Venerdì 21 novembre, presso la libreria Gilgamesh a Taranto, alle h. 18.30, si terrà la presentazione del nuovo saggio di Giuliano Pavone
“Venditori di fumo. Quello che gli italiani devono sapere sull’Ilva e
su Taranto” (Barney Edizioni).
Solo una cosa fa più rabbia della non curanza con cui un’industria ha
devastato ambiente e vite umane a fini di profitto: l’omertà e la
connivenza di chi gliel’ha permesso.
In una telefonata intercettata, due membri della famiglia Riva, i
proprietari dell’Ilva, usano l’espressione “vendere fumo”. Una formula
involontariamente emblematica di una vicenda in cui alle emissioni
nocive del grande stabilimento si aggiunge la cortina di disinformazione
che le ha coperte.
Quella di Taranto e rimasta a lungo una tragedia silenziosa, schiacciata
sotto il peso del ricatto occupazionale e di “relazioni pericolose”
intrattenute dall’Ilva con quelli che dovevano essere i suoi
controllori: sindacati, forze dell’ordine, organi di giustizia, stampa e
la politica fino ai suoi più alti vertici nazionali. E a partire dal
luglio 2012, quando sequestri e inchieste hanno finalmente acceso i
riflettori sulla vicenda, dall’occultamento della realtà si e passati
alla sua mistificazione.
Il caso Ilva viene troppo spesso rappresentato come una semplice
vertenza occupazionale o una questione di politica industriale. I
drammatici dati di malattia e di morte, che qualcuno contro ogni
evidenza mette ancora in dubbio, vengono derubricati a fattore
scatenante di un problema squisitamente economico, anziché essere
considerati essi stessi il problema. L’operato della magistratura viene
poi da molti considerato il frutto di una smania di protagonismo
cocciuta e irresponsabile invece che un atto dovuto alla luce
dell’incredibile gravità dei fatti.
L’Ilva è oggi il terreno su cui si misurano le vere priorità e la
credibilità del nostro Paese. Una storia profondamente italiana, fatta
di grandi opere e grandi omissioni, di scelte avventate e di malaffare,
di cinismo e umanità, ignavia ed eroismo. Non solo Taranto, quindi, ma
un caso di scuola che offre strumenti per interpretare alcune delle
questioni oggi più dibattute e di riflettere a fondo sui rapporti fra
politica, potere economico, giustizia e informazione.
Giuliano Pavone è nato a Taranto nel 1970, e dal 1988 vive a Milano,
dove ha studiato Scienze Politiche. Fino al 2001 lavora presso un ente
attivo nel campo delle politiche sociali europee come esperto di
progettazione. Nel 1999 esordisce col suo primo libro, "Giovannona
Coscialunga a Cannes. Storia e riabilitazione della commedia
all’italiana anni 70". Dal 2001 prosegue l’attività di progettista
europeo come libero professionista, iniziando nello stesso tempo a
lavorare come giornalista, collaborando con periodici italiani e
stranieri specializzati in turismo, lavoro e imprenditorialità, sport,
industria della ristorazione e dell’ospitalità, “maschili”, freepress,
stampa locale e siti internet. Nel 2004 è stato tra i fondatori del
trimestrale di scienza e cultura calcistica Linea bianca.
Fra il 2008 e il 2009 scrive il suo primo romanzo, "L’eroe dei due
mari", seguito nel 2012 da "Tredici sotto il lenzuolo" (edito da
Marsilio).
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