Rassicurazioni sì, crediti ancora no tra Ilva e indotto la tregua è armata
Disponibilità, collaborazione, impegni, ma ancora nulla di garantito per le imprese dell’indotto in credito con Ilva per fatture scadute da sei mesi. Ieri due dei tre commissari straordinari della società, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, hanno esaminato la situazione del sistema degli appalti con i rappresentanti di Confindustria Taranto. Era assente Piero Gnudi per un’indisposizione. «Ilva – dice il presidente degli industriali Vincenzo Cesareo, facendo il punto dopo l’incontro - ha assicurato il pagamento dei crediti che matureranno dal 21 gennaio in poi. Lo farà con mezzi propri derivanti dall’attività industriale, con le risorse di Fintecna e con eventuali nuove aperture di credito del sistema bancario». Fin qui si tratta di una conferma di quanto anticipato da Gnudi nella lettera del 23 gennaio indirizzata alle imprese con la sollecitazione a ritornare al lavoro, in base ai contratti sottoscritti, e non far scattare così l’accusa di inadempienza.
Ma la partita che maggiormente interessa la vasta platea
delle ditte appaltatrici che hanno lavorato negli ultimi mesi per
tenere in funzione gli impianti Ilva a Taranto è il volume dei crediti
pregressi, quelli accumulati per 150 milioni negli ultimi sei mesi e il
cui mancato pagamento sta mettendo in ginocchio tutto il sistema. Per
questi, anche ieri pomeriggio, non è arrivata alcuna garanzia dai
commissari. C’è la procedura concorsuale dell’amministrazione
straordinaria che impone le sue norme. Si dovrà procedere
all’accertamento della massa passiva riconoscendo i singoli crediti. Si
lavora sull’ipotesi di presentare emendamenti al settimo decreto, che
sta per essere convertito in legge, per introdurre soluzioni che
agevolino il riconoscimento dei debiti accumulati da Ilva e consentire
il loro pagamento. «L’azienda ci è sembrata aperta a ricercare la
soluzione migliore per risolvere il problema – è sempre il commento di
Vincenzo Cesareo – il rapporto con Confindustria è buono nonostante il
confronto su un tema sensibile, si sono detti grati perché il nostro
sistema ha continuato a lavorare in tutti questi mesi anche senza essere
pagato. Noi aspettiamo, in ogni caso, che entro breve tempo sia
individuata la via d’uscita da questa situazione». Ilva ha poi chiesto a
Confindustria di allentare le tensioni e riaprire la possibilità di
collaborare, interrompendo la protesta e facendo rientrare i lavoratori
in fabbrica. Su questo punto Confindustria non ha potuto fornire
garanzie perché l’eventuale adesione a questo invito verrà fuori da un
dibattito interno. Per tornare al lavoro le imprese appaltatrici
dovrebbero assicurare con risorse proprie per due-tre mesi, il tempo
necessario al governo di perfezionare il provvedimento per Ilva, le
attività all’interno del centro siderurgico. In sostanza la marcia degli
impianti, la loro manutenzione e altri servizi dovrebbero essere ancora
a spese dell’indotto. In serata Ilva ha diramato un comunicato. «I
commissari – è scritto - hanno ribadito l’auspicio di un rapido
rasserenamento delle criticità legate alle forniture e alle tensioni
nell’indotto. Come già emerso nelle settimane scorse nel corso
dell’audizione al Senato del commissario straordinario Piero Gnudi, la
procedura di amministrazione straordinaria garantisce i pagamenti legati
alle nuove forniture anche nella prospettiva delle risorse finanziarie
che, si prevede, potranno essere disponibili. Per quanto riguarda il
pregresso, i commissari hanno assicurato tutta la loro disponibilità a
identificare soluzioni che garantiscano l’indotto locale». Hanno inoltre
confermato il pagamento degli stipendi di gennaio e l’impegno ad
accelerare lo sblocco delle risorse Fintecna e dei capitali sequestrati
alla famiglia Riva.
In mattinata i due commissari avevano incontrato il
prefetto Umberto Guidato, il sindaco Ezio Stefàno e l’arcivescovo
Filippo Santoro. In piazza Municipio non ci sono state reazioni da parte
dei lavoratori verso i commissari i quali non hanno voluto fare alcuna
dichiarazione dicendo soltanto che «noi stiamo lavorando». In serata,
dopo Confindustria, hanno avuto un confronto con i custodi giudiziari.
Nella tarda serata, infine, è cominciato il confronto tra i
rappresentanti sindacali dei metalmeccanici ionici e i dirigenti
aziendali, che hanno riconfermato il ricorso ai contratti di
solidarietà. (CdM)
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