sabato 21 novembre 2015

Indottolo torna all'attacco!

Ilva, indotto chiede nuove correzioni a legge Stabilità

Positivo l'emendamento alla legge di Stabilità a favore delle imprese dell'indotto Ilva, ma il provvedimento non va ancora «nella direzione auspicata». Confindustria Taranto manifesta critiche a proposito dell'intervento del Fondo di garanzia sino ad un ammontare di 35 milioni per le imprese appaltatrici dell'Ilva.
Tale intervento, previsto nella legge di stabilità varata un mese fa da Palazzo Chigi, era stato poi escluso nel testo trasmesso al Parlamento per la conversione in legge. Il Senato l'ha ora reintegrato ma per Confindustria Taranto, che parla a nome dell'indotto più esposto finanziariamente verso l'Ilva, non va ancora bene. «Non si ravvisa la certezza né della concreta attuazione del provvedimento, né dei tempi di emanazione dello stesso» dice in proposito Confindustria Taranto. La misura perchè l'indotto Ilva esposto finanziariamente con l'azienda committente beneficiasse dell'aiuto del Fondo di garanzia era stata introdotta dalla legge 20 di marzo 2015, ma «le aziende fornitrici dell'Ilva - rammenta ora Confindustria Taranto - non avevano potuto usufruire a causa delle condizioni eccessivamente restrittive della stessa, che impedivano concretamente l'accesso al fondo».
Per Confindustria Taranto, «tale semplificazione, che nei mesi scorsi era stata più volte caldeggiata proprio da Confindustria, di fatto non è stata introdotta, lasciando tuttavia ancora dei margini di manovra per una necessaria rivisitazione e modifica nel senso auspicato». Ora, quindi, «Confindustria tornerà ad avanzare gli opportuni suggerimenti affinché la misura possa arrivare alla Camera modificata nei criteri di semplificazione di accesso al Fondo di garanzia. L'auspicio ulteriore - si afferma - è quello che oltre questa misura, opportunamente rimodulata, possano intervenire altri provvedimenti a sostegno della platea dei creditori dell'indotto». A tal proposito Confindustria Taranto chiede «di dare concreta attuazione a provvedimenti che possano prevedere delle forme di anticipazione (fino al 30%) sui crediti pregressi, richiesta già formulata da Confindustria al giudice delegato». «Altra misura auspicabile, su cui sono però ancora in corso approfondimenti, la possibilità da parte delle aziende in regime di procedura concorsuale di recuperare l'Iva versata all'Erario relativa ai crediti non incassati - propone Confindustria Taranto -. Una possibilità che la legge di stabilità ha accolto prevedendone l'applicazione, però, solo a partire dall'1 gennaio 2017». In definitiva l'emendamento del Senato è un passo avanti ma «la questione é a tutti gli effetti ancora lontana dal dirsi risolta».
Sono 150 i milioni di euro che Confindustria Taranto dichiara come esposizione dell'Ilva verso le imprese dell'indotto locale. Soldi relativi a prestazioni e lavori fatti prima dell'amministrazione straordinaria, cominciata a gennaio scorso, che l'Ilva non ha saldato. Al pari di tutti gli altri creditori, circa 17mila, anche le imprese dell'indotto di Taranto si sono inserite nello stato passivo dell'Ilva il cui esame comincerà nell'udienza del 29 novembre al Tribunale di Milano. I commissari dell'Ilva, però, hanno giudicato per ora ammissibili solo 11mila istanze su 17mila, rinviando l'esame delle altre ad una fase successiva. Entro marzo, ha stabilito il Tribunale di Milano, dovrà concludersi l'esame istruttorio. Nelle 11mila ci sono prevalentemente quelle dei dipendenti Ilva per Tfr, ferie, permessi e pendenze arretrate. Non ci sono invece fornitori, indotto, banche, perchè, osserva l'Ilva, partite più complesse e quindi bisognevoli di approfondimento. Adesso Confindustria Taranto chiede che le imprese possano ottenere almeno una parte di quei crediti maturati come misura di sostegno alle aziende che reputano vitale la restituzione di queste risorse. (Sole24h)

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