martedì 4 novembre 2014

E anche aspiratori

Venerdì 21 novembre, presso la libreria Gilgamesh a Taranto, alle h. 18.30, si terrà la presentazione del nuovo saggio di Giuliano Pavone “Venditori di fumo. Quello che gli italiani devono sapere sull’Ilva e su Taranto” (Barney Edizioni).
Solo una cosa fa più rabbia della non curanza con cui un’industria ha devastato ambiente e vite umane a fini di profitto: l’omertà e la connivenza di chi gliel’ha permesso.
In una telefonata intercettata, due membri della famiglia Riva, i proprietari dell’Ilva, usano l’espressione “vendere fumo”. Una formula involontariamente emblematica di una vicenda in cui alle emissioni nocive del grande stabilimento si aggiunge la cortina di disinformazione che le ha coperte.
Quella di Taranto e rimasta a lungo una tragedia silenziosa, schiacciata sotto il peso del ricatto occupazionale e di “relazioni pericolose” intrattenute dall’Ilva con quelli che dovevano essere i suoi controllori: sindacati, forze dell’ordine, organi di giustizia, stampa e la politica fino ai suoi più alti vertici nazionali. E a partire dal luglio 2012, quando sequestri e inchieste hanno finalmente acceso i riflettori sulla vicenda, dall’occultamento della realtà si e passati alla sua mistificazione.
Il caso Ilva viene troppo spesso rappresentato come una semplice vertenza occupazionale o una questione di politica industriale. I drammatici dati di malattia e di morte, che qualcuno contro ogni evidenza mette ancora in dubbio, vengono derubricati a fattore scatenante di un problema squisitamente economico, anziché essere considerati essi stessi il problema. L’operato della magistratura viene poi da molti considerato il frutto di una smania di protagonismo cocciuta e irresponsabile invece che un atto dovuto alla luce dell’incredibile gravità dei fatti.
L’Ilva è oggi il terreno su cui si misurano le vere priorità e la credibilità del nostro Paese. Una storia profondamente italiana, fatta di grandi opere e grandi omissioni, di scelte avventate e di malaffare, di cinismo e umanità, ignavia ed eroismo. Non solo Taranto, quindi, ma un caso di scuola che offre strumenti per interpretare alcune delle questioni oggi più dibattute e di riflettere a fondo sui rapporti fra politica, potere economico, giustizia e informazione.
Giuliano Pavone è nato a Taranto nel 1970, e dal 1988 vive a Milano, dove ha studiato Scienze Politiche. Fino al 2001 lavora presso un ente attivo nel campo delle politiche sociali europee come esperto di progettazione. Nel 1999 esordisce col suo primo libro, "Giovannona Coscialunga a Cannes. Storia e riabilitazione della commedia all’italiana anni 70". Dal 2001 prosegue l’attività di progettista europeo come libero professionista, iniziando nello stesso tempo a lavorare come giornalista, collaborando con periodici italiani e stranieri specializzati in turismo, lavoro e imprenditorialità, sport, industria della ristorazione e dell’ospitalità, “maschili”, freepress, stampa locale e siti internet. Nel 2004 è stato tra i fondatori del trimestrale di scienza e cultura calcistica Linea bianca.
Fra il 2008 e il 2009 scrive il suo primo romanzo, "L’eroe dei due mari", seguito nel 2012 da "Tredici sotto il lenzuolo" (edito da Marsilio).

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