sabato 7 novembre 2015

Relazione molto (v)ispra

Relazione Ispra criptica sul raggiungimento dell’80% di prescrizioni AIA 

È stata finalmente pubblicata, sul sito delministero dell'Ambiente, la relazione sull'ispezione (la terza del 2015, la decima dal 2012) effettuata dai tecnici di ISPRA ed ARPA Puglia nei giorni 28-29-30 e 31 luglio presso l'Ilva di Taranto, atta a stabilire lo stato di attuazione delle prescrizioni previste dall'AIA (autorizzazione integrata ambientale) del 2012 poi rivista ed integrata (con lo slittamento nel tempo dell'attuazione di diverse ed importanti prescrizioni) dal Piano Ambientale redatto dagli esperti nominati dai commissari straordinari.

L'ispezione era fondamentale ai fini di conoscere se l'azienda fosse riuscita ad attuare l'80% delle prescrizioni, come previsto dalla legge. Cosa che la relazione dell'ISRPA non chiarisce né dichiara. Ma all'inizio del verbale si specifica che “tutte quelle prescrizioni la cui scadenza era stata fissata in data anteriore o uguale a luglio 2015 sono da ricondurre per la verifica di attuazione alla data del 31 luglio 2015, fatto salvo il rispetto del termine ultimo di adeguamento fissato al mese di agosto 2016”. Come a dire che il limite temporale del 31 luglio 2015 non fosse poi così prescrittivo come invece previsto dalla legge.

Inoltre, l'istituto tiene a precisare che le prescrizioni ritenute inseribili nel quadro degli interventi da attuare entro il 31 luglio 2015 sono in tutto 52 (e non 96 quante in realtà sono le prescrizioni per quanto concerne i lavori sugli impianti e per ridurre le emissioni di inquinanti cancerogeni in atmosfera): questo perché diverse prescrizioni sono state accorpate tra loro, come si evince dall'elenco nel verbale d'ispezione.

Dunque, l'ISPRA non si esprime chiaramente nel verbale sulla percentuale delle prescrizioni attuate. Certo è che scorrendo le 56 pagine del documento, la stragrande maggioranza delle prescrizioni risulta attuata. Resta, come sempre, il problema sugli impianti più importanti che poi sono anche gli interventi più rilevanti in fatto di impatto ambientale e sanitario sui lavoratori e la popolazione. Non è un caso del resto se 6 batterie di cokerie su 10 risultano essere ancora inattive, così come l'altoforno 5 spento nella scorsa primavera (il più grande d'Europa e che pesa sulla produzione del siderurgico tarantino per quasi il 45%). Ma è oramai lapalissiano sin dal lontano 2012, che senza le ingenti risorse finanziarie necessarie quegli interventi rischiano di restare lettera morta ancora a lungo. Non è un caso allora se il governo, conscio del fatto che continuare ad aspettare che la Svizzera liberi le risorse sequestrate al gruppo Riva (pari a 1,2 miliardi di euro e conservate nelle casse della banca Ubs) rischia di trasformarsi in una drammatica tela di Penelope, abbia deciso di inserire nella legge di Stabilità un intervento pari a 800 milioni di euro (prestito che dovrebbe essere garantito da un pool di banche e soggetti privati ancora non decifrati) che si vanno a sommare ai 400 milioni di euro elargiti, ancora non tutti, nella scorsa primavera. 

Copertura dei parchi minerali ancora in attesa

Tornando alle prescrizioni AIA, non risulta attuata quella che da sempre viene visto come l'intervento più importante (non a caso è la prescrizione n. 1): la copertura totale dei parchi minerari primari. Secondo la nuova scadenza prevista dal Piano Ambientale, l'intervento dovrà concludersi entro il settembre del 2016. L'iter burocratico e progettuale è iniziato tre anni fa, mentre nel novembre del 2013 la progettazione esecutiva e la costruzione dell’opera fu affidata dall'azienda alla società Cimolai: da allora si è aperta la conferenza dei servizi sull'intervento (che ha visto coinvolto anche il Comune di Taranto, visto che la realizzazione degli edifici di ben 80 metri sono stati trasformati in “volumi tecnici” onde evitare di andare a mettere mani nel piano regolatore del Comune fermo agli anni '70), profondamente delicato per una serie di aspetti. Tra cui, quello più importante, risulta essere senz'altro lo stato d'arte della falda sottostante: perché è chiaro che prima di ogni eventuale intervento, bisogna andare a bonificare sin nelle viscere quel terreno dove per decenni si sono infiltrate tonnellate e tonnellate di minerale. Non è un caso se, come si evince dal verbale ISPRA, attualmente sono in corso attività in contraddittorio tra ILVA ed ARPA Puglia per la validazione dei dati relativi al piano di caratterizzazione dei siti a seguito di una nota del Ministero del ministero dell'Ambiente (la n. 6479 del 10/03/15 di trasmissione del D.M.0031 del 24/02/2015 di approvazione degli interventi di copertura dei parchi primari Minerale e Fossile). Al momento dunque risulta ottemperata soltanto l’avvenuta consegna dei progetti entro i termini stabiliti.

