Porto di Taranto, il Consiglio di Stato blocca di nuovo i lavori
Nuovamente bloccato l'avvio del cantiere nel porto di Taranto per l'adeguamento del molo polisettoriale dove è ubicato il terminal container gestito da Evergreen ed Hutchison attraverso la società Tct. Il Consiglio di Stato ha sospeso l'assegnazione dei lavori al consorzio di imprese che se li è aggiudicati a novembre - Cantieri costruzioni cemento, Icotekne e Salvatore Matarrese - e che appena il 3 aprile scorso, insieme all'Autorità portuale di Taranto, aveva ottenuto il via libera dal Tar di Lecce. Quest'ultimo, infatti, aveva respinto il ricorso finalizzato ad invalidare l'assegnazione presentato dal consorzio stabile Grandi Lavori classificatosi al secondo posto nella graduatoria. Sconfitto al Tar, il consorzio stabile Grandi Lavori ha però immediatamente impugnato il dispositivo dei giudici - non sono state ancora depositate le motivazioni del 3 aprile - e presentato appello al Consiglio di Stato che immediatamente gli ha concesso la sospensiva e fissato al 6 maggio l'udienza di merito. Bene che vada, quindi, almeno un altro mese di blocco per la partenza di una delle opere più importanti per l'ammodernamento del terminal container, ovvero l'ampliamento e la riqualificazione della banchina del molo polisettoriale.
È oltre un anno che questo cantiere non riesce a partire. Prima l'opposizione, anch'essa al Tar, di un'altra impresa - terminal rinfuse - ubicata sulla stessa banchina, per niente propensa a trasferirsi in un'altra area del porto (ma in extremis l'accordo con l'Autorità portuale è stato trovato); poi la complessità delle procedure tecniche e amministrative che solo a novembre hanno portato l'Authority ad assegnare per 64 milioni di euro i lavori al raggruppamento tra Cantieri costruzioni cemento, Icotekne e Salvatore Matarrese; quindi, a gennaio, l'opposizione al Tar da parte del consorzio classificatosi secondo che ha poi ottenuto la sospensiva; ancora, l'udienza al Tar fissata per il 5 marzo, e poi aggiornata al 2 aprile per lo sciopero degli avvocati. Il 3 aprile arriva il verdetto del Tar di Lecce che conferma la legittimità dell'appalto così come l'aveva assegnato l'Autorità portuale di Taranto, arrivano anche i commenti positivi del sindaco, Ezio Stefáno, e della giunta comunale che finalmente vedono una schiarita, ma a strettissimo giro giunge pure la doccia fredda del Consiglio di Stato che ferma di nuovo tutto.
«Pensavamo alla possibilità di un ulteriore ricorso ma non così immediato», dicono dall'Autorità portuale. E aggiungono: «È chiaro che sino alla camera di consiglio del 6 maggio tutto si blocca. Non possiamo fare assolutamente nulla. Inoltre, dobbiamo anche controllare attentamente tutta la documentazione delle imprese che partecipano agli appalti. Sono documenti - dall'Agenzia delle entrate alla Procura - che chiede l'Authority, che hanno una scadenza temporale e se nel frattempo alcuni di essi dovessero scadere, bisogna rifare tutto daccapo».
Ma l'aspetto più importante è capire quale sarà, a questo punto, la reazione degli azionisti di Tct. In ballo è anche la proroga della cassa integrazione straordinaria sino a fine 2015 per 500 addetti della società del terminal container. Preoccupata per la piega che la vicenda dei lavori stava prendendo, già tempo fa Tct ha minacciato di abbandonare il porto di Taranto perché non più competitivo tant'è che ha trasferito alcune linee al Pireo. In seguito, Tct è stata persuasa a restare a Taranto dietro l'impegno di ministeri, Regione Puglia e Authority che i lavori necessari all'area del terminal - oltre all'ammodernamento della banchina ci sono anche i dragaggi - si sarebbero fatti. A giugno 2012 fu quindi firmato un accordo generale nel quale Tct assicurò anche degli investimenti e si traguardò a fine 2014 la conclusione degli interventi per le infrastrutture. L'anno scorso, però, ci si è accorti che, tra ritardi e problemi vari, difficilmente la scadenza di fine 2014 sarebbe stata rispettata. E così l'accordo fu posticipato di un anno: fine 2015. Tappa che ora sembra in bilico. Nessuno, infatti, aveva probabilmente messo in conto che sul primo appalto assegnato si sarebbe scatenata una battaglia legale col risultato che un cantiere che l'Authority avrebbe voluto far partire ai primi di febbraio è costretto a rinviare la sua apertura. L'Authority, intanto, sta completando l'esame del progetto per i dragaggi - nella zona antistante la banchina bisogna portare i fondali ad una profondità di 16,50 metri - e intende lanciare tra aprile e maggio il bando per la gara d'appalto. Ma chissà se quest'altro appalto, dell'importo di un'ottantina di milioni, avrà miglior fortuna del precedente. (Sole24h)
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