giovedì 3 giugno 2010

Dal rigassificatore all'acqua...

Che sia un premio di consolazione per lo studio che qualche anno fa elaborò il progetto per il rigassificatore di Taranto? Mai fidarsi, teniamo gli occhi ben aperti sul porto!


Taranto, dopo 100 anni il progetto per dare al porto l’acqua potabile. Studio tarantino si aggiudica l’appalto da 8,5 milioni: una rete di condotte servirà cinquemila persone

L'acqua potabile al porto di Taranto non è più un miraggio per le cinquemila persone, tra portuali, Tct, Ilva, operatori privati, servizi di stato e imbarcati, che ruotano ogni giorno attorno all'area del porto. Lo studio tarantino di ingegneria Severini ha vinto la gara bandita dall'Authority, per un importo di 8.5 milioni, e preparerà il progetto per realizzare realizzazione la rete e le condotte di distribuzione in tutta l'area portuale che ne è sfornita. Ne occorrono minimo 64 litri al secondo, dai 16 ai venti metri cubo al giorno, in base alle previsioni contenute nel progetto della piastra logistica. Oggi, a parte la zona dove ha sede l'Autorità marittima servita da una derivazione della rete Aqp, nessun punto del porto riceve acqua potabile dell'Acquedotto pugliese. Evergreen, al molo polisettoriale, utilizza pozzi, le navi attraccate alle banchine si servono di autocisterne. Rifornimenti esigui rispetto alle esigenze complessive.

L'unico contributo arriva dalla dorsale alimentata da una tubazione di proprietà dell'Asi, proveniente dal serbatoio di 1500 metri cubi in località Mater Gratiae, capace di trasportare al massimo 14.5 litri al secondo, insufficienti a garantire l'autonomia del porto. Lo studio Severini prevede condotte di distribuzione agganciate innanzi tutto al sistema idrico che Aqp estenderà alle marine dei paesi del versante occidentale (Palagiano e Massafra) da cui potrà assorbine fino a 120 litri al secondo e, come ulteriore contributo, una più modesta alimentazione dal quartiere Croce. In ogni caso, è scritto nella relazione di accompagnamento al progetto, «il porto non può essere considerato alla stregua di un quartiere urbano come se fosse una semplice appendice delle reti esistenti, ma dovrebbe essere dotato di un sistema autonomo di alimentazione realizzato con un adeguato impianto di accumulo e pompaggio in rete interna».
La fornitura dell'acqua potabile, in ogni caso, è un segmento del progetto complessivo posto a base della gara assegnata dall'Authority. Il progetto complessivo ha come obiettivo la sicurezza ambientale e di qualità dei servizi idrici integrati di cui il porto di Taranto ha bisogno praticamente da sempre. Questa enorme lacuna deriva dalla storia stessa del porto ionico. Il molo San Cataldo risale al 1904, la banchina della Calata 1 è del 1935, i restanti sporgenti e i piazzali sono legati all'avvento della siderurgia e si riferiscono agli ultimi cinquant'anni. Interventi frammentati, e con più esecutori, hanno creato una situazione non conforme alle leggi e inadeguata alla qualità e alla sicurezza ambientale di uno scalo marittimo moderno. Di qui l'incarico affidato dall'Authority di realizzare un sistema per la gestione razionale ed ecocompatibile delle acque meteoriche, la costruzione del sistema fognante, la razionalizzazione del sistema idrico potabile. Diciotto gruppi professionali di Ingegneria hanno partecipato al bando di gara, il vincitore è stato lo studio Severini. (CdM)

Nessun commento: