogo beffardo di conoscere, tramite carta stampata, di essere sotto sgombero.
Il sindaco Stefàno si deve assumere la responsabilità morale e politica di questa azione davanti a tutta la città e non solo; questa vicenda infatti è l’emblema dell’incapacità di una certa sinistra nel saper dialogare con i movimenti.
Nello stesso tempo possiamo dire con certezza, soprattutto perché l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle, che il sindaco Stefàno, in buona o cattiva fede, ha legittimato con questa ordinanza un sistema di blocchi di potere che da quando siamo entrati nella ex Martellotta si è messo in moto per ostacolare la nostra presenza.
Siamo riusciti ad ottenere un incontro con il Comune che si configura decisivo, nella mattina di lunedì 24 maggio, vista l’imminenza dell’atto amministrativo. L’appello che lanciamo al Sindaco è quello di ritirare immediatamente l’ordinanza e di trovare un accordo che eviti il peggio. Il nostro spirito propositivo non mancherà neanche nella prossima scadenza.
Pochi anni fa la CNN dichiarava, durante le contestazioni alla guerra in Iraq, che il movimento che richiedeva “un altro mondo possibile” fosse la seconda potenza politica del Pianeta.
Una risposta locale che ci siamo dati alla domanda su come costruirlo realmente questo “altro mondo” è il Cloro Rosso.
Purtroppo quel movimento è passato alla storia anche per altri tristi vicende..e Genova ne sa qualcosa.

Scegli, Sindaco Stefàno, da quale delle 2 parti stare.
GIU’ LE MANI DAL CLORO ROSSO! I SOGNI NON SI SGOMBERANO!
CENTRO SOCIALE OCCUPATO AUTOGESTITO CLORO ROSSO TARANTO
..FINO ALL’ULTIMO RESPIRO!

sabato 22 maggio 2010

Ancora stop

Presentazione del sit-in

Martedì 25 maggio pv alle ore 11.00, presso il Nautilus in Viale Virgilio 2 a Taranto, il Comitato Altamarea terrà la conferenza stampa di presentazione del Sit-In che si terrà la mattina del 29 maggio in Piazza Municipio a Taranto.

venerdì 21 maggio 2010

Una FIOM da credere??

IRI: OMICIDIO PLURIMO E DISASTRO AMBIENTALE.

Il 1° giugno il Processo per “omicidio plurimo” e “disastro ambientale”
contro 19 alti dirigenti dell’ILVA pubblica.
FIOM- CGIL parte civile.
“Processo storico più grande e significativo di quello di Porto Marghera”

