Se i tarantini non ne fossero coscienti non ci sarebbe questa voglia di riscatto!
Ma non siamo d'accordo con questo modo spocchioso di etichettare il concerto del primo maggio come "sollazzo".
La consapevolezza e la comunicazione hanno i loro strumenti per sfondare le barriere di omertà e di ricatto che lo stato connivente con industriali e speculatori ha alzato intorno alla città!
Qualche milione di persone ora sa cose che i giornalisti complici dei poteri forti hanno nascosto o travisato per decenni.
E ogni anno che passa questo processo si allarga a tutta l'Italia.
I numeri servono ma le soluzioni devono arrivare dalla partecipazione consapevole di tutti.
Altrimenti saranno soltanto uno strumento terroristico per propinare nuovi modi di sfruttare miseria, ignoranza e dipendenza indotta.
L’alba del giorno dopo
Il giorno che segue i sollazzi canori
dei vari concertoni del Primo Maggio - festa dei lavoratori - è sempre
tempo di rendiconti. Un bilancio, in particolare, s’impone per il
capoluogo jonico. Mai come quest’anno, infatti, la città dei due mari è
stata vessata da gravose ingerenze sociali ed economiche. Eppure sarebbe
dovuto essere l’anno della #svoltabuona, del renziano miracolo
italiano, conseguenza delle annunciate epocali riforme e del tanto
osannato Jobs Act. Quello cominciato da appena 5 mesi invece -
dati alla mano - pare essere uno degli anni più catastrofici della
storia. Secondo un rapporto stilato da Eurostat per il 2014, Calabria e
Puglia sono tra le 10 regioni d'Europa maglia nera per disoccupazione
giovanile. Nello specifico a Taranto continua a calare l’occupazione e i
dati diffusi dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia sono
carichi di una drammaticità senza precedenti. Nella provincia jonica
infatti il tasso complessivo di occupazione è sceso dal 42,8% del 2013
al 41,1% del 2014, mai così male dal 2004. Gli occupati sono soltanto
159.134, quasi 10 mila in meno rispetto a quelli del 2004. Il report
risente ovviamente della congiuntura economica che corrode, ormai da un
decennio, la Penisola, oltre che ad una serie di vertenze e
licenziamenti che nei prossimi giorni – o mesi – attanaglieranno i
lavoratori jonici.
Taranto Isolaverde Il futuro occupazionale di circa 250 dipendenti della società in house
della Provincia è a rischio: all’orizzonte si vede la minaccia dei
licenziamenti. Dal primo maggio infatti – destino cinico e baro - con la
riforma degli Enti Locali, la gestione degli ex uffici di collocamento
passerà nelle mani della Regione che al momento non ha fornito direttive
al riguardo. Spinto dalla disperazione, un dipendente – lo scorso
martedì - ha tentato il gesto estremo minacciando di buttarsi dal tetto
della Prefettura jonica. Discorso analogo per i dipendenti della
Provincia. Lavoratori il cui futuro occupazionale è sempre più in bilico
dopo la riforma Delrio.
Marcegaglia Buildtech
L’azienda piemontese Otlec – subentrante a Marcegaglia Buildtech - non
starebbe rispettando l’accordo siglato al Ministero dello Sviluppo
Economico, lo scorso dicembre. La copertura degli ammortizzatori sociali
per 85 lavoratori scadrà a novembre.
Ilva Tralasciando il
piano di interventi previsti dall'Aia e il risanamento ambientale, non
ancora partiti a causa della mancanza di fondi (nonostante le promesse
del Governo e i provvedimenti contenuti nel settimo decreto
salva-Ilva), ci concentriamo sulle ingerenze economiche dettate dallo
spegnimento dell'Altoforno 5 e dell'Acciaieria 1, con conseguente
sottoproduzione di ghisa. E’ destinato a crescere il ricorso ai
contratti di solidarietà. 2.310 lavoratori usufruiranno degli
ammortizzatori sociali. A questi se ne aggiungeranno oltre 800 ad
aprile, maggio e giugno. In totale, ad aprile i contratti di solidarietà
hanno riguardato oltre 3.100 lavoratori del siderurgico.
