Beni dello Stato «donati» ai Comuni
I cinque milioni dell’area di Salina grande a Taranto costituiscono la quotazione più alta, da inventario del ministero delle Finanze, tra le oltre 1.400 voci (ma molte sono ripetute) catalogate nell’elenco di terreni e fabbricati dello Stato (tecnicamente, di proprietà del Demanio) destinati a passare di mano entro quest’anno per entrare nel patrimonio dei Comuni della Puglia nei cui territori ricadono. Tra gli altri ci sono anche l’ex convento di San Francesco della Scarpa (3 milioni e 800mila euro) e la sede del museo civico (4 milioni 695mila euro) a Bari e poi il campo militare Paradiso 82 milioni 106mila euro) a Brindisi, il palazzo della dogana delle pecore (3 milioni e 500mila euro) a Foggia e l’acquedotto di San Damiano (1 milione e mezzo di euro) a Gallipoli, in provincia di Lecce.
Il trasferimento di beni vendibili (seguiranno un altro elenco contenente invece i beni invendibili) è solo il primo passaggio di quel processo di trasformazione dello Stato italiano in senso federalista. Un processo che sembra proprio aver imboccato una china inarrestabile lungo quale le forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra, pare abbiano trovato un motivo di collaborazione.
Francesco Boccia, deputato del Partito democratico, già assessore al Bilancio della prima giunta di Bari a guida Emiliano nel 2004, nonché capo del dipartimento per lo Sviluppo delle economie territoriali della presidenza del Consiglio dei ministri durante il governo Prodi, è componente della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Il tema del federalismo demaniale gli sta particolarmente a cuore. «Perché - dice - significa che la partita del federalismo è cominciata e credo che la Puglia sia in grado di giocarsela fino in fondo. Ha tutte le carte in regola».
Onorevole Boccia, non c’è il rischio che la vendita dei beni pubblici si trasformi un’altra occasione di speculazione?
«Io credo che costituiscano un’occasione e sta alle autonomie locali fare in modo di valorizzare questi beni ricevuti in dote. Certo, il Pd ha chiesto e ottenuto, con proposte di modifica ed emendamenti, di fissare alcuni paletti alla possibilità di fare cassa con i beni sdemanializzati».
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