lunedì 14 aprile 2008

Come si fanno le grandi opere

Opere e territorio. Parte seconda
Dopo le istruzioni per la VIA facile, ecco un esempio di come si "tengono a bada" l'ambiente e le popolazioni locali per opere di "interesse nazionale". Non sempre tutto passa inosservato e quando viene fuori il trucco si capisce qualcosa di più di come vanno le cose.


Da Filippo Incorvaia, servizio di Domenico Guarino (controradio)

Tredici condanne e tre assoluzioni di cui due per prescrizione, sono state chieste per i danni provocati alle falde idriche e ai torrenti dai cantieri per l'Alta velocità tra Firenze e Bologna, nel territorio del Mugello. Le condanne e le tre assoluzioni sono state chieste dal pm Gianni Tei nei confronti di 16 fra dirigenti e dipendenti di Cavet, il consorzio di imprese che ha avuto in appalto i lavori. Sulla quantificazione della pena si dovrà attendere la fine della requisitoria che proseguirà con il pm Giulio Monferini per le accuse relative all'inquinamento provocato dai residui delle escavazioni per le gallerie. Il pm Tei, come già anticipato alla scorsa udienza, ha chiesto al tribunale la trasmissione degli atti del processo alla Corte dei Conti per valutare eventuali responsabilità per danno erariale a carico di Regione Toscana e ministero dell'Ambiente, per omesso controllo: secondo il pm, sulla realizzazione dell' Alta velocità, di fatto è mancato. E' vero che fu costituito a tal fine l'Osservatorio ambientale, ma ha finito per funzionare come "parafulmine", non impedendo che si realizzassero i danni ambientali.
L'azione dell'Osservatorio avrebbe dovuto rafforzare i controlli di Regione e ministero, non sostituirli. Il pm ha poi spiegato che Cavet, il consorzio di imprese che si aggiudicò i lavori, "ha fatto ciò che ha voluto e potuto fare", confutando i vari argomenti addotti per giustificare i problemi idrici verificatisi nel corso dei lavori: dalla colpa alla siccità, al fatto che non dipendeva dai cantieri, alla tesi che l'acqua sarebbe tornata o che tutto era previsto.
E' stato anche sottolineato come il geologo della Regione che, nel '95, segnalo' i rischi per le falde a causa della costruzione, "non ha fatto carriera: era al settimo livello e lì è rimasto". Infine il pm ha anche citato la teoria economica della "cattura", per evidenziare come nel caso della Tav "l'opera era tale che alla fine si è imposta, è passata avanti alle specifiche esigenze dei diversi portatori di interessi".
Il processo, che vede imputate oltre 50 persone, proseguirà il 17 aprile.

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