mercoledì 23 giugno 2010

Alla faccia de "lu sole, lu mare e lu ventu"!

Crolla il mito del Salento. Dal boom dei tumori al business dei certificati verdi. L'inchiesta
Epidemiologia dei tumori in Puglia e nel Salento. La ricerca del Cnr (atmosfera e clima) sul Salento

Brindisi-Taranto, l'asse del male. Territori avvelenati, aria malata, terreni pieni di diossina. E popolazione che muore di tumori. Da quasi 20 anni ci sono dati incontrovertibili che documentano l'aumentata incidenza di malattie tumorali di origine ambientale nella provincia di Lecce. E ci sono dati Istat che indicano come e perché il Salento sia l'area più inquinata della Puglia. Un tasso di mortalità per tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni cresciuto vertiginosamente. Le aree interessate sono tutte nel Salento, da Lecce in giù. Maglie il paese più colpito (43 decessi nel 2004, 37 nel 2005), ma anche Gallipoli, Nardò, Tricase, Cutrofiano.

Dati che sforano la media regionale e che indicano, per tutto il Salento, un quadro di eccesso di mortalità attribuibile all'inquinamento ambientale di origine industriale. La provincia di Lecce, stranamente, è l'area a più alta incidenza di cancro della Puglia, secondo le statistiche Istat e le cifre dell'Osservatorio epidemiologico. Ma come? Non era Taranto la città più inquinata d'Europa a causa dell'Ilva e delle emissioni di diossina. E come mai i grandi colossi industriali si trovano a Brindisi (il Petrolchimico) e a Taranto (l'Ilva) e le gente muore di tumore a Lecce e provincia? La risposta è da cercare nel vento. Secondo lo studio dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Cnr, che ha indagato sugli agenti inquinanti presenti nell'atmosfera del territorio salentino, la causa è proprio nel vento. Che trasporta diossina da Taranto e altri tipi di agenti inquinanti dal petrolchimico di Brindisi.

E così il Salento del fotovoltaico, fiore all'occhiello dell'energia rinnovabile, non è altro che un centro di tumori per colpa di altre industrie. E non solo. Si scopre anche che è stato "colpito" dal business del certificati verdi. E che le 20 industrie di biomasse che vogliono costruire nella provincia di Lecce (portando olio da tutto il mondo e bruciandolo per produrre energia) hanno intenti niente affatto ecologici. Così come si scopre, grazie alla denuncia ad Affaritaliani.it di Giuseppe Serravezza, oncologo talentino, che ci sono interessi economici e le mani di aziende del nord, altre straniere e una siciliana, per sfruttare il territorio salentino per produrre energia, a discapito dell'ambiente e dei cittadini...



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Rapporto_ISAC_Provincia_2007

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