Rapporto Ecomafie, Puglia in vetta per ciclo illegale di rifiuti
Francesco Tarantini di Legambiente Puglia
Bari – SONO stati presentati questa mattina a Bari in conferenza stampa i dati pugliesi del Rapporto Ecomafia 2010, da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Lorenzo Nicastro, Assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia. Sul fronte del ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia mantiene saldamente il secondo posto con 735 infrazioni accertate (il 14,1% del totale nazionale), 583 persone denunciate, 12 arrestate e 486 sequestri. Nella classifica del ciclo illegale dei rifiuti delle province pugliesi quelle più colpite sono Bari con 272 infrazioni accertate seguita da Lecce con 193 e Brindisi con 117. Inoltre, la Puglia rimane la porta d’ingresso o uscita per i traffici internazionali di rifiuti.
Quest’anno nel Rapporto è stato inserito un capitolo sulle “navi a perdere” ossia tutte quelle navi che sono affondate in modo sospetto e che potevano trasportare rifiuti tossici per le quali la Legambiente ha chiesto alla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti di farsi promotrice di un’indagine conoscitiva. Nell’elenco delle “navi a perdere” per la Puglia è presente la Eden V che finì spiaggiata al largo del Gargano nel 1988 e la Alessandro I che affondò al largo di Molfetta nel 1991.
Nella classifica generale dell’illegalità ambientale 2009 in Italia, la Puglia si mantiene al quarto posto con 2.674 infrazioni accertate, 2.211 persone denunciate, 15 arrestate e 1.614 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale nazionale dell’illegalità ambientale troviamo Bari al 5° posto con 902 infrazioni accertate, Foggia al 10° con 577, Lecce al 13° con 536, Taranto al 19° con 429 e Brindisi al 37° con 230. Rispetto al 2008, in Puglia, in generale, aumentano le infrazioni accertate e le persone denunciate mentre per il numero dei sequestri effettuati è la seconda regione in Italia.“I numeri confermano –dichiara Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia– la risposta sempre più efficace alle aggressioni ambientali data dalle forze dell’ordine e dalla magistratura contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio. A questo si aggiunge che la Puglia è l’unica regione in Italia che ha promosso un accordo di programma finalizzato a creare una sinergia fra le forze dell’ordine, ARPA e CNR per rafforzare e potenziare l’attività di controllo e monitoraggio del territorio attraverso mezzi tecnologicamente avanzati per contrastare la criminalità ambientale”.
Aumentano gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316) e gli illeciti accertati (28.576 oggi, 25.776 lo scorso anno) pari a 78 reati al giorno, cioè più di 3 l’ora. Aumentano del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e dell’11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737).
Nello specifico, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58%) e i diversi reati contro l’ambiente marino e costiero.
In Puglia, dal 2002 ad oggi, ci sono state ben 30 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,6% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale.
Quello delle discariche abusive è un fenomeno ancora molto diffuso in Puglia, come dimostrano le numerose operazioni delle forze dell’ordine riportate nel Rapporto. La Puglia è oggetto anche di traffici interregionali di rifiuti come dimostrano le inchieste “Spiderman”, “Acciaio Sporco” e “Leucopetra” delle procure di Lanciano, Lamezia Terme e Reggio Calabria.
La Puglia non è immune neanche dalle agromafie un business che si traduce in 150 reati al giorno, che in Italia fatturano 50 miliardi di euro l’anno (dati CIA) e comprendono furti di attrezzature e mezzi agricoli, usura, abigeato, macellazioni clandestine e commercio di carni prive di controlli sanitari, caporalato, percezioni indebite di finanziamenti a danno della comunità Europea, danneggiamento alle colture, saccheggio del patrimonio boschivo.
Da segnalare l’operazione della Polizia di Stato del gennaio 2010, denominata “Count Down” che ha portato al sequestro di beni per un valore totale di circa 3 milioni di euro. In particolare, tra Tito e Venosa (PT) e Andria e Minervino Murge (BAT), sono stati sequestrati terreni, fabbricati, veicoli, mezzi agricoli, animali e diversi conti corrente.
Ci sono poi le inchieste legate alla diffusione delle rinnovabili sul territorio pugliese. Lo scorso 1 giugno, ad esempio, è stato sequestrato il parco fotovoltaico da 1 megawatt a Gioia del Colle. della società Silfab spa di Padova.
Lo ha disposto il sostituto procuratore della Repubblica Francesca Romana Pirrelli, che ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone della società, per mancanza dell’autorizzazione paesaggistica, deturpamento, violazione della Zps (Zona a protezione speciale) e falso.
L’inchiesta rientra nella più ampia indagine della Procura di Bari, che punta ad accertare la natura del business milionario attorno alle rinnovabili. L’ufficio requirente di Bari, infatti, ha indagini per associazione mafiosa, reati contro la Pubblica amministrazione e di tipo ambientale.
“L’azione di contrasto messa in campo dalle Forze dell’ordine, dalla magistratura, dalla Regione Puglia -conclude Tarantini- deve essere sostenuta concretamente dal Governo attraverso l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice Penale e mantenendo l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini sull’ecomafia”. (statoquotidiano)
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