Ilva: tenda operai dell'indotto sotto al Comune di Taranto
Una tenda dei lavoratori dell'indotto Ilva in piazza Castello sotto Palazzo di Citta'. E' la decisione che hanno assunto per oggi e per domani gli operai delle imprese appaltatrici del siderurgico che protestano da alcuni giorni a seguito dell'ingresso dell'Ilva in amministrazione straordinaria, anche se non ancora formalmente ammessa. Con la tenda sotto il municipio di Taranto, i lavoratori, sottolineano i sindacati, vogliono rafforzare l'alleanza con l'istituzione comunale dopo che il sindaco, Ezio Stefano, e' stato in corteo nei giorni scorsi, messo a disposizione degli operai la sala del Consiglio comunale, fatto apporre uno striscione di solidarieta' della citta' all'esterno del palazzo e attivato un costante contatto con la presidenza del Consiglio. Oggi, quindi, non dovrebbero esserci presidi e blocchi stradali, avvenuti invece ieri sulle statali per Bari e per Reggio Calabria, bloccate dagli operai e dai trasportatori dalla mattinata sino alle 18 circa, mentre mercoledi' e giovedi' c'erano stati cortei dal siderurgico alla Prefettura e al Comune. Un rilancio della mobilitazione e' previsto pero' per lunedi', specie se da Palazzo Chigi, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dall'amministrazione straordinaria non dovessero arrivare a stretto giro le garanzie che i sindacati chiedono da giorni in ordine ai crediti dell'indotto. In sostanza si chiede - ed e' anche quanto sollecitano le imprese attraverso Confindustria Taranto - che l'amministrazione straordinaria dell'Ilva non penalizzi i crediti maturati essendo una procedura concorsuale. L'indotto tarantino, secondo fonti industriali, dichiara di essere in credito complessivamente di circa 150 milioni dall'Ilva e se queste risorse non dovessero piu' arrivare o fossero decurtate per effetto dell'amministrazione straordinaria, le imprese, gia' in crisi e molto esposte con le banche, salterebbero.Elemento che indica la crisi dell'indotto e' anche il mancato pagamento ai dipendenti, in diversi casi, di retribuzioni che risalgono a sei-sette mesi fa. Nessuna manifestazione, oggi, da parte di Confindustria Taranto che aveva cominciato lunedi' mattina andando a Roma con 200 imprenditori in pullman e manifestando in piazza Montecitorio. Ma Confindustria Taranto, che lunedi' sera ha incontrato anche il ministro Federica Guidi, lunedi' prossimo si autoconvochera' con gli imprenditori sotto la Prefettura di Taranto e una delegazione sara' poi ricevuta dal prefetto di Taranto, Umberto Guidato. In definitiva, da fronti diversi, sia Confindustria Taranto che i sindacati vogliono tenere alto in queste ore il pressing sul Governo. Da parte dei sindacati potrebbe anche esserci una richiesta al viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, affinche' renda in qualche modo piu' esplicite e certe le garanzie che il Governo e il Parlamento si sono impegnati a fornire per l'indotto - in sede di emendamenti al decreto legge sull'Ilva - ma non si esclude che la stessa amministrazione straordinaria con i commissari Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi faccia un passo ulteriore dopo la dichiarazione dei giorni scorsi.
Tuttavia, anche se dovessero arrivare le rassicurazioni sulla tenuta dell'indotto - 3mila i posti di lavoro di Taranto - comunque non calera' la preoccupazione per le vicende dell'Ilva specie ora che l'azienda ha annunciato l'avvio della cassa integrazione dopo la scadenza dei contratti di solidarieta' durati due anni. Un incontro ci sara' al Mise martedi' sera tra amministrazione straordinaria, ministero e sindacati e i numeri della cassa potrebbero essere piu' alti rispetto alla solidarieta' (per Taranto fu sottoscritta per 3500 addetti ma non ha mai effettivamente superato i 1500-1800). Fiom Cgil e Usb di Taranto hanno gia' chiesto che la solidarieta', che ha ripercussioni economiche meno pesanti per i lavoratori, sia prorogata anche con l'Ilva in amministrazione straordinaria. Nessuna posizione ufficiale e' stata ancora assunta sul punto da Fim Cisl e Uilm Uil. La Fiom tuttavia, al contrario di Fim e Uilm, non firmo' allora con l'Ilva il ricorso ai contratti di solidarieta' perche' contesto' all'azienda la mancanza di un piano industriale e di un quadro prospettico sui carichi di lavoro di ciascun sito produttivo.(AGI).
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