domenica 2 agosto 2009

Le segnalazioni partono sempre dagli ambientalisti!



Diossina, blocco delle carni allevate a 15 km dall’Ilva?

Avanzata quest’ipotesi al Tavolo tecnico regionale Domani vertice con Vendola, la decisione sarà politica
MARIA ROSARIA GIGANTE
• Blocco della commercializzazione delle carni provenienti dagli allevamenti ovi-caprini dislocati in un raggio di 15 chilometri dall’area industriale? Possibile richiesta di sostegno economico da avanzare all’Ilva come risarcimento agli allevatori già danneggiati e a quelli che potrebbero esserlo a breve?
Bocche cucite, ma sarebbero queste alcune delle ipotesi circolate tra i partecipanti al Tavolo tecnico regionale riunitosi l’altro ieri a Bari per fare il punto sulle analisi sin qui effettuate sulla presenza di diossina nei campioni di matrice alimentare, in particolare latte e carni, e sul taglio da dare d’ora in avanti sull’intera questione.
Massimo riserbo, decisioni ad horas, palpabile imbarazzo. L’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Stefàno, alle dichiarazioni rilasciate l’altro ieri, aggiunge solo: «Lunedì (domani - ndr), col collega Fiore, saremo dal governatore Vendola. Al Tavolo riunitosi nei giorni scorsi sono state fatte solo valutazioni tecniche, ora ci sono decisioni che attengono il livello politico». Ma su quel Tavolo sono comunque giunte due lettere che sollevano questioni dai risvolti alquanto delicati, una fatta recapitare dal Tavolo Verde Puglia, l’altra dal cartello di associazioni raggruppate in «Altamarea contro l’inquinamento». Nella prima, firmata dal coordinatore Paolo Rubino lo scorso 27 luglio, si chiede l’annullamento di recenti ordinanze emesse dall’Asl che dispone l’abbattimento di interi allevamenti di ovini e caprini. Evidente il riferimento agli allevamenti sui cui campioni di carni le cui analisi avevano ultimamente dato esito di non conformità ai valori massimi di diossina consentiti. In particolare, al Tavolo Verde - dice Rubino - è arrivata la sollecitazione di un allevatore, D’Alessandro, con circa 500 capi, interessato ad un nuovo provvedimento di abbattimento dopo le centinaia di capi abbattuti nei mesi passati. Nei giorni scorsi dall’Asl di Taranto era trapelata la notizia che i risultati di non conformità delle carni riguardavano due aziende zootecniche, sottoposte al vincolo sanitario già con l’esito di non conformità del latte (che precede la verifica anche sulle carni). Il Tavolo Verde è ora in attesa di conoscere
dall’assessore regionale alla Sanità la risposta alla richiesta formulata il 7 luglio scorso di far parte del Tavolo Tecnico, dove poter concordare una modalità condivisa di gestione dell’intera questione. Tra i destinatari ha anche numerosi direttori generali dei ministeri del Lavoro, Salute, Politiche sociali e Ambiente la seconda lettera del 13 luglio scorso firmata, per conto di Altamarea, dalla presidente dell’Ail, Paola D’Andria. La richiesta: visto che, sulla base dei risultati delle analisi svolte dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl su pecore e capre, hanno confermato che il fegato (100% di superamenti, 16 campioni su 16) è l’organo bersaglio, «che la questione della diossina nella catena alimentare a Taranto, data la sua rilevanza e pericolosità, venga affrontata con rigore e tempestività dalle Autorità sanitarie nazionali, in aiuto a quelle regionali e locali». In aggiunta al probabile coordinamento tra l’Asl di Taranto e quella di Bari per effettuare controlli sistematici sul fegato «di animali che hanno pascolato nelle aree contaminate o presumibilmente contaminate» e trasferiti per la macellazione nei macelli del Barese, le associazioni vogliono anche sapere se a livello nazionale nei macelli siano effettuati controlli sistematici sulla contaminazione da diossina nel fegato degli animali.

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