Liberi tutti! (per il protagonismo sociale della comunità omosessuale tarantina)
(tratto da Siderlandia)
C’è un tabù inconfessabile al fondo della società civile tarantina. Un tabù che sorregge il modo di essere dell’uomo inserito, rispettato – insomma, del “padre di famiglia” o dell’aspirante tale. E’ l’omosessualità. Chiunque voglia essere ammesso e poi conservare una posizione nella cerchia dei “cristiani-per-bene” (dal più misero impiegato al palazzinaro rampante) deve assumere e manifestare un’identità sessuale rigidamente “etero”. E i “ricchioni”? “Sì, forse qualcuno c’è… ma alla luce del sole devono mordersi la lingua, stringere le chiappe e fare i bravi maschi! La notte poi facciano quello che gli pare: vadano a farsi sfondare al Parchetto della Rimembranza o in una delle loro feste in discoteca o ancora in qualche sauna…” Questa, grosso modo, la vox populi. Ma soprattutto i “ricchioni” sono sempre e soltanto altrove: non nella mia famiglia, non fra i miei amici (“a tre palmi dal culo mio”, come recita una raffinata sentenza locale). I “ricchioni” sono fra i “poveracci” – quante storie di amori fugaci potrebbero raccontare le docce del porto e i vicoli della Città Vecchia (ma anche gli spogliatoi del siderurgico)! –; ma questo è normale per il senso comune del nostro ceto medio: cosa ci si può aspettare da gente che poco differisce dagli animali?! La cosa diventa invece tragica quando è proprio la famiglia “per bene” ad averci il ricchione in casa. Allora la si compatisce, ma allo stesso tempo si cerca di scavare nei suoi più reconditi segreti con minuzia da comari. Per trovare l’origine del male. “Quella è la madre che lo ha viziato troppo!”, “Ma no… è il padre che quand’era piccolo non c’era mai!” Segni evidenti dell’influenza che il grande riformatore della psicanalisi, il prof. Sigmund Povia, ha conquistato anche presso il grande pubblico.
Eppure c’è gente che non ci sta. Ciro, Luisa, Massimiliano, Mirko hanno deciso di rompere la gabbia d’ipocrisia preparatagli dalle “persone per bene” della nostra comunità e di fondare un circolo Arcigay (il primo a Taranto dopo quindici anni circa!). Le motivazioni che li hanno spinti ad agire e gli obbiettivi che essi intendono perseguire ci verranno raccontati da loro stessi nel seguente contributo e nella successiva intervista collettiva.
A noi spetta aggiungere che Siderlandia offrirà a questo progetto la massima visibilità. E’ infatti nostra convinzione che – come accennato, fra il serio e il faceto, nelle righe precedenti – attraverso la definizione di un’identità sessuale monolitica (in senso eterosessuale) passi il tentativo delle componenti egemoni della nostra comunità di distinguersi dal “basso”, dai gruppi non ancora del tutto pienamente “integrati”. Ma a questa questione speriamo di poter dedicare quanto prima un approfondimento mirato.
Intanto, buona lettura e tanti auguri alla neonata associazione “Liberamente GLBT”!
L’uomo associato è meno sottomesso
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