Indotto Ilva
i crediti vantati dalle imprese esterne al colosso siderurgico jonico
ammontano a circa 15 milioni di euro. Gli autotrasportatori e gli altri
lavoratori dell'indotto Ilva, nonostante le rassicurazioni del Governo
chiedono ancora garanzie e certezze riguardo ai crediti maturati verso
l'Ilva prima che l'azienda fosse messa in amministrazione straordinaria
lo scorso 21 gennaio.
Auchan La
multinazionale operante nella grande distribuzione intende tagliare in
Puglia, nei prossimi mesi, 143 posti di lavoro. Nello specifico, 50 a
Taranto su 250 totali. Annunciati 1.426 licenziamenti totali in Italia e
tagli di quattordicesime e retrocessioni di livello. Si è passati, nel
giro di pochi mesi, da un paventato ampliamento della zona ad un
drastico taglio dei dipendenti.
Porto di Taranto -Evergreen Altro
duro colpo inferto al capoluogo jonico. Evergreen ha comunicato
l’attivazione del nuovo servizio che, a partire dal 20 maggio 2015,
collegherà il porto di Bari con quello del Pireo con cadenza settimanale
e garantirà la connessione import/export con i servizi oceanici per
l’Estremo Oriente e Intramed per i porti del Mediterraneo. La cassa
integrazione per i 570 dipendenti TCT scadrà il prossimo 28 maggio.
Cementir Dal 1° gennaio del 2013 è stata chiusa l’area a caldo, quella dove si produceva il clinker, componente base per la produzione del cemento. L’impresa di proprietà del gruppo Caltagirone ha mandato a casa 56 operai.
Vestas A fine 2013,
presso il Ministero dello Sviluppo Economico, si raggiunse un accordo
tra azienda, ministero e sindacati, in base al quale i dipendenti
sarebbero stati riassorbiti nelle altre aziende della multinazionale
danese in caso di favorevole congiuntura di mercato. Niente di tutto
questo è mai accaduto. Nell’arco di pochi mesi la cassa integrazione
straordinaria finirà mentre 15 tra operai e impiegati sono ancora fuori
dalla fabbrica, in attesa che l’accordo venga rispettato.
Teleperformance Il
prossimo 30 giugno scadrà l’accordo firmato nel 2013 per rilanciare
l’attività della multinazionale francese operante nel settore dei call
center. Circa 2.000 lavoratori potrebbero essere licenziarti in massa.
Liceo musicale ‘Paisiello’
Nelle intenzioni del Governo Renzi, il settimo decreto Ilva –
denominato per l’occasione “Salva-Taranto” sarebbe dovuto servire a
risollevare le sorti non solo del siderurgico ma anche del porto e
dell’intero “sistema cultura” tarantino. Chiacchiericcio vacuo, annuncite
allo stato puro. Infatti, oltre alle succitate vertenze in atto per i
lavoratori Evergreen e dell’acciaieria, anche l’Istituto Superiore di
Studi Musicali "G.Paisiello" rischia di chiudere per sempre i battenti.
Un’eventuale vertenza metterebbe in pericolo 70 posti di lavoro.
Taranto vive giorni difficili. Il
sistema socio-economico del territorio jonico sembra essere sul punto di
collassare da un momento all’altro. Assomiglia sempre più ad un’opera
di Fontana: una tela con più squarci nel mezzo. Il Governo, la Regione e
gli enti locali dovrebbero - al di là della propaganda elettorale
perenne ed imperante - farsi carico della situazione, cercando di
salvare il salvabile prima dell’esplosione. Il lavoro, alchimia atavica
ormai caduta in disgrazia, permetteva agli esseri umani di trasformare
il sudore delle proprie fronti in beni e strumenti utili al proprio
sostentamento nonché a rendere concrete e fruibili idee e pensieri.
C’era una volta il lavoro dunque, e c’era una volta un Paese che sul
medesimo aveva fondato il proprio vivere democratico, ergendolo a
principio fondante la sua Carta Costituzionale. (Cosmopolismedia)
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