Si preannuncia come il processo-svolta, addirittura più grande ed imponente di quello di Porto Marghera, quello che tra pochi giorni vedrà alla sbarra nelle aule del Tribunale penale di Taranto, 19 altissimi dirigenti dell’ex IRI, quella che guidava all’epoca dei fatti (dal ’65 al ’95 –ndr) il grande impianto siderurgico di Taranto.
Si comincia il 1° di giugno – dice Massimiliano Del Vecchio, l’avvocato che insieme alla FIOM CGIL Nazionale e tarantina e insieme alla CGIL, ha costruito l’impianto per la costituzione di parte civile del sindacato nel processo per “omicidio colposo plurimo” e “disastro ambientale”.
Una scelta quella del sindacato nazionale e locale – spiega Rosario Rappa, segretario della FIOM di Taranto – che non tende a difendere gli interessi dei lavoratori iscritti, ma l’interesse più grande e collettivo della salute di tutti i lavoratori e cittadini.
La conferenza stampa indetta stamattina da CGIL e FIOM ruota tutta intorno a questi due temi: il rapporto tra fabbrica e territorio e la tutela della salute e dell’ambiente.
Ma la FIOM non è più disposta a rimanere nell’ombra e comunica le azioni messe in campo, invitando al tavolo della conferenza stampa niente di meno che il numero due della FIOM nazionale, Maurizio Landini.
Mentre c’è un mondo che parla e straparla – dice Rosario Rappa – noi contro l’inquinamento, contro gli omicidi sul lavoro, contro le malattie professionali e contro gli infortuni, ci siamo mossi giuridicamente. In un clima da parolai noi facciamo i fatti e ci siamo costituiti in tutti i processi contro l’ILVA pubblica (dal ’65 al ’95 – ndr) e l’ILVA privata (dal ’95 ad oggi – Processo per l’”omicidio” di Antonino Mingolla - ndr).
La FIOM vuole collaborare all’accertamento della verità – dice Del Vecchio – e porta a patrimonio del processo la grande storia di riconoscimenti, battaglie, ma anche consulenze ambientali e mediche ad esempio effettuate sui prelievi ematici e gli escreti dei lavoratori dell’ILVA.
Dati, dunque. Preziosi più che mai anche per eventuali richieste di risarcimento dei danni.
Ma il processo del 1° giugno traccia anche un confine etico. Fondamentale per il sindacato.
I reati di omicidio plurimo e disastro ambientale sono aggravati dalla presenza di un motivo che il dispositivo del Giudice per l’udienza preliminare considera “futile” – specifica l’avvocato Del Vecchio - ovvero il profitto economico. E’ per questo che questo processo si preannuncia storico nell’ambito del diretto penale del lavoro. Di portata ancora più ampia – dice Del Vecchio - rispetto a quello di Porto Marghera.
Uno spartiacque tra il diritto e il mercato. Una traccia che la FIOM tende a rimarcare con forza.
Noi non siamo mai stati fermi – dice Luigi D’Isabella, segretario generale della CGIL di Taranto – e a testimoniarlo ci sono vent’anni di dati e ricerche epidemiologiche, di cause intentate dalla FIOM, dal nostro patronato INCA, dai legali della CGIL e di centinaia di risarcimenti e riconoscimenti per patologie un tempo non connesse al lavoro. Rivendico con forza tutto il lavoro svolto in sordina sinora da chi non ha mai abbandonato la trincea ed è rimasto in fabbrica, ha ascoltato i lavoratori, si è battuto in Tribunale, mentre c’era chi commentava caso mai qualche dato ambientale vecchio di due anni comodo davanti al monitor del suo PC.
Un processo, dunque, figlio di un impegno antico, costante.
Siamo state sentinelle silenziose – rimarca Rappa – ma abbiamo anche fatto tesoro dei racconti degli operai, di quel “sapere operaio” che oggi sembra irrilevante, ma attraverso il quale noi abbiamo costruito la piattaforma di diritti che oggi ancora con più forza rivendichiamo.
Ma ora il sindacato parla e lo fa a gran voce.
Noi ci siamo costituiti parte civile – dice ancora il segretario della FIOM jonica – e siamo stati gli unici. Forse perché ce lo possiamo permettere. Siamo liberi e non siamo sul libro paga di nessuno. Ma non intendiamo fermarci alla parte repressiva del reato, vogliamo poterlo prevenire.
Abbiamo varato un Piano Straordinario per i nostri delegati e nostri responsabili per la sicurezza – spiega Maurizio Landini, numero due della FIOM nazionale – consapevoli di un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro all’interno della fabbrica. Ma contiamo di formare nuove RLS e chiedere l’introduzione di Responsabili per la sicurezza speciali in grado di svolgere ruoli di controllo e segnalazione anche sulle tematiche ambientali.
Torna il “sapere operaio” e la centralità dei lavoratori. In questo Landini fa riferimento al Referendum.
Noi in questi giorni stiamo raccogliendo le firme per una proposta di Legge di iniziativa popolare per consentire ai lavoratori di poter esprimere direttamente la propria opinione su argomenti che li riguardano, vedi contratti o altro – dice Landini – per questo sappiamo quanto sia importante un Referendum, sempre che non sia un bluff o un imbroglio. L’importante che non sia un altro momento per fare chiacchiera tanto poi decidono gli altri.
Un riferimento al Referendum per la chiusura parziale o totale dell’ILVA che Rappa e D’Isabella esplicitano meglio.
Mettiamo vinca il Si – dice D’Isabella – va detto ai cittadini che nello schema del Referendum tutto torna nelle mani del Comune che entro 60 giorni dovrebbe decidere. Peccato che il Comune non abbia questo potere!
I cittadini saranno chiamati a dare il loro giudizio, ma per farne che – incalza Rappa.
Peccato che noi e molti ambientalisti condividiamo le stesse preoccupazioni – specifica D’Isabella – ma così la città rischia di dividersi su un tema difficile da rappresentare con un netto “si” o un netto “no”.
Lavoriamo insieme su un percorso comune – termina Rosario Rappa – per Leggi che vincolino, che sanzionino, condannino i reati contro la salute e l’ambiente, ma che consentano anche di mantenere standard produttivi ed occupazionali per una azienda che rappresenta, non dimentichiamolo, anche eccellenza di prodotto e di persone.
Subito dopo la conferenza stampa Maurizio Landini e Rosario Rappa si sono recati davanti alle portinerie dell’ILVA di Taranto per informare i lavoratori e distribuire materiale informativo circa le iniziative messe in campo dalla FIOM all’indomani dello sciopero sull’integrativo. (Radiofiom)

