domenica 16 novembre 2014

Pianto cesareo

Emergenza Ilva, ieri mattina incontro nella sede di Confindustria a Taranto, con i rappresentanti di istituzioni, parlamentari, aziende, associazioni e sindacati.
Non è il primo incontro con il quale l'associazione degli industriali chiama a raccolta il territorio. La situazione è drammatica, non è più il caso di perdere tempo a fare altri "tavoli". Occorre agire nel più breve tempo possibile. Nell'incontro di ieri, durato tre ore circa, scorrono titoli già noti. Ma il film non è più lo stesso, i toni sono ogni volta più drammatici. Lo stesso presidente di Confindustria, Enzo Cesareo, che aveva accolto positivamente lo sblocco dei fondi per Taranto, quale parziale riconoscimento dei lavori svolti dalle aziende impegnate nell'indotto Ilva, ieri in uno sfogo ha usato parole forti. «Non è più il tempo delle parole - ha detto Cesareo - occorre passare ai fatti, dobbiamo far fare fatturato alle aziende, far quadrare gli stipendi, far lavorare gli autotrasportatori; dobbiamo lavorare, basta "tavoli"; sono sufficienti quattro persone a definire il da farsi, purchè lo facciano, e in fretta».
La situazione appare disperata. Lo stesso presidente in un primo momento smorza i toni. «Non so se è disperata - dice - ma le nostre aziende continuano a soffrire, nonostante l'Ilva abbia in buona parte rispettato gli accordi assunti con noi: ha erogato la tranche dei pagamenti come previsto, ma questo fino a luglio scorso; oggi siamo tornati a maturare un credito di cinquanta milioni di euro, le aziende non possono più permettersi di attendere - intanto perchè non sono più in condizione di farlo - non possiamo più pagare stipendi, contributi e quant'altro».
Non solo, Cesareo aumenta il suo disappunto. «Non credo si possa continuare ad assistere a uno scempio simile, privare una città di un futuro; stiamo assistendo a una lenta agonia, e questo non possiamo più consentircelo: abbiamo necessità di guardare al futuro con una luce diversa, avendone le potenzialità; è questo uno dei motivi in virtù dei quali ho inteso invitare amici, colleghi, istituzioni e i nostri parlamentari».
L'invito che torna spesso negli interventi di Cesareo, dei parlamentari, degli imprenditori presenti nell'incontro svoltosi nella sede di via Dario Lupo, è sostanzialmente lo stesso. «Dobbiamo fare sistema - osserva ancora Cesareo - mostrare una volta per tutte che il territorio è unito, non è più tempo di tavoli, è necessario invece piegarsi, lavorare duramente, perchè questa crisi una volta per tutte venga risolta definitivamente: abbiamo bisogno di uno stabilimento ecocompatibile, dunque che i lavori di ambientalizzazione partano immediatamente; i cittadini hanno il sacrosanto diritto che questo avvenga con l'impegno dello Stato italiano».
Infine, Cesareo nel suo lungo e appassionato confronto con la stampa, successivamente nel dibattito, fa accenno ad alcune ipotesi ventilate. Un riferimento al commissario Gnudi. «Ho sentito parlare di Cassa depositi e prestiti - ha concluso il presidente di Confindustria - di imprenditori e new company: serve la garanzia dello Stato italiano, una exit-strategy di lungo respiro; il commissario si sta dannando alla ricerca di danaro; non credo che in queste condizioni si possa fare molta strada: non è, però, alla strategia di uscita che dobbiamo ispirarci, ma quella di rilancio del sistema siderurgico».

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