lunedì 30 novembre 2015

Parate di stato

Porto di Taranto, Delrio a Taranto per l’inaugurazione della piattaforma logistica

È probabile che ne faccia già cenno il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, nella sua visita al porto di Taranto per inaugurare la nuova piattaforma logistica la mattina del 2 dicembre, ma si va probabilmente verso un’utilizzazione plurima della banchina del molo polisettoriale dove, sino agli inizi dell’anno, ha operato col transhipment la società Taranto container terminal (Tct) messa poi in liquidazione dai suoi azionisti a giugno. In sostanza, non più un solo concessionario come accaduto con Tct, ma più operatori con funzioni diverse.
È questo l’orientamento che va prendendo corpo tra ministero delle Infrastrutture e trasporti e Autorità portuale di Taranto, che lancerà tra dicembre e gennaio l’avviso internazionale per la ricerca dei nuovi operatori, inizialmente previsto nelle scorse settimane ma poi slittato. In questo periodo, il ministero ha comunque continuato la sua attività di ricerca di soggetti in grado di subentrare a Tct, riavviare i traffici sulla banchina, dove sono in corso importanti lavori tra ampliamento e dragaggi per fondali più profondi, e rioccupare i 539 addetti della stessa Tct che, per cessata attività, da settembre scorso, e per un altro anno ancora, sono in cassa integrazione. (Inchiostroverde)

Polveri in dossier

Ilva, Peacelink: inquinanti sulla città, fermare cokerie

In occasione della riunione odierna del Consiglio comunale di Taranto, l’associazione ambientalista Peacelink è tornata a chiedere al sindaco Ippazio Stefano l’emissione di una ordinanza urgente per fermare la cokeria dell’Ilva di Taranto almeno fino al 10 dicembre in quanto il centro urbano è investito senza sosta, secondo le previsioni meteo, da vento proveniente dall’area industriale che favorisce i picchi di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) cancerogeni e Pm10 (polveri sottili).
L’associazione ambientalista, che ha presentato un dossier corredato da foto e video realizzati dalle ecosentinelle, ricorda che "il 99% delle emissioni Ipa secondo Arpa derivano dall’Ilva e per il 98% dalle sue cokerie (4 su 10 sono ancora in funzione attualmente)".
All’Azienda sanitaria locale si chiede di lanciare le allerta Ipa e di creare un sistema di "Wind Days per i cittadini" in modo da avvisarli quando si prevedono picchi di aria cancerogena. "Basta consultare le previsioni meteo – osservano gli ambientalisti – e avvisare la popolazione: non è difficile. Questo servizio di prevenzione servirebbe ai cittadini per effettuare il ricambio dell’aria in casa quando non vi sono i picchi cancerogeni. Il cambio dell’aria in casa è un’operazione importante. Cambiare l’aria durante i momenti di picco degli significa riempire la casa di aria cancerogena". (GdM)

domenica 29 novembre 2015

E manifestazione fu!




Ci avete rotto il Clima: Giustizia Sociale e Ambientale per Taranto!
Anche Taranto in piazza il 29 Novembre nella giornata mondiale contro il surriscaldamento globale alla vigilia del vertice Cop 21 di Parigi sui cambiamenti climatici.
Questa mattina, in concomitanza con tante città in Italia e nel Mondo, anche a Taranto un corteo per le strade della città, per un modello di sviluppo diverso, basato sulla giustizia ambientale, la giustizia sociale, la conversione ecologica dell'economia, la qualità della vita e un modello energetico libero dai combustibili fossili.
Taranto e la sua drammatica situazione di devastazione ambientale (Ilva, Eni, Tempa Rossa, Marina Militare, discariche, inceneritori, etc) rappresenta a pieno le contraddizioni di un modello globale di sviluppo malato che sta mettendo a rischio la vita delle persone e dell'intero ecosistema in nome del profitto di pochissimi e di un modello produttivo insostenibile.
Durante la manifestazione esposti cartelli con i volti delle persone che in passato e nel presente hanno venduto, e vendono tutt'ora, fumo all'opinione pubblica, giocando e svendendo la vita delle persone, la salute e l'ambiente del nostro territorio.
Lo stesso sistema di potere che si erge oggi a garante dei diritti della popolazione, funzionale agli interessi delle lobby e del governo centrale, garantito da decreti e commissariamenti e che continua a minare la vivibilità democratica del nostro territorio, a creare povertà, emarginazione, debito, continuo ricatto occupazionale e desertificazione economica.
Sanzionata Banca Intesa, una delle principali banche che continua a prestare soldi ad Ilva in continuo debito ma con garanzia statale, socializzandone le perdite, privatizzandone i profitti e lucrando sui drammi della nostra comunità con le tasche dei cittadini italiani.
Rivolto un appello alla Curia locale per prendere posizione contro Don Marco Gerardo, attuale parroco della Chiesa del Carmine e condannato a dieci mesi in primo grado per favoreggiamento nell'inchiesta Ambiente Svenduto.



















La fiera delle bojate!

Dal piano Blandino al PIC Urban II

I tentativi di pianificazione e progettazione territoriale del Borgo antico, attuati dalle varie amministrazioni che si sono alternate da circa trent’anni ad oggi, sembrerebbero naufragati.
La “rendicontazione” sugli investimenti nelle “aree bersaglio” richiesta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla conclusione del Programmadi  Iniziativa  Comunitaria Urban II Italia 2000 – 2006, Comune di Taranto, rientra tra gli aspetti di ragioneria/ingegneria finanziaria interpretabili come, ed in quanto, impatti dello sviluppo urbano, che confermano dubbi e riserve sui risultati finali raggiunti.
Inoltre, alcuni tra gli interventi a progetti finanziati con specifico riferimento a Palazzo Carducci, Palazzo Troylo e Teatro Fusco, dovrebbero essere completati e rendicontati entro e non oltre il 2015, per evitare la restituzione alla Commissione Europea degli importi pari a circa 6 milioni di euro.
Pur apprezzando gli aspetti positivi acquisiti quali l’innalzamento delle condizioni e della qualità della vita e l’attivazione di forme innovative nel trattamento dei problemi pubblici e nel cambiamento delle politiche di gestione territoriale, restano fortemente condizionati i due più importanti pilastri che il Pic UrbanII avrebbe dovuto assicurare: la competitività economica e la coesione sociale, da perseguire come linee di forza per lo sviluppo sostenibile delle aree interessate dal programma comunitario.
Ciò rilevato, le concrete iniziative che con lo strumento URBAN avrebbero dovuto attivare un “percorso innovativo” si presentano notevolmente ridimensionate, tanto che gli stessi benefici indotti sono stati percepiti come rilievi epidermici quando confrontati con i più profondi problemi strutturali, ancora oggi indicatori di una situazione locale meglio inquadrabile come “caso nazionale” soprattutto per quanto riguarda  la “questione ambientale”.
Andando indietro nel tempo, il piano Blandino per il risanamento della Città Vecchia, approvato dalla Regione Puglia nel 1973, che prevedeva un modello  urbanistico di recupero conservativo del patrimonio e di integrazione sociale,era ed è tuttora considerato all’avanguardia a livello internazionale tanto da indurre il Comune di Taranto a ritornare alle progettualità esistenti sviluppate e mai concretizzate attraverso una proposta da presentare al Ministero dei Beni Culturali.Il comune,però,si dovrà attenere al Decreto Taranto del 24 dicembre 2014 emanato dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dei beni e delle attività culturali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze che così in esordio giustamente recita: “Il capoluogo jonico si ritrova al centro delle attenzioni nazionali ed europee”.Per queste motivazioni ildecreto-leggeauspica una inversione di tendenza verso la concretizzazione di  programmi che inneschino processi di sviluppo in grado di favorire quella tanto auspicata diversificazione produttivaoffrendo al territorio occasioni come “una fabbrica ecocompatibile, un porto strategico per l’Italia e l’Europa, un Arsenale strategico con il patto Marina Militare-privati, un centro storico e un polo museale unici al mondo, una storia, quella della Magna Grecia, che ritrova in Taranto il suo fulcro”.Ecco la sfida che deve cogliere la comunità.
Ma gli ostacoli oggettivi che i tecnici dei vari assessorati alla Città vecchia, Urbanistica, Lavori Pubblici e Patrimonio dovranno affrontare per il caso Taranto, pur rispolverando progetti depositati in un cassetto,sono sempre gli stessi,tra cui la mancanza di fondi e la parcellizzazione della proprietà privata.
Nel frattempo Grottaglie, un comune della provincia di Taranto, partecipa al Bando pubblicato il 26/08/2015 per un finanziamento di 382.348,99 euro, relativo al Programma di Recupero e Razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, anch’esso chiuso in un cassetto, individuando  nove immobili nel Centro Storico da assegnare come alloggi di edilizia residenziale, piano redatto dal Prof. Pierluigi Cervellati, in sintonia con il Quartiere delle Ceramiche, che risolverà, almeno in parte, il problema abitativo di molte famiglie. Dunque in primo piano da sempre è il tema dell’integrazione sociale, e più specificatamente la necessità diripartire ꞌdal bassoꞌ.
Daniela Rubino - Corrierenazionale

C'è ancora molto da capire. E fare!

