giovedì 14 agosto 2008

Una parola autorevole dal Viale degli inceneritori

Riportiamo integralmente due articoli di Guido Viale, lucido e serio ricercatore in ambito socio-economico, autore del libro: "Un mondo usa e getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà".
Qualche elemento in più per scoprire la bufala degli inceneritori e le speculazioni politiche ed economiche in atto:

Il piano della lobby degli inceneritori
GUIDO VIALE


«Durante la campagna elettorale dell'aprile scorso, diversi partiti politici hanno sostenuto la necessità e l'utilità della termovalorizzazione dei rifiuti urbani quale strumento decisivo, assieme alla raccolta differenziata, per superare le emergenze ambientali attuali e quelle future». Così comincia un documento dal titolo eloquente di Proposta per un Piano nazionale dei termovalorizzatori dei rifiuti urbani (Pnt) diffuso dall'Anida (ufficialmente Associazione nazionale imprese difesa ambiente, in realtà il club degli inceneritoristi italiani), che propone di ricoprire il suolo patrio di nuovi inceneritori di rifiuti urbani e assimilati: per l'esattezza, 100 impianti da 170 mila tonnellate all'anno ciascuno, per soddisfare il fabbisogno del paese. In subordine, solo 80, oppure, tanto per cominciare, 35 da 250 mila tonnellate all'anno nel periodo 2008-2015 e 15 (totale 50) entro il 2020. Ovviamente, per bruciare rifiuto senza quel trattamento preliminare - prescritto dall'Ue - che estrae dalla frazione indifferenziata solo la parte combustibile non altrimenti recuperabile, il cosiddetto Cdr (combustibile derivato dai rifiuti); trattamento che l'Anida considera un costo superfluo, dato che gli inceneritori possono bruciare tutto. Con il prezzo attuale del petrolio, il Cdr è diventato conveniente per impianti di altro tipo (cementifici, altoforni, fornaci, centrali termoelettriche e persino navi), che se lo disputano come additivo al combustibile di base, rischiando di lasciare a secco gli inceneritori.
E' la linea di condotta adottata 7 anni fa in Campania dal gruppo Fibe-Impregilo, che, per non cedere a altri il Cdr che avrebbe dovuto estrarre dai rifiuti campani, sui quali contava di lucrare i ricchi incentivi cosiddetti Cip6 destinati al futuro inceneritore di Acerra, ha riempito le campagne della regione con 8 milioni di tonnellate di «ecoballe»; che non sono Cdr, ma rifiuto indifferenziato malamente imballato e accatastato in discariche non a norma e che, dato il loro dubbio contenuto, la normativa europea proibisce anche di bruciare in un inceneritore.
Per questo, quando l'inceneritore di Acerra - e gli altri tre previsti in Campania - cominceranno a bruciare le prime ecoballe, è quasi certo che l'Ue avvierà contro l'Italia una nuova procedura di infrazione, che finirà per costare al contribuente italiano multe salatissime che andranno a aggiungersi al contributo riscosso per finanziare gli incentivi Cip6. Si tratta di incentivi grazie ai quali l'energia elettrica prodotta dagli inceneritori viene pagata quattro volte il suo costo di produzione in un impianto di termogenerazione normale; erano stati aboliti in tutto il resto del paese dal governo Prodi - non tanto per volontà dei Verdi, ma per uniformarsi alla normativa europea - ma sono stati poi reintrodotti, prima dallo stesso Prodi, per il solo inceneritore di Acerra; poi, con un emendamento al dl 90 (ora legge 123/08) proposto dal Pd, per i quattro i futuri inceneritori della Campania, e ora se ne parla anche per tutti gli inceneritori che verranno realizzati in Calabria, Puglia e Sicilia.
In quest'ultima regione, che ha presentato da tempo un piano per costruire prima 13 inceneritori, poi ridotti a 4, è già stato siglato un accordo di massima che introduce la regola deliver or pay¸in base a essa la quantità di rifiuti da conferire all'inceneritore viene fissata in maniera autoritativa fin dall'inizio insieme alla tariffa di conferimento; se un comune fa troppa raccolta differenziata e non conferisce all'inceneritore abbastanza rifiuto indifferenziato, paga lo stesso: così impara a esagerare!
