Il porto delle beffe
Ancora uno stop all’avvio dei lavori di
dragaggio al porto di Taranto. Il Consiglio di Stato ha infatti
ribaltato il verdetto del Tar di Lecce, emesso lo scorso venerdì, che
aveva respinto le richieste di sospensiva presentate dalle aziende
Fincosit e Piacentini, arrivate rispettivamente seconda e decima nella
graduatoria del bando per l’aggiudicazione dei lavori. Ora, affinché vi
sia la firma ufficiale della ditta vincitrice (la Astaldi) bisognerà
attendere l’udienza del Consiglio di Stato fissata per il 10 febbraio
prossimo, “data – si legge in una nota dell’Autorità portuale jonica -
per l’esame in Camera di Consiglio delle misure cautelari richieste.
Solo dopo l’udienza, in caso di mancato accoglimento delle istanze
cautelari, l’Authority potrà procedere alla stipula del contratto ed al
riavvio delle attività”.
L'appalto – che consiste
nell’ampliamento dei fondali del terminal container sino a raggiungere
una profondità di 16,50 metri (rispetto ai 14 attuali) collegandolo al
rilancio della zona industriale Ilva - era stato aggiudicato – per
oltre 51 mln di euro - lo scorso 28 novembre all’azienda romana Astaldi.
Nuova beffa per i lavoratori di
Evergreen la cui cassa integrazione scade il 28 maggio prossimo. Già a
partire da ottobre 2014, il porto di Taranto ha visto una drastica
riduzione delle movimentazioni dei container. Si è passati dai 15.000
container lavorati al mese a soli 2.000. Ben l’85% in meno. La crisi
nasceva dalla volontà di Evergreen di spostare al Pireo l’unica linea
transoceanica ancora rimasta nella seconda città di Puglia, lasciando
allo scalo jonico solo due navi ‘feeder’ (con una capacità di carico
limitata). (Cosmopolismedia)
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