Parkinson: Asl Taranto fa test con nanotecnologie

Da un paio di settimane l’Asl di Taranto ha cominciato a testare sui pazienti ammalati di Parkinson un dispositivo che utilizza le nanotecnologie per la riabilitazione. Equistasi – questo il nome – è del tutto simile a una sim e viene applicata sul corpo come un semplice cerotto agendo come 'stabilizzatore posturalè.
Se ne è parlato stamane nel corso della presentazione dell’Associazione Parkinson Taranto onlus, la prima associazione a Taranto che si occupi di pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Cosimo Minosa e Francesco Serio, neurologo e fisioterapista della Asl, hanno sottolineato l’importanza di una struttura che diventi punto di riferimento anche per i medici e gli operatori impegnati nella cura dei pazienti la cui patologia, ha detto Minosa, "si scopre quasi sempre quando si rivolgono a noi persone che accusano vertigini e hanno riportato danni a causa di cadute".
 "Non siamo ancora in grado di dire quali effetti possa avere Equistasi sui pazienti" ha detto Serio, "è ancora troppo presto".
La Asl di Taranto non ha ancora un ambulatorio dedicato al morbo di Parkinson, di conseguenza non ci sono dati ufficiali sulla diffusione in loco di questa malattia che insorge mediamente intorno ai 55 anni (ma può manifestarsi anche prima dei 40) e ha un’incidenza del 2% su una popolazione oltre i 65 anni.
L'obiettivo dell’associazione è anche raccogliere dati sulla malattia in una città in cui, secondo la perizia epidemiologica agli atti del maxi-processo Ilva, l’inquinamento industriale incide sensibilmente sull'insorgenza di malattie neurodegenerative.
All’Associazione Parkinson Taranto onlus, presieduta da Vito Mastroleo, hanno finora aderito una trentina di persone, anche non ammalati di Parkinson, come Paolo Boccuni, affetto invece da sclerosi multipla. "L'obiettivo – ha detto Boccuni – è stare insieme, confrontarsi e avere un rapporto sempre più stretto con le strutture sanitarie scambiando esperienze sulle cure e sulle nuove terapie". L’associazione ha già predisposto un calendario di iniziative in cui coinvolgerà l’Asl di Taranto. (GdM)

PD in salsa belìn..

Terrile: «Basta sostegni agli stipendi Ilva»

«NON POSSIAMO più permetterci di pagare con i soldi della riqualificazione di Cornigliano le integrazioni degli stipendi dei lavoratori dell’Ilva. Ed è l’ora di rivedere l’accordo di programma per garantire un futuro industriale e l’occupazione in quelle aree». Ci pensa il segretario provinciale Alessandro Terrile a sganciare una “bomba” sui rapporti con i sindacati (in particolare con la Fiom Cgil) nella prima assemblea regionale del Pd dopo le dimissioni di Giovanni Lunardon e il commissariamento di David Ermini.

Dopo l’editoriale del Secolo XIX , nel quale si invitava la città a trovare una soluzione per consentire ad Ansaldo Energia di realizzare un nuovo stabilimento, quella del segretario genovese non è l’unica presa di posizione netta sul tema dei rapporti con i sindacati e della necessità di una nuova politica industriale per Genova. Prima di lui anche l’ex presidente dell’Autorità portuale Luigi Merlo e Raffaella Paita hanno esortato il partito a prendere una posizione netta sulle aree di Cornigliano: «Non si deve perdere l’occasione di Ansaldo, l’accordo di programma va rivisto», ha detto Paita, mentre per il marito «Genova è una città sempre in bilico tra la conservazione e la rivoluzione, in cui il riformismo stenta. Ma quando mi rivolgo a Finmeccanica o Fincantieri devo pensare che si tratta di grandi gruppi per i quali la conflittualità sul lavoro è un parametro che viene considerato, quando si decide se investire o meno». Mentre il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha esortato a guardare all’industria in città «abbandonando le logiche di conservazione» e puntando «sulle eccellenze tecnologiche», annunciando «un progetto con Iit sul pilotaggio dei droni».

Il caso Ilva tiene banco perché l’area di Cornigliano (circa 13 mila metri quadri) sarebbe strategica nel consentire l’ accesso al mare e la superficie che serve ad Ansaldo per la produzione delle maxi turbine e nella storia industriale della città c’è l’ esempio recente di Vittorio Malacalza costretto a ripiegare su Spezia per la produzione dei superconduttori. L’ uscita di Terrile e del Pd traccia una linea netta su una partita strategica per la città. Ma anche nei rapporti con la Fiom che chiede il rispetto dell’ accordo di Programma su Cornigliano a tutela di 1700 lavoratori Ilva, in un momento tragico per la siderurgia italiana.

Tra il Pd e un certo mondo sindacale i rapporti sono tesi, certo, ma nel partito c’è la consapevolezza di dover superare la frattura convincendo il mondo del lavoro della bontà delle riforme renziane, sulle quali però nel Pd il giudizio è tutt’altro che unanime. Claudio Burlando, tornato alle iniziative di partito dopo un lungo silenzio, ascolta e ricorda la battaglia per il mantenimento di Fincantieri a Genova: «La destra e il M5S sanno solo cavalcare le proteste, noi dobbiamo essere in grado di dire ai lavoratori che la nave va fatta partire, non bloccata».

Lo specchio dei rapporti con il sindacato, nel partito, è la relazione complicata con le forze di sinistra: ieri il commissario David Ermini, nell’aprire i lavori dell’assemblea, ha auspicato che alle prossime elezioni amministrative si possano riproporre le coalizioni di centrosinistra, «da Rifondazione all’ Udc», pur in un quadro politico nazionale completamente stravolto rispetto a quattro anni fa. Ma poi ha anche accusato chi ha abbandonato il Pd di “lavorare” per il M5S: «Da Fassina a Rodotà, il risultato dei loro strappi va solo in quella direzione». (SecoloXIX)

sabato 28 novembre 2015

3 anni dopo, non si dimentica

Un corteo di imbarcazioni in ricordo di tutte le persone morte sul lavoro e delle vittime del dovere e dell'inquinamento ambientale si è tenuto oggi in mar Grande, a Taranto, organizzato dal 'Comitato 12 Giugno-familiari vittime sul lavoro di Taranto' e dai Maestri del Lavoro.
 La manifestazione si celebra nell'anniversario della morte di Francesco Zaccaria, il 29enne operaio dell'Ilva che perse la vita tre anni fa precipitando in mare al passaggio di un tornado, mentre manovrava una gru al quarto sporgente del porto. Per l'occasione è stata lanciata una corona in mare con la benedizione di don Vincenzo, cappellano di fabbrica e della parrocchia Gesù Divin Lavoratore.
Sulla banchina erano presenti numerosi operai dell'Ilva. (GdM)

venerdì 27 novembre 2015

Benvenuti al "Festivaldichilasparapiùgrossainattesachearriviqualchefinanziamento"!

Possiamo avanzare qualche pronostico sulle proposte del "grande parco territoriale" promosso dell'Atelier Taranto?
E se Boeri proponesse il Bosco Ciminiera?



L'Europa a Taranto: architetti e paesaggisti a confronto su progetti e idee per il riscatto della cittá


Da città vittima dell’inquinamento a parco territoriale. Architetti, paesaggisti, urbanisti, sociologi, storici, biologi, fotografi, musicisti ed esperti di bonifica ambientale che hanno sviluppato e stanno sviluppando progetti, visioni e idee per la città, il porto e il territorio di Taranto, si incontreranno in città, per confrontarsi sui primi risultati di "Atelier Taranto".
Promotore del progetto multidisciplinare e multiculturale, e che vede nell’apporto di numerose realtà tarantine un punto di forza, è Unlab uno studio associato di architettura, con sede a Rotterdam, un laboratorio internazionale di ricerca e sviluppo nei campi dell’architettura, del disegno urbano e del paesaggio. Unlab, fondato nel 2012 dall’architetto Andreas Faoro e dall’urban designer Francesca Rizzetto, realizza ricerche, progetti, workshop, discussioni pubbliche ed eventi, studiando strategie di intervento che riguardano i processi di trasformazione della condizione urbana contemporanea ed entrando in relazione con gli attori e i protagonisti di tale trasformazione.
"Atelier Taranto" è un laboratorio urbano per la città jonica, supportato dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia e dalle Industrie Creative olandesi insieme a Comune di Taranto, Autorità Portuale di Taranto, Ordine degli architetti di Taranto, Legambiente Taranto. "Atelier Taranto" in questi mesi ha perseguito l’obiettivo della costituzione di una piattaforma interculturale, per lo scambio di principi, esperienze, metodologie, che nel corso del tempo si è ampliata al fine di consentire e costruire un laboratorio pro-attivo permanente. Allo stesso tempo la piattaforma, in concerto con tutte le parti in causa, ha sviluppato progetti riguardanti “Taranto città-parco”: il territorio ed il sistema delle masserie, il centro storico con il Borgo e la Città vecchia, i quartieri di Tamburi e Paolo VI ed il porto.
Il prossimo passo sarà la redazione di un nuovo strumento urbanistico di sviluppo territoriale, denominato “Taranto Visions”, di cui saranno parte integrante anche temi come cibo, acqua, energia.
Programma Workshop - 26 Novembre 2015
Ritrovo presso il Castello Aragonese
ore 15.30 – 17.30: Field Trip: Castello Aragonese, Tamburi, Masseria del Carmine, Paolo VI, Borgo e Città Vecchia
ore 17.30 - 18.30: Tavola Rotonda presso l' Ordine degli architetti Taranto
partecipano: Dr. Bas ErnstArch,  Andreas Faoro,  Arch. Francesca Rizzetto,  Prof. dr. ir. Fransje Hooimeijer,  Dr.Arjan Wijdeveld, Dr. Lunetta Franco, Arch. Massimo Prontera, Dr. Franco Zerruso