E' la regola che anche il gruppo Fibe-Impregilo, supportato dall'Abi, voleva introdurre nel contratto di servizio con la regione e il Commissario straordinario con cui gli era stata a suo tempo affidata la gestione di tutti i rifiuti campani. Una regola che, pur non essendo stata formalizzata, è stata messa in pratica, trasformando i 7 impianti Cdr della Campania in meri impacchettatori di rifiuto indifferenziato, oltre che imponendo lo smantellamento di alcuni impianti di compostaggio che rischiavano di far percepire al pubblico i grandi vantaggi di una vera raccolta differenziata. Insomma queste deroghe sono verosimilmente il preludio alla reintroduzione degli incentivi Cip6 su tutto il territorio nazionale. A pretenderli non ci sono solo le regioni citate, ma gli inceneritori in progetto o in corso di costruzione di Torino, Rimini, Reggio Emilia, Trento, Milano, Roma e via incenerendo; i relativi gestori da cui le amministrazioni che ne mantengono il controllo si aspettano profitti analoghi a quelli che ha beneficiato per anni - e ancora beneficia - l'Asm di Brescia: modello per tutti i fautori dell'incenerimento, ma buco nero delle bollette elettriche italiane che, oltre ai costi della dismissione, mai realizzata, delle centrali nucleari, devono finanziare anche gli incentivi Cip6 finiti nelle tasche dei gestori degli inceneritori e delle raffinerie, ivi compreso l'Inter del petroliere Moratti, tutti magicamente trasformati da un decreto interministeriale in «fonti di energia rinnovabili».
Ma la reintroduzione a tappeto del Cip6 è soprattutto l'obiettivo non dichiarato dell'Anida e delle imprese che essa rappresenta, che sanno bene che senza sostanziosi incentivi un inceneritore non è in grado di andare avanti.
Perché oltre che nocivo per la salute - la cancerosità delle sue emissioni è comprovata - e deleterio per l'ambiente - spreca, con rendimenti energetici risibili, oltre all'energia contenuta nei materiali che brucia anche quella consumata per produrli - l'inceneritore è un disastro anche in termini economici e può funzionare solo se lautamente sovvenzionato.
Con tanti saluti per il mercato e le sue regole: quelle a cui nessun fautore dell'incenerimento sosterrà mai di volersi sottrarre. Infine, il documento dell'Anida non dice chi siano i «diversi partiti politici che hanno sostenuto la necessità e l'utilità della termovalorizzazione dei rifiuti urbani durante la campagna elettorale dell'aprile scorso». Ma basta andare a vedere da chi sono partite le proposte e le iniziative per estendere gli incentivi Cip6 per rendersi conto che su questo punto c'è stata, già in campagna elettorale, un'intesa cosiddetta bipartisan tra i partiti dell'attuale maggioranza e quelli dell'attuale opposizione. Un'intesa per di più segreta, o mai dichiarata, che puzza di tangenti, o comunque di spartizione dei benefici a spese del contribuente e dell'utente elettrico.
E, cosa che desta maggiore orrore, un'intesa che si è consolidata prendendo a pretesto le sofferenze inflitte per oltre dieci anni alla popolazione campana, accusata di essere precipitata nel marasma attuale per neghittosità nei confronti della raccolta differenziata, o addirittura per complicità con la camorra, che agli impianti «moderni» preferirebbe le vecchie discariche. Invece di riconoscere che all'origine della crisi campana c'è solo la decisione del gruppo Fibe-Impregilo, e di chi lo ha assecondato, di accumulare quanta più monnezza indifferenziata possibile da destinare ai futuri inceneritori; in violazione del decreto Napolitano che li obbligava a produrre vero Cdr da destinare a impianti di altre regioni: per lo meno fino a quando l'inceneritore di Acerra non fosse entrato in funzione. Una storia che oggi ci viene riproposta - alla grande; e per tutto il paese - Pnt dell'Anida.

