Il Comitato per Taranto intende esprimere la sua preoccupazione per i recenti risultati delle analisi che Arpa e Asl Ta stanno conducendo sugli animali e sulle acque dei pozzi a ridosso della zona industriale.
La presenza di diossina nell'acqua di un pozzo vicino allo stabilimento siderurgico preoccupa per le implicazioni che ciò inevitabilmente comporta sulla salute dei cittadini tarantini.
Dopo il sangue, il formaggio, il latte materno e quello ovi-caprino, ora anche nell'acqua emergono tracce di diossina oltre i limiti consentiti per legge (già irragionevolmente elevati).
Anche l'esito degli esami sulla pecora deceduta a Pasqua parla chiaro: era piena di diossina.
Si ripropone con urgenza l'assoluta necessità di individuare con certezza tutte le fonti inquinanti, il periodo a cui la produzione di diossina risale e le relative responsabilità.
Occorre, inoltre, sottoporre a controllo costante tutte le sorgenti di diossina presenti sul territorio jonico.
Dovranno essere le stesse aziende che hanno prodotto un simile disastro a dovervi porre rimedio bonificando i siti inquinati, ma soprattutto risarcendo gli allevatori che stanno pagando per situazioni non a loro imputabili e di cui sono le prime vittime.
Ringraziamo l'Asl di Taranto, nella persona del dott. Conversano e l'Arpa Puglia per gli sforzi che stanno proficuamente profondendo per ridare dignità ad una città mortificata da anni di inquinamento, ma anche di silenzi e di irresponsabilità istituzionali.
Attendiamo i prossimi risultati sui campioni di tessuti, muscoli e organi interni prelevati sulle capre e pecore abbattute e provenienti da sette aziende del tarantino.
Chiediamo alle istituzioni di continuare ad intensificare campionamenti e controlli, assicurando così la difesa reale della sicurezza e la salute dei tarantini.
Ad una mappatura completa delle fonti inquinanti e dei soggetti responsabili non potranno non seguire provvedimenti in grado di arginare una situazione che rischia di esplodere in tutta la sua gravità.
Ricordiamoci che una società che non difende i propri figli è una società che non ha futuro. Noi tarantini quel futuro vogliamo averlo.
La presenza di diossina nell'acqua di un pozzo vicino allo stabilimento siderurgico preoccupa per le implicazioni che ciò inevitabilmente comporta sulla salute dei cittadini tarantini.
Dopo il sangue, il formaggio, il latte materno e quello ovi-caprino, ora anche nell'acqua emergono tracce di diossina oltre i limiti consentiti per legge (già irragionevolmente elevati).
Anche l'esito degli esami sulla pecora deceduta a Pasqua parla chiaro: era piena di diossina.
Si ripropone con urgenza l'assoluta necessità di individuare con certezza tutte le fonti inquinanti, il periodo a cui la produzione di diossina risale e le relative responsabilità.
Occorre, inoltre, sottoporre a controllo costante tutte le sorgenti di diossina presenti sul territorio jonico.
Dovranno essere le stesse aziende che hanno prodotto un simile disastro a dovervi porre rimedio bonificando i siti inquinati, ma soprattutto risarcendo gli allevatori che stanno pagando per situazioni non a loro imputabili e di cui sono le prime vittime.
Ringraziamo l'Asl di Taranto, nella persona del dott. Conversano e l'Arpa Puglia per gli sforzi che stanno proficuamente profondendo per ridare dignità ad una città mortificata da anni di inquinamento, ma anche di silenzi e di irresponsabilità istituzionali.
Attendiamo i prossimi risultati sui campioni di tessuti, muscoli e organi interni prelevati sulle capre e pecore abbattute e provenienti da sette aziende del tarantino.
Chiediamo alle istituzioni di continuare ad intensificare campionamenti e controlli, assicurando così la difesa reale della sicurezza e la salute dei tarantini.
Ad una mappatura completa delle fonti inquinanti e dei soggetti responsabili non potranno non seguire provvedimenti in grado di arginare una situazione che rischia di esplodere in tutta la sua gravità.
Ricordiamoci che una società che non difende i propri figli è una società che non ha futuro. Noi tarantini quel futuro vogliamo averlo.
1 commento:
ma non c'è nulla in corso per diminuire anche il "limite massimo" che la legge prevede?
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