Programma Conferenza - 27 Novembre 2015- Sala degli Specchi, Palazzo di Città
ore 11.30 - 12.00 Benvenuto Sindaco dr. Ippazio Stefàno e Vice-Ambasciatore Dr. Joost Klarenbeek, Ambasciata del Regno dei Peasi Bassi in Italia
ore 12.00 – 12.30 "Atelier Taranto" il progetto UNLAB, Rotterdam
ore 12.30 - 13.45 pausa pranzo
ore 13.45 – 14.30 Atelier Taranto: Dalla Città al Parco territoriale
UNLAB, Rotterdam
ore 14.30 – 15.00 "Il Porto di Taranto"- Prof. Avv. Sergio Prete
ore 15.00 – 15.30 "Riconquistare la sinergia tra il sistema naturale e spazio tecnico" - Prof. dr. ir. Fransje Hooimeijer
ore 15.30 – 16.00 "Invisibile e' la tua vera patria"- Giancarlo Liviano D'Arcangelo
ore 16.00 – 16.30 "Strategie di riutilizzo dei sedimenti, approcci e luoghi in una prospettiva multinazionale"
Dr Arjan Wijdeveld
ore 16.30 – 17.00 "Dall'EXPO al Bosco Verticale"- Stefano Boeri Archietetti
ore 17.00 - 17.30 Coffee Break
ore 17.30 – 18.00 Music performance by Fido Guido
ore 18.00 - 19.30 Dibattito Finale
moderato da Prof. dr. arch. Marco Brizzi
partecipano:  Prof. Avv. Sergio Prete, Prof. dr. ir. Fransje Hooimeijer, Dr Arjan Wijdeveld,  Prof. dr. arch. Stefano Boeri, Dr. Lunetta Franco, Arch. Massimo Prontera, Giancarlo Liviano D'Arcangelo, Arch. Francesca Rizzetto, Arch. Andreas Faoroo.
ore 19.30:  Conclusione
(Cronachetarantine)

Atelier Taranto è un “Laboratorio Urbano” basato su un metodo di progettazione inclusiva per lo sviluppo sostenibile della città, del porto e del territorio, promosso da Unlab con il supporto dall’Ambasciata olandese in Italia e Creative Industries NL.

L’obiettivo principale è il progetto del territorio e l’attuazione di scenari infrastrutturali di importanza strategica non solo per Taranto ma anche per la scala nazionale.
Atelier Taranto propone un nuovo approccio che genererà valore culturale aggiunto, offrendo maggiori soluzioni per il progetto e lo sviluppo urbano.
Una serie di progetti dettagliati alle diverse scale (dal design al paesaggio) di reali proposte, hanno lo scopo di predisporre un programma urbano capace di integrare e interagire con le dinamiche presenti e quelle a venire.
Il progetto svilupperà scenari urbani per una città-parco in cui saranno studiate anche soluzioni di progettazione infrastrutturale per la produzione di energia ma anche fornire opportunità per una gestione più conveniente del paesaggio come risorsa.
Recuperando segni storici presenti sul territorio, ma anche, infrastrutture “pesanti” come il porto e la Fabbrica, il ridisegno del paesaggio in questo senso, porterebbe come risultato una prima sperimentazione della città-parco di Taranto.
Lo studio Associato di architettura UNLAB  coordina una network di 8 studi di architettura, urbanistica e paesaggio e organizzazioni pubbliche e private attive nel territorio italiano e olandese. Questo network ha predisposto una dichiarazione d’intenti, mettendo in discussione importanti questioni urbane e proponendo un messaggio collettivo. Si tratta di un “appello” per il rafforzamento della dinamiche in corso, sfruttando appieno le competenze acquisite e sviluppare ulteriormente la forza innovativa nel settore dell’architettura, della cultura del progetto e del territorio.
Vi è un urgente bisogno di un piano territoriale alternativo e una riqualificazione del territorio e delle sue infrastrutture. Tra novembre 2014 e luglio 2015 hanno lavorato insieme al Progetto Atelier Taranto un gruppo di ricerca composto da numerosi progettisti. I risultati di questo studio, che includono il piano territoriale strategico (ridefinendo la nozione di Masterplan), sono stati documentati e raccolti per la futura pubblicazione sul sito web www.atelier-taranto.eu.

Il marcio intorno ai rifiuti

Sulla discarica Vergine i comuni di Taranto e di Lizzano si sono rimpallati le responsabilità per anni, mancando ai tavoli istituzionali e cercando di rassicurare a vacante.
Mò la discarica chiude dopo il gioco delle scatole cinesi e, visto che hanno restituito le fidejussioni (con la complicità della Regione), per bonifiche e chiusura definitiva pagano i cittadini, rischiando anche la riapertura con cambio gestore!


ORA BASTA! TEMPO SCADUTO

Ci limitiamo a farvi leggere, invitandovi alla concentrazione, due articoli apparsi sulla Gazzetta del Mezzogiorno che hanno avuto come argomento la discarica Vergine e riportanti alcune dichiarazioni del sindaco Macripò.
Il secondo articolo è una nota dello stesso sindaco dopo essere stato compulsato a rettificare le sue dichiarazioni precedenti. Prima di lasciarvi alla lettura, un brevissimo preambolo; I CITTADINI DEVONO SAPERE! DEVONO SAPERE IL GIOCO CHE SI STA GIOCANDO ALLE LORO SPALLE E CHI STA DALLA LORO PARTE!
In pochissime parole c’è la concreta possibilità che la discarica riapra cambiando gestore. La LUTUM ha chiesto agli organi competenti la voltura dell’AIA dalla Vergine a se stessa, impegnandosi a provvedere ai lavori di messa in sicurezza. Siccome il Comune di Taranto non ha le risorse per poterlo fare, e probabilmente non può procedere ad obbligare i vecchi gestori a farlo, e dato che sono state anche INOPINATAMENTE restituite le fidejussoni – 18 milioni di euro che erano depositati a garanzia di un eventuale disastro ambientale e di un post chiusura in tutta sicurezza – corriamo il rischio, che con soli 500 mila euro, la discarica riapra e continui a impestarci con i suoi miasmi. Ad oggi la discarica è fuori controllo e risulta praticamente abbandonata. Sentite cosa auspica il nostro primo cittadino (?)

“…Bisognerà vedere se l’azienda privata Lutum, che si è proposta e che si è fatta carico delle fidejussioni, potrà essere in grado di effettuare la bonifica…”
Senza attaccarlo politicamente e volendo prima avere con lui un confronto, dato che abbiamo letto parole che un cittadino di Lizzano – peraltro il primo cittadino – non avrebbe mai dovuto dire, gli abbiamo chiesto una dura presa di posizione e una nota stampa che fugasse ogni dubbio.
Eccola
Leggetela bene, non concentratevi solo sui titoli. Invece di dire “NO! Assolutamente no!”, fa delle dichiarazioni che non smentiscono per niente le parole profferite nel primo articolo.
Ci aspettavamo un rimprovero al giornalista, invece lui accusa chi lo ha attaccato “artatamente”. Sindaco, il primo articolo sulla questione è quello che sta leggendo ADESSO. Nessuno si era permesso di scrivere un bel niente senza prima averla avvisata. (M5SLizzano)

Un po' di storia

Genova - Un pezzo di storia d’Italia, un pezzo di storia di Genova, nel segno dell’economia, ma anche della cultura e del percorso sociale. «L’Ilva non solo rappresenta uno dei pilastri dell’industria siderurgica italiana, ma è anche capace di raccontare come siano cambiati i processi economici e sociali nel nostro Paese in quest’ultimo secolo», racconta Claudia Cerioli, curatrice dell’inventario “Archivio Ilva: 1882-1994”, pubblicato dalla Fondazione Ansaldo con prefazione di Marco Doria.