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Incenerire è un po' morire
Ancora una volta, parole chiare sulla questione dei rifiuti. Continueranno a chiudere le orecchie?
Da il manifesto, 8 gennaio 2008. Guido Viale


L'inceneritore è una macchina due volte tossica. In primo luogo è tossica perché rilascia scorie pericolose che vanno sotterrate in discariche ad hoc, mentre il resto (quattro quinti) se ne va in fumo. Non sparisce, ma si disperde nell'aria e poi ricade sui nostri polmoni, sulle cose che mangiamo, sul terreno dove passeggiamo o giochiamo. È vero che un inceneritore ben gestito produce meno inquinanti di uno svincolo autostradale o di un ingorgo automobilistico. Ma i rifiuti sono un materiale poco omogeneo, con grandi variazioni di potere calorifico: basta uno sbalzo di temperatura e l'abbattimento degli inquinanti va in tilt. Sempre nella speranza che nel materiale conferito non siano state nascoste sostanze tossiche, cosa ormai verificata per le «ecoballe» della Campania.

Affidereste voi il funzionamento di una macchina così pericolosa a chi ha gestito i rifiuti campani negli ultimi decenni?
Ma l'inceneritore è tossico soprattutto perché inquina il cervello di molti amministratori locali e governanti nazionali, che aspettano da quella macchina, e non dalla riorganizzazione del ciclo dei rifiuti attraverso la partecipazione e il coinvolgimento diretto dei cittadini - cioè di coloro che i rifiuti li producono - una miracolosa soluzione del problema.
Dal Presidente della Repubblica a quello della Giunta regionale, dai nove commissari straordinari che si sono succeduti in quattordici anni al posto di comando dei rifiuti campani agli opinionisti di tutti gli organi di informazione, fino ai politici che intasano i tg, è tutto un sol coro: il problema si risolverà quando entrerà in funzione il cosiddetto «termovalorizzatore», cioè l'inceneritore. Come si fa nei paesi «moderni». Per il momento beccatevi la munnezza e guai a chi, dimostrando incompetenza e mancanza di spirito civico, protesta.
E' quindici anni che il commissario straordinario da una parte dilapida i soldi (due miliardi di euro!) e dall'altra cerca buchi, o spiazzi, o cave, possibilmente controllate dalla camorra, per sistemare i rifiuti che continuano a venir prodotti. Aspettando Godot: cioè l'inceneritore.
Anzi, gli inceneritori. Nel primo piano regionale di gestione dei rifiuti campani del 1994, gli inceneritori dovevano essere tredici; poi sono stati ridotti a tre; poi a due, poi a uno, quello di Acerra, ancora in costruzione nel territorio più inquinato di tutta l'Europa. Un altro ne dovrebbe sorgere, tanto per non sbagliarsi, a quindici chilometri di distanza. I siti dove costruirli, come quelli dove collocare i cosiddetti Cdr e dove stoccare le ecoballe sono stati scelti - lo prevedeva il capitolato di gara indetta dalla giunta di Rastelli - dalla ditta vincitrice della gara: la Fibe (leggi Impregilo; cioè famiglia Romiti: nel periodo in cui costui dettava ancora legge alla Fiat) che ha comprato i terreni agricoli più degradati e per questo poco costosi, e poi ha messo a carico del Commissario i fitti mostruosi dei terreni dove si accumulano le ecoballe; terreni preventivamente acquistati a prezzi stracciati dalla camorra.

La Fibe aveva presentato il progetto tecnico peggiore, ma si era aggiudicata l'appalto - in pratica la gestione di tutti i rifiuti campani - garantendo di realizzare l'inceneritore in meno di un anno: una cosa che anche uno studente della terza geometri sa che è tecnicamente impossibile. Ma il commissario aveva fretta di avere l'inceneritore per risolvere finalmente il problema. Ed ecco il risultato. Un mese dopo l'aggiudicazione aveva già concesso la prima proroga. Oggi la Fibe, dopo 10 anni, è stata esautorata dal suo incarico - una cosa che Bassolino avrebbe dovuto fare otto anni fa - e le è stato vietato di occuparsi dei rifiuti per i prossimi anni. Ma la prima gara per sostituirla è andata deserta. Così, a completare l'opera è sempre la Fibe, e la seconda gara verrà verosimilmente vinta dall'Asm di Brescia: quella che ha costruito il più grande inceneritore d'Europa (dopo quello di Acerra) in violazione della normativa europea sulla valutazione d'impatto ambientale (Via).
E' questa la modernità che tutti aspettano?
Nel frattempo era cominciata la farsa della raccolta differenziata (Rd): una manna per creare clientele con finti lavori. La Rd dei rifiuti urbani non è una cosa che si aggiunge alla raccolta ordinaria; così come un commissario straordinario per la gestione dei rifiuti non può aggiungersi ai molti organismi che già se ne occupano. O li sostituisce esautorandoli, e coinvolgendo invece la popolazione servita, così come la Rd investe tutta la produzione di rifiuti e richiede il coinvolgimento di tutti; oppure non serve a niente; fa solo danno e si risolve in puro spreco. Invece, a «disputarsi» la raccolta dei rifiuti in Campania per molti anni ci sono state alcune migliaia di lavoratori socialmente utili (Lsu) in carico alla Regione (molti erano gli eredi dei comitati dei disoccupati organizzati degli anni '70, gente costretta a fare il disoccupato organizzato di mestiere per una vita intera): alcuni ingaggiati dalla giunta di destra; altri da quella di centrosinistra; eri un Lsu di Rastelli oppure un Lsu di Bassolino; poi c'erano gli Lsu dei consorzi (istituiti dal Piano regionale del '94) che non hanno mai funzionato; poi c'erano gli Lsu in carico ai comuni, i quali, però, spesso avevano alle proprie dipendenze anche dei netturbini e/o avevano appaltato la raccolta a ditte esterne. Si era così arrivati ad avere fino a 20mila addetti in aggiunta a quelli ordinari.
Nessuno voleva cedere ad altri una fetta del proprio potere: cioè delle proprie clientele e per raccogliere i rifiuti ai lavoratori ingaggiati in via straordinaria non venivano dati, nonché camion e bidoni, nemmeno secchielli e palette. Per molti il lavoro era andare nelle scuole a spiegare agli studenti che cos'è la Rd che non si faceva.
Così la Campania è rimasta per molti anni al 3 per cento di Rd e se oggi ha raggiunto il 15 (20 punti percentuali sotto l'obiettivo minimo previsto dalla legge, in attesa del 65 per cento prescritto per il 2012), il merito è solo dei sindaci di centocinquanta comuni campani che si sono rimboccati le maniche. C'è da stupirsi che in tutto questo bailamme, con camion che spariscono (non uno, ma una cinquantina) sotto gli occhi dei commissari, che sono stati anche dei Prefetti, cioè degli uomini d'ordine, senza che questi battessero ciglio; con remunerazioni per il governatore-commissario che, se abbiamo letto bene, hanno superato il milione di euro all'anno; con consulenze e finti lavori che hanno incistato l'ufficio del commissario nei gangli del potere locale al punto che oggi, per smantellarlo, si è ritenuta necessaria la nomina di un secondo commissario che si occupi solo della sua liquidazione; c'è da meravigliarsi se in tutto questo anche la camorra ha reclamato la sua parte?