ENI, il nostro incidente quotidiano...

Nella mattinata di ieri, si è verificato l’ennesimo incidente presso le raffinerie dell’Eni di Taranto. Nonostante dall’azienda non sia arrivato alcun comunicato stampa, la notizia è trapelata ugualmente.
L’incidente si sarebbe verificato nella stessa zone dove, nella notte dello scorso 7 aprile, ci fu il famoso “effetto sonoro” dovuto ad una perdita da una tubazione dell’impianto platforming in fase di avviamento.
Ieri mattina invece, mentre alcuni operai effettuavano alcuni lavori di manutenzione nello svuotamento di alcune valvole, si sarebbe verificata un fuoriuscita di materiale (cherosene) dalle stesse, che per fortuna non ha causato danni a cose o persone. Sempre stando a quanto siamo riusciti ad apprendere infatti, la zona è stata messa subito in sicurezza, per poi permettere dopo poco tempo agli operai, di riprendere il lavoro. Insomma, tutto sommato un incidente di lieve entità. Ma resta comunque l’ennesimo episodio di una lunga serie.
E nonostante l’efficientissimo servizio di privacy da sempre voluto dall’azienda, per fortuna ci sono persone che continuano a segnalarci tali avvenimenti. Perché la sicurezza dei lavoratori e della loro salute, oltre che quella della città, restino sempre al primo posto. (Tarantoggi, pag. 12)

Sindaco squadrista

Comunicazione del Cloro Rosso

Il sindaco di Taranto ha firmato lo sgombero del Centro Sociale Cloro Rosso.

Oltre 200 tra dibattiti, iniziative culturali, spettacoli teatrali e musicali, una palestra popolare con 60 iscritti e tutto ciò che è passione e impegno non contano nulla, è più importante per l'amministrazione comunale riconsegnare l'ex scuo...la Martellotta al degrado. Non ci faremo intimorire, FINO ALL'ULTIMO RESPIRO!

Malattie rare e metalli pesanti

Un esempio da Empoli suggerito da un nostro lettore (P.M.)

Crescita record delle malattie rare
il Tirreno — 18 maggio 2010 pagina 01 sezione: EMPOLI

EMPOLI. Cresce nell’Empolese Valdelsa l’incidenza delle malattie degenerative del sistema neuromuscolare. Il dato, emerso durante il convegno nazionale dell’Associazione italiana contro le miopatie rare che si è svolto sabato in città, è impressionante. La sclerosi multipla e la sclerosi laterale amiotrofica (la terribile Sla) hanno registrato negli ultimi dieci anni un aumento molto importante...
...
«Forse stiamo pagando il prezzo del passato - spiega il dottor Leonello Guidi, responsabile dell’unità operativa di Neurologia dell’Asl 11 - nella storia industriale dell’Empolese Valdelsa l’utilizzo di metalli pesanti come il piombo, l’arsenico o solventi tossici che venivano a contatto diretto con l’operatore a livelli eccessivi, probabilmente ha contribuito a creare patologie capaci di trasmettersi alle generazioni future». Dieci anni fa le malattie di questo tipo nel circondario venivano rilevate in misura assai inferiore, circa la metà dei casi di oggi. Anche per questo la Regione sta elaborando un registro che tiene conto di come queste patologie sono distribuite sul territorio, indicando luoghi e ambienti di lavoro correlati.
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Fotovoltaico avanza