«Un volume che arriva al termine di tre anni di lavoro in cui sono stati raccolti e analizzati tutti i documenti di un archivio molto vasto - sottolinea Cerioli – non solo si ripercorre la cronologia industriale dell’impresa, ma si fanno emergere anche gli aspetti più curiosi nei confronti dei propri dipendenti. Si parte dai suoi inizi, passando per gli assorbimenti storici fra i quali anche quelli degli stabilimenti di Campi e Cornigliano, assumendo il nome di Italsider, arrivando fino alla privatizzazione negli anni ’90 con il gruppo Riva. Non si dimenticano anche le iniziative culturali, si pensi per esempio al supporto ai lavori cinematografici di Eugenio Carmi e Kurt Blum, al contributo sostanziale nella costruzione di case popolari a Sturla e San Martino fino alla progettazione del dopolavoro e delle vacanze».

Sudore, lavoro e organizzazionemeticolosa della vita dei proprilavoratori. «L’Ilva, quando era pubblica, aveva un’organizzazione oggi impensabile – continua Cerioli – per alcune frange sindacali era fin troppo totalizzante: per i propri lavoratori costruiva case popolari negli anni ’50, molto diverse da quelle del boom economico di vent’anni dopo, offrivasvago e organizzava vacanze per la famiglia. Una presenza molto forte, che oggi sembra parte di un altro mondo».

L’archivio Ilva, costituito da cinquemila unità, è uno dei complessi archivistici tra i più importanti dell’intero patrimonio documentale della Fondazione Ansaldo. Già dichiarata di notevole interesse storico il 30 giugno del 1983, quando ancora era conservata all’archivio storico Nuova Italsider, la parte più consistente della documentazionevenne ceduta in comodato dall’Ilva Spa, nel 1993, all’allora Archivio Storico Ansaldo. (secoloxix)

giovedì 26 novembre 2015

Il dopo sorpresa...

Ilva, istituzioni in pressing sullo stop dalla Svizzera di 1,2 miliardi dei Riva

"Indubbiamente il tema ambientale e' fondamentale perche' senza di quello non c'e' newco che regga".
  Cosi' il commissario straordinario dell'Ilva, Corrado Carrubba, oggi a Genova per un incontro organizzato dall'Archivio Ansaldo, commentando la decisione dei giudici svizzeri che hanno bloccato il trasferimento in Italia di 1,2 milioni di euro della famiglia Riva destinati agli interventi di ambientalizzazione dello stabilimento di Taranto. Un verdetto che, secondo Carrubba, "non compromette la situazione in modo decisivo, perche' gli interventi a Taranto vanno fatti, necessariamente". Sulla newco, il commissario ha poi precisato che "viagga su tempistiche e procedure diverse" ma "indubbiamente il tema ambientale e' fondamentale perche' senza di quello non c'e' newco che regga".
  Circa le preoccupazioni manifestate anche dai sindacati dopo il verdetto svizzero, Carrubba ha aggiunto che "la situazione Ilva e' delicata e ogni elemento di perturbazione, da qualunque parte arrivi, aumenta oggettivamente il livello di complessita' e delicatezza e quindi di responsabilita'. Cio' che e' accaduto deve essere tenuto nella giusta considerazione ma non va drammatizzato perche' su Ilva c'e' un impegno nazionale, dal governo al parlamento agli enti locali, e credo che questo team nazionale sia sufficientemente forte da far fronte anche a queste difficolta'. Noi lavoriamo in questa direzione". A chi, poi, gli ha domandato se gli investimenti annunciati sullo stabilimento genovese siano comunque confermati, Carrubba ha risposto che "Genova e' un pezzo del ciclo produttivo Ilva e sappiamo che ha un'importanza rilevante non solo per il territorio. L'Ilva e' l'Ilva, e, per quanto ci riguarda, e' fatta in maniera inscindibile dagli stabilimenti di Genova, Novi e Taranto e dei vari impianti che abbiamo. Non c'e' alcuna distinzione di sorte". (AGI)

"Noi non siamo parte processuale, in senso tecnico, nella vicenda Svizzera, chi potrà fare ricorso, se lo riterrà, è la procura di Zurigo, la cui decisione è stata modificata dal tribunale federale, valuteranno loro". Corrado Carrubba, uno dei commissari straordinari Ilva, ha commentato così la decisione del tribunale di Bellinzona di bloccare il rientro dalla Svizzera all'Italia del miliardo e duecento milioni sequestrato alla famiglia Riva e destinato ai lavori ambientali dell'impianto siderurgico di Taranto.

A margine di un incontro della Fondazione Ansaldo a Genova, Carrubba ha spiegato che "tutte le strade vanno perseguite perché siamo convinti della bontà e della fondatezza dell'operazione che tende, sostanzialmente, a mettere a disposizione della società delle risorse importanti che vanno nell'interesse non solo dell'ambiente e del territorio ma anche della stessa società". "La situazione dell'Ilva - ha aggiunto Carrubba - è delicata e questa situazione ha aggiunto un elemento di indubbia preoccupazione ma pensiamo ci sia un impegno unitario delle istituzioni, dal governo alle autorità locali, da Taranto a Genova. Abbiamo passato momenti difficili, troveremo una soluzione per passare anche questo".
La decisione dei giudici svizzeri che hanno bloccato il trasferimento in Italia di 1,2 miliardi di euro della famiglia Riva destinati agli interventi di ambientalizzazione dello stabilimento Ilva di Taranto "non compromette la situazione in modo decisivo perché gli interventi a Taranto vanno fatti", ha poi spiegato Carrubba, a Genova per un incontro organizzato dall'Archivio Ansaldo, rispondendo alle preoccupazioni dei sindacati.
Anche "se la newco viaggia su tempistiche e procedure diverse, indubbiamente il tema ambientale e' fondamentale perché senza di quello non c'è newco che regga", ha aggiunto Carrubba: "Ciò che è accaduto deve essere tenuto nella giusta considerazione ma non va drammatizzato perché su Ilva c'è un impegno nazionale, dal governo al parlamento agli enti locali, e credo che questo team nazionale sia sufficientemente forte da far fronte anche a queste difficoltà. Noi lavoriamo in questa direzione".
Riguardo agli investimenti per lo stabilimento di Genova Carrubba ha affermato che "Genova è un pezzo del ciclo produttivo Ilva e sappiamo che ha un'importanza rilevante non solo per il territorio. L'Ilva, per quanto ci riguarda, è fatta in maniera inscindibile dagli stabilimenti di Genova, Novi e Taranto e dei vari impianti che abbiamo. Non c'è alcuna distinzione di sorte". (Quot)


 Ilva, riparte il pressing sul Governo di Regione Puglia e istituzioni locali dopo che il Tribunale di Bellinzona ha bloccato il rientro dalla Svizzera all’Italia del miliardo e 200 milioni sequestrato ai Riva che deve essere impiegato nei lavori ambientali del siderurgico di Taranto. Malgrado vi sia più d’una legge che disponga questa finalizzazione delle risorse, l’operazione, sin dall’inizio, si è rivelata complessa.
Tuttavia negli ultimi mesi era tornato un po’ di ottimismo ed esponenti del Governo e dell’Ilva davano per prossimo lo sblocco dei fondi. L’altolà dei giudici svizzeri apre invece uno scenario diverso, anche se la vicenda non è chiusa definitivamente in senso sfavorevole all’Ilva.
La Procura di Zurigo, che aveva già detto sì al rientro del miliardo e 200 milioni, potrà infatti impugnare il verdetto del Tribunale e anche Governo e Ilva stanno leggendo la sentenza di 80 pagine e vedere quali passi fare. Due, intanto, le richieste avanzate in sede locale. La prima è un confronto col Governo per capire come vuole muoversi, l’altra è che il cammino dell’Autorizzazione integrata ambientale non sia interrotto o rallentato perchè sono ancora da farsi investimenti importanti, dalla copertura dei parchi minerali al rifacimento dell’altoforno 5. E solo una realizzazione completa delle prescrizioni ambientali entro agosto 2016 daranno all’Ilva il lasciapassare per tornare a produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio l'anno e avere così nuova competitività e conti migliori rispetto ad oggi.
«Il presidente del Consiglio dica qual è la strategia alternativa sull’Ilva – dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano –. Chiederò a Renzi di sapere cosa sta accadendo perchè è evidente che su quella somma si puntava in modo decisivo per attuare il piano dell'Aia». E a proposito di un maggiore ruolo del Governo, Emiliano si tiene cauto: «Non è semplice – afferma – perchè nel settore dell’acciaio non sono ammessi i contributi statali».
«Non possiamo rinunciare al risanamento ambientale dell’Ilva e non possiamo chiudere lo stabilimento siderurgico» afferma il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. «Governo e Parlamento – prosegue Cesareo – devono quindi fare in modo che gli
800 milioni di garanzia statale sul nuovo prestito che l’Ilva contrarrà, siano confermati nella legge di Stabilità e diventino subito una misura efficace». Anche per Cesareo la partita giudiziaria non è chiusa ma adesso «è importante che l’Ilva sia messa nelle condizioni di ottenere e spendere gli 800 milioni di prestito garantito dallo Stato. Probabilmente lo Stato dovrà attendere più tempo per rientrare in possesso della garanzia data, ma l’Ilva è questione il cui rilievo ambientale, industriale, occupazionale e sociale, penso non sfugga a nessuno».
«Sapevo che non era facile e avevo anche colto qualche preoccupazione – dice il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno –. Non entro nel merito giuridico, ma dico che un anno fa il Governo, mettendo in cantiere un’altra legge, ha colto la necessità di dare una svolta al problema dell’Ilva. Ora sia quindi il Governo a garantire gli investimenti necessari. L’Unione Europea ce lo contesterà? Dovremo dirgli che l’Ilva è anzitutto un enorme problema ambientale e di tutela della salute dei cittadini da risolvere» (Sole24h)

