Ilva vuole patteggiare a Taranto e attende l’ok del Mise
A Taranto il processo per il reato di disastro ambientale contestato all’Ilva va in standy by. Dopo l’udienza preliminare di oggi davanti al gup Wilma Gilli, nella quale sono proseguite le arringhe della difesa, la prossima è prevista per l’1 luglio. La sospensione di un mese è dovuta alla necessità di attendere che il ministero dello Sviluppo economico si pronunci sull’istanza di patteggiamento che l’Ilva ha avanzato come soggetto giuridico che risponde in base alla legge sulla responsabilità delle imprese.La volontà della società di patteggiare, e quindi di tirarsi fuori dal processo concordando la pena con la Procura, gli avvocati dell’Ilva l’avevano già manifestata nelle udienze precedenti. Solo che l’approfondimento giuridico del tema, il confronto con la stessa Procura – un incontro c’è stato a Taranto martedì pomeriggio – e l’acquisizione del via libera del Mise, essendo l’Ilva in amministrazione straordinaria da gennaio, richiedono più tempo. Dunque, c’è necessità di aggiornare il processo.
La struttura del patteggiamento, ancora oggetto di discussione tra le parti, prevederebbe una multa di 2 milioni di euro, l’interdizione di otto mesi con i commissari straordinari che diventano, per questo periodo, commissari giudiziali, e una confisca di 2 miliardi di euro, ritenuti profitto del reato, a carico dei beni di Riva Fire e non di Ilva spa. I legali dell’Ilva chiedono la confisca verso Riva Fire perchè vogliono evitare che un’azione del genere sull’Ilva possa bloccare il trasferimento all’Ilva stessa del miliardo e 200 milioni sequestrati ai Riva e ora in Svizzera. Un passaggio delicato e tutt’altro che agevole, anche se ci sono una legge che stabilisce il rientro di queste risorse in Italia (al Fondo unico Giustizia, che sottoscriverà le obbligazioni con cui l’Ilva finanzierà i lavori ambientali nel siderurgico di Taranto) e il parere positivo del gip di Milano, Fabrizio D’Arcangelo. Sul fatto di spostare la confisca da Ilva spa a Riva Fire non ci sarebbe, allo stato, il consenso della Procura, ma sul problema va comunque avanti il confronto con gli avvocati dell’azienda. Per i quali va evitata ogni possibile interferenza tra il processo di Taranto (la Procura chiede il rinvio a giudizio di 49 persone fisiche e tre società) e la vicenda giudiziaria di Milano. (Sole24h)
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