Fonte: Il Giorno
La diossina fa ancora vittime. Bimbi malati da mamme contaminate
Una ricerca dell'Università degli Studi di Milano ha dimostrato che i figli delle donne che vivevano nella zona più vicina al luogo dell'incidente sono 6.6 volte più a rischio di alterazioni alla tiroide
I tecnici dopo disastro Seveso Milano, 29 luglio 2008 - A tre decenni di distanza il disastro ambientale provocato nel 1976 dall'incidente nello stabilimento chimico della Icmesa, a Seveso, lascia ancora il segno. E a risentirne sono i più piccoli. I neonati le cui madri vivono nell'area contaminata all'epoca dalla nube di diossina, sono risultati infatti sei volte più a rischio di alterazioni della tiroide, rispetto ai figli di donne provenienti da aree non contaminate. A testimoniare gli effetti prolungati nel tempo della nube tossica è uno studio realizzato dal team di Andrea Baccarelli dell'Università di Milano, insieme a colleghi americani, pubblicato sulla rivista 'Plos Medicine'.
La diossina è un veleno che persiste nell'ambiente e si accumula nell'organismo. In particolare, il tipo di diossina liberata dall'incidente di Seveso (la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina) è quello più tossico: nel 1997 è stato dichiarato cancerogeno di prima classe dall'Organizzazione mondiale della sanità. Alcuni studi sugli animali e sull'uomo hanno mostrato che l'esposizione materna alla diossina può danneggiare le funzioni della tiroide dei figli. Per investigare sull'effetto di questo veleno nei bimbi nati nell'area di Seveso, Baccarelli e i colleghi hanno preso in esame tre gruppi di bambini allattati al seno.
Il primo era composto dai figli di 1.772 donne che vivevano nelle vicinanze della fabbrica al tempo dell'incidente (nella zona estremamente prossima, o zona A), il secondo da quelli di altrettante residenti in un'area leggermente più distante, in cui c'era stata contaminazione ma a livello inferiore (zona B). L'ultimo gruppo era composto dai bambini di donne che abitavano in zone non lontane da Seveso, ma non contaminate dalla nube tossica (zona di riferimento).
Tutte insieme queste donne hanno avuto 1.014 bebè tra il 1994 e il 2005. I ricercatori hanno misurato il Tsh nel sangue di tutti i bambini (alti livelli di questo ormone sono, infatti, associati a danni alla tiroide, che possono portare a problemi anche seri nello sviluppo fisico e cerebrale del bambino). I risultati mostrano un effetto prolungato del disastro di Seveso (e potenzialmente in altre aree in cui si sono registrati, per diversi motivi, elevati livelli di diossina nell'ambiente).
Insomma, secondo i ricercatori a risentire della dispersione del veleno nell'aria di Seveso sono proprio i bambini nati nell'area colpita, anche a diversi decenni di distanza dall'incidente. I figli di donne che vivevano nella zona A - quella in cui si è registrata la maggior contaminazione di diossina - sono risultati 6.6 volte più a rischio di alti livelli di Tsh nel sangue, rispetto a quelli delle aree non contaminate dalla nube tossica. Mentre i bambini nati nella zona B hanno presentato livelli di Tsh intermedi. Non solo, i ricercatori hanno studiato anche 51 coppie madre-figlio in cui i livelli di diossina sono stati misurati al momento del parto. Scoprendo che il Tsh era più alto proprio nei bebè nati dalle donne con i più elevati livelli di diossina nel sangue.
Questi risultati suggeriscono che l'esposizione materna alla diossina nell'ambiente produce effetti dannosi sulla tiroide dei figli, anche "a grande distanza dall'epoca dell'esposizione iniziale", scrivono i ricercatori. Sono necessari ulteriori studi a lungo termine sui bambini, per stabilire se questi valori alterati possono causare problemi di sviluppo nei piccoli.
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