Infortunio all’Eni, tre ustionati uno grave
Tre lavoratori dell’indotto Eni di Taranto, sono rimasti ustionati in un incidente avvenuto all’interno della raffineria. L’episodio si è verificato l’altro ieri sera intorno alle 21, ma la notizia è stata diffusa ieri da fonti esterne all’azienda. Il più grave dei tre feriti è Roberto Pensa, 41 anni di Oria, nel brindisino, ricoverato nel centro grandi ustionati dell’ospedale Perrino di Brindisi. La fiammata che lo ha investito insieme ai suoi due colleghi, gli ha provocato bruciature di primo, secondo e terzo grado sul 40% della superficie corporea (volto, torace e braccia). All’arrivo al pronto soccorso del Santissima Annunziata di Taranto, dove è stato trasportato dall’ambulanza partita dalla raffineria, i sanitari gli hanno assegnato una prognosi di trenta giorni. Più severo sarebbe invece il pronostico degli specialisti del nosocomio brindisino che sino a ieri sera non avevano ancora espresso pareri. Più lievi le ustioni degli altri due operai medicati dall’infermeria interna all’Eni e dimessi subito dopo con pochi giorni di guarigione. Gli infortunati, tutti dipendenti della «Cestaro Rossi» di Bari, fanno parte della squadra di manutentori impegnata nel revamping di vecchi impianti. I tre metalmeccanici stavano lavorando nell’area «Iso 4» nei pressi di una pensilina di carico della rete che trasporta benzina e gasolio quando per cause in corso di accertamento è avvenuto l’innesco che ha provocato uno scoppio con la fiammata che ha preso in pieno il 41enne più grave.Il personale dello Spesal, il servizio della Asl che si occupa della prevenzione degli infortuni e della salubrità dei luoghi di lavori, si è potuto recare sul posto solo ieri mattina poiché pare che la comunicazione ufficiale dell’avvenuto incidente abbia subito dei ritardi. Toccherà ai tecnici del servizio pubblico di prevenzione ricostruire l’esatta dinamica del triplice infortunio per cercare eventuali omissioni delle misure antinfortunistiche. L’agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) non è stata allertata pertanto si presume che la fiammata non abbia generato perdite di idrocarburi o emissioni gassose nell’aria.
Quest’ultimo incidente è praticamente simile a quello avvenuto il 10 ottobre del 2012 quando un’altra squadra di una ditta esterna che eseguiva lavori di manutenzione all’interno dell’Eni fu investita da una fiammata che ustionò due operai. I due furono dimessi dopo diverse settimane di ricovero. Risale a quattro anni fa invece l’ultimo infortunio mortale della raffineria jonica: il 5 novembre del 2010 l’operaio dell’indotto, Francesco d’Andria, di 42 anni, morì a seguito di una caduta in una vasca che stava pulendo.
E’ dell’11 novembre scorso, invece, la firma in Prefettura tra Eni, Ilva e ministeri del Lavoro e dell’Ambiente, di un protocollo operativo di sicurezza per prevenire gli incidenti sul lavoro. Tra i punti chiave dell’accordo, esteso anche alle ditte dell’indotto, c’è la «sponsorizzare tra i lavoratori delle buone pratiche per la prevenzione infortuni, individuandole analizzando le segnalazioni su mancati infortuni e quasi incidenti» e la «promuovere l’informazione ai cittadini sugli incidenti che avvengono, per evitare il verificarsi di allarmi sociali». (Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno)
Nessun commento:
Posta un commento