venerdì 8 agosto 2008

Comunicato stampa del Comitato per Taranto

Ci risiamo: alla città viene di nuovo imposta la scelta mortificante tra la vita e il lavoro, tra la salute e l'ambiente.

L'Ilva fornisce la sua risposta alle richieste di adeguamento degli impianti e riduzione dell'inquinamento, nell'ambito della procedura di autorizzazione integrata ambientale in corso, e lo fa nel peggior modo possibile.

La Regione Puglia aveva chiesto di partire da subito, dal 1 ottobre 2008 con l'utilizzo della tecnica a base di urea e l'Ilva dichiara che questa sarà pronta solo a partire dal giugno del 2009.
La Regione Puglia aveva proposto di fissare il limite per il rilascio dell' dell'Autorizzazione Integrata Ambientale al di sotto di 1 nanogrammo, l'Ilva non intende scendere sotto i 3.5 nanogrammi.

Quella dell’urea è una tecnica conosciuta da tempo, ci chiediamo pertanto perché ci si è decisi a sperimentarla soltanto adesso, prevedendo di adottarla unicamente dal prossimo anno.
Perché i tarantini non sono stati ritenuti degni di questo impegno per la riduzione degli inquinanti prima che lo stesso venisse sollecitato a gran voce dalla città e dalle sue istituzioni?
Perfino il limite di 1 nanogrammo cui la Regione ha vincolato il suo benestare al rilascio dell’AIA è più permissivo rispetto a quanto stabilito dalla Comunità Europea e per tutta risposta apprendiamo che l’azienda siderurgica resterà a livelli 3 volte superiori.
Sono risposte inacettabili e offensive che dimostrano, qualora non fosse ancora chiaro, il rispetto e la considerazione che la direzione Ilva ha per la città e per la salute dei tarantini.
L'azienda non mostra alcuna disponibilità e apertura dinanzi alle richieste della società civile, prima, e delle istituzioni poi, che insieme invitano il complesso siderurgico al rispetto dei limiti fissati in sede europea all'emissione di diossine e furani, ad adeguare i propri impianti obsoleti e inquinanti e ad andare oltre le Bat, migliori tecnologie disponibili.
La diminuzione del carico inquinante su Taranto deve essere un obbligo morale prima che normativo e non è più ammissibile che interessi e profitto continuino a rimanere primari al cospetto della salute e della vita dei tarantini.
Vale la pena ricordare che diossine e furani sono poi solo alcuni degli inquinanti sprigionati dai processi siderurgici e che tra gli impianti maggiormente inquinanti non vi è solo l’agglomerato.
E’ ora che anche i parlamentari ionici facciano sentire la propria voce, quella che più di ogni altra è mancata, ora come nei decenni passati.
I tarantini non sono più disposti a credere al ricatto occupazionale, credono in alternative di sviluppo ecosostenibile in grado di garantire lavoro da non barattare con un’aria malsana e con le malattie che ad essa conseguono.
E’ doveroso, quindi, che non manchi il loro sostegno in questa che consideriamo una battaglia per il riconoscimento del diritto alla salute e alla vita in una terra in cui si è permesso, per troppo tempo, che diritti inalienabili fossero compressi e calpestati.
Contiamo altresì in un Ministero dell’Ambiente che si faccia reale sostenitore delle istanze della nostra vessata comunità e non già tutore degli interessi privati di quanti, subite numerose condanne per inquinamento, continuano a dilazionare nel tempo interventi quanto mai necessari ed improrogabili.
Ci aspettiamo, pertanto, che per iniziativa del Ministero dell’Ambiente, il Governo uniformi il limite alle emissioni di diossine ai parametri stabiliti in sede europea, cancellando una legislazione nazionale irresponsabile ed indecente.

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