Ilva: nel pomeriggio incontro tra commissario Gnudi e sindacati
Il commissario dell'Ilva,Piero Gnudi, incontra nel pomeriggio a Roma i rappresentanti dei sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. Obiettivo della riunione, fare il punto della situazione sull'azienda, sui problemi economici e industriali, sulle trattative in corso per la cessione, e sullo stato di attuazione delle prescrizioni Aia (Autorizzazione integrata ambientale). L'incontro era stato sollecitato dai sindacati a Gnudi nelle scorse settimane. Oggi gli 11mila dipendenti dell'Ilva di Taranto stanno trovando, sui rispettivi conti corrente, l'accredito dello stipendio di ottobre. Sembra un segno di normalita' ma e' solo una normalita' apparente perche' la situazione dell'azienda, soprattutto sotto il profilo finanziario, resta critica. Se non ci dovessero essere miglioramenti a breve e se le banche non dovessero erogare la seconda rata del prestito accordato a settembre - si tratta di altri 125 milioni di euro dopo i primi 125 gia' corrisposti -, l'Ilva non potrebbe infatti "onorare" le scadenze di meta' dicembre che appaiono sin d'ora molto pesanti perche' ci sono da pagare gli stipendi di novembre, le tredicesime e un ulteriore rateo del premio di risultato.Premio il cui rateo precedente, in condizioni finanziarie analoghe per l'azienda, se non addirittura piu' pesanti, fu fatto slittare da luglio ad agosto. Segnali di preoccupazione vengono anche dalle imprese metalmeccaniche dell'indotto e dell'appalto di Taranto. A fine ottobre l'Ilva ha terminato di erogare 34 milioni relativi al saldo di fatture per prestazioni di lavoro gia' scadute da mesi ed ora si sta riconfigurando la stessa situazione. Cioe' le aziende hanno fatturato all'Ilva nuovi lavori ma non sono state pagate. In questo contesto e' evidente che uno dei problemi che oggi i sindacati porranno a Gnudi e' proprio lo stato finanziario dell'Ilva. Da questo punto di vista, pero', novita' importanti possono derivare piu' che dalla corresponsione della seconda tranche del prestito o dall'accesso al miliardo e 200 milioni sequestrati per presunti reati fiscali e valutari ai fratelli Emilio e Adriano Riva - risorse per le quali il gip di Milano, Fabrizio D'Arcangelo, applicando la legge, ha disposto il trasferimento all'Ilva come aumento di capitale -, solo da una svolta societaria. Ovvero da un riassetto della compagine Ilva con l'ingresso di nuovi soci (oggi il capitale Ilva e' per il 90 per cento in mano ai Riva e per il restante 10 e' controllato dagli Amenduni). A proposito del riassetto, a meno di nuovi sviluppi, il campo dei potenziali acquirenti di Ilva sembra restringersi a due soggetti: la multinazionale Arcelor Mittal con Marcegaglia e Arvedi con la Companhia siderurgica national, la brasiliana Csn. Rispetto ad Arcelor Mittal con Marcegaglia e agli indiani di Jindal - anche se quest'ultimi appaiono adesso un po' defilati - Arvedi si e' approcciato per ultimo all'Ilva ma avrebbe rapidamente recuperato. Secondo fonti sindacali, le due cordate nei prossimi giorni potrebbero presentare le loro proposte, non vincolanti, con uno schema di piano industriale.
Mantenimento dei posti di lavoro e rilancio della produzione di acciaio per portare gli impianti di Taranto al loro target, sarebbero i punti centrali dei due piani industriali insieme ai lavori di risanamento ambientale previsti dall'Aia. Queste, tra l'altro, sono anche le "condizioni" poste dal Governo ai potenziali acquirenti dell'Ilva. Il riassetto dell'azienda avverrebbe attraverso la costituzione di una newco alla quale verrebbero conferiti gli impianti, il personale e le attivita' industriali. In una bad company andrebbe invece tutta la parte relativa al contenzioso ambientale esistente a Taranto e al relativo risarcimemto danni. In una delle aziende italiane interessate a prendere l'Ilva, entrerebbe poi la Cassa Depositi e Prestiti attraverso il Fondo strategico nazionale. I contatti tra l'istituto, Palazzo Chigi e il ministero dello Sviluppo economico sono diventati piu' serrati nelle ultime settimane e sembrerebbero andare verso quella "soluzione nuova" auspicata per la siderurgia dal premier Matteo Renzi nei giorni scorsi a Brescia. Nei giorni scorsi i vertici di Cdp hanno manifestato interesse all'acciaio sia pure ribadendo che non e' un investimento diretto nell'Ilva ma che si tratta invece di vedere con gli operatori se ci sono "le condizioni per il Fondo strategico per investire in una di queste aziende". (AGI).
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