Meteoropatia conclamata!

urka

Vento forte da nord est fino al 10 dicembre, Peacelink, "Fermare la cokeria Ilva per due settimane"

"Chiediamo al sindaco di Taranto di emanare un'ordinanza urgente per fermare la cokeria dell'Ilva di  per almeno due settimane".
Per due settimane, infatti, il centro urbano del capoluogo ionico, sarà investito senza sosta da vento proveniente dall'area industriale."In tali condizioni meteo il quartiere Tamburi sarà particolarmente esposto a picchi di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) cancerogeni e PM10 (polveri sottili) che possono avere effetti avversi sulla salute con possibili conseguenze sanitarie anche a breve termine sulle fasce più fragili della popolazione (bambini, donne in stato di gravidanza, anziani, asmatici, cardiopatici, ecc.)". Commenta e mette in guardia il professor Marescotti.
In tali condizioni meteo "l'AIA dell'Ilva prevede una riduzione della produzione della cokeria.
Recentemente l'Arpa, su sollecitazione di PeaceLink, - continua il presidente dell'associazione - ha ritenuto opportuno che in tali giornate, i cosiddetti "wind days", la popolazione, e non solo l'Ilva, venga avvisata. L'Arpa ha chiesto alla Asl di Taranto di avvisare la popolazione durante i wind days e di dare consigli ai cittadini sulle opportune precauzioni per la tutela della salute".
Dalle 16 di domani 27 novembre fino al 10 dicembre 2015 "le previsioni meteo (disponibili solo fino al 10 dicembre) indicano un ininterrotto flusso di vento da nord-nordovest e quindi i cittadini di Taranto non avranno scampo: saranno costretti a respirare aria potenzialmente cancerogena - afferma Marescotti - per almeno due settimane, senza interruzione alcuna".
"Chiediamo al indaco di Taranto di assumersi le sue responsabilità come ufficiale sanitario, oltre che, deontologicamente, come pediatra. Le previsioni meteo, che attualmente sono disponibili fino al 10 dicembre prossimo, e che indicano vento da nord-nordovest senza soluzione di continuità, descrivono un evento eccezionale e riteniamo che a questo - cocnlude Marescotti -  debba seguire, oltre ad un'allerta informativa alla popolazione, anche un provvedimento come l'ordinanza sindacale contingibile e urgente prevista dalla legge". (Tarantosette)

A più di un mese da Natale ecco la letterina di Stefàno!

Sempre più concittadini si chiedono perché il piccolo scrivano tarantino sia ancora sindaco...

“Gentile Sig. Ministro Le trasmetto, per doverosa conoscenza, copia della nota con la quale ho inteso avviare una fase di concertazione con i Sindaci di altre realtà del nostro Paese, sedi di insediamenti industriali siderurgici e/o di stabilimenti direttamente interessati alle attività di produzione dello stabilimento ILVA di Taranto”.
E’ quanto scritto in una missiva indirizzata al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, dal primo cittadino di Taranto Ippazio Stefano. “Comprenderà le ragioni di urgenza in base alle quali si sta avviando una fase di confronto fra queste realtà” prosegue il sindaco “allo scopo di condividere un percorso di proposte da sottoporre in termini collaborativi al Governo, quanto all’adozione di misure di salvaguardia delle attività e del futuro della siderurgia italiana ed in particolare dello stabilimento ILVA di Taranto”.

“Ho raccolto dai colleghi Sindaci” conclude “ampia condivisione sulla necessità di incontrarci e raccogliendo una specifica richiesta formulata dal Sindaco del Comune di Pratica, sono a chiederLe, in modo collegiale, un urgente incontro presso il Suo Ministero per avviare questa fase di confronto costruttivo e collaborativo sui temi in oggetto. Doverosamente della presente le partecipo i contenuti i colleghi Sindaci interessati. (trmtv)

mercoledì 25 novembre 2015

Sorpresa!!!

Ilva, restano in Svizzera gli 1,2 miliardi sequestrati ai Riva. Tribunale accoglie ricorso delle figlie di Emilio

Resteranno in Svizzera gli 1,2 miliardi di euro sequestrati ai Riva, azionisti dell’Ilva con il 90% ma espropriati all’atto dell’ammissione del siderurgico all’amministrazione straordinaria. La Corte dei reclami penali del Tribunale federale di Bellinzona, con sentenza del 18 novembre, ha infatti accolto il ricorso presentato dalle figlie dello scomparso Emilio Riva e detto no al rientro in Italia dei soldi sequestrati dai magistrati di Milano in una delle inchieste sulla gestione dello stabilimento. Quella contro Adriano Riva e due commercialisti, accusati di truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni: secondo i pm, i soldi sono stati distratti dalle casse dell’Ilva per essere poi trasferiti in alcuni trust nell’isola di Jersey. Nel 2009, sempre stando all’ipotesi accusatoria, sono poi stati scudati “in maniera ingiustificata” lasciandoli però depositati nei forzieri della banca Ubs.
La decisione di annullare il provvedimento con il quale a giugno la Procura di Zurigo, su richiesta della magistratura italiana, aveva disposto la revoca del sequestro del denaro perché potesse essere trasferito è motivata con la presenza di “vizi materiali e formali particolarmente gravi” nella richiesta dell’Italia. Ma soprattutto con il fatto che “l’origine criminale” di quei fondi è ritenuta da giudici “soltanto presumibile” ma attualmente “non manifesta”, per cui il trasferimento “costituirebbe un’espropriazione senza un giudizio penale”. E “non esiste una dichiarazione di garanzia delle autorità italiane secondo la quale le persone perseguite, se dichiarate innocenti, non subirebbero nessun danno“.
Il gip di Milano nell’ottobre 2014 aveva stabilito che i soldi fossero messi a disposizione dei commissari dello stabilimento e usati per il risanamento ambientale dello stabilimento. E l’11 maggio di quest’anno il tribunale, accogliendo la richiesta di Piero GnudiCorrado CarrubbaEnrico Laghi, ne ha disposto il rientro in Italia. Avrebbero dovuto essere trasferiti al Fondo Unico Giustizia gestito da Equitalia (in cui sono custodite le somme oggetto di sequestri giudiziari o confische) che a sua volta avrebbe sottoscritto obbligazioni emesse dall’Ilva per una somma fino a 1,2 miliardi di euro. Ma durante l’estate le figlie di Emilio Riva, dopo aver rinunciato all’eredità del padre per non essere coinvolte nelle richieste di risarcimento dei danni ambientali provocati dal siderurgico, hanno fatto ricorso. Ora accolto dai giudici svizzeri.
Si complica, così, il percorso tracciato dal governo Renzi per il rilancio del siderurgico, che attualmente incrementa le perdite di circa 50 milioni ogni mese. Non sembra un caso se in ottobre l’esecutivo ha dovuto inserire nella legge di Stabilità la previsione di un prolungamento fino a quattro anni dell’amministrazione straordinaria e di una nuova garanzia statale da 800 milioni, dopo il finanziamento da 400 milioni concesso all’inizio dell’anno. (FQ)

martedì 24 novembre 2015

Peccato, ci eravamo così affezionati!