Altrettanto importante risulta essere la prescrizione n. 5, quella relativa all'installazione delle così dette benne ecologiche presso gli sporgenti del porto di Taranto utilizzati dall'Ilva, per evitare le emissioni di polveri derivanti dalla movimentazione di materiali trasportati via mare come il minerale che viene prelevato dalla stiva delle navi, con l’utilizzo di sistemi di scarico automatico o scaricatori continui coperti. L'Ilva ha installato 15 benne ecologiche: sugli sporgenti sono però ancora presenti alcune vecchie benne, per le quali però c'è un ordine tassativo di divieto di utilizzo da parte dell'azienda. ARPA Puglia ha però segnalato che non risulta correttamente compilato l'elenco per l'individuazione delle benne ecologiche e pertanto ritiene che la modalità gestionale adottata non si possa ritenere sufficiente a garantire l'utilizzo esclusivo delle benne ecologiche ai fini della completa ottemperanza della prescrizione che ne prevede il regolare ed esclusivo impiego. “A tal fine sarà richiesto ad ILVA la definizione di una più stringente procedura di garanzia dell’utilizzo delle benne ecologiche. Risulta ottemperata la prescrizione relativa all’installazione delle benne ecologiche” scrivono nel verbale i tecnici ISPRA.

Altra decisiva ed importante prescrizione che risulta ancora non attuata, è la n. 6, che prevede l’intervento denominato “Interventi chiusura nastri e cadute”, mediante la chiusura completa (su tutti e quattro i lati) di tutti i nastri trasportatori di materiali sfusi, con sistema di captazione e convogliamento delle emissioni in corrispondenza dei punti di caduta (compresi salti nastro). Attualmente, secondo i dati forniti dall'azienda, è stata raggiunta “una percentuale di chiusura sui quattro lati dei nastri pari a circa 32,6 km che rappresenta il 55,2% del totale della lunghezza (interasse) dei nastri da coprire, pari a circa 59 km”. I tecnici ISPRA evidenziano però che la documentazione consegnata da ILVA (che si affida ad una società esterna) non risulta “coerente tra dichiarazioni tabellari e rappresentazioni grafiche (si veda ad esempio il nastro n. 326 dichiarato completato in relazione, incompleto nella planimetria. Anche il nastro 327 è dichiarato chiuso da ILVA, ma è stato verificato in ispezione come aperto)”. Inoltre dall'analisi dei tabulati riportati nel “Report Prescrizione 6 Nastri”, considerando anche i nastri dichiarati "fuori servizio" tra quelli utili ai fini del conteggio per il calcolo della percentuale, l'intervento di chiusura dei nastri risulta “completato per una percentuale inferiore a quella in scadenza (ovvero il 55% del totale). La presenza delle incongruenze suddette rende non verificabile l’attuazione della prescrizione, anche in ragione dell’esiguità del margine dichiarato, per cui la prescrizione non risulta attuata”. 

Afo 1 tutto a posto?

Discorso a parte quello riguardante la prescrizione 16a, ovvero i lavori riguardanti l'altoforno 1 (fermato nel dicembre del 2012 e riavviato lo scorso 1 agosto) che è stato fatto ripartire, ma sul quale sono ancora in corso dei lavori. I tecnici ISPRA nel verbale segnalano infatti che “dall'analisi dei documenti trasmessi, si riscontra la mancata consegna dei contratti, ed eventuali varianti, dei lavori commissionati necessari a definire la totalità dei lavori effettuati e la relativa conformità/adeguatezza. Sono inoltre presenti criticità nel sistema di chiusura della Stock House, per le parti di impianto ove è stato realizzato col sistema a bandelle mobili, in corrispondenza delle parti prospicienti i nastri trasportatori. Tali criticità sono oggetto di approfondimento con il gestore per la loro risoluzione operativa”. In questo caso però, nella tabella relativa alla prescrizione i tecnici segnalano che “non risulta che sia stata completato l’iter di valutazione da parte dell’Autorità Competente. La prescrizione parrebbe non rientrare tra quelle in scadenza al 31/07/2015”.

Altra nota dolente la prescrizione 16h, quella relativa alla costruzione di edifici di copertura attraverso la realizzazione di cappe mobili per l'area di scarico paiole GRF (gestione rottami ferrosi). Come evidenziato dai tecnici ISPRA nel verbale, il rilascio del permesso a costruire il sistema di cappe mobili, è arrivato nel mese di giugno 2015: ora è in fase di assegnazione l’ordine per la gestione delle terre e rocce da scavo che si produrranno con la realizzazione degli interventi. In riscontro alla richiesta formulata in sede di ispezione, lo scorso 2 settembre è stato trasmesso il cronoprogramma degli interventi in area di scarico paiole GRF ed aggiornamento del cronoprogramma degli interventi in area Impianto Rottame Ferroso (IRF) rispetto a quello fornito lo scorso 11 maggio: per l’area GRF è in corso la progettazione e la realizzazione dell'impianto elettrico (20%) e dell'evacuazione delle scorie e del livellamento dell'area (43%). Il montaggio delle cappe mobili, pertanto, risulta ancora non completato.

E le cokerie?

In corso d'opera risultano essere i lavori anche per le batterie 7-8 della cokeria, che in realtà dovevano essersi già conclusi: secondo le previsioni fornite dall'azienda e dall'ISPRA, la costruzione dei componenti del sistema 'Proven' che sarà fornito dalla ditta tedesca Uhde avverrà nel primo trimestre del 2016. Così come si attende ancora che venga smantellato l'altoforno 3 oramai in dismissione e non utilizzato da anni (prescrizione 18): è infatti in fase di assegnazione dei lavori dopo le offerte presentate da diverse aziende. ... (siderweb)

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