Emergenza Ilva, ieri mattina incontro nella sede di Confindustria a
Taranto, con i rappresentanti di istituzioni, parlamentari, aziende,
associazioni e sindacati.
Non è il primo incontro con il quale l'associazione degli industriali
chiama a raccolta il territorio. La situazione è drammatica, non è più
il caso di perdere tempo a fare altri "tavoli". Occorre agire nel più
breve tempo possibile. Nell'incontro di ieri, durato tre ore circa,
scorrono titoli già noti. Ma il film non è più lo stesso, i toni sono
ogni volta più drammatici. Lo stesso presidente di Confindustria, Enzo
Cesareo, che aveva accolto positivamente lo sblocco dei fondi per
Taranto, quale parziale riconoscimento dei lavori svolti dalle aziende
impegnate nell'indotto Ilva, ieri in uno sfogo ha usato parole forti.
«Non è più il tempo delle parole - ha detto Cesareo - occorre passare ai
fatti, dobbiamo far fare fatturato alle aziende, far quadrare gli
stipendi, far lavorare gli autotrasportatori; dobbiamo lavorare, basta
"tavoli"; sono sufficienti quattro persone a definire il da farsi,
purchè lo facciano, e in fretta».
La situazione appare disperata. Lo stesso presidente in un primo momento
smorza i toni. «Non so se è disperata - dice - ma le nostre aziende
continuano a soffrire, nonostante l'Ilva abbia in buona parte rispettato
gli accordi assunti con noi: ha erogato la tranche dei pagamenti come
previsto, ma questo fino a luglio scorso; oggi siamo tornati a maturare
un credito di cinquanta milioni di euro, le aziende non possono più
permettersi di attendere - intanto perchè non sono più in condizione di
farlo - non possiamo più pagare stipendi, contributi e quant'altro».
Non solo, Cesareo aumenta il suo disappunto. «Non credo si possa
continuare ad assistere a uno scempio simile, privare una città di un
futuro; stiamo assistendo a una lenta agonia, e questo non possiamo più
consentircelo: abbiamo necessità di guardare al futuro con una luce
diversa, avendone le potenzialità; è questo uno dei motivi in virtù dei
quali ho inteso invitare amici, colleghi, istituzioni e i nostri
parlamentari».
L'invito che torna spesso negli interventi di Cesareo, dei parlamentari,
degli imprenditori presenti nell'incontro svoltosi nella sede di via
Dario Lupo, è sostanzialmente lo stesso. «Dobbiamo fare sistema -
osserva ancora Cesareo - mostrare una volta per tutte che il territorio è
unito, non è più tempo di tavoli, è necessario invece piegarsi,
lavorare duramente, perchè questa crisi una volta per tutte venga
risolta definitivamente: abbiamo bisogno di uno stabilimento
ecocompatibile, dunque che i lavori di ambientalizzazione partano
immediatamente; i cittadini hanno il sacrosanto diritto che questo
avvenga con l'impegno dello Stato italiano».
Infine, Cesareo nel suo lungo e appassionato confronto con la stampa,
successivamente nel dibattito, fa accenno ad alcune ipotesi ventilate.
Un riferimento al commissario Gnudi. «Ho sentito parlare di Cassa
depositi e prestiti - ha concluso il presidente di Confindustria - di
imprenditori e new company: serve la garanzia dello Stato italiano, una
exit-strategy di lungo respiro; il commissario si sta dannando alla
ricerca di danaro; non credo che in queste condizioni si possa fare
molta strada: non è, però, alla strategia di uscita che dobbiamo
ispirarci, ma quella di rilancio del sistema siderurgico».
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