Gli impianti fotovoltaici installati nel 2009 in Italia sono raddoppiati rispetto al 2008. Questo è il dato fornito dal Gestore Servizi Energetici (GSE) nel rapporto sui dati statistici fino al 31 dicembre 2009.
A questa data il parco impianti annovera 71.284 unità per una potenza installata di 1.142,3 MW. Rispetto all'anno precedente il 2009 ha visto il parco impianti più che duplicarsi sia in termini di numerosità che di potenza.
Il_Solare_2009

giovedì 20 maggio 2010

Terrorismo di stato


Foto di Giulio Farella

Scaricabarile?


Acque da tutelare

“LA TUTELA DELLE ACQUE”
Stato attuale e prospettive future

Venerdì 21 maggio 2010, presso la II Facoltà di Ingegneria con sede in Taranto (Quartiere Paolo VI), con inizio alle ore 9,00 e termine alle ore 18,00, avrà luogo il IV° Seminario dal titolo “La tutela delle acque stato attuale e prospettive future”.
Penultimo appuntamento del ciclo di incontri itineranti promosso dall' Università degli studi di Bari (II Facoltà di Economia, II Facoltà di Giurisprudenza, II Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali con sede in Taranto) ed il Politecnico del capoluogo Pugliese (II Facoltà di Ingegneria con sede in Taranto ), si propone di affrontare tematiche di forte interesse socio-ambientali, attraverso un approccio sistemico e multi-disciplinare.
Lo sviluppo sostenibile, del quale la tutela delle acque risulta essere parte integrante, è infatti argomento di grande tenore a livello mondiale e di forte impatto sociale, soprattutto se rapportato alla nostra realtà territoriale, da sempre divisa tra industria e ambiente.
Si tratta di un Progetto UNESCO, patrocinato della Presidenza del Consiglio dei Ministri e appoggiato della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Taranto, nonché da importanti realtà imprenditoriali locali.
Il IV° Seminario, che si svolgerà in due sessioni, una di mattina e l’altra di pomeriggio, sarà moderato rispettivamente dal Prof. G. Andria, Preside della II Facoltà di Ingegneria (Politecnico di Bari) e dal Prof. M. Notarnicola, Direttore Vicario DIASS (Politecnico di Bari), coinvolgerà diverse figure di spicco nell’ambito istituzionale, politico, accademico e scientifico, nonché numerosi studenti, forze dell’ordine, professionisti ed esperti impegnati nel settore ambientale.
L'incontro risulta per tanto essere testimonianza evidente della partecipazione e della presenza attiva, sul Territorio Jonico,delle Istituzioni dimostratesi particolarmente vicine alle problematiche ambientali alle quali il seminario si propone di offrire soluzioni alternative.

Apriranno il Seminario ed a tal ragione si ringraziano:
Prof.N. Costantino – Magnifico Rettore Politecnico di Bari
Prof. C. Petrocelli – Magnifico Rettore Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dott. N. Vendola – Presidente Regione Puglia
Dott. G. Florido – Presidente Provincia di Taranto
Dott. I. Stefano – Sindaco Comune di Taranto
Prof. G. Assennato – Direttore Generale ARPA Puglia
Prof. B. Notarnicola – Presidente II Fac. Di Economia dell’Università degli Studi di Bari
Prof.ssa. S. Romanelli – Preside II fac. Di Scienze MM.FF:NN, Università degli Studi di Bari
Prof. A. Uricchio – Preside II Fac. Di Giurisprudenza, Università degli Studi di Bari