A fine marzo la chiusura dell’altoforno 5 dell’Ilva
Nel giorno in cui torna a stringersi il blocco degli autotrasportatori in credito con l’Ilva, trapelano indiscrezioni sul futuro prossimo dello stabilimento siderurgico. Secondo alcune notizie circolate in fabbrica nei giorni scorsi, l’Ilva anticiperebbe a fine marzo (il 19?) la chiusura dell’altoforno numero 5 per avviare i lavori di ristrutturazione ambientale previsti dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). La chiusura è programmata entro il mese di giugno, ma parrebbe intenzione dei vertici aziendali partire con le opere già in primavera. L’impianto resterebbe chiuso per tutto il 2015.L’argomento dovrebbe essere oggetto di confronto con i sindacati metalmeccanici - Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm e Usb - a partire dai prossimi giorni. Ricordiamo, infatti, la più vicina scadenza del 28 febbraio. Entro quella data si ridiscuteranno i contratti di solidarietà applicati finora - a rotazione - a un tetto massimo di 3mila 350 lavoratori. È verosimile pensare a un allargamento dei numeri se l’I l va confermasse la chiusura dell’altoforno 5 a fine marzo. Ciò non solo per le dimensioni dell’impianto, il quale garantisce il 40 per cento della produzione di ghisa allo stabilimento siderurgico, ma soprattutto perché continuerà a restare chiuso (altre indiscrezioni dicono almeno fino ad agosto) l’al - toforno numero 1. Quest’ultimo, già soggetto ai lavori previsti dall’Aia, non è ancora ultimato. Ingente (circa 20 milioni) sarebbe il costo delle opere da pagare alle aziende dell’in - dotto impegnate nel suo rifacimento. Il momento di crisi di liquidità attraversato dall’Ilva in amministrazione straordinaria impedisce accelerazioni.
Così, fino all’estate, la grande fabbrica potrebbe contare sulla produzione degli altoforni 2 e 4. La chiusura dell’altoforno 5 imporrà, comunque e a prescindere dalla data, lo stop ad altri reparti collegati nel ciclo integrale: acciaierie, colate continue, treni nastri. Necessario perciò fare rapidamente chiarezza sui nuovi numeri del contratto di solidarietà per il 2015 e sul futuro produttivo. Non bisogna dimenticare che a marzo nascerà, dalle ceneri dell’Ilva in amministrazione straordinaria, la new company e si aprirà la partita del passaggio dei lavoratori nella nuova società. Tornando al presente, oggi gli autotrasportatori inaspriranno il blocco alla portineria C dell’Ilva , facendo passare non più venti ma solo dieci mezzi. Sarà, quindi, più difficile assicurare l’approvvigionamento di materiali con inevitabili ricadute sull’attività degli impianti.
Gli imprenditori del trasporto ritengono insufficienti le risposte date dal governo, in termini di risorse e tempi per salvare i loro crediti pregressi, rispetto al decreto «salva-Ilva». Dopodomani sono stati convocati a Roma dal ministro Lupi perché si fermi la protesta. Giovedì al Senato decreto al primo voto. Sarà l’ennesima settimana di passione all’ombra delle ciminiere. (GdM)
Ilva, protesta dell'indotto ridotto ingresso rifornimenti
Gli autotrasportatori dell'indotto Ilva oggi hanno iniziato la quinta settimana di protesta riducendo, come anticipato venerdì scorso, da 20 a 10 il numero di tir a cui viene consentito l'accesso allo stabilimento per rifornire di materie prime il siderurgico.Resta il presidio davanti al varco C dello stabilimento di Taranto in attesa dell'incontro
convocato per mercoledì a Roma dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi con i rappresentanti della categoria. Gli autotrasportatori chiedono di rientrare almeno in parte dei crediti pregressi, nel complesso circa 15 milioni di euro, con pagamenti cash.
Questa mattina il sindaco di Taranto Ippazio Stefano si è recato nuovamente al presidio dei manifestanti parlando anche di un ordine del giorno previsto in Consiglio comunale a sostegno della loro vertenza. (RepBa)
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