fonte

Taranto, parte la bonifica delle scorie

Un Dpcm sblocca la bonifica della Cemerad, una discarica con rifiuti radioattivi a Statte, alle porte di Taranto e a circa 15 chilometri dall’Ilva, abbandonata da molti anni e in condizioni di evidente pericolo. Il decreto è stato firmato dalla presidenza del Consiglio ed ora attende la registrazione della Corte dei Conti. Senza quest’intervento e senza il reperimento dei fondi necessari, 10 milioni, avvenuto in precedenza, la bonifica della Cemerad sarebbe rimasta al palo per chissà quanto altro tempo ancora. «Valuterò il Dpcm e passerò alla fase operativa – dichiara il commissario per la bonifica dell’area di Taranto, Vera Corbelli –. Che necessariamente dovrà essere accelerata per mettere in sicurezza il sito. Cemerad è infatti una delle criticità ambientali dell’area di Taranto».
Il Dpcm definisce la procedura da seguire per l’intervento nella Cemerad, mentre le risorse provengono dal budget messo a disposizione della bonifica di Taranto con l’accordo di giugno 2012 poi recepito dalla legge 171 dello stesso anno. Inizialmente gli interventi individuati riguardavano cinque scuole del rione Tamburi di Taranto – le più vicine all’Ilva e quindi le più esposte all’inquinamento –, l’area industriale di Statte e il Mar Piccolo di Taranto. Cento milioni la previsione di spesa complessiva. Dal plafond sono stati in seguito «stornati» 10 milioni e messi a disposizione della Cemerad.
Nata nel 1984, la Cemerad ha operato sino al 2000, anno della chiusura, nella raccolta dei rifiuti radioattivi provenienti da applicazioni mediche e industriali. Nel 2005 la società è stata dichiarata fallita. Le strutture, in seguito sequestrate, sono state affidate in custodia giudiziaria al Comune di Statte. Secondo l’ultima informativa resa alla Camera dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, nel sito sono stoccati 16.724 fusti, di cui 3.334 contengono sostanze radioattive mentre 13.380 sono considerati decaduti. Già nell’aprile 2012 un sopralluogo dell’Ispra ha messo in luce il degrado dell’area e l’abbandono dei rifiuti. Tuttavia si deve attendere la fine del 2014 e l’inizio di quest’anno per registrare qualche passo avanti. A dicembre scorso, infatti, nell’area Cemerad ha compiuto un sopralluogo una delegazione della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti guidata dal presidente Alessandro Bratti. Lo stesso Bratti, a gennaio scorso, ha poi scritto al premier Matteo Renzi, denunciando una «situazione serissima», e descrivendo «le condizioni oggettive del deposito, inadeguato strutturalmente a contenere rifiuti speciali e privo di efficaci difese». Si è quindi arrivati a marzo, con la legge 20 sull’Ilva e su Taranto, che assegna alla bonifica della Cemerad un fondo di 10 milioni. Rimozione dei rifiuti, successiva caratterizzazione e smaltimento in un sito idoneo: questo l’intervento che sarà fatto. Che è poi uno di quelli previsti dal Comune di Statte con una previsione di spesa di circa 9 milioni di euro. Gli altri interventi ipotizzati dal Comune nel recente passato si sono rivelati praticabili. (Sole24h)

Patti buoni

Matera 2019, il Sud di qualità

Matera 2019 con una marcia in più per portare valore aggiunto e dinamicità al sistema produttivo locale, grazie a una intesa sottoscritta dai presidenti delle Camere di commercio di Matera, Angelo Tortorelli, di Bari Alessandro Ambrosi e di Taranto Luigi Sportelli alla presenza dei rispettivi segretari generali Luigi Boldrin, Angela Patrizia Partipilo e Francesco De Giorgio e del presidente della Consulta dei giovani imprenditori della Camera di Commercio di Bari, Sergio Ventricelli. Sarà un comitato tecnico di indirizzo, composto dai rappresentanti degli enti camerali e del sistema imprenditoriale dei tre territori, a definire e ad attivare opportunità di collaborazione tra gli operatori economici lucani del Materano e della Puglia. Il protocollo di intesa prevede che la Camera di commercio di Matera fornisca alle Camere di Bari e Taranto le informazioni sulle attività che ha messo in campo per la realizzazione del programma di avvicinamento all’appuntamento di Matera 2019. I tre enti camerali definiranno e promuoveranno un programma congiunto finalizzato sia ad indirizzare il flusso turistico nazionale ed estero anche attraverso educational tour su luoghi di interesse, sia ad incentivare opportune forme di collaborazione tra imprese dei rispettivi territori. L’intesa prevede, inoltre, l’organizzazione di momentipubblici per illustrare le iniziative programmate e le intese definite in vista di Matera 2019.
Il protocollo d’intesa ha già individuato la realizzazione di progetti comuni tra i quali “Mirabilia”, che vede Matera capofila e coinvolge, Bari e Taranto, mettendo in rete i siti Unesco di città italiane e straniere. Quest’anno il programma è particolarmente importante per le opportunità di promozione legate all’anno italiano in Giappone. Le altre iniziative riguardano un progetto comunitario nell’ambito del primo bando del programma Interreg Mediterranean, interventi legati alla filiera turistica da crociera, che interessa i porti pugliesi e che ha come effetto l’incremento di flussi turisti che visitanoMatera, attività legate alla promozione di prodotti tipici, in particolare nel settore dell’agroalimentare e dell’artigianato.
La sottoscrizione dell’intesa – ha detto il presidente della Camera di commercio, Angelo Tortorelli – rappresenta una fase importante nell’attività di promozione e di creazione di opportunità per Matera, capitale europea della cultura per il 2019. La stretta e proficua collaborazione con le Camere di commercio di Bari e Taranto, rafforza un percorso già avviato tra economie e territori contingui che intendono valorizzare e promuovere ulteriormente settori importanti legati al turismo, all’enogastronomia,al commercio, ai servizi, alla produzione, alla logistica. Integrazione e sinergia tra i territori sono il presupposto per coinvolgere anche altre realtà tra le opportunità di Matera 2019’’. Il presidente della Camera di commercio di Bari, Alessandro Ambrosi nel ribadire le opportunità legate a Matera capitale europea della cultura ha detto che la sinergia avviata dai tre enti camerali è un valido esempio di operatività per la promozione dei territori e del Mezzogiorno. “Ci sono progettualità – ha detto Alessandro Ambrosi – come Mirabilia che ci vede coinvolti, ma anche Tif 2.0, shop and ship, legato ai Qr code e ad altre opportunità dei fondi europei sulle quali lavorare. Bari ha infrastrutture di accoglienza e dei trasporti che possono essere un hub per Matera. Sono certo che Matera 2019 sarà un successo per l’Italia come lo è stato Expo 2015’’. E ha parlato di logistica e di turismo, legato a rapporti storici, culturali ed economici, con Matera, il presidente della Camera di commercio di Taranto Luigi Sportelli. “Le province di Matera e di Taranto – ha detto Luigi Sportelli – hanno rapporti e attrazione reciproche. L’arrivo di flussi crocieristici con navi di diversa stazza, che potranno approdare in mar Piccolo e quindi in centro, rappresentano una opportunità per le nostre comunità e per le nostre imprese. Quando i progetti messi in campo, come quelli indicati nel protocollo, sono validi e si lavora insieme hanno credibilità, forza e opportunità per trovare risorse e avere successo’’.
Sergio Ventricelli, presidente della Consulta dei giovani imprenditori di Bari, che ha auspicato e lavorato insieme ai tre enti camerali per giungere al protocollo d’intesa, ha parlato di occasione irripetibile. “Mettiamo da parte le vergogne del Sud – ha detto Ventricelli – Matera 2019 è l’occasione per riscrivere con dinamismo, creatività e fattività la storia del Mezzogiorno utilizzando appieno le potenzialità del sistema camerale’’.
E di dinamismo ha parlato il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, che ha apprezzato l’azione catalizzatrice delle Camere di commercio e il dinamismo del presidente dell’ente camerale Angelo Tortorelli. “La sfida di Matera 2019 – ha detto De Ruggieri – è nel costruire un modello di Mezzogiorno che funzioni. Un Sud che non si lamenta, che lavori a una qualità progettuale per andare avanti, per un piano di sviluppo territoriale che ha nelle Camere di commercio un alleato forte. Le risorse, quando ci sono qualità, programmazione, si trovano e questo contribuisce a chiudere il cerchio sulle opportunità di ripresa e di promozione dei nostri territori’’. (CdT)

lunedì 23 novembre 2015

La gru di Chichibio. Un corteo di barche in memoria di Francesco




ph. A. Leone
A distanza di un anno dall'incidente, la gru crollata in mare dal quarto sporgente del porto di Taranto gestita dall'Ilva non è stata ancora recuperata. Lo denunciano le eco-sentinelle dell'associazione Peacelink, che hanno postato su Facebook le foto della gru, che trascinò in mare un lavoratore, mentre un collega rimase intrappolato nella cabina. Entrambi furono recuperati dai vigili del fuoco senza gravi conseguenze, ma alcuni testimoni parlarono di "scena apocalittica". (ANSA)

Il 28 novembre 2015 alle ore 10,00 ci sarà un corteo di imbarcazioni che partirà dal porto
S.eligio , con destinazione proprio sotto queste gru per depositare una corona in mare.
Organizzata dal Comitato 12 giugno
e i Maestri del Lavoro, il luogo dove fu ritrovato Francesco sarà simbolico e la cerimonia avrà il fine di commemorare i caduti sul lavoro.
Le imbarcazioni saranno messe a disposizione dalle varie istituzioni per tutti coloro che volessero partecipare.

