Le politiche ambientali (con alcune lodevoli eccezioni come quella del Consorzio Priula e delle recenti iniziative della Provincia di Roma) in Italia hanno due parole chiave (per usare un termine della Rete): ampliamento delle discariche e termovalorizzatori.
Un altro Termovalorizzatore in provincia di Taranto
Parlare di piani per la raccolta differenziata ai nostri amministratori è come parlare al diavolo dell’acqua santa. Non parliamo poi di business derivato dalla differenziata: quello neanche si sa che cosa sia. L’ultima iniziativa in Provincia di Taranto è stata la riapertura del termovalorizzatore dell’Azienda Multiservizi e Igiene Urbana (AMIU) di Taranto. Tutti sanno che Taranto è la città più martoriata d’Europa per l’inquinamento ambientale: Peacelink ha stimato che a Taranto sia concentrato il 90,3% delle emissioni nazionali di diossina nazionale, interi allevamenti sono stati chiusi per la presenza di diossina negli animali.
In questo contesto, cosa fa l’AMIU? Apre un termovalorizzatore. Ricordo ai più che il termovalorizzatore brucia rifiuti (trattati precedentemente) per generare energia elettrica. Sembrerebbe l’uovo di Colombo, se non fosse per delle “piccolissime” controindicazioni. La prima è relativa ad una legge chimica che si studia da tanto tempo, la legge di Lavoisier, che recita così: “In natura nulla si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma”. La chimica stabilisce, infatti, la legge della conservazione della massa tra reagenti e prodotti. Tutto ciò che si brucia, quindi, non scompare, ma è soltanto trasformato. In cosa, si potrà chiedere il lettore, può essere trasformato il composto prodotto dai rifiuti? In polveri sottili ed ultrasottili. Due parole che tranquillizzerebbero, se non fosse per i loro effetti nocivi sulla salute (cancro, problemi respiratori, mortalità cardiopolmonare solo per citarne alcuni) che sono documentati da un’abbondante letteratura scientifica (gli scettici possono trovare una bibliografia alla fine dell’articolo dove regna imperioso il convegno organizzato nel 2006 dall’ARPA Emilia-Romagna. Esiste addirittura una branca che si occupa delle nanopatologie, ovvero delle patologie da polveri ultrasottili).
Questi studi dovrebbero far riflettere qualsiasi amministrazione, che dovrebbe tentare di investire in un processo virtuoso di riuso dei rifiuti invece che accettare un termovalorizzatore. Invece no, a Taranto decidono di riaccenderlo. Non si pongono un obiettivo, magari ambizioso, di fare una differenziata vera e raggiungere o superare la fatidica soglia del 65% di differenziata. Non si pongono l’obiettivo di creare occupazione con la raccolta differenziata, come avviene da altre parti, anche sollecitando la ricerca universitaria e di alta tecnologia associata all’ambiente. Niente di tutto questo. Si preferisce bruciare i rifiuti.
E pensare che la Regione Puglia è Regione Obiettivo 1, ovvero ha soldi dall’unione Europea tramite i progetti POR. Perchè non tentare di fare un progetto serio, usando i finanziamenti a disposizione della Regione Puglia, per far partire una seria differenziata, come nel Consorzio Priula? Dopo questo spunto di riflessione, ecco l’elenco promesso degli articoli scientifici:
[1] FRANCHINI M. ed altri, “Health effects of exposure to waste incinerator emissions: a review of epidemiological studies”, Ann Ist Super Sanità 2004;40(1):101-115
[2] GATTI A., “Nanopathology, The role of micro and nano particles in biomaterial induced pathology”, Progetto Europeo QLRT-2002-147 presentato al convegno “Polveri Ultrafini e Nanoparticelle” organizzato dall’ARPA Emilia Romagna, Ferrara 2006
[3] COLACCI A., “Effetti cellulari e molecolari indotti da particelle ultrafini”, Atti del convegno “Polveri Ultrafini e Nanoparticelle” organizzato dall’ARPA Emilia Romagna, Ferrara 2006
[4] DI VIRGILIO F., “Effetti delle polveri ultrafini e delle nanoparticelle a livello cellulare e molecolare” , Atti del convegno “Polveri Ultrafini e Nanoparticelle” organizzato dall’ARPA Emilia Romagna, Ferrara 2006
[5] FORASTIERE F., “Evidenze epidemiologiche degli effetti sanitari derivanti dall’esposizioni a polveri ultrafini e nanoparticelle”, Atti del convegno “Polveri Ultrafini e Nanoparticelle” organizzato dall’ARPA Emilia Romagna, Ferrara 2006
[6] OBERDÖRSTER G. ed altri, “Nanotoxicology: An Emerging Discipline Evolving from Studies of Ultrafine Particles”, Environmental Health Perspectives, volume 113, numero 7, Luglio 2005
Raccolta differenziata. Bocciati i Comuni ionici
TARANTO – Tutti bocciati, ad eccezione di Monteparano. Tutti i Comuni dell’arco ionico non hanno raggiunto l’obiettivo fissato dalla Regione Puglia per il 2010. Entro quest’anno, infatti, i ventinove territori tarantini avrebbero dovuto raccogliere in maniera differenziata almeno il 55% dei rifiuti.Invece, solo il piccolo Comune di Monteparano ha rispettato i tempi e la percentuale. E’ del 55,173% la raccolta differenziata calcolata per il 2009. E per quest’anno sicuramente il dato continuerà a crescere. Tutti gli altri, invece, sono notevolmente al di sotto della percentuale fissata dalla Regione . Conseguenza? Tutti i Comuni che non hanno rispettato i tempi dovranno versare alla Regione un’ecotassa più alta. Era questa, infatti, la “punizione” pattuita per chi non si adegua.
Ma vediamo da vicino la classifica. Dopo Monteparano segue, seppur con notevole distacco, Statte. Il Comune più giovane della provincia ionica è riuscito meglio nell’impresa di educare i cittadini a differenziare i rifiuti. Campagne di sensibilizzazione ed iniziative hanno avuto il loro risultato. Solo un anno fa, la stessa Statte aveva una percentuale di differenziata che sfiorava il 4%. In un anno il valore si è moltiplicato in maniera esponenziale tanto da far presagire il raggiungimento per il 2015 del 60%. E’ questa infatti la successiva meta fissata dalla Regione.
La maglia nera la detiene, invece, il Comune di Torricella con solo il 1,494% di raccolta differenziata. Solo un piccolo passo in avanti rispetto al 2008, quando il dato, fornito dal sito regionale, era dello 0,785%. Lievemente superiore San Marzano e Lizzano, rispettivamente con il 2 ed il 2,5% salito di un solo punto percentuale in un anno. Dati che devono far riflettere le amministrazioni comunali chiamate ad organizzare i sistemi di raccolta differenziata, ma dati che devono far riflettere anche i cittadini perché, anche in presenza di isole ecologiche e cassonetti differenziati, non tutti, ancora, si adeguano. Raccogliere in maniera differenziata i rifiuti significa meno costi per le amministrazioni comunali costrette a versare le quote di smaltimento alle discariche e quindi anche meno costi per gli stessi contribuenti che, invece, proprio per colpa di queste percentuali ancora troppo basse si ritroveranno nuovi aumenti sulle bollette. L’Ecotassa più alta da versare alla Regione significa costi in più per le casse comunali, e come sempre, nuova pressione fiscale.
Martedì 06 Aprile 2010 15:18 Taranto Sera
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