E’ iniziata ieri la XVIII Riunione Scientifica Annuale AIRTUM che durerà sino a domani.
E’ proprio Taranto quest’anno ad aprire i
lavori della XVIII riunione scientifica annuale dell’Associazione
Italiana Registri Tumori (AIRTUM). Un evento scientifico a carattere
nazionale della durata di tre giorni, che conta la presenza di
tantissimi medici, ricercatori e personale sanitario proveniente da ogni
parte d’Italia, e che funge da aggiornamento professionale per quanti
ne hanno preso parte. Il convegno prevede una serie di interventi da
parte di studiosi di grande valore nazionale e internazionale. La scelta
di tenere l’incontro a Taranto rappresenta un riconoscimento dei
risultati raggiunti dall’intera Rete del Registro Tumori Puglia che in
pochi anni ha visto la presenza del registro tumori in tutte le ASL
locali, portando così quelli di Taranto e Lecce all’accreditamento. Si
parla di ‘numeri’, e a Taranto fa molto male sentire parlare di numeri,
perché dietro quei numeri ci sono reparti di oncologia strapieni, ci
sono bambini. C’era il bivio ‘lavoro-salute’: c’era, perché i tarantini
non possono più scegliere. Lo dicono i numeri, quelli del cancro. Lo
dice anche Pietro Comba, dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, che
quella di Taranto è una situazione reale di emergenza ambientale e
sanitaria, e questo lo sappiamo già da diversi anni, perché gli studi
scientifici su ambiente e salute, a Taranto hanno una lunga storia, e
questa è una città nella quale alcune patologie, sia tumorali (come
tumore ai polmoni o della pleura) che non tumorali (patologie delle vie
aeree), hanno un’incidenza e in alcuni casi una mortalità più elevata
rispetto alla popolazione della Puglia nel suo complesso: “questo è
spiegato dalla quantità e qualità delle immissioni del polo industriale.
Il quadro è abbastanza ben definito dal punto di vista scientifico”
spiega Comba, ricordando la legge numero 6 del 6 febbraio 2014, con la
quale il Parlamento ha approvato un intervento straordinario proprio per
la popolazione tarantina, il quale prevede una facilitazione dei
percorsi diagnostici e terapeutici delle malattie che possono essere
causate dalla contaminazione ambientale, e l’Istituto Superiore di
Sanità con la Regione Puglia, in particolare con il dipartimento di
prevenzione della ASL di Taranto, così come spiega Comba, hanno insieme
un mese di tempo, per mettere a punto il piano di questo intervento.
Quando si parla di disastro ambientale, soprattutto in una città come
Taranto, che importanza assume un registro tumori? Sicuramente, sempre a
dire di Comba, la finalità principale è quella di misurare il carico di
patologia tumorale di queste aree, rifacendosi allo storico esempio di
Chernobyl, e sottolineando che i registri hanno contribuito a chiarire
nel tempo, a seconda della durata e della latenza della malattia, in che
misura determinate emergenze ambientali hanno causato casi di tumori.
Insomma, una risorsa fondamentale il registro tumori a detta della
comunità scientifica che ieri mattina presso l’ex Caserma Rossarol, ora
sede del Polo Universitario Ionico, ha aperto i lavori con un seminario
satellite dal titolo ‘Ambiente e salute: uso dei dati dei Registri
Tumori’ al quale nel pomeriggio è seguito un convegno presieduto dalle
autorità Istituzionali e rappresentanze mediche del territorio. Il
seminario, introdotto da una lettura a cura del presidente AIOM Cascinu,
ha visto l’intervento dei due epidemiologi incaricati dal Giudice
Patrizia Todisco, per i rilievi scientifici afferenti il caso Ilva,
ovvero Annibale Biggeri e Francesco Forastiere, i quali hanno parlato
rispettivamente, di aspetti metodologici nell’analisi del profilo di
salute dei residenti nei siti d’interesse nazionale per l bonifica, e lo
studio di coorte residenziale nella valutazione dei rischi ambientali.
Nel suo discorso di apertura Cascinu, afferma che bisogna ragionare su
cosa investire in termini di screening, ribadendo l’importanza
fondamentale del registro tumori, per comprendere al meglio le fasce
d’età colpite, quale tipo di tumore è più frequente, il tutto per capire
come meglio agire in termini di prevenzione e di screening; ma
soprattutto, per definire se l’attesa di vita in una determinata area, è
stabilità da fattori biologici o fattori ambientali. Francesco
Forastiere, del dipartimento di epidemiologia SSR Lazio, spiega nella
sua esposizione su cosa si basano gli studi di coorte di popolazione,
ovvero sulla ricostruzione della storia anagrafica di tutti gli
individui residenti, il loro successivo follow-up, la verifica di
mortalità, ricoveri ospedalieri, incidenza dei tumori, e il computo dei
tassi assoluti e relativi di frequenza di malattia e di mortalità. Da
quanto spiega, nell’area di Taranto, dal 1995 al 2002, su un numero di
mortalità di circa 7000 uomini, 2029 sono deceduti a causa di un tumore.