Coppie di fatto

Ilva, si ragiona su una partnership pubblico-privata

Una nuova società con la partecipazione della Cassa depositi e prestiti, delle banche e di alcuni industriali siderurgici italiani, per gestire e amministrare l’Ilva di Taranto, ora sottoposta a regime commissariale.
Questo il tema di un’interrogazione portata alla Camera dei Deputati dall'onorevole Galperti (PD), che ha chiesto al Ministro dello Sviluppo Economico "se corrisponda al vero che tali iniziative siano state poste in essere e, in tal caso se sia possibile, stante la natura pubblica della Cassa depositi e prestiti, conoscere in quali forme si siano concretizzate, essendo iniziative indispensabili per la scelta dei partner industriali interessati alla «newco»".
Inoltre il parlamentare ha chiesto al Governo "quali approfondimenti, giuridico-amministrativi, siano stati eventualmente espletati per escludere preventivamente, in una vicenda tanto delicata e complessa per il Paese, possibili procedure di infrazione da parte dell’Unione europea".
Tra le premesse portate in aula, l’onorevole ha evidenziato che "la disponibilità, peraltro lodevole, a partecipare alla nuova impresa, da parte di soggetti economici privati italiani, sarebbe stata individuata attraverso manifestazioni raccolte mediante una procedura pubblica".(teleborsa)

domenica 22 novembre 2015

Visioni

Taranto, un piano per arrivare alla nuova Ilva

L’Ilva del futuro, ovvero come l’azienda potrà rilanciarsi e ri posizionarsi sul mercato una volta superati i problemi am bientali, finanziari e produttivi che la riguardano. Pubblichia mo oggi la terza puntata dell’analisi scritta per la «Gazzetta» da Biagio De Marzo, in gegnere e dirigente dell’Italsider e Ilva pubblica. Le due predenti puntate sono state pubblicate lunedì e venerdì scorsi.
Per affrontare una vicenda così complessa quale quella dell’Ilva è necessario elaborare un Master Plan del sistema Ilva, cioè il piano ge nerale di programmazione delle at tività che ne delinea il quadro stra tegico e gli indirizzi conseguenti fino a far nascere la nuova Ilva. Fon damentali per il piano sono i pre requisiti, cioè le condizioni esterne al sistema, che però influiscono pesan temente sulla progettazione, sulla possibilità di realizzazione e sugli effetti del nuovo sistema.
Altre caratteristiche del piano, tra guardando l’intero gruppo Ilva, sono: a) un orizzonte temporale di me dio-lungo periodo; b) la definizione degli impianti fermi e in marcia, quindi la potenzialità di produzione per ciascuno stabilimento o società del gruppo; c) le fonti di approv vigionamento delle materie prime e dei semilavorati (per esempio, Novi Ligure deve lavorare solo i coils di Taranto o li può integrare compran done altrove); d) a quali impianti, stabilimenti e società destinare i fon di (personale, ricambi, manutenzio ne, innovazione) e quali invece tra scurare; e) la necessità di personale, quindi quante risorse umane uti lizzare e quante no.
Alla base del piano debbono es serci: 1) la profonda conoscenza della situazione impiantistica degli sta bilimenti (punto di partenza del pia no); 2) una fondata previsione del mercato che, unita alla condizione precedente, permetta di scegliere su quali prodotti orientarsi (punto di arrivo del piano); 3) la presenza si cura di un pool di clienti per i prodotti dell’Ilva nel breve-medio pe riodo. Senza queste tre condizioni, il piano rischia di essere effimero.
Un pericolo in cui si può incorrere è quello di demandare il piano futuro all’arrivo di una newco (nuova com pagnia): con i debiti che volano ed importanti decisioni di investimento che vanno prese a breve, il rischio è che la newco trovi solo le macerie. D’altro canto, anche la newco po trebbe aver bisogno di tempo per capire, per orientarsi e per definire le priorità. Le decisioni che contano vanno quindi prese subito.
La Viias prerequisito del Master Plan di «Ilva futura». Il primo prerequisito per il Master Plan di «Ilva futura» è la valutazione del danno sanitario corrispondente all’assetto dello stabilimento. Non si può ignorare, infatti, che proprio i danni sanitari, indotti dall’inquina mento di origine industriale e de nunciati nell’incidente probatorio dell’inverno 2012, hanno dato forza all’inchiesta giudiziaria «Ambiente svenduto» e al relativo processo. Ne cessita, quindi, disporre subito della valutazione del danno sanitario e del rischio sanitario residuo, sia per il caso dello stabilimento ad Aia attuale completamente realizzata, sia al mas simo della produzione realizzata in passato, sia per differenti livelli di produzione annua e per differenti, possibili assetti tecnici ed impian tistici.
Aiuta, in tal senso, la recente approvazione delle linee guida per la Viias, Valutazione integrata di im patto ambientale e sanitario su tutto il territorio nazionale. Quale impian to più adeguato e determinante dell’Ilva di Taranto per sperimen tarne l’applicazione effettiva? Le ri sposte della Viias sarebbero riso lutive per le decisioni da prendere sul futuro dell’Ilva. Non si può ignorare che nella riunione dello scorso 26 giugno 2015 il Consiglio comunale di Taranto ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno (presentato dai consiglieri di minoranza Dante Ca priulo, Gianni Liviano e Francesco Venere) per l’immediata applicazione all’Ilva di Taranto della Viias.
Per Taranto, così, sarebbe possibile fare prevenzione integrata sanitaria ed ambientale, sapere se ci può essere un futuro per lo stabilimento ed evitare spreco di tempo e di risorse su provvedimenti e soluzioni inef ficaci. E’ quindi importante per tutti sapere quale sarebbe il rischio sa nitario derivante dall’esercizio dello stabilimento «a prescrizioni Aia at tuali rispettate» e, se del caso, sapere quale assetto dovrebbe avere lo sta bilimento per avere rischio sanitario accettabile, impatto sociale sosteni bile e rendimento industriale po sitivo.
Tecniche rigorose per impianti sicuri. Nella vicenda Ilva si è di fronte alla contrapposizione tra in teressi strategici ed economici na zionali e aspettative territoriali e civiche focalizzate sul timore di pe ricoli sanitari ed ambientali, talvolta strumentali. Noi abbiamo fiducia nell’inventiva e determinazione uma ne nel migliorare la qualità della vita e nel lavorare con il massimo della sicurezza e della tutela della salute. Per il nostro vissuto, però, sappiamo che il 100 per cento di sicurezza e salute lo può assicurare solo il Pa dreterno. Siamo convinti che per ogni impianto sia possibile sapere esattamente sia cosa si immette in atmosfera, in acqua e in terra du rante il suo funzionamento, sia cosa fare perché tutto questo non nuoccia alla salute e all’ambiente.
Da tempo esistono metodologie, ad esempio la Fmeca, che, applicate rigorosamente nelle fasi di progettazione, costru zione, esercizio e manutenzione, ren dono qualunque impianto eco com patibile e sicuro. LA Fmeca, acro nimo inglese che tradotto in italiano è «Analisi dei modi, degli effetti e della criticità dei guasti», è utilizzata nei settori più diversi e mette in evidenza le modalità di guasto che hanno nello stesso tempo una pro babilità di accadere relativamente alta, unita ad un'alta gravità di con seguenze. Si mettono, così, in risalto i punti di debolezza di un progetto, sui quali occorre intervenire con adeguate modifiche.
Questa meto dologia fu sviluppata dal Diparti mento della Difesa degli Stati Uniti nel 1949, durante il progetto del pro gramma spaziale Apollo, allo scopo di prevedere il comportamento al gua sto dei sistemi e adottare conse guentemente le necessarie contro misure. Successivamente è stata adattata agli usi industriali in tutto il mondo non solo per progettare e realizzare impianti di ogni tipo con il massimo possibile della sicurezza di funzionamento ma anche per sapere esattamente per ogni impianto cosa potrebbe scaricare in atmosfera, in acqua, in terra ed attrezzarsi ade guatamente. Il nostro credo tecni co-professionale è che con la Fmeca applicata rigorosamente nelle fasi di progettazione, costruzione, esercizio e manutenzione qualunque impianto è eco compatibile e sicuro. La nuova Viias, «sorella» della Fmeca, valu tando l’impatto ambientale ed il ri schio sanitario residuo in diversi scenari, sarà determinante per le scelte di fondo per «Ilva futura» sulla cui impiantistica, vecchia e nuova, dovrà pretendere l’applicazione della Fmeca.
Una strategia di sopravvivenza e transizione parallela al Master Plan. Guardando solo i risultati eco nomici, nei tre anni di traversie dall’incidente probatorio in poi (se questri, arresti, decreti legge, com missariamenti, nuovi manager ed altro), lo stabilimento siderurgico di Taranto è passato da una gestione economicamente redditizia ad una situazione pre-fallimentare: sono sta te accumulate forti perdite e debiti senza che si siano fatti passi avanti significativi sulla strada del risa namento ambientale. Non è più pro crastinabile una gestione che faccia utili per pagare i debiti e per fi nanziare gli investimenti.
In parallelo alle attività che tra guardino «Ilva futura», gli attuali responsabili dovrebbero adottare una «strategia di sopravvivenza e transizione» che recuperi e valorizzi le tante risorse interne, attualmente disorientate, quasi rassegnate al peg gio. Occorre, quindi, attivare azioni «fantasiose», prodotte-ispirate da persone che già trattano la materia e conoscono il mercato e che abbiano l’obbiettivo non di fare dell'Ilva il primo produttore europeo di acciaio, ma di salvare l'Ilva dalla catastrofe, puntando decisamente su acciai e tubi di qualità. Erano il vanto della vecchia Italsider che li faceva con gli stessi impianti di oggi. Siamo con vinti che acciai e tubi di alta qualità sono alla portata delle attuali risorse interne, motivate e fiduciose nel fu turo, meglio ancora se supportate da qualche consulente scelto tra i mi gliori al mondo, come quelli che a Taranto sono già stati in passato.
Biagio De Marzo - GdM

sabato 21 novembre 2015

Indottolo torna all'attacco!

