mercoledì 14 gennaio 2015

Pronti per la ri(de)generazione urbana delle tartarughe e delle sirene!


Quando si parla di Task Force e Sinergie a Taranto c'è sempre puzza di gran corsa al magnamagna pubblico-privato. Un sospetto difficile da allontanare quando si sa che qui, da cent'anni e più, ogni volta che lo Stato apre i rubinetti a Comune e co. spuntano come mummie dai sarcofagi le mani sulla città e le proposte "creative" di chiunque abbia fiato e corde vocali per dirne una qualsiasi.
Quando c'è aria di una bella "sfilata di stato", i comunali tirano fuori dalla naftalina il vecchio cappotto Blandino e se lo infilano, magari con qualche lustrino accumulato nel tempo tipo il famigerato piano Bohigas o le comicità della ri(de)generazione urbana.
Il Comune delle Tartarughe e delle Sirene ci ha sempre stupito con effetti speciali assolutamente controproducenti e ora si presenta con una squadra di anziani tecnici decimati dall'asma da Ilva e dal blocco delle assunzioni, con i futuribili bandi per professionisti noti pubblicati in sordina, con archivi decimati dai tarli e dalla muffa in cui ogni ricerca è vana, con degli assessori a cambio stagionale o semestrali come le auto del fu Daddario.
Intanto godiamoci quest'articolo del giornalista amico di confindustria, che pompa entusiasmo e libera tutti da ogni peccatuccio del passato con frasi degne della migliore Democrazia Cristiana tipo: "il meglio dei progetti sviluppati nell’arco di trent’anni e rimasti largamente compiuti per mancanza di fondi da parte dell’ente locale, per le oggettive difficoltà del restauro e per l’estrema parcellizzazione della proprietà privata
Un capolavoro di cerchiobottismo per una realtà come la Città Vecchia, dove le case che crollano sono quelle del comune (che ne detiene il 70% di tutto il costruito... altro che frammentazione privata!). Rinverdisce il piano Blandino che di anni ne ha quasi 50 (attualissimo!), e si evoca una qualsiasi, fatale mancanza di fondi  e/o la "difficoltà del restauro" (quale?), per coprire tutti i soldi sperperati, l'incapacità dei tecnici o le commesse ad imprese inadeguate (per usare un termine politicamente corretto, ma varie inchieste ne suggerirebbero ben altri).
La ciliegina sulla torta è quel "rimasti largamente compiuti" che lascia aperta l'ambiguità tra il peccato che siano quasi completamente realizzati o il lapsus di un "incompiuti" monco che avrebbe fatto sembrare ancora più ridicolo il comune che spara raffiche di progetti e poi partorisce topolini per tartarughe.
Come Achille, infatti, le giunte tarantine inseguono il loro tartarugario, che già puzza prima di nascere, e sa lì a testimoniare gli ultimi decenni di attenzioni e pianificazione, insieme ai palazzi depredati e crollati.
Ne vedremo delle belle!

Taranto, piano unico per la Città vecchia

I tempi sono stretti e il Comune di Taranto vuole essere pronto per presentare una proposta sulla Città vecchia al ministero dei Beni culturali non appena il decreto sull’Ilva e su Taranto, attualmente al vaglio del Senato, diverrà legge. Fra gli interventi per la città, il recupero della parte antica di Taranto, che è tutta sul mare, è probabilmente il più importante. Il Comune pensa ad una proposta che riunisca il meglio dei progetti sviluppati nell’arco di trent’anni e rimasti largamente compiuti per mancanza di fondi da parte dell’ente locale, per le oggettive difficoltà del restauro e per l’estrema parcellizzazione della proprietà privata. Alla sintesi lavorerà una task force formata dai tecnici dei vari assessorati: Città vecchia, Urbanistica, Lavori pubblici e e Patrimonio. Quando si parla di ritorno alle progettualità esistenti si parla soprattutto del piano Blandino - il primo ad essere messo in campo per la Città vecchia - e di quello dell’architetto spagnolo Bohigas, che si è già occupato del ripristino di altri centri storici. Il tutto - osserva il Comune - puntando sul coinvolgimento del partenariato, da Ance e Confindustria all’Arcidiocesi, e prevedendo anche il rifacimento delle reti impiantistiche che nella Città vecchia si presentano molto deteriorate. In verità, quasi un anno fa Ance e Confindustria avevano provato a costruire col Comune un’alleanza per la Città vecchia, ma il discorso, al di là dell'interesse manifestato dalla parte pubblica, non è mai decollato. Adesso si riparte. «Al nuovo tavolo istituzionale - osserva Antonio Marinaro, presidente di Ance Taranto - la città deve arrivare con concretezza, capacità propositiva e progetti realizzabili. In un quadro complessivo dobbiamo unire azione pubblica e privata». «Ci sono molte idee da riprendere e molte altre da rivedere anche perchè negli anni - sottolinea Leonardo Giangrande, presidente di Confcommercio Taranto - il profilo dell’Isola è radicalmente mutato: è drasticamente diminuita la popolazione, dai 15800 abitanti del 1969 si è arrivati ai 2400 di oggi, ci sono stati crolli a ripetizione, hanno chiuso diverse attività commerciali e il patrimonio storico e culturale si è deteriorato. L’unico intervento è stato l’insediamento dell'Università, che però ha rilanciato solo una parte dell’Isola».
Oltre alla Città vecchia, c’è attenzione anche sui lavori per il porto, altro intervento del decreto legge. Consegnata all’antivigilia di Natale, non corre rischio di stop la prima opera del pacchetto relativo al terminal container Evegreen. Si tratta dell’adeguamento della banchina per 48,740 milioni. Dopo non aver concesso la sospensiva, il Tar di Lecce ha anche respinto nel merito il ricorso di alcune imprese contro la nuova assegnazione fatta a fine agosto dall’Autorità portuale. Sono invece fermi i dragaggi dei fondali (51,867 milioni) che dovevano essere consegnati ad Astaldi il 5 gennaio ma due imprese (la seconda e l’ultima classificata) hanno chiesto la sospensiva al Tar. L’udienza è attesa intorno al 20 gennaio. (Sole24h)

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