C’era una volta la Magna Frocia… (tratto da Siderlandia)
Il prof. Martucci ci accoglie sulla porta di casa, in un palazzo del centro cittadino. E’ un distinto signore dalla risata coinvolgente e dai modi gentili e affabili. Neanche lontanamente si riuscirebbe a scorgere in lui il profilo del militante. Ci fa accomodare nel suo salotto, arredato in maniera straordinariamente raffinata. Sulla parete che sovrasta il divano campeggia un coloratissimo patchwork. Ed ecco che in noi si fa avanti un certo retropensiero… “e poi dici che non è vero che gli omosessuali sono i più raffinati!” Ma la tentazione di scivolare nello stereotipo dura giusto il tempo dei convenevoli. Il professore recupera fra le sue carte la foto del “Magna Frocia” alla manifestazione di Pisa [la stessa che abbiamo pubblicato noi, ndr]… “Lo vedete questo ragazzo che regge lo striscione, questo con gli occhiali scuri? Adesso sta a Verona, dove faceva il ballerino. All’epoca era gay anche lui; poi si è sposato con una sua collega, anche lei ballerina… E la volete sapere un’altra? C’erano due amici di Taranto, entrambi sposati e con figli. Le due famiglie si frequentavano assiduamente… andavano al cinema, in pizzeria, portavano i bambini a giocare assieme… Poi, ad un tratto, i due scoprirono di essere innamorati l’uno dell’altro. Lasciarono le rispettive mogli e andarono a vivere insieme. Ragazzi, la fissità sessuale non esiste…” A questo punto avvertiamo una punta di senso di colpa. Un po’ di vergogna per quella leggerezza di qualche attimo prima. Con Mimmo Martucci, infatti, non si parla di caricature cinematografiche, di gay “belli e raffinati”. Si parla di vite – cioè di scelte, di drammi, di passioni, di lotte…
Allora, professore, com’è nato il movimento omosessuale a Taranto?
Erano gli anni ‘70… C’era stata la contestazione del ‘68; in America era scoppiata la ribellione degli omosessuali contro le aggressioni della polizia al Greenwich village di New York… C’era tutto un clima culturale che ci spingeva ad uscire allo scoperto. D’altra parte noi stessi ragazzi tarantini eravamo stufi di nasconderci. Io nel frattempo avevo preso una casa in affitto ed ero andato a vivere da solo. Casa mia divenne allora il primo ritrovo dei gay di Taranto che avevano fatto la scelta del coming out. Ci incontravamo, ci divertivamo, discutevamo in continuazione progettando rivoluzioni… Un giorno, in una di queste innumerevoli discussioni, ci dicemmo: “adesso basta parlare: facciamo qualcosa!”. Nacque così l’idea di formare un collettivo. Volevamo smuovere le acque, affinché anche la popolazione tarantina accettasse l’esistenza di omosessuali, bisessuali… Il primissimo movimento lo chiamammo “Magna Frocia”.
Nessun commento:
Posta un commento