Per quanto riguarda le recenti pubblicazioni, sono stati resi noti per
Taranto e provincia, i dati relativi al triennio 2006-2008, dai quali si
apprende che in questo lasso di
tempo, sono stati circa 8800 i nuovi casi
di tumore che hanno interessato gli uomini per il 55% e le donne per il
45%. Tra i tumori più frequenti negli uomini risultano quelli del
polmone, della prostata , vescica, colon e retto e fegato; mentre per le
donne, il tumore della mammella, del colon e del retto, tiroide, corpo
dell’utero e ovaio. In termini di mortalità, sempre in riferimento al
triennio 2006-2008, i numeri parlano di 4.112 decessi, dei quali 2.339
sono uomini e 1.713 donne. I dati fino al 2008, confrontati con quelli
nazionali, mostrano tassi di incidenza inferiori rispetto alla media
nazionale. Se consideriamo però la patologia tumorale a livello
polmonare e vescicale nel sesso maschile, l’impatto risulta superiore
alla media sia a livello nazionale che a livello meridionale, a
differenza dell’impatto relativo al sesso femminile, che risulta
nettamente inferiore. Tutto questo, come si apprende dalla sintesi dei
risultati pubblicata sul rapporto tumori della provincia di Taranto, a
conferma di possibili nessi causali tra la patologia e l’aver lavorato
nel settore industriale. Ulteriore conferma a quanto detto, è anche la
bassa incidenza, sempre per quanto riguarda Taranto e provincia, di
tumori legati ad abitudini alimentari. Superiore invece, nell’area
meridionale, i tumori della mammella, collo, utero e ovaio. L’incidenza
elevata di queste forme tumorali è dovuta anche al ritardo con il quale
nell’area di Taranto si stanno consolidando le misure di prevenzione.
Infine, sempre da un analisi dei dati, posti a confronto con i restanti
registri del sud Italia, emerge tramite il la distribuzione del TSD
(tasso standardizzato diretto) che la maggiore incidenza di tumori è
concentrata nel comune di Taranto, rispetto ai comuni della provincia.
Ovviamente l’incidenza dei tumori è un argomento che riguarda tutta
Italia, e che abbraccia fattori di diversa natura. Taranto è una città
che sente particolarmente il problema, soffocata dai fumi dell’Ilva,
fattore che se non unico, perlomeno è il principale.
Registro Tumori: i numeri della vergogna
Emergenza ambientale e sanitaria. Tutto certificato, con numeri, dati e statistiche. Non si tratta di isolati allarmismi ma di un quadro scientifico tracciato durante la “XVIII Riunione Scientifica annuale dell’Associazione Italiana Registri Tumori per l’anno 2014”. Convegno tenutosi a Taranto, non a caso. Rimbomba nella sede dell’Università in Città Vecchia la voce scientifica del rapporto 2013 che si focalizza nel triennio 2006-2008: in provincia di Taranto ci sono stati 8.762 nuovi casi di tumore, esclusi quelli alla pelle e alla vescica non maligni, dei quali 4 mila 866 tra i maschi pari al 55% del totale e 3 mila 945 tra le femmine, pari al 45%. E se nei Comuni della Provincia le cifre sono lievemente superiori al resto del Mezzogiorno ma inferiori rispetto ad alcune regioni settentrionali, il buco nero si concentra nella città di Taranto. In particolare, la lente d’ingrandimento dell’Airtum si focalizza su alcune zone: Borgo, Città Vecchia e Tamburi. I tassi di incidenza specifici per età assumono un valore massimo nei soggetti con età compresa tra 75 e 84 anni nei maschi e oltre i 75 anni nelle donne, con tassi superiori a 3 casi ogni 100 abitanti tra gli uomini e 1,5 tra le donne. I tumori in età pediatrica costituiscono lo 0,7% di tutti i tumori rilevati nel territorio. I tumori più frequenti nel sesso maschile sono stati quelli del polmone (16,6%), prostata (16,1%), vescica (13,3%) colon (11,1%) e fegato (4,9%). Nelle donne, in questa triste classifica al primo posto c’è il tumore della mammella (28,7%), colon (12,6%), tiroide (7,8%), corpo dell’utero (5,3%) e ovaio (3,6%). Sulla base di questi dati, si stima che il rischio di ammalarsi di cancro nel corso della vita, per i residenti nell’Asl di Taranto, sia pari al 30,5% tra gli uomini e al 22,5% tra le donne. Traducendo, un uomo su tre e una donna su cinque. I decessi per tumore maligno nel triennio 2006-2008 sono stati invece 4 mila 112, dei quali 2 mila 339 (58%) tra gli uomini e mille 713 tra le donne. La causa più frequente tra i maschi è il tumore al polmone con un tasso di mortalità del 29,3% per causa oncologica. Subito dopo prostata (8,2%) e colon (7,6%). Tra le donne, invece, il cancro alla mammella è la causa di mortalità principale con il 17,3% e successivamente colon (11,4%) e fegato/polmone (7,4%). Le conclusioni dell’Asl ribadiscono come, considerando i dati di tutti i registri tumori italiani, il numero dei nuovi casi nella provincia di Taranto è risultato inferiore all’atteso del 7% per gli uomini e del 5% per le donne. Un risultato in tendenza con il “minor rischio” riscontrato a livello meridionale. Va anche sottolineata la relativa bassa incidenza di alcuni tumori più comunemente correlabili con le attitudini alimentari, come i tumori allo stomaco. Solo per determinati tumori – tiroide, mesotelioma, vescica nel sesso maschile e leucemia nel sesso femminile – sono stati evidenziati tassi significativamente superiori rispetto alla media nazionale. Queste considerazioni, come già sottolineato, si basano sui numeri della Provincia. Taranto città, purtroppo, è un caso a parte. Negativo, purtroppo, ma non sorprende. Questa la lista nera in cui Taranto ha una maggiore incidenza: fegato, polmone, mesotelioma, melanoma cutaneo, mammella, cervice uterina e rene per entrambi i sessi, vescica negli uomini e linfoma non hodgkin nelle donne.
