domenica 18 gennaio 2015

In pompa magna

Centro salute ambiente a Taranto, screening su 300 bambini delle scuole

“Il Centro salute ambiente può diventare un modello per tutta Italia. Credo sia molto avanzata un’attività di screening sulle patologie più rilevanti che hanno a che fare anche con l’inquinamento della città di Taranto". Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola partecipando a Taranto, insieme all’assessore regionale alla Salute, Donato Pentassuglia e al nuovo direttore generale dell’Asl Taranto 1, Fausto Rossi, alla presentazione dei primi dati della struttura tarantina e alle implicazioni del decreto sulla 'Terra dei fuochi.
Il centro, partito con una dotazione finanziaria di 13 milioni di euro, integrata un mese fa con altri 4,2 milioni e l'estensione delle attività ai territori di Brindisi e Lecce, è stato avviato lo scorso primo settembre per valutare la correlazione tra esposizioni ambientali attraverso tutte le matrici e gli effetti sulla salute umana. La struttura ha avviato attività di monitoraggio e ricerca e le relative dotazioni strutturali e infrastrutturali.
“Il Registro tumori – ha aggiunto Vendola – è uno dei più evoluti, avanzati e meglio accreditati di tutto il nostro paese. Insomma, non è tutto fermo a Taranto, si va avanti con un lavoro durissimo, in profondità, con il coinvolgimento degli operatori sanitari, dei cittadini, delle associazioni, del Tribunale dei diritti del malato. Credo che Taranto abbia energie e risorse straordinarie che vanno finalmente liberate. Non si può dire solamente tutto il male, qualche volta bisogna dire anche tutto il bene di questa città”.
SONO CINQUE LE MACRO AREE - Sono cinque le macro aree d’intervento sulle quali è incentrata la pianificazione del Centro salute e ambiente di Taranto, che vede una integrazione delle strutture di Arpa e Asl per “dare una risposta immediata e condivisa alle tematiche di ambiente e salute”. Lo ha spiegato Lucia Bisceglia della Regione Puglia nel corso di una conferenza alla quale hanno partecipato il governatore, Nichi Vendola, l’assessore regionale alla Salute, Donato Pentassuglia, il nuova manager dell’Asl Taranto 1, Fausto Rossi, il dirigente di Arpa Taranto, Roberto Giua e il responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Michele Conversano.
La prima macro area è dedicata al monitoraggio ambientale con il potenziamento delle capacità di controllo e conoscenza degli effetti dell’inquinamento atmosferico, la seconda è destinata alla valutazione dell’esposizione agli inquinanti che impattano sulla popolazione Taranto. La terza macro-area è dedicata alla sorveglianza sanitaria con percorsi per migliorare la prevenzione e l’assistenza, la quarta è destinata alla sorveglianza epidemiologica per valutare gli attuali effetti sanitari associati all’inquinamento atmosferico e la quinta riguarda la comunicazione e la formazione del personale.
“L'Asl – ha precisato c – ha già avviato iniziative di condivisione con medici di medicina generale che verranno strutturate in un secondo momento. Sono ben venti le linee di intervento attivate fino ad oggi, a cui si aggiungono quelle per i territori di Brindisi e di Lecce essenzialmente legate al monitoraggio ambientale e alla sorveglianza epidemiologica”.
(Gdm)

“Mi sono permesso di aggiungere, su sollecitazione del parlamento, il territorio di Brindisi e Lecce perchè il Centro Salute e ambiente di Taranto in prospettiva deve diventare il centro di tutta l’area ionico-salentina, quindi delle tre province”. E’ quanto ha spiegato l’assessore alla Sanità della Regione Puglia Donato Pentassuglia presentando i primi dati del Centro Salute e Ambiente.
“Le criticità – ha osservato – sono importanti, ma i passi avanti fatti a Taranto sono notevolissimi e quindi sono fiducioso che con le deroghe del personale, extra budget sul Centro Salute e ambiente e su Terra dei fuochi si possa dare risposte ad evidenza scientifica”.
Pentassuglia ha precisato che il Centro “ha prodotto il 74% di accesso dei cittadini che hanno per la prima a volta risposto positivamente, ma è un processo culturale che deve vedere collaborare inevitabilmente medici di medicina generale, pediatri e cittadini. Bisogna lavorare parallelamente con l’Arpa per l’individuazione di tutti gli agenti inquinanti e di tutte le matrici. Il Decreto 'Terra dei fuochì nella sua legge istitutiva conteneva delle risorse ma non si era arrivati a una soluzione”.
Lavorare “con serietà – ha concluso Pentassuglia – da agosto al 18 dicembre  ha consentito di avere il plafond in acconto non di due milioni inizialmente previsti, ma di 8 milioni e 69mila euro per incrementare tutte le attività di screening e monitoraggio e di attenzionare una popolazione più ampia, non solo Tamburi e Statte ma tutta Taranto e Statte. Questo viaggia con i passi in avanti per il Registro tumori su cui stiamo lavorando per i dati del 2011: così diventiamo la punta più avanzata in Italia e questo è un motivo di vanto per il territorio”. (GdM)

“Abbiamo 'arruolatò con  l'Istituto superiore della sanità, i colleghi locali e l'Università di Brescia, finora 150 bambini e arriveremo a 300 che saranno sottoposti a test nelle scuole di tre aree della città: una più vicina alla grande industria, una intermedia e una più distante. In questo modo potremo vedere quanto la presenza degli inquinanti, come i metalli pesanti, possa influire sul loro sviluppo neurocognitivo e comportamentale”. Lo ha detto il responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Taranto, 1 Michele Conversano spiegando una delle attività di screening previste dal Centro salute e ambiente.
“Il Dipartimento di salute mentale – ha aggiunto – prenderà in carico questo problema. Non è uno studio solo conoscitivo, ma porterà l’Asl a sviluppare quegli interventi di prevenzione e assistenza che sono fondamentali per attenuare più precocemente il fenomeno. Il biomonitoraggio è essenziale per sapere sempre di più quello che esce dall’industria e quello che ricade nel terreno. Cerchiamo di sapere quello che abbiamo accumulato in questi anni all’interno del nostro territorio”.
Oltre allo screening nell’età evolutiva, negli allevatori e nei cittadini del rione Tamburi, il più vicino all’Ilva, è stato evidenziato quello del latte materno. “Ma questo progetto – ha puntualizzato Conversano – per ora è congelato perchè rientra nella prescrizione 93 dell’Aia Ilva”. Un altro studio che si sta definendo è quello dell’endometriosi. “Le attiviste dell’associazione – ha sottolineato il dirigente Asl – stanno lavorando con noi per il reclutamento delle donne per uno studio difficile ma indispensabile”. Infine, prosegue il controllo avviato nel 2008 per rilevare la presenza dei contaminanti negli allevamenti e negli alimenti. “Nel 2014 – ha concluso Conversano – sono stati 408 i campioni prelevati ma solo il 6% ha dato esito positivo in relazione all’inquinamento dell’area industriale. Questo è dovuto anche al fermo dell’allevamento dei mitili nel primo seno del mar Piccolo e al divieto di pascolo dopo l’abbattimento di ovini e caprini”. (GdM)

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