mercoledì 4 febbraio 2015

Un bel regalo alla città!


"L'Ilva non dovrà risarcire Taranto", il decreto 'grazia' le società dei Riva

L'Ilva non dovrà pagare alcun risarcimento a Taranto. Lo ha deciso il gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli, nell'udienza preliminare in corso per il presunto disastro ambientale provocato dall'Ilva, accogliendo le eccezioni sollevate dai legali di Ilva spa, di Riva Fire e di Riva Forni elettrici. La decisione è una conseguenza del decreto salva Ilva approvato il primo gennaio dal Governo: l'azienda è entrata ora in amministrazione straordinaria e le altre due società non erano parti nell'incidente probatorio svolto a suo tempo. Gli avvocati dell'Ilva, a cui si era associato il legale delle altre due società, hanno chiesto l'applicazione delle regole del decreto Marzano con l'eventuale presentazione delle richieste risarcitorie nel calderone dei contenziosi al cospetto del Tribunale fallimentare di Milano.
La circostanza ha sollevato le polemiche degli ambientalisti che hanno attaccato duramente il Governo con il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. "La città non vedrà alcuna giustizia perché i patrimoni e i conti correnti di quelle società potranno riposare e accrescere mentre la città di Taranto muore nei veleni. Dei terreni contaminati, delle morti per diossina, dell'economia distrutta non pagherà chi ha provocato l'inquinamento ma lo stato ovvero i cittadini. Quella di oggi è una notizia drammatica peggio di una pugnalata per la popolazione ed è uno schiaffo alla democrazia, alla nostra costituzione e al principio chi inquina paga. In Italia chi inquina non solo solo non paga, ma si arricchisce".
Oltre un migliaio sono state le costituzioni di parte civile presentate al gup per il procedimento che vede 53 tra persone fisiche e giuridiche accusate, a vari livelli di responsabilità, del reato di disastro ambientale. Per tutti i 53, la Procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio. Il migliaio di parti civili era stato poi "scremato" dal gup a circa 600. Fra quelli la cui costituzione parte civile è stata accettata ci sono i sindacati metalmeccanici, le principali associazioni ambientaliste, il Comune e la Provincia di Taranto e i ministeri della Salute e dell'Ambiente. L'insieme delle richieste risarcitorie è pari a 30 miliardi di euro, di cui 10 miliardi ciascuno per Comune e Provincia di Taranto e altri 10 per i due ministeri. E dai risarcimenti delle parti civili sono state escluse le tre società. (RepBa)
 

In caso di condanna nel processo penale, quindi, l’azienda che in questi anni ha consentito alla famiglia Riva di accumulare tesori da portare all’estero non dovrà risarcire nessuna delle parti tanti civili. Parenti di operai morti, allevatori a cui sono state abbattute greggi di pecore, miticoltori che hanno visto distruggere tonnellate di cozze avvelenate dalla grande industria, abitanti del quartiere Tamburi e gli stessi operai della fabbrica non riceveranno dall’Ilva neppure un centesimo. Non solo. Anche alle istituzioni come il ministero per l’Ambiente, la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Taranto – oltre che di tanti piccoli comuni a due passi dalle ciminiere – l’azienda non dovrà pagare nulla per il disastro ambientale compiuto nei decenni scorsi. Era di poco superiore ai 30 miliardi di euro la richiesta formulata dalle centinaia di parti civili ammesse nel processo tra le quali anche il partito dei Verdi, delle associazioni ambientaliste Legambiente, Altamarea, Peacelink e Wwf, i sindacati, Cittadinanza Attiva e Confagricoltura.
“È la morte del diritto e della democrazia – ha tuonato Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi – È una vergogna: la città e i suoi cittadini sono massacrati per l’ennesima volta. Negare i risarcimenti ai parenti delle vittime e tutte le altre parti civili significa condannarli ancora a morte. Inoltre – ha aggiunto Bonelli – questa norma consente alle aziende che hanno realizzato enormi profitti sulla salute di operai e cittadini di poter conservare i propri tesori nei conti correnti bancari. È stato distrutto il principio chi inquina paga e la beffa maggiore è che questo è avvenuto grazie a un provvedimento dello Stato italiano”. In conclusione Bonelli ha annunciato un’immediata denuncia al tribunale dei diritti dell’uomo a Strasburgo. (FQ)

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