A.Pignatelli- Segnourbano
Registro Tumori: i numeri della vergogna
Emergenza ambientale e sanitaria. Tutto certificato, con numeri, dati e statistiche. Non si tratta di isolati allarmismi ma di un quadro scientifico tracciato durante la “XVIII Riunione Scientifica annuale dell’Associazione Italiana Registri Tumori per l’anno 2014”. Convegno tenutosi a Taranto, non a caso. Rimbomba nella sede dell’Università in Città Vecchia la voce scientifica del rapporto 2013 che si focalizza nel triennio 2006-2008: in provincia di Taranto ci sono stati 8.762 nuovi casi di tumore, esclusi quelli alla pelle e alla vescica non maligni, dei quali 4 mila 866 tra i maschi pari al 55% del totale e 3 mila 945 tra le femmine, pari al 45%. E se nei Comuni della Provincia le cifre sono lievemente superiori al resto del Mezzogiorno ma inferiori rispetto ad alcune regioni settentrionali, il buco nero si concentra nella città di Taranto. In particolare, la lente d’ingrandimento dell’Airtum si focalizza su alcune zone: Borgo, Città Vecchia e Tamburi. I tassi di incidenza specifici per età assumono un valore massimo nei soggetti con età compresa tra 75 e 84 anni nei maschi e oltre i 75 anni nelle donne, con tassi superiori a 3 casi ogni 100 abitanti tra gli uomini e 1,5 tra le donne. I tumori in età pediatrica costituiscono lo 0,7% di tutti i tumori rilevati nel territorio. I tumori più frequenti nel sesso maschile sono stati quelli del polmone (16,6%), prostata (16,1%), vescica (13,3%) colon (11,1%) e fegato (4,9%). Nelle donne, in questa triste classifica al primo posto c’è il tumore della mammella (28,7%), colon (12,6%), tiroide (7,8%), corpo dell’utero (5,3%) e ovaio (3,6%). Sulla base di questi dati, si stima che il rischio di ammalarsi di cancro nel corso della vita, per i residenti nell’Asl di Taranto, sia pari al 30,5% tra gli uomini e al 22,5% tra le donne. Traducendo, un uomo su tre e una donna su cinque. I decessi per tumore maligno nel triennio 2006-2008 sono stati invece 4 mila 112, dei quali 2 mila 339 (58%) tra gli uomini e mille 713 tra le donne. La causa più frequente tra i maschi è il tumore al polmone con un tasso di mortalità del 29,3% per causa oncologica. Subito dopo prostata (8,2%) e colon (7,6%). Tra le donne, invece, il cancro alla mammella è la causa di mortalità principale con il 17,3% e successivamente colon (11,4%) e fegato/polmone (7,4%). Le conclusioni dell’Asl ribadiscono come, considerando i dati di tutti i registri tumori italiani, il numero dei nuovi casi nella provincia di Taranto è risultato inferiore all’atteso del 7% per gli uomini e del 5% per le donne. Un risultato in tendenza con il “minor rischio” riscontrato a livello meridionale. Va anche sottolineata la relativa bassa incidenza di alcuni tumori più comunemente correlabili con le attitudini alimentari, come i tumori allo stomaco. Solo per determinati tumori – tiroide, mesotelioma, vescica nel sesso maschile e leucemia nel sesso femminile – sono stati evidenziati tassi significativamente superiori rispetto alla media nazionale. Queste considerazioni, come già sottolineato, si basano sui numeri della Provincia. Taranto città, purtroppo, è un caso a parte. Negativo, purtroppo, ma non sorprende. Questa la lista nera in cui Taranto ha una maggiore incidenza: fegato, polmone, mesotelioma, melanoma cutaneo, mammella, cervice uterina e rene per entrambi i sessi, vescica negli uomini e linfoma non hodgkin nelle donne.
A.Pignatelli- Segnourbano
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