lunedì 10 novembre 2014

Ottimismo!

Lavoro, le industrie sull'orlo del baratro

L’autunno ha visto un’unica ripresa: quella della cassa integrazione, forse il termometro più valido per rendersi conto della crisi che si abbatte sul sistema produttivo nazionale. Gli ultimi dati sono di settembre, con un numero di ore salito sopra i 104 milioni: l’aumento rispetto ad agosto è stato quasi del 44 per cento. Ma ormai da quattro anni la media mensile è sempre di 80 milioni di ore.
Ben 6151 aziende con 11.443 impianti sul territorio hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Con alcuni centri dove la chiusura delle fabbriche rischia di travolgere l’intera comunità: dall’Ilva di Taranto alla Jabil di Marcianise. L’Italia che c’è dietro queste cifre si materializza nel rapporto appena presentato dall’Osservatorio Cgil: dall’inizio dell’anno un milione di lavoratori sono stati coinvolti dalla cassa integrazione, 525 mila dei quali a zero ore. Questo significa anche un crollo dei redditi: nelle buste paga sono finiti tre miliardi e 100 milioni di euro in meno. Il picco si registra nelle regioni del Nord: Lombardia, Piemonte e Veneto, il cuore dell’industria italiana. Non a caso, la recessione si accanisce di più nel settore meccanico, con il triplo di cassintegrati rispetto al commercio e all’edilizia. Ma c’è chi sta peggio
L’esercito dei disoccupati senza speranza. A settembre l’Istat ha registrato il record più alto dal 2004: 3,2 milioni di persone, pari al 12,6 per cento. Nessuna prospettiva per i giovani: 689 mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni non hanno un posto, pari al 42,9 per cento. In soli due anni sono stati bruciati due milioni di posti per gli under 35. Le condizioni più difficili sono al Sud, dove l’emigrazione ha ripreso vigore. Cambiando rotta: i distretti industriali non offrono più sbocchi, quindi i trasferimenti puntano sull’Emilia Romagna e il Trentino. Un dossier del Cnr censisce oltre 50 mila persone che hanno lasciato Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Bologna, Rimini, Parma e Trento sono le mete favorite, quelle dove c’è ancora il miraggio di un lavoro. (L'Espresso)

Nessun commento: