lunedì 14 aprile 2014

La scoperta dell'acqua potabile (sprecata)

Acqua ad uso industriale, Amati: “Argomento a lungo sottovalutato”

“ACCORGERSI finalmente di un gravissimo problema è un grande risultato, a condizione che non si camuffi la realtà per ragioni politiche: sull’acqua del Sinni all’ILVA, la Regione Puglia combatte da quasi cinque anni un’accesa ‘battaglia’ per razionalizzarne l’uso, culminata con l’aumento per quattro volte delle tariffe – per generare la dissuasione sull’uso – e la successiva e vittoriosa controversia giudiziaria dinanzi ai giudici amministrativi.” Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento alle dichiarazioni del coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale di Taranto Angelo Bonelli, apparse oggi su alcuni quotidiani regionali.
“Sulla vicenda delle acque prelevate da ILVA dal Sinni, sul tentativo di rendere funzionale l’utilizzo dell’impianto Gennarini-Bellavista per sostituire l’acqua potabile con l’acqua ultraffinata negli usi industriali, sull’impresa di convogliare le acque del Sinni risparmiate nella diga Pappadai, sull’aumento del costo industriale dell’acqua a carico di ILVA e di tutte le industrie che la utilizzano (a scopo dissuasivo) e sulla necessità che la Regione Basilicata si decida ad esigere finalmente da ILVA il pagamento del costo ambientale per l’acqua prelevata, è consistita l’attività quasi principale dell’Assessorato regionale ai Lavori pubblici dal 2009 al 2013.
Prima del 2009 la Regione Puglia e la politica nazionale, regionale e locale, non possedevano nemmeno le informazioni sulle quantità del prelievo e sui costi a carico degli utilizzatori. Allo stato, invece, la Regione Puglia ha ricostruito (ed anche storicamente) l’intera vicenda, ha puntualizzato le quantità utilizzate, sostituendosi a volte anche ad altri enti (EIPLI) e istituzioni (Regione Basilicata), ha imposto (a volte con fare “ricattatorio”) l’aumento delle tariffe dei costi industriali dell’acqua (e della componente ambientale) in sede di Comitato di coordinamento Puglia-Basilicata, ha resistito ai plurimi giudizi dinanzi ai giudici amministrativi promossi da ILVA e preteso l’inserimento dell’argomento nell’AIA del 2012.

Cosa sia accaduto dal marzo 2013 ad oggi non sono in grado di dirlo, se si esclude la conferma che la Regione Basilicata non esige da ILVA il pagamento pregresso della componente ambientale. So per certo, tuttavia, che quanto fatto dal 2009 al 2013, carte alla mano, corrisponde a quello che si sarebbe dovuto fare nei precedenti cinque lustri, se solo l’argomento acqua fosse stato esaminato con la giusta importanza e determinazione. La stessa che chiedo, inascoltato e purtroppo con eclatanti sottovalutazioni, dal 2009, e che spero nei prossimi mesi venga posta nel suo grado di priorità, assicurando – sin d’ora – la mia militanza e partecipazione, con tutto il patrimonio di informazioni ed esperienza che posseggo”. (SQ)

Comunicato stampa Ilva: “In costante diminuzione consumo acqua del Sinni”

In merito alle dichiarazioni rilasciate dal co-portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, ILVA precisa quanto segue: “L’AIA 547 (26 ottobre 2012) non riporta dati sui consumi idrici in quanto tale documento rimanda la gestione delle acque a provvedimenti successivi. In relazione ai consumi riportati nell’AIA 450 del 2011, i dati presenti riportano per il Sinni un consumo che è passato dal 16,6 milioni di metri cubi nel 2005 a 13,6 milioni di metri cubi per il 2007. Per il 2013, il consumo di acqua del Sinni si è attestato a circa 7 milioni di metri cubi”.
“Gli impianti sono raffreddati in modo indiretto con acqua di mare. L’acqua del Sinni viene utilizzata come acqua di processo tal quale o dopo trattamento di demineralizzazione. Da tempo il consumo di acqua del Sinni si è ridotto sempre più in quanto, in alternativa, ILVA effettua la dissalazione dell’acqua dei pozzi interni autorizzati che hanno un contenuto salino elevato”.
“In merito alle autorizzazioni in base alle quali ILVA utilizza l’acqua del Sinni e del Tara, è necessario precisare che la Società non preleva tali acque direttamente dalle fonti ma le acquista dall’Ente per lo Sviluppo e l’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia (EIPLI). I costi delle acque del Sinni e del Tara sono stati definiti con scrittura privata del 31 maggio 1991 tra EIPLI e ILVA e successive integrazioni della stessa. Attualmente la tariffa dell’acqua del Sinni è definita ai sensi di quanto previsto dal Decreto Legge 3 novembre 2008 n. 171, convertito con legge n. 205 del 2008, che ha recepito quanto stabilito dal Comitato di coordinamento. Nel Comitato di coordinamento ha avuto parte attiva la Regione Puglia”.
“In merito al riutilizzo delle acque reflue affinate degli impianti di depurazione Gennarini-Bellavista, nell’ultima ispezione ISPRA/ARPA dei giorni 11 e 12 marzo 2014: “ILVA dichiara che nell’ambito di una riunione presso la Regione Puglia in data 22 maggio 2013 alla presenza dell’acquedotto pugliese, ha manifestato la disponibilità all’utilizzo delle acque del depuratore comunale (200-300 lt/s) approfondendo le problematiche relative alla stabilità qualitativa e quantitativa della fornitura. A seguito della predetta riunione ILVA evidenzia di non aver ricevuto alcun invito ad incontri tecnici per la definizione della prescrizione”.
ILVA segnala che qualora non si riesca ad addivenire ad un accordo con la Regione si rende disponibile a farsi carico della realizzazione di un impianto dissalatore dell’acqua Tara.” Ad oggi ILVA conferma che sta predisponendo la documentazione utile all’inoltro al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di un’istanza di modifica alla prescrizione riguardante il riutilizzo delle acque Gennarini-Bellavista con la proposta per un nuovo impianto di dissalazione delle acque del fiume Tara. (Ilva)

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