Ilva, indotto chiede nuove correzioni a legge Stabilità

Positivo l'emendamento alla legge di Stabilità a favore delle imprese dell'indotto Ilva, ma il provvedimento non va ancora «nella direzione auspicata». Confindustria Taranto manifesta critiche a proposito dell'intervento del Fondo di garanzia sino ad un ammontare di 35 milioni per le imprese appaltatrici dell'Ilva.
Tale intervento, previsto nella legge di stabilità varata un mese fa da Palazzo Chigi, era stato poi escluso nel testo trasmesso al Parlamento per la conversione in legge. Il Senato l'ha ora reintegrato ma per Confindustria Taranto, che parla a nome dell'indotto più esposto finanziariamente verso l'Ilva, non va ancora bene. «Non si ravvisa la certezza né della concreta attuazione del provvedimento, né dei tempi di emanazione dello stesso» dice in proposito Confindustria Taranto. La misura perchè l'indotto Ilva esposto finanziariamente con l'azienda committente beneficiasse dell'aiuto del Fondo di garanzia era stata introdotta dalla legge 20 di marzo 2015, ma «le aziende fornitrici dell'Ilva - rammenta ora Confindustria Taranto - non avevano potuto usufruire a causa delle condizioni eccessivamente restrittive della stessa, che impedivano concretamente l'accesso al fondo».
Per Confindustria Taranto, «tale semplificazione, che nei mesi scorsi era stata più volte caldeggiata proprio da Confindustria, di fatto non è stata introdotta, lasciando tuttavia ancora dei margini di manovra per una necessaria rivisitazione e modifica nel senso auspicato». Ora, quindi, «Confindustria tornerà ad avanzare gli opportuni suggerimenti affinché la misura possa arrivare alla Camera modificata nei criteri di semplificazione di accesso al Fondo di garanzia. L'auspicio ulteriore - si afferma - è quello che oltre questa misura, opportunamente rimodulata, possano intervenire altri provvedimenti a sostegno della platea dei creditori dell'indotto». A tal proposito Confindustria Taranto chiede «di dare concreta attuazione a provvedimenti che possano prevedere delle forme di anticipazione (fino al 30%) sui crediti pregressi, richiesta già formulata da Confindustria al giudice delegato». «Altra misura auspicabile, su cui sono però ancora in corso approfondimenti, la possibilità da parte delle aziende in regime di procedura concorsuale di recuperare l'Iva versata all'Erario relativa ai crediti non incassati - propone Confindustria Taranto -. Una possibilità che la legge di stabilità ha accolto prevedendone l'applicazione, però, solo a partire dall'1 gennaio 2017». In definitiva l'emendamento del Senato è un passo avanti ma «la questione é a tutti gli effetti ancora lontana dal dirsi risolta».
Sono 150 i milioni di euro che Confindustria Taranto dichiara come esposizione dell'Ilva verso le imprese dell'indotto locale. Soldi relativi a prestazioni e lavori fatti prima dell'amministrazione straordinaria, cominciata a gennaio scorso, che l'Ilva non ha saldato. Al pari di tutti gli altri creditori, circa 17mila, anche le imprese dell'indotto di Taranto si sono inserite nello stato passivo dell'Ilva il cui esame comincerà nell'udienza del 29 novembre al Tribunale di Milano. I commissari dell'Ilva, però, hanno giudicato per ora ammissibili solo 11mila istanze su 17mila, rinviando l'esame delle altre ad una fase successiva. Entro marzo, ha stabilito il Tribunale di Milano, dovrà concludersi l'esame istruttorio. Nelle 11mila ci sono prevalentemente quelle dei dipendenti Ilva per Tfr, ferie, permessi e pendenze arretrate. Non ci sono invece fornitori, indotto, banche, perchè, osserva l'Ilva, partite più complesse e quindi bisognevoli di approfondimento. Adesso Confindustria Taranto chiede che le imprese possano ottenere almeno una parte di quei crediti maturati come misura di sostegno alle aziende che reputano vitale la restituzione di queste risorse. (Sole24h)

Chi va e chi viene

L'Ilva perde l'appalto per il gasdotto Tap

L’Ilva perde un altro «pezzo» di Tap, il gasdotto che secondo le intenzioni della Trans adriatic pipeline dovrà portare il gas dall’Est all’Italia, approdando sulle coste salentine. Ieri la Tap ha ufficializzato l’assegnazione alla società greca Corinth Pipeworks la fornitura di 495 chilometri circa di tubi lineari da 48 pollici per la tratta onshore del gasdotto in Grecia. Il contratto prevede la fornitura complessiva di circa 270.000 tonnellate di tubi lineari.Ian Bradshaw, managing director di Tap, spiega l’aggiudicazione della commessa ai greci, sottolineando che il gruppo ha presentato «una offerta solida, al livello dei più alti standard industriali del settore».
Non proprio di prammatica i ringraziamenti alle altre imprese partecipanti, tra cui appunto l’Ilva di Taranto: «Tap ha messo in atto un rigoroso processo di selezione, basato sulle competenze tecniche delle aziende, sugli standard di sicurezza e sulla adozione delle migliori pratiche internazionali». Sembra un riferimento, nemmeno tanto velato, alle difficoltà produttive dello stabilimento siderurgico di Taranto, alle prese con una crisi che ormai non è solo ambientale e giudiziaria.
Già alcune settimane fa, l’Ilva aveva perso una prima importante commessa per il gasdotto Tap, con l’assegnazione della fornitura di 170mila tonnellate di acciaio ai tedeschi della Salzigitter Mannesmann. Ora questo ulteriore smacco anche se nei giorni scorsi il management del siderurgico si era affannato ad annunciare la ripresa degli ordinativi.
«Siamo in una fase in cui bisogna passare dalle promesse ai fatti: la gente a Taranto attende dei segni chiari, delle risposte precise da parte del governo» ha detto ieri monsignor Filippo Santoro arcivescovo di Taranto, intervistato da Radio Vaticana. «Visto che nella legge di stabilità del presidente Renzi sono stati stanziati 800 milioni di euro a favore dell’Ilva, attendiamo che ora seguano i fatti» ha detto Santoro. «A livello locale, aspettiamo proprio una svolta, altrimenti sarà troppo tardi. Quando c'è una malattia come un cancro, o si taglia o si cura. Abbiamo visto che il governo ha intenzione di curarlo, ma se i provvedimenti non vengono messi in atto con urgenza, non so fino a quando la pazienza del popolo potrà durare. Oggi, la situazione dell’Ilva è che la difesa del lavoro, con i vari ammortizzatori sociali, sta funzionando. L'occupazione continua, grazie a tutte queste varie forme di sostegno al lavoro. Però, per il futuro, di fatto, c'è un calo della produzione».
Confindustria Taranto, infine, saluta positivamente l’emendamento alla legge di stabilità sul Fondo di Garanzia per le imprese dell’indotto Ilva ma sostiene che «si tratta di una misura che, pur testimoniando nuovamente l'attenzione del Governo, non va ancora nella direzione auspicata». Confindustria tornerà «ad avanzare gli opportuni suggerimenti affinchè la misura possa arrivare alla Camera modificata nei criteri di semplificazione di accesso al Fondo di Garanzia. L’auspicio ulteriore è quello che oltre questa misura, opportunamente rimodulata, possano intervenire altri provvedimenti a sostegno della platea dei creditori dell’indotto». (GdM)


All’Ilva tornano i vecchi clienti. Vinta la gara per i tubi di Snam

Antichi clienti tornano. Ilva si è aggiudicata la gara di Snam per la fornitura di 45 chilometri di tubi (diametro di 16 pollici) del valore di oltre 5 milioni di euro. Un segnale importante di inversione di tendenza perché nei mesi scorsi il colosso siderurgico aveva perso diversi clienti storici, non solo Snam (l’ultima commessa risaliva a gennaio 2014) ma anche Fiat. E i risultati del nuovo corso cominciano a vedersi nel portafoglio ordini complessivo dell’azienda guidata dal direttore generale Massimo Rosini (foto): Ilva, infatti, prevede di chiudere il mese di novembre con un incremento del 10% di raccolta ordini rispetto a ottobre, che era già stato il miglior mese del 2015 e aveva registrato un balzo del 23% su settembre. Con l’aggiudicazione della gara di Snam, Ilva prova in un certo senso a mettersi alle spalle anche le polemiche delle settimane scorse sull’esclusione dall’appalto del Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che trasporterà in Europa il gas naturale proveniente dal Mar Caspio (partendo dal confine tra Grecia e Turchia dove si connetterà al Trans Anatolian Pipeline), attraversando la regione settentrionale della Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico per approdare in Salento, quindi nella Puglia dove Ilva (a Taranto) può contare sulla maggiore acciaieria d’Europa. Dopo l’assegnazione a fine ottobre ai tedeschi di Salzgitter Mannesmann del contratto per la fornitura di circa 270 chilometri di tubi lineari, ieri Tap ha assegnato il secondo contratto della stessa gara, da 495 chilometri, ai greci della Corinth Pipeworks. (Corsera)