Non è la malavita organizzata che corrompe l'amministrazione, ma è la cattiva amministrazione che richiama la camorra come il miele le mosche
.
Perché ormai cambiare gli amministratori è quasi impossibile: il sistema è bloccato. Cacciare Bassolino per tornare a Rastelli o a qualche suo sostituto? Cacciare la Jervolino per avere Martusciello? O viceversa? «A che pro?», si chiede qualsiasi persona di buon senso. E i napoletani di buon senso ne hanno da vendere.
Il problema che non entrerà mai nella testa dei governanti fino a quando non glielo faranno capire i cittadini, a cui però si fa di tutto per confondere le idee, è che i rifiuti sono un flusso: tante cose entrano nelle nostre case o nella nostra vita sotto forma di consumi; tante ne devono uscire, e in tempi sempre più brevi, sotto forma di rifiuti. Se mi si allaga la casa, prima di decidere dove strizzare i panni con cui cerco di asciugare il pavimento vado a chiudere i rubinetti. Lo stesso dovrebbe succedere con i rifiuti. Non è una cosa difficile da capire. L'inceneritore di Acerra (il più grande d'Europa) se mai entrerà in funzione nel 2009, e se mai i cittadini di Acerra o l'Unione europea gli permetteranno di bruciarle, ci metterà cinque-sette anni a smaltire i cinque milioni di ecoballe accumulati finora; nel frattempo se niente cambia se ne saranno accumulate altrettante che l'inceneritore di Santa Maria La Fossa, se mai sarà fatto, potrà cominciare a smaltire tra non meno di quattro anni; mentre il nuovo commissario, o chi per lui, continuerà a girare per la Campania alla ricerca di nuovi buchi dove sotterrare i rifiuti delle nuove emergenze. Si chiede l'intervento dell'esercito (quasi una guerra: contro i rifiuti. O contro gli abitanti della Campania?) e non si ha il coraggio, e nemmeno l'idea, di proibire, almeno temporaneamente, la distribuzione di prodotti usa e getta e di merci imballate in contenitori inutili, a partire dall'acqua cosiddetta minerale che molte volte è più inquinata di quella del rubinetto. Ci si chiede come una persona intelligente e osannata come Bassolino possa essersi fatto sopraffare da un problema che ingigantiva giorno per giorno in quel modo davanti al suo naso. Ma è nella natura del potere chiudere gli occhi di fronte all'evidenza. Un altro personaggio altrettanto potente e osannato sta rimettendo in piedi la produzione italiana di automobili senza voler vedere che il prezzo del petrolio e il suo esaurimento metterà in ginocchio tutto il settore proprio quando lui penserà di aver risolto i problemi della sua azienda.

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