mercoledì 18 febbraio 2015

E che fiducia!

Fiducia sull’Ilva, ok a 1,8 miliardi

Con il via libera al decreto Salva-Ilva dalle commissioni Industria e Territorio del Senato, il provvedimento è passato in Aula dove è atteso per domani mattina il voto di fiducia. Il provvedimento ha creato i presupposti perché l’Ilva possa ottenere circa 1,8 miliardi di euro ai quali vanno a sommarsi i 260 milioni di riapertura delle linee di credito decise nei giorni scorsi da Intesa Sanpaolo e Unicredit. «Abbiamo lavorato a un testo che affronta un argomento importante per il nostro Paese e cioè coniugare il diritto al lavoro, il diritto alla salute ed il diritto a vivere in un ambiente più pulito» ha detto il relatore Albert Laniece, mentre il relatore Salvatore Tomaselli ha sottolineato che, grazie ai cospicui fondi che potranno arrivare nelle casse Ilva, «ora è possibile garantire la continuità produttiva e occupazionale e il processo di risanamento ambientale».

I finanziamenti

Nel dettaglio, tornando al decreto, il testo approdato in Aula prevede fondi derivanti per 156 milioni da Fintecna, 1,2 miliardi dallo sblocco dei fondi sequestrati ai Riva e 400 milioni di finanziamenti con garanzia dello Stato che i commissari possono ora ottenere da Cassa Depositi Prestiti. Sul fronte delle misure a sostegno dell’indotto, è stato chiarito che la prededucibilita’ dei crediti con l’Ilva anteriori all’ammissione in amministrazione straordinaria riguarderà le Pmi (come definite dalla raccomandazione Ue del 2003) che hanno effettuato prestazioni «necessarie al risanamento ambientale, alla sicurezza, alla continuità dell’attività degli impianti produttivi essenziali nonché all’attuazione del Piano Ambientale». Votate anche misure a sostegno dell’autotrasporto e delle piccole imprese con uno stop che fino al 20 dicembre 2015 ai pagamenti dovuti per cartelle esattoriali. Sul fronte dell’autotrasporto, nell’incontro al Ministero dei Trasporti sono emerse due proposte di Maurizio Lupi agli autotrasportatori: la liquidazione totale dei crediti maturati dopo il 21 gennaio (ingresso dell’Ilva in amministrazione straordinaria) e pre-deducibilità per quelli maturati precedentemente a quella data. Rispedite per ora al mittente, perché gli autotrasportatori dell’indotto hanno confermato i blocchi: «restano fino a quando non avremo garanzie nero su bianco e non otterremo gli acconti che l’Ilva ha promesso».

Le tasse

Sospesi anche i versamenti dovuti per pagamenti erariali (Iva, Irpef, Irap ecc..). È stato portato a 35 milioni il fondo di garanzia a sostegno delle Pmi dell’indotto e del territorio di Taranto. E vengono portati a 10 milioni di euro i fondi per la messa in sicurezza e gestione dei rifiuti radioattivi in deposito nell’area ex Cemerad ricadente nel Comune di Statte in provincia di Taranto. Il decreto, modificato dalle Commissioni, ribadisce al 4 agosto 2016 il termine ultimo per realizzare il Piano Ambientale previsto dal Dpcm del 14 marzo 2014.

L’ira di Vendola

«Giudico molto grave - commenta Nichi Vendola, governatore della Puglia - il colpo di mano avvenuto questa sera al Senato sul cosiddetto decreto salva Ilva. Si sono cancellati tutti gli emendamenti che qualificano una politica ambientale e sanitaria nella città di Taranto. Si copre con lo scudo della non punibilità per legge la figura del commissario straordinario mentre non si accoglie la richiesta inderogabile di consentire all’Arpa di implementare gli organici necessari a svolgere compiti sempre più gravosi. Si mette una posta di 500mila euro sul fantomatico reparto di oncologia pediatrica. Si lascia inalterato quel criterio di percentuale che consente di rispettare la legge anche nel caso in cui si rispetti solo l’80 per cento delle prescrizioni dell’Aia. E sono tutte le forze attive e intellettuali della città di Taranto e della Puglia e dell’Italia che ama Taranto che chiedono di correggere quel testo, di non sciupare ancora una volta l’occasione di annodare un rapporto leale con i tarantini. La ferita di Taranto non è solo quella dell’inquinamento che ha asfissiato la città. E’ anche quella dello scoramento dei cittadini, afflitti da una crescente povertà e spesso frustrati dalle tante promesse disattese dello Stato. Chiedo a nome di tutti i pugliesi, di compiere un gesto di buona politica. Lo chiedo al Parlamento, lo chiedo come Presidente di una Regione che è consapevole dei propri limiti ma è anche orgogliosa delle proprie risorse. Vi chiedo di ripensarci». (CdM)

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