venerdì 25 aprile 2008

Memorie della Resistenza Italiana


Sono un testimone del secondo conflitto mondiale. O meglio, sono un testimone delle "due guerre" del secondo conflitto mondiale: della gurra fascista e della guerra partigiana.
La mia paura nel raccontare quegli anni è sempre stata questa: che la mia verità potesse prevalere fino al punto di tradire, di stravolgere l'altra verità, quella storica, quella che conta. (p. XI)

Un esercito partigiano che è cresciuto, direi misuratamente, verso la fine. Siamo partiti in pochissimi, poi siamo cresciuti. L'esercito partigiano della Liberazione è bene armato e bene organizzato. Soltanto se ricordiamo i giorni dell'8 settembre, i giorni bui dello sfascio, i giorni del cosidetto "disordne Badoglio", riusciamo a renderci conto del percorso compiuto nei venti mesi della guerra partigiana.(...)
E infine la primavera del 1945, una primavera di vittoria. Ma questa vittoria non è piovuta dal cielo. E' costata un prezzo enorme. Sono almeno 2000 i nostri caduti: i partigiani morti in combattimento, i partigiani fucilati o impiccati dai fascisti e dai tedeschi, i deportati morti nei campi di sterminio. E poi tantissime le vittime civili, le vittorie di rappresaglie, i prigionieri militari in mano tedesca morti in Germania (anche questi sono morti per la Resistenza), i soldati morti l'8 settembre al Brennero, nei Balcani, a Cefalonia combattendo contro i tedeschi.(pp. 173-174)

da Le due Guerre, Guerra fascista e guerra partigiana, di Nuto Revelli, Einaudi, 2003, pp. XI, 173-174

Nei primi giorni ci fu un bombardamento tedesco. Kisraoui , che non scendeva mai nei rifugi, volle andarci dicendo: "Se ti capita qualcosa, Velio mi ammazza!"
Era uno di quei cunicoli scavati nella roccia di cui è così ricco il sottosuolo napoletano e che erano adibiti un tempo a cantine per il vino e dove ora stanno allestendo percorsi turistici.
C'era una ressa impressionante e si sentiva quasi fisicamente la paura della gente, aggravata dagli inevitabili racconti degli episodi più tremendi mentre si attende il segnale di fine allarme. Secondo uno di questi, era crollato un palazzo e sembrava che la cantina nella quale si erano rifugiati gli inquilini fosse stata schiacciata dal peso delle macerie.
Non si sentivano segni di vita; le ricerche furono abbandonate; una bandiera e una scritta "cimitero di guerra" segnò il posto.
Ma una parte della volta della cantina non aveva ceduto e sotto c'era un enorme mucchio di cipolle; la gente che era sopravvissuta lì sotto mangiando le cipolle riuscì ad aprirsi un varco scavando con le mani e a uscire alla luce dopo quattordici giorni.

in Mabruk, Ricordi di un'inguaribile ottimista, di Nadia Gallico Spano, Am&D Edizioni, p. 227.


"E' da ieri sera che i tedeschi stanno scappando da Roma . Tutti lo sanno che è solo questione di una mezza giornata..." e tutti fecero sì... sì... con la testa ché era 'na cosa risaputa.
E con la cipolla in mano Nino cercò di arruffianarselo raccontandogli tutto quello che conosceva della grande Storia. La Storia che stava cambiando proprio in quelle ultime ore. Una Storia mondiale che avrebbe sbriciolato uomini e cipolle con il suo procedere portentoso. (p. 12)

Durante la guerra la notte era la fine del mondo.
Senza tutta la caciara dell'esseri umani, per dodici ora ci stava il silenzio e le finestre chiuse. Le nove di sera e le cinque di mattina si rassomigliavano come due minuti dello stesso quarto d'ora, e da Val Melaina al Quadraro era tutto un chiacchiericcio di grilli.(p. 22)

da Storie di uno scemo di guerra, di Ascanio Celestini, Einaudi, 2005.

Pochi istanti prima di
morire a voi tutti gli ultimi
palpiti del mio cuore.
W l'Italia
Domenico Fiorani (Mingo)


Edda, voglio scriverti queste mie ultime e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime sì, il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in tanta triste sventura.
Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono;
però uccidono il mio corpo non l'idea che c'è in me.
Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grnade lotta.
Di quella causa che fino a oggi ha servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso.
Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l'idea che purtroppo per poco ho servito, masempre fedelmente.
Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell'amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre.
Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti.
Addio Edda

Frittaion Bruno.


Mimma cara,
la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t'allevano, amali come fossi io.
Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro.
Non devi piangere nè vergognarti per me.
Quando sarai grande capirai meglio.
Ti chiedo solo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo.
Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandovi

la tua infelice mamma

Paola Girelli

Da Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) a cura di Poero Malvezzi e Giovanni Pirelli. Einaudi, 1955.

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