Qualche idea per rifare Taranto.
Qualcuna condivisibile, qualcun'altra proprio no.
Ma quale idea per rifare i tarantini?
Proposta di recupero, riqualificazione e valorizzazione della città
di Taranto a seguito del Decreto Legge per Taranto n. 1 del 5 gennaio 2015.
Il Decreto
Legge per Taranto, n. 1 del 5 gennaio 20015, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 3 del 5/1/2015, pur contenendo una serie di limiti che ci si
augura possano essere eliminati o meglio chiariti, a seguito dell’iter delle
audizioni, rappresenta per l’intera comunità jonica uno stimolo interessante
per promuovere uno sviluppo alternativo alla monocultura industriale,
diversificato, ecocompatibile; inoltre ci incoraggia a ridisegnare il volto
dell’intera città.
E’
una sfida di grande momento che impone a tutte le forze politiche, sociali,
culturali, associative e a tutte le varie articolazioni istituzionali, di fare
sistema per promuovere unitariamente un cammino che porti la nostra città a
trasformarsi da “città dei fumi e
dell’acciaio” e “delle navi da guerra”,
così come oggi è purtroppo connotata, a città della cultura e delle risorse del
mare, da città quasi totalmente dipendente dalla monocultura industriale a
città in grado di imboccare la strada di uno sviluppo diversificato ed
ecocompatibile. Fondamentale,
in tale ottica, è definire un progetto strategico di tipo partecipato
sull’esempio di altre realtà come Bilbao o Torino.
Affinchè
Taranto possa ambire a diventare città della cultura, anche se non è stata
individuata tra le città finaliste ad ambire a titolo capitale della cultura
europea per il 2019, titolo successivamente assegnato alla città di Matera,
dobbiamo e possiamo immaginare un percorso simile a quello fatto proprio da
Matera. Città considerata “vergogna nazionale” negli anni cinquanta ma che, guardando al futuro, ha saputo
riscattarsi trasformando i “Sassi”, sinonimo
del degrado, in un modello abitativo sostenibile.
Matera
ha i “Sassi”, noi abbiamo la “Città Vecchia”, il “Mar Piccolo” e tante altre innumerevoli
bellezze e peculiarità del territorio, che nulla hanno da invidiare a Matera.
Occorre darsi dei tempi per raggiungere
traguardi di breve, medio e lungo termine, in quanto il Decreto afferma
esplicitamente che il Comune deve presentare un “Piano di interventi per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione
della città vecchia”, trasmettendolo ai Ministeri competenti che entro
sessanta giorni valutano la compatibilità degli interventi con le esigenze di
tutela del patrimonio culturale, una valutazione che è sostitutiva di tutte le
autorizzazioni.
E’
indubbio che il cuore del Decreto, considerando specificatamente l’art. 8, diriga
le attenzioni alla Città Vecchia e all’Arsenale, ma è anche evidente come
trattasi di due “aree bersaglio”di
elevata importanza per l’intero tessuto urbano che obbligano ad allargare lo
sguardo a tutta la città.
In
considerazione di ciò riteniamo fondamentale che le politiche urbanistiche, in stretto raccordo con le opere di bonifica del territorio, da questo momento in
poi si orientino esclusivamente e decisamente in direzione di un recupero del
grande patrimonio immobiliare e della riqualificazione urbana, abbandonando prioritariamente
ogni ipotesi non solo di espansione urbana ma anche di consumo di ulteriore
suolo pubblico.
A tal proposito è bene ricordare che:
-
alla
Camera è in discussione il Disegno di legge "Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato";
-
la
Regione Puglia ha approvato la L.R. n. 26 del 20 maggio 2014 “Disposizioni per favorire l’accesso dei
giovani all’agricoltura e contrastare l’abbandono e il consumo dei suoli
agricoli”, pubblicata sul BUR Puglia n. 66 del 26 maggio 2014;
-
la
Regione Puglia ha approvato la L.R. n. 21 del 29 luglio 2008 “Norme per la
Rigenerazione Urbana”, che all’art. 1 recita “La Regione Puglia con la
presente legge promuove la rigenerazione di parti di città e sistemi urbani in
coerenza con le strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento
delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e
culturali degli insediamenti umani e mediante strumenti di intervento elaborati
con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati
interessati”
-
la
prima legge del 2015 approvata dalla Regione Puglia, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale Regionale n.16 del 30 gennaio 2015, è volta alla “Valorizzazione del patrimonio di archeologia
industriale”. Quest’ultima legge si
coordina con altre leggi regionali finalizzate alla tutela, valorizzazione e
riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In particolare per la valorizzazione si
collega con la L.R. 17/2013 in materia
di “beni culturali”,
per la tutela dei manufatti di archeologia industriale che non ricadono nelle
competenze statali, con la L.R.
14/2008 che
sostiene la qualità delle “opere di architettura” e di
trasformazione del territorio e per la riqualificazione edilizia e urbana del
patrimonio industriale dismesso o abbandonato, ed infine con la L.R. 21/2008 sulla “rigenerazione
urbana”, sopra richiamata.
1)
CITTÀ VECCHIA
Per
quanto riguarda la “Città Vecchia”, d’obbligo è rifarsi alla relazione
preliminare del Comune di Taranto – Ufficio risanamento della città vecchia, e
in particolare all’intervento di housing sociale. Riteniamo tuttavia come
occorra avere una vision chiara : i
processi di recupero, riqualificazione e valorizzazione, così come
esplicitamente richiamati dal D.L n. 01/2015, devono avere un carattere non
episodico o a macchia di leopardo, o unicamente dettati dall’emergenza, ma
organico e sistematico. Il recupero e risanamento della Città vecchia non può inoltre
non basarsi, per essere realmente perseguibile, anche sull’effettivo intervento
dei privati.
Basilare, inoltre, è l’integrazione
sociale: la città vecchia si recupera solo promuovendo una diversificazione del
suo tessuto vitale, dei suoi residenti, portando famiglie e giovani di diversi
ceti sociali a sceglierla come il posto in cui vivere e, magari, lavorare. Ogni
ghetto è destinato a sgretolarsi e poi dissolversi: vale anche per la nostra
città. Senza un’inversione di tendenza rispetto al progressivo spopolamento e
inaridimento delle basi sociali non c’è alcuna possibilità di costruire il
futuro, ma solo la concreta prospettiva una escalation di abbandoni e crolli
che porta ad un deserto, civile e fisico.
Per
quanto riguarda gli aspetti legati alla lettura e al conseguente recupero del
tessuto urbanistico-edilizio, in particolare per quanto concerne l’edilizia
residenziale, riteniamo occorra assumere in pieno l’unico piano organico e
strutturale in nostro possesso, il “Piano Blandino”. Un piano che prevede la
conservazione, il restauro ed il recupero del patrimonio edilizio destinandolo ad
utilizzi ad esso strettamente compatibili e parziali diradamenti.
Conseguentemente,
ma non di secondaria importanza, occorre procedere al risanamento e
consolidamento di tutti gli edifici che presentano carattere di fragilità e
rischio di crollo, ipotizzando da subito almeno una sistematica opera di impermeabilizzazione
di tutti i lastrici solari, al fine di evitare le continue infiltrazioni delle
acque meteoriche nelle strutture sottostanti che portano al danneggiamento e
successivamente al crollo dei fabbricati o di parte di essi.
L’opera
di vera e propria azione di recupero, riqualificazione e valorizzazione va
iniziata dal recupero e risanamento e dalla restituzione agli usi produttivi
del Mar Piccolo. In questo ambito, per
il sostegno ed una regolazione del settore ittico, necessaria è
l’individuazione di aree destinate al
P.I.P. per la mitilicoltura (lungo la costa del Mar Piccolo) e per il mercato
ittico su terra ferma (indicativamente sul molo San Cataldo). Bisogna quindi
partire dalla parte bassa dell’isola, dagli alloggi popolari per proseguire in
maniera organica e graduale attraverso i 4 pittaggi (nell’ordine: Turipenne,
Ponte, Baglio, S. Pietro) che caratterizzano la configurazione urbanistica
della città vecchia.
Riteniamo,
inoltre, che l’opera di risanamento vada accompagnata dalle necessarie opere di
urbanizzazione indispensabili (rete elettrica, rete idrica e fognante, gas,
banda larga) e dall’allocazione di servizi essenziali necessari per un
ripopolamento ed un netto miglioramento delle condizioni sociali della città
vecchia,
quali:
-
un
presidio delle forze dell’ordine, anche ai fini di un contrastodegli episodi di
vandalismo e di furti perpetrati in questi mesi, che tanti danni hanno arrecato
ai Palazzi storici già oggetto di interventi di recupero edilizio;
-
un
servizio di pronto soccorso, di guardia medica e di poliambulatorio;
-
un
servizio efficace di igiene urbana, che possa agevolare la fruibilità degli
spazi pubblici e conseguentemente favorire l’insediamento di altre attività
commerciali o artigianali;
-
una
sistemazione più razionale della popolazione scolastica, attraverso l’utilizzo
delle varie strutture presenti nel quartiere (II circolo didattico “Consiglio”,
Istituto comprensivo “G.Galilei”; scuola materna discesa Vasto ecc.) accompagnata
da un’incisiva azione di contrasto dell’evasione scolastica;
-
Un
piano del commercio modulato in rapporto alle nuove funzioni e necessità
emergenti nell’opera di recupero e riqualificazione dei vari comparti
dell’isola.
Crediamo
inoltre che la vera opera di ricucitura, e fondamentalmente della ”valorizzazione” dell’intera città, debba
avvenire attraverso la “Cultura”,
ipotizzando la creazione di veri e propri distretti di carattere culturale, non
isolati tra di loro ma strettamente interdipendenti.
Il
primo di questi distretti andrebbe
realizzato proprio nella “Città Vecchia”. Un distretto culturale che faccia
leva sul Castello aragonese, così come sul rafforzamento del sistema
Universitario tarantino e sul Liceo musicale Paisiello (che va statizzato (per
questo chiediamo la presenza del Ministero della Pubblica Istruzione
all’interno del tavolo interistituzionale previsto nel decreto) e sulla
costituzione di una Pinacoteca civica in uno dei Palazzi storici, in grado di
raccogliere tutte le opere pittoriche di Taranto sparse altrove, in città e
fuori di essa, di artisti di rilievo come Corrado Giaquinto, Domenico Carella,
Antonio D’Orlando, Serafino Elmo, Leonardo Olivieri, Paolo Fenoglio, Paolo De
Matteis ecc. Naturalmente per la costruzione di una Pinacoteca civica, che potrebbe configurare un
sistema museale della città vecchia insieme al Mu.di. e al Museo Maiorano,
occorre mettere al lavoro esperti di Storia dell’Arte per un censimento e una
inventariazione di questo grande patrimonio sconosciuto ai più.
Solo
procedendo in questa direzione crediamo si possa rendere “viva” la Città
Vecchia e fattibile un suo ripopolamento.
Altri
obiettivi che, come RigeneriAmo Taranto, abbiamo individuato sono:
-
Progetti
di Valorizzazione e individuazione della corretta destinazione d’uso
innanzitutto dei Palazzi nobiliari, prima di procedere al restauro, rendendo
fruibili sin d’ora quelli ristrutturati.
-
Fruibilità
di tutti i siti di interesse artistico, monumentale, architettonico e
archeologico;
-
Recupero
della Taranto “Rupestre e Sotterranea”.
2)
BORGO
Relativamente a quanto anticipato in
precedenza, riteniamo che il recupero e la valorizzazione della “Città Vecchia”
non possano essere assolutamente disgiunti da interventi mirati a valorizzare
il “Borgo Umbertino”.
A
tal proposito, oltre all’iniziativa intrapresa dall’A.C. di ristrutturazione
del cinema-teatro Fusco, occorre pensare ad un piano esecutivo e di dettaglio,
che:
-
ponga
fine al devastante fenomeno dell’edilizia di sostituzione e sia improntato al
recupero edilizio;
-
valorizzi
le aree demaniali dismesse o da dismettere sottraendole, alle mire speculative;
-
riqualifichi
il Lungomare e la villa Peripato, gli immobili storici, i siti archeologici, le
piazze e le aree pedonali.
Importante
è la ridefinizione del piano urbano del traffico in direzione di una mobilità
sostenibile e di un allargamento delle aree pedonabili che, attraverso il
potenziamento del trasporto pubblico, possano ridurre i livelli di inquinamento
prodotti dalle auto e rendere maggiormente fruibile il quartiere come luogo di
incontro e di riferimento per l’intera città.
Inoltre,
questa rete associativa, memore di
quel lenzuolo srotolato lungo il Palazzo degli Uffici alla vigilia del Natale
del 2009, recante la scritta “Ricostruiamo la nostra storia. Rinasce Taranto”,
ritiene che la ristrutturazione e la giusta fruizione di questo edificio, possa
segnare davvero un punto di svolta nella rinascita del borgo umbertino, oggi
sempre più desertificato.
Pensiamo
che nel Palazzo degli Uffici, possano trovare una giusta collocazione:
-
un
“Polo Bibliotecario”, con sale di
lettura, ove possano trovare finalmente posto gli innumerevoli libri, anche di
alto valore storico, disseminati in vari locali o spazi cittadini, il più delle
volte imballati in casse, e privati alla fruizione collettiva;
-
un
“Museo di Arte Moderna o Contemporanea”,dotato
di Sale Espositive idonee ad ospitare anche mostre temporanee;
-
un
Auditorium dotato di Sale di Proiezione;
Del
tutto contrari siamo alla paventata realizzazione di un albergo al suo interno.
Quanto
sopra insieme all’area del “mercato coperto”, ove si trovano i resti di un anfiteatro da riportare alla luce, al
“Museo Archeologico” da potenziare, al “Castello Aragonese”, al “Museo
Etnografico”, all’Istituto talassografico può costituire un Secondo
Distretto Culturale.
Un Terzo Distretto Culturale può far leva su
parte delle aree dell’Arsenale M.M.,per le quali il decreto prevede progetti di
valorizzazione.
In
particolare possono essere oggetto di interesse le aree della ex Stazione
Torpediniere dove, una volta dismesse, si può pensare di creare un “Parco
Museale del Mare e della Marineria” che, congiuntamente al recupero dell’affaccio
costiero sul Mar Piccolo, è stato in parte già elaborato nell’ambito dell’Area
Vasta Tarantina con apposita scheda progettuale.
Riguardo
alla fruibilità dell’affaccio costiero, in linea di principio, siamo contrari
all’abbattimento del muraglione dell’Arsenale, ritenendo invece che in esso
vadano aperti dei varchi lungo il suo perimetro che rendano accessibili ai
cittadini, attraverso percorsi ben definiti, le bellezze di carattere
artistico, architettonico, archeologico e paesaggistico che si trovano al di là
di quel muro.
In
questo ambito possono trovare collocazione anche gli interventi di riqualificazione
e valorizzazione delle aree demaniali dismesse quali gli ex Baraccamenti
Cattolica, la Caserma Mezzacapo, l’ex Cinema Arsenale, l’ex arena Artiglieria senza
dimenticare l’ex Palazzo Frisini il quale andrebbe invece consolidato,
ristrutturato, riqualificato ed eventualmente destinato a diventare il “Teatro
della Città”, considerata la possibilità di ampie aree a parcheggio all’interno
della Caserma Mezzacapo. Non dimentichiamo
che Taranto è l’unica città della Puglia a non avere un teatro degno di questo
nome.
3)
QUARTIERE “TAMBURI”
Continuando
nell’ottica di una visione complessiva del recupero della città di Taranto,
considerando quale obiettivo prioritario quello del recupero del Mar Piccolo,
vero elemento urbanistico e paesaggistico di ricucitura della varie parti di
città, si può immaginare un Quarto Distretto Culturale nella
zona dei Tamburi, con il recupero dell’affaccio sul Mar Piccolo e la riqualificazione della zona del fiume
Galeso dove riteniamo importante rispolverare l’idea della creazione di un “Parco Letterario”, intitolato ai grandi
poeti che hanno decantato il fiume Galeso. Non dimentichiamo che questo fiume è
secondo solo al Tevere come presenza nei testi latini a noi pervenuti. Il parco
deve prevedere la rinaturalizzazione del fiume nella sua parte reggimentata, il
recupero o la demolizione di una serie di edifici che si trovano nei pressi (ex
Cantieri navali e Buffoluto), il recupero dell’immobile destinato al laboratorio
di educazione ambientale e dell’edificio in carparo nei dintorni, inizialmente
destinato ad edificio scolastico, entrambi in stato di completo abbandono.
4)
QUARTIERE“PAOLO VI”
Un
Quinto
Distretto Culturale può interessare il quartiere “Paolo VI”, dove
abbiamo già la presenza di strutture importanti come il Politecnico, destinati
ad arricchirsi di due facoltà, ingegneria aerospaziale e ingegneria ambientale,
ma che può fare anche perno sul riutilizzo della Masseria Vaccarella e
soprattutto sulla riqualificazione della Circumarpiccolo, fino al “Convento dei
Battendieri” e all’area protetta della “Palude La Vela”. Area quest’ultima che,
come già sostenuto in un altro nostro documento, va allargata come riserva
regionale fino ad includere la Salina Grande, le zone intorno alla palude
Erbara e ove insiste il “Parco Cimino”.
Naturalmente
ci rendiamo conto della complessità di un progetto di ridisegno della città,
che richiede tempi lunghi di realizzazione e la necessità di una selezione
degli obiettivi. Complessità
che non può non essere affrontata anche nel redigendo nuovo PUG.
La rete delle Associazioni RigeneriAmoTaranto
Arci Futura
Legambiente
Associazione culturale “A
Moro”
Aicc
Associazione culturale “Santa Maria della scala”
Arca
INBAR - Sezione di Taranto
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