Ilva, impianti fermi per carenza di merci. Il Vescovo tra i manifestanti: "Intervenga il governo"
Lunedì numerosi impianti dell'Ilva si fermano a causa della mancanza di materie prime determinata dalla protesta dell'indotto. Così dopo il Treno Nastri 1, fermato nei giorni scorsi, dalle 7 del 2 febbraio si ferma anche il Treno Nastri 2 sino a data da destinarsi. In quest'impianto 150 lavoratori saranno inattivi tra ferie e solidarietà e 76 al lavoro per varie attività. Nell'area degli impianti marittimi, dove cioè ci sono gli sporgenti e le gru per lo scarico delle materie prime della produzione (minerali di ferro e fossili) e dei prodotti finiti, a Ima est dal terzo turno di domani sino al 3 febbraio, 100 lavoratori inattivi per quest'impianto. Sempre per gli impianti marittimi dell'Ilva, a Ima ovest dal terzo turno di oggi 121 assenti e 50 presenti.La situazione è drammatica e l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, questa mattina è andato nello stabilimento di Taranto per incontrare gli autotrasportatori che hanno nuovamente fermato i tir davanti alla portineria imprese dello stabilimento e proseguono la protesta. Al pari degli altri lavoratori dell'indotto lamentano il ritardo nei pagamenti delle spettanze da parte dell'Ilva e ritengono insufficienti le assicurazioni del governo sui crediti vantati prima dell'ingresso dell'azienda in amministrazione straordinaria.
Gli emendamenti presentati al decreto per Taranto, secondo Sna Casartigiani, "rimangono iniqui e non danno alle imprese certezza dei propri crediti". I rappresentanti della categoria chiedono "che le imprese di autotrasporto vengano classificate 'creditori strategici', che si facciano atti volti a garantire il recupero dell'Iva anticipata allo Stato per fatture non ancora riscosse" e sollecitano "l'immissione di pagamenti di acconti per l'eventuale nuove attività in 30 giorni". Per questo è stato chiesto dalle sigle di Autotrasporto un incontro al ministro dello Sviluppo economico e al presidente del consiglio. Le imprese, è stato spiegato all'arcivescovo, sono allo stremo e senza liquidità non potranno garantire nemmeno il pagamento del carburante.
"A Roma chiedo con forza, ancora una volta, di fare tutto il possibile perché la situazione venga risolta in tempi celeri, garantendo gli stipendi pregressi e certezze per il futuro". Lo ha detto l'arcivescovo di Taranto, mons.Filippo Santoro, durante la visita al presidio degli autotrasportatori dell'indotto Ilva davanti alla portineria C dello stabilimento.
"Non c'è dubbio - ha spiegato il presule - che la nostra sia una comunità ferita, oltraggiata, e che tante prove abbia già dovuto affrontare. Io, fratelli, oggi più che mai, mi sento di dirvi che non è più il tempo di piangere. Sono qui per portare solidarietà a chi chiede pane ed un futuro dignitoso per la propria